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Libri di Lore "dimenticati"

Discussione in 'The Elder Scrolls V: Skyrim' iniziata da Varil, 26 Novembre 2018.

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    La vera Barenziah
    Parte 5



    di
    Anonimo


    Come Symmachus aveva predetto, il furto del Bastone del Caos ebbe alcune conseguenze a breve termine. L'attuale imperatore, Uriel Septim, inviò alcune missive dal tono alquanto severo, esprimendo sconcerto e disappunto per la scomparsa del bastone ed esortando Symmachus a profondere ogni suo sforzo per individuarne l'ubicazione, comunicando ogni nuovo sviluppo al mago guerriero imperiale di nuova nomina, Jagar Tharn, nelle cui mani era stata riposta l'intera faccenda.

    "Tharn!", Symmachus tuonò di disgusto e frustrazione percorrendo a gran passi la piccola camera in cui Barenziah, adesso incinta di alcuni mesi, sedeva serenamente ricamando una coperta per neonati. "Proprio Jagar Tharn. Ah! Non gli fornirei indicazioni per attraversare la strada nemmeno se fosse un vecchio cieco barcollante e ubriaco".

    "Cos'hai contro di lui, mio amato?".

    "Semplicemente non mi fido di quell'incrocio di elfo. Parte elfo scuro, parte elfo alto e parte sanno solo gli dei cosa. Nel suo sangue si combinano tutte le peggiori qualità di queste razze, te lo garantisco". Sbuffò. "Nessuno sa molto al suo riguardo. Asserisce di essere nato nel Valenwood meridionale da una madre di razza elfica dei boschi. Sembra essere stato ovunque dal...".

    Barenziah, immersa nell'appagamento e nella rilassatezza della maternità, fino a quel momento aveva soltanto assecondato Symmachus. Ma ora improvvisamente lasciò cadere il suo ricamo e guardò verso di lui. Qualcosa aveva attratto il suo interesse. "Symmachus. Questo Jagar Tharn potrebbe essere l'Usignolo sotto mentite spoglie?".

    Symmachus meditò un poco prima di rispondere. "Tutt'altro, mia amata. Il sangue umano sembra essere l'unico componente mancante nella stirpe di Tharn". Barenziah sapeva bene che per Symmachus quello era un difetto. Suo marito disprezzava gli elfi dei boschi come ladri indolenti e gli elfi alti come intellettuali effeminati. Ma ammirava gli umani, in special modo i bretoni, per la loro combinazione di pragmatismo, intelligenza ed energia. "L'Usignolo è di Ebonheart, del clan Ra'athim, casa Hlaalu, quella di Mora per essere precisi. Giurerei che quella casa ha avuto sangue umano nelle vene fin dal suo tempo. Ebonheart si mostrò oltremodo invidiosa del fatto che il bastone fosse stato lasciato qua quando Tiber Septim prese da noi il Corno dell'Evocazione".

    Barenziah sospirò un po'. La rivalità tra Ebonheart e Mournhold si perdeva indietro nel tempo fin quasi all'alba della storia di Morrowind. Un tempo le due nazioni erano state una sola, tutte le miniere più redditizie erano considerate feudo dei Ra'athim, la cui nobiltà dava loro diritto all'alta corona di Morrowind. Ebonheart fu divisa in due città-stato separate, Ebonheart e Mournhold, quando i due figli gemelli della Regina Lian, nipoti del leggendario Re Moraelyn, furono dichiarati eredi congiunti. In quel periodo circa, l'ufficio dell'alta corona rimase vacante in favore di un temporaneo signore della guerra che doveva essere nominato da un consiglio nei momenti di emergenza della provincia.

    Inoltre, Ebonheart era gelosa della sua prerogativa di città-stato più vecchia di Morrowind ("prima fra gli eguali" era la frase che i suoi governanti amavano ripetere) e reclamò che il diritto di custodia del Bastone del Caos dovesse essere affidato alla sua casa regnante. Mournhold rispose che Re Moraelyn stesso aveva posto il bastone sotto la protezione del dio Ephen. E Mournhold era indiscutibilmente il luogo di nascita del dio.

    "Perché non parlare a Jagar Tharn dei tuoi sospetti, allora? Lascia che sia lui a sistemare la cosa. Una volta riposto al sicuro, cosa importa chi recupera il bastone o dove si trova?".

    Symmachus la fissò basito. "Importa", disse sommessamente dopo un po', "ma suppongo non così tanto", aggiunse, "certamente non abbastanza da preoccuparsene ora. Vedi di stare seduta e bada alle tue faccende", sorrise maliziosamente verso di lei. "Pensa al ricamo".

    Barenziah lanciò il suo ricamo verso Symmachus, colpendolo in piena faccia, ago, ditale e tutto il resto.

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    Dopo pochi mesi Barenziah diede alla luce un bellissimo bambino a cui diedero il nome di Helseth. Null'altro si udì riguardo al Bastone del Caos o a quell'Usignolo. Se Ebonheart avesse avuto il bastone in suo possesso, di certo non se ne vantava.

    Gli anni trascorsero velocemente e gioiosamente. Helseth crebbe alto e forte. Somigliava sempre più a suo padre che venerava. Quando Helseth raggiunse l'età di otto anni, Barenziah diede alla luce un secondo figlio, una bambina, per la gioia perenne di Symmachus. Helseth era il suo orgoglio, ma la piccola Morgiah, ribattezzata come la madre dell'uomo, gli riempiva il cuore.

    Purtroppo, la nascita di Morgiah non fu foriera di tempi migliori. Le relazioni con l'Impero andarono lentamente deteriorandosi, apparentemente senza motivo. Le tasse aumentarono e le quote crebbero anno dopo anno. Symmachus temette che l'imperatore lo sospettasse di avere qualcosa a che fare con la scomparsa del bastone e pensò di dimostrare la sua lealtà prodigandosi per soddisfare la richiesta sempre crescente. Prolungò le ore di lavoro e aumentò le tariffe. Compensò perfino parte della differenza tra le entrate imperiali e le sue stesse proprietà private. Ma le tasse si moltiplicarono e la gente comune al pari dei nobili iniziarono a protestare. Fu come un rumore sommesso e infausto.

    "Prenda con te i bambini e recati alla Città Imperiale", disse infine Symmachus in preda alla disperazione una sera dopo cena. "Devi fare in modo che l'imperatore ti ascolti, altrimenti tutta Mournhold sarà in rivolta entro la prossima primavera". Sorrise forzatamente. "Tu sai come ottenere quel che vuoi dagli uomini, amore. Lo hai sempre saputo fare".

    Barenziah forzò un sorriso a sua volta. "Perfino con te, esatto?".

    "Esatto. In special modo con me", annuì affettuosamente.

    "Entrambi i bambini?", Barenziah guardò in direzione di una finestra d'angolo, dove Helseth stava strimpellando un liuto e canticchiando un duetto con la piccola sorella. Helseth aveva quindici anni allora, Morgiah soltanto otto.

    "Potrebbero addolcirlo. Inoltre, è giunto il tempo che Helseth sia presentato al cospetto della corte imperiale".

    "Forse. Ma non è il tuo reale motivo". Barenziah trasse un profondo respiro, poi affrontò l'argomento con risolutezza. "Non pensi di poterli proteggere adeguatamente tenendoli qui. Se questo è il caso, nemmeno tu saresti al sicuro rimanendo qua. Vieni con noi", lo esortò.

    Prese le mani di lei fra le sue. "Barenziah. Amore mio. Cuore del mio cuore. Se abbandonassi il mio posto adesso, non vi sarebbe modo di ritornare. Non darti pensiero per me. Starò bene. Ah! Posso badare a me stesso! E posso farlo assai meglio se non devo preoccuparmi di te o dei bambini".

    Barenziah gli appoggiò la testa sul petto. "Allora rammenta che noi abbiamo bisogno di te. Io ho bisogno di te. Uniti possiamo fare a meno di tutto il resto. Mani ventre vuoti sono assai più facili da sopportare di un cuore vuoto". Iniziò a piangere, pensando all'Usignolo e a quella sordida faccenda del bastone. "La mia stupidità ci ha portato qui".

    Le sorrise teneramente. "In tal caso, questo posto non dev'essere poi così male". I suoi occhi si posarono con indulgenza sui lori bambini. "Nessuno di noi dovrà mai separarsi o desiderare di farlo per alcun motivo. Mai! Mai, mia amata, te lo prometto. Hai già perso tutto una volta per causa mia, Barenziah, mia e di Tiber Septim. Ah! Senza il mio aiuto l'Impero non avrebbe mai ingranato. Ne ho agevolato l'ascesa", la sua voce si fece più decisa, "ma posso anche essere l'artefice della sua caduta. Dillo pure a Uriel Septim! E digli anche che la mia pazienza non è infinita".

    Barenziah trasalì. Symmachus non era solito fare minacce a vuoto. Non avrebbe mai neppure immaginato che si sarebbe sollevato contro l'Impero, tanto quanto il vecchio lupo domestico accoccolato presso la grata che si era rivoltato contro di lei. "Come?", domandò con il fiato sospeso. Ma Symmachus scosse la testa.

    "Meglio che tu non sappia", disse. "Riferiscigli solo ciò che ti ho detto se dovesse dimostrarsi recalcitrante e non temere. L'imperatore è un Septim a sufficienza per non vendicarsi sul messaggero". Sorrise torvamente. "Poiché se lo facesse, se osasse toccare un solo capello a te, mia amata, o ai bambini, allora, mi siano di aiuto tutti gli dei di Tamriel, pregherà di non essere mai nato. Ah! Gli darei la caccia in ogni dove, a lui e alla sua intera famiglia. E non avrei pace finché l'ultimo dei Septim non fosse morto". I rossi occhi di elfo scuro di Symmachus brillarono luminosi nella debole luce del fuoco. "Te lo giuro, mia amata, mia regina, mia Barenziah".

    Barenziah si strinse a lui, si strinse con quanta forza aveva. Ma nonostante il calore del suo abbraccio, non riuscì ad alleviare il suo tremito.

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    Barenziah se ne stava dinanzi al trono imperiale, tentando di descrivere le difficili condizioni di Mournhold. Aveva atteso settimane per un'udienza con Uriel Septim, che le era sempre stata rifiutata adducendo un pretesto o l'altro. "Sua maestà è indisposto". "Urgenti affari hanno richiesto l'attenzione di sua eccellenza". "Sono spiacente, altezza, deve esservi stato uno spiacevole errore. Il suo appuntamento è previsto per la prossima settimana. Ecco...". E ora le cose non andavano certo meglio. L'imperatore non faceva nemmeno finta di ascoltarla. Né l'aveva invitata a sedersi o aveva dato licenza ai suoi bambini. Helseth se ne stava immobile come un'immagine scolpita, ma la piccola Morgiah aveva iniziato ad agitarsi.

    Il suo stato mentale non la aiutava affatto. Poco dopo il suo arrivo agli alloggi, l'ambasciatore di Mournhold presso la Città Imperiale aveva chiesto udienza, recando con sé un fascio di messaggi da Symmachus. Cattive notizie, pessime invero. La rivolta era iniziata. I contadini si erano raccolti attorno a pochi membri insoddisfatti della nobiltà minoritaria di Mournhold e stavano chiedendo a Symmachus di farsi da parte e cedere le redini del governo. Soltanto la guardia imperiale e un manipolo di truppe, le cui famiglie erano state fedeli seguaci della casa di Barenziah per generazioni si frapponevano fra Symmachus e la feccia. Le ostilità erano già iniziate, ma apparentemente Symmachus era al sicuro e manteneva ancora il controllo. Non per molto, scrisse. Implorò Barenziah di tentare ogni strada possibile con l'imperatore. Ma in ogni caso, avrebbe dovuto restare nella Città Imperiale finché non le avesse scritto che la situazione era abbastanza sicura da permettere il suo ritorno a casa con i bambini.

    Barenziah aveva tentato lentamente di farsi strada attraverso la burocrazia imperiale... con esiguo successo. E ad accrescere il suo panico, ogni notizia da Mournhold era improvvisamente cessata. Vacillando tra la collera verso i numerosi maestri di palazzo dell'imperatore e il terrore per il fato che attendeva lei e la sua famiglia, le settimane erano trascorse con nervosismo, ansia e angoscia. Finché un giorno l'ambasciatore di Mournhold si recò presso di lei per annunciarle che nuove notizie da Symmachus erano attese per la notte successiva al più tardi, non attraverso i regolari canali, ma per mezzo di un falcone notturno. Apparentemente per il medesimo colpo di fortuna, quello stesso giorno fu informata da un portavoce della corte imperiale che Uriel Septim aveva infine acconsentito a concederle udienza nelle prime ore del giorno seguente.

    Non appena i tre si erano presentati nella sala delle udienze, l'imperatore li aveva salutati con un sorriso di benvenuto fin troppo luminoso, ostentando una cordialità tradita però dal suo sguardo. Poi, come presentò i suoi bambini, l'imperatore guardò fissamente verso di loro con un'attenzione addirittura più inadeguata. Barenziah aveva avuto a che fare con gli umani per quasi cinquecento anni e aveva sviluppato una particolarissima abilità nel leggerne espressioni e movimenti, che andava ben oltre le capacità di percezione di qualsiasi essere umano. Per quanto l'imperatore si sforzasse di nasconderlo, il suo sguardo era carico di bramosia e... qualcos'altro. Rimpianto? Sì, rimpianto. Ma, perché? Aveva avuto molti bellissimi figli dalla sua consorte. Perché bramare i suoi? E perché fissarla con tale desiderio, seppure fugacemente? Forse si era stancato della sua attuale consorte. Gli umani erano notoriamente incostanti, sebbene prevedibili. Dopo quella lunga, bruciante occhiata, il suo sguardo si diresse altrove e iniziò a parlare della sua missione e delle violenze che erano esplose a Mournhold, sedendo immobile come una pietra durante tutto il suo resoconto.

    Disorientata dalla sua immobilità e alquanto contrariata, Barenziah fissò il suo volto pallido e imperturbabile, cercando qualche traccia dei Septim che aveva conosciuto in passato. Purtroppo non conosceva bene Uriel Septim, avendolo incontrato una volta soltanto quando era ancora un bambino e, successivamente, nell'occasione della sua incoronazione venti anni dopo. Due volte in tutto. Aveva mostrato un atteggiamento austero e dignitoso in quella cerimonia, pur essendo soltanto un giovane adulto. Eppure non così gelidamente distante come si poneva ora quest'uomo maturo. Invero, a dispetto della somiglianza fisica, non sembrava essere affatto il medesimo uomo. No, eppure qualcosa in lui le appariva alquanto familiare, stranamente familiare, alcuni artifici nella postura o nei gesti...

    Improvvisamente avvertì un grande calore, come se un fiume di lava si fosse riversato su di lei. Illusione! Aveva studiato approfonditamente le arti dell'Illusione da quando l'Usignolo l'aveva ingannata a quel modo. Aveva appreso a percepirla... e adesso ne avvertiva la presenza, così come un cieco avrebbe avvertito il calore del sole sul volto. Illusione! Ma a che scopo? La sua mente lavorava freneticamente mentre la sua bocca proseguiva nel narrare i dettagli sulle vicissitudini di Mournhold. Vanità? Gli umani avevano spesso vergogna dei segni di vecchiaia, tanto quanto gli elfi erano orgogliosi di esibirli. Eppure il viso di Uriel Septim era consono alla sua età.

    Barenziah non osò utilizzare alcuna delle sue abilità magiche. Perfino i nobili di poco conto possedevano mezzi per percepire e proteggersi dalla magicka entro le loro dimore. L'uso della stregoneria in quel luogo avrebbe scatenato l'ira dell'imperatore tanto quanto sguainare un pugnale.

    Magia.

    Illusione.

    Improvvisamente il suo pensiero tornò all'Usignolo. Ed eccolo, seduto dinanzi a lei. Poi la visione mutò ed era di nuovo Uriel Septim. Aveva uno sguardo carico di tristezza. Come fosse intrappolato. Quindi la visione svanì di nuovo e un altro uomo sedeva al suo posto, simile all'Usignolo e tuttavia diverso. Pelle pallida, occhi rosso sangue, orecchie elfiche. E attorno a lui una luminosità accecante di pura malvagità, un'aura di energia ancestrale, un orribile e distruttivo bagliore. Quell'uomo era capace di ogni cosa!

    E quindi Barenziah si ritrovò a fissare il volto di Uriel Septim.

    Come poteva essere certa che non era soltanto la sua immaginazione? Forse la sua mente le stava giocando un brutto scherzo. Improvvisamente avvertì una sensazione di profonda stanchezza, come se avesse trasportato un pesante fardello troppo a lungo e troppo lontano. Decise di abbandonare il suo scrupoloso resoconto delle sventure di Mournhold, poiché le appariva evidente che non stava sortendo alcun esito e di tornare a una conversazione di cortesia. Cortesia certo, ma con doppie intenzioni.

    "Ricordate, sire? Symmachus e io abbiamo pranzato con la vostra famiglia poco dopo l'incoronazione di vostro padre. Eravate non più grande della mia piccola Morgiah. Fummo molto onorati di essere gli unici ospiti quella sera, naturalmente non considerando il vostro migliore amico Justin".

    "Ah, sì", rispose l'imperatore, sorridendo cautamente. Molto cautamente. "Credo di ricordarlo".

    "Voi e Justin eravate così amici, vostra maestà. Mi è stato riferito che morì poco tempo dopo. Una grande perdita".

    "Infatti. Ancora non amo parlare di lui". Il suo sguardo si fece vacuo, o perfino più vacuo, se mai fosse stato possibile. "In merito alla vostra richiesta, mia signora, considereremo la cosa con la massima attenzione e le faremo avere notizie".

    Barenziah si inchinò e altrettanto fecero i suoi figli. L'imperatore li congedò con un cenno del capo, dopodiché si ritirarono dalla presenza imperiale.

    Trasse un profondo respiro una volta emersa dalla sala del trono. Justin era stato un amico immaginario! Sebbene giovane, Uriel aveva insistito per avere un posto libero per Justin a ogni pranzo. Non soltanto, Justin, a dispetto del nome da ragazzo, era una bambina! Symmachus era stato al gioco a lungo, dopo che quella bambina se ne era andata come ogni amico immaginario dell'infanzia, informandosi sulla salute di Justin ogni volta che lui e Uriel Septim si incontravano e sentendosi rispondere sempre con finta serietà. L'ultima volta che Barenziah aveva udito di Justin, molti anni or sono, l'imperatore aveva scherzato in modo evidentemente elaborato con Symmachus, informandolo che aveva conosciuto un avventuroso e incallito giovane khajiiti, lo aveva sposato e si erano stabiliti a Lilandril per coltivare felci e artemisie.

    L'uomo che sedeva sul trono dell'imperatore non era Uriel Septim! L'Usignolo? Poteva mai essere...? Sì. Sì! Le corde della consapevolezza risuonarono in lei e Barenziah seppe di non sbagliarsi. Era proprio lui. Lui! L'Usignolo! Camuffato con le sembianze dell'imperatore! Symmachus si era sbagliato, quanto si era sbagliato...

    Cosa fare adesso? Si chiese convulsamente. Cosa ne era stato di Uriel Septim? E soprattutto, cosa significava per lei e Symmachus e tutta Mournhold? Facendo mente locale, Barenziah comprese che tutti i loro problemi dipendevano dall'impostore, l'Usignolo incantatore, o chiunque fosse in realtà. Doveva essersi sostituito a Uriel Septim poco prima che avessero inizio quelle insensate richieste nei confronti di Mournhold. Ciò avrebbe spiegato perché le relazioni si erano deteriorate a tal punto, dopo così tanto tempo (secondo il criterio degli umani), tanto tempo dopo il suo biasimato legame con Tiber Septim. L'Usignolo sapeva della famosa e apprezzata lealtà di Symmachus nei confronti della casa dei Septim e aveva deciso di sferrare un attacco preventivo. In tal caso, tutti loro correvano un pericolo terribile. Lei e i bambini si trovavano in suo potere nella Città Imperiale, mentre Symmachus si trovava a Mournhold a fronteggiare da solo le difficoltà provocate dall'Usignolo.

    Cosa fare? Barenziah esortò i bambini a starle davanti, appoggiando una mano sulla spalla di ciascuno, tentando di apparire calma e distaccata, seguita dalle sue dame di compagnia e dalla scorta personale di cavalieri. Infine raggiunsero la loro carrozza in attesa. Sebbene i loro alloggi si trovassero soltanto a pochi isolati di distanza da palazzo, la dignità regale proibiva di procedere a piedi, perfino per brevi distanze, e, per una volta, Barenziah fu lieta di una simile consuetudine. La carrozza appariva ora come una sorta di rifugio, sebbene illusorio poiché sapeva quale fosse il suo vero stato d'animo.

    Un ragazzo corse rapido verso una delle guardie e gli porse una pergamena, quindi fece cenno verso la carrozza. La guardia allora le consegnò la pergamena. Il ragazzo attendeva paziente, grandi occhi chiari e un sorriso sincero. La lettera era concisa e ossequiosa e con essa Re Eadwyre di Wayrest, della provincia di High Rock, chiedeva cortesemente udienza al cospetto della famosa Regina Barenziah di Mournhold, avendo sentito parlare a lungo di lei e desiderava farne la conoscenza.

    Il primo impulso di Barenziah fu di rifiutare la richiesta. Desiderava solo lasciare la città! E certamente non era incline a intrattenersi in relazioni con umani invaghiti. Alzò lo sguardo, accigliata, e una delle guardie le disse: "Mia signora, il ragazzo dice che il suo padrone attende la vostra risposta proprio là". Guardando nella direzione indicata vide un uomo anziano di bell'aspetto in sella a un cavallo, circondato da una mezza dozzina di cortigiani e cavalieri. Incontrò il suo sguardo e si inchinò rispettosamente, sollevando un bel cappello piumato.

    "Perfetto", Barenziah disse d'impulso al ragazzo. "Dì pure al tuo padrone che può farmi visita stasera, dopo l'ora di cena". Re Eadwyre appariva serio, gentile e alquanto preoccupato, ma non certo in preda a pene d'amore. Se non altro era già qualcosa, pensò mestamente.
    Barenziah era in piedi alla finestra della torre, paziente. Poteva percepire la vicinanza dell'essere familiare, ma sebbene il cielo notturno ai suoi occhi fosse chiaro come il giorno, non riusciva ancora a vederlo. Quando comparve all'improvviso, un punto che si muoveva lesto sotto le deboli nubi della notte. Pochi minuti ancora e il grande falcone notturno concluse la sua discesa, ripiegando le ali e allungando gli artigli in cerca del bracciale di pelle spesso che lei indossava.

    Portò il falco al trespolo, dove attese ansimante, mentre le dita di lei tastavano impazienti il messaggio racchiuso nella piccola capsula legata alla zampa. Il falcone bevve acqua abbondante dal recipiente, quindi arruffò le piume e le lisciò col becco, sentendosi al sicuro in sua presenza. Una piccola parte della sua consapevolezza provava soddisfazione per il compito portato a termine, per la missione completata con successo e per il meritato riposo... sebbene nel profondo avvertisse il disagio. Le cose non andavano bene, nemmeno per la sua umile mente di volatile.

    Con le dita tremanti srotolò la sottile pergamena e iniziò a leggere quella stentata scrittura. Non la nitida scrittura di Symmachus! Barenziah sedette lentamente, le sue dita scorrevano il documento a poco a poco mentre preparava la sua mente e il suo corpo ad accettare con calma la tragedia, se di tragedia si trattava.

    E tragedia fu infatti!

    La guardia imperiale aveva abbandonato Symmachus e si era unita ai ribelli. Symmachus era morto. Le truppe rimaste fedeli avevano subito una sconfitta decisiva. Symmachus era morto. Il capo dei ribelli era stato incoronato re di Mournhold dai delegati imperiali. Symmachus era morto. Barenziah e i suoi bambini erano stati dichiarati traditori dell'Impero e sulle loro teste pendeva una taglia.

    Symmachus era morto.

    Dunque l'udienza di quella mattina con l'imperatore non era stata altro che una copertura, un inganno. Una farsa. L'imperatore doveva già avere appreso la notizia. Era stata soltanto presa in giro. Tutto quell'invitarla a rimanere, a rilassarsi: "La Città Imperiale può offrire innumerevoli delizie, mia regina, vi invito a trattenervi per goderne a piacimento". Permanenza? Detenzione! Prigionia! E con ogni probabilità, arresto. Mon si faceva illusioni riguardo la sua situazione. Sapeva che l'imperatore e i suoi tirapiedi non le avrebbero mai più permesso di lasciare la Città Imperiale. Se non altro, non da viva.

    Symmachus era morto.

    "Mia signora?".

    Barenziah sussultò, sorpresa dal richiamo della serva. "Sì, cosa c'è?".

    "Il bretone è qua, mia signora. Re Eadwyre", precisò la donna notando l'incomprensione di Barenziah. Esitò. "Vi sono notizie, mia signora?", chiese la serva facendo cenno in direzione del falco notturno.

    "Nulla di inaspettato", Barenziah rispose fugacemente. La sua voce risuonò simile a un eco nell'immenso vuoto che si era creato d'improvviso dentro di lei, simile a un abisso. "Badate al falco". Si alzò in piedi, riordinò un po' la sua veste e si preparò a incontrare il suo regale visitatore.

    Si sentiva profondamente intorpidita. Insensibile come le mura in pietra che la circondavano, imperturbabile come la quiescente aria della notte... intorpidita come un corpo esanime.

    Symmachus era morto!

    [pagebreak]

    Re Eadwyre le porse i suoi ossequi con grande serietà e cortesia, seppure con fare eccessivo. Dichiarò di essere un fervido ammiratore di Symmachus, che era descritto come un sovrano di grande valore nelle leggende di famiglia. Gradualmente il re diresse la conversazione verso gli interessi di lei con l'imperatore. Chiese informazioni in merito e le domandò se i risultati ottenuti fossero favorevoli per Mournhold. Ricevendo solo risposte elusive, d'un tratto proruppe: "Mia regina, vi scongiuro di credermi. Colui che si spaccia per l'imperatore è in realtà un impostore! Comprendo che ciò possa sembrare folle, ma...".

    "No", Barenziah lo interruppe con decisione. "Siete assolutamente nel giusto, mio signore. Lo so".

    Eadwyre si rilassò per la prima volta nella sua poltrona. Il suo sguardo d'un tratto si fece acuto e interrogativo. "Voi sapete? Non lo dite per assecondare un pazzo, giusto?".

    "Affatto, mio signore, ve lo garantisco". Trasse un profondo respiro. "E chi supponete si sia sostituito all'imperatore?".

    "Il mago guerriero imperiale, Jagar Tharn".

    "Ah, mio re, avete forse udito di qualcuno chiamato l'Usignolo?".

    "Sì, mia signora, invero ne ho sentito parlare. I miei alleati e io riteniamo che quell'uomo non sia altro che il rinnegato Tharn".

    "Lo sapevo!", Barenziah si levò tentando di mascherare l'agitazione. L'Usignolo... Jagar Tharn! Quell'uomo era un vero demone! Diabolico e insidioso. E così astuto. Aveva invisibilmente tessuto le trame della loro caduta in modo assolutamente perfetto! Symmachus, il mio amato Symmachus...!

    Eadwyre tossì timidamente. "Mia signora, io... noi... abbiamo bisogno del vostro aiuto".

    Barenziah sorrise torvamente per l'ironia. "Avrei creduto di dover essere io a pronunciare quelle parole, ma vi prego, continuate. Come posso aiutarvi, mio signore?"

    Rapidamente il monarca le delineò il loro piano. La maga Ria Silmane, apprendista dell'ignobile Jagar Tharn, era stata giustiziata e dichiarata traditrice dal falso imperatore. Tuttavia era riuscita a conservare una parte dei suoi poteri ed era ancora in grado di entrare in contatto con quei pochi che aveva conosciuto bene sul piano mortale. La maga aveva scelto un Campione che avrebbe dovuto intraprendere la ricerca del Bastone del Caos, che lo stregone traditore teneva nascosto in un luogo sconosciuto. Questo Campione avrebbe dovuto impiegare il potere del bastone per distruggere Jagar Tharn, che altrimenti sarebbe risultato invulnerabile, e liberare il vero imperatore imprigionato in un'altra dimensione. Tuttavia, il Campione, che grazie agli dei era ancora in vita, adesso languiva nelle prigioni imperiali. L'attenzione di Tharn doveva essere assolutamente distratta mentre il prescelto guadagnava la libertà con l'aiuto dello spirito di Ria. Barenziah aveva rapito gli occhi e le orecchie del falso imperatore. Sarebbe stata in grado di creare la distrazione necessaria?

    "Suppongo che potrei ottenere un'altra udienza", disse Barenziah con cautela. "Ma sarebbe sufficiente? Devo riferirvi con rammarico che io e i miei bambini siamo stati appena dichiarati traditori dell'Impero".

    "A Mournhold, forse, mia signora, e in Morrowind. Le cose procedono in modo diverso nella Città Imperiale e nella provincia. La stessa palude di burocrazia che rende quasi impossibile ottenere un'udienza con l'imperatore o con i suoi ministri, allo stesso tempo garantisce che non possiate mai essere illegalmente imprigionata, o altrimenti punita, senza i benefici di un regolare processo. Nel caso vostro e dei vostri figli, mia signora, la situazione è ulteriormente amplificata dal vostro titolo regale. In quanto regina ed eredi presunti, le vostre persone sono di fatto considerate inviolabili, sacrosante". Il re sorrise con gravità. "La burocrazia imperiale, mia signora, è un'arma a doppio taglio".

    Dunque almeno lei e i bambini erano al sicuro per il momento. Poi un pensiero la colpì. "Mio signore, cosa intendevate poco prima quando avete detto che a quanto pareva avevo rapito gli occhi del falso imperatore?".

    Eadwyre sembrò imbarazzato. "Si sussurra tra i servitori che Jagar Tharn conservi le vostre sembianze in una sorta di reliquiario nelle sue stanze".

    "Capisco". I suoi pensieri tornarono per un momento a quella sua dissennata relazione con l'Usignolo. Barenziah ne era stata follemente innamorata. Stupida donna! E quell'uomo che un tempo aveva amato era stato il flagello dell'uomo che aveva amato veramente. Aveva amato... amato... Se n'era andato, era morto... era... Ancora era incapace di accettare il fatto che Symmachus era morto. Ma anche in quel caso, si disse fermamente, il mio amore è ancora vivo e rimarrà tale. Sarebbe stato sempre al suo fianco. Così come avrebbe fatto il suo dolore. Il dolore di trascorrere il resto della sua vita senza di lui. Il dolore di provare a sopravvivere giorno dopo giorno, notte dopo notte, senza la sua presenza, conforto e amore. Il dolore che scaturiva dalla consapevolezza che non avrebbe mai più visto i suoi splendidi bambini crescere e farsi adulti, che non avrebbero mai più saputo del loro padre, di quanto coraggioso, quanto forte, quanto meraviglioso, quanto adorabile egli fosse... in special modo per la piccola Morgiah.

    E per questo, per tutto questo, per tutto ciò che hai fatto alla mia famiglia, Usignolo... morirai.

    "Ciò vi sorprende?".

    Le parole di Re Eadwyre interruppero i suoi pensieri. "Cosa? Cosa dovrebbe sorprendermi?".

    "Le vostre sembianze. Nelle stanze di Tharn".

    "Oh". I suoi lineamenti si fecero imperturbabili. "Sì... e no".

    Eadwyre comprese dalla sua espressione che desiderava cambiare argomento. Tornò quindi a parlare dei loro piani. "Il nostro prescelto potrebbe aver bisogno di alcuni giorni per la fuga, mia signora. Pensate di poter guadagnare un po' di tempo?".

    "Vi fidate di me, mio signore? Perché?".

    "Siamo disperati, mia signora. Non abbiamo scelta. Ma anche se l'avessimo... sì, è così, mi fiderei di voi. Mi fido di voi. Vostro marito è sempre stato onesto e onorevole con la mia famiglia negli anni passati. Il sire Symmachus...".

    "È morto".

    "Cosa?".

    Barenziah lo informò brevemente e freddamente sui recenti accadimenti.

    "Mia signora... mia regina... è una notizia terribile! Io...io sono così addolorato...".

    Per la prima volta la glaciale compostezza di Barenziah rimase scossa. A quella sincera partecipazione, sentì la sua calma esteriore iniziare a vacillare. Si ricompose imponendosi di mantenere la freddezza.

    "Viste le circostanze, mia signora, con quale ardire possiamo chiedervi...".

    "Tutt'altro, mio signore. Viste le circostanze devo fare ogni cosa in mio potere per vendicare l'assassinio del padre dei miei bambini". Una sola lacrima uscì dalla gelida fortezza dei suoi occhi. La asciugò impaziente. "In cambio vi chiedo soltanto di proteggere come potete i miei bambini ormai orfani".

    Eadwyre si fece più vicino. I suoi occhi brillavano per la commozione. "Con vero piacere, ve lo prometto solennemente, mia coraggiosa e nobile regina. Possano gli dei della nostra amata terra, invero della stessa Tamriel, essermi testimoni".

    Le sue parole la colpirono in modo insolito e tuttavia profondo. "Vi ringrazio con tutto il cuore e spirito, mio buon sire Eadwyre. Avrete la mia imperitura g-gratitudine, mia e dei m-miei bambini...".

    Barenziah proruppe in un pianto.

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    Non riuscì a dormire quella notte, ma sedette su una poltrona vicino al suo letto con le mani ripiegate sul grembo, meditando profondamente e a lungo nella pallida e cerulea penombra. Non lo avrebbe detto ai bambini, non ancora, non finché non fosse stato necessario.

    Non ebbe bisogno di chiedere un'altra udienza con l'imperatore. Alle prime luci giunse un invito.

    Disse ai bambini che doveva assentarsi per qualche giorno, li esortò a non creare problemi alla servitù e li salutò con un bacio. La piccola Morgiah piagnucolò un po'. Si sentiva sola e annoiata nella Città Imperiale. Helseth sembrava imbronciato ma non disse nulla. Somigliava sempre più a suo padre. Suo padre...

    Nel palazzo imperiale, Barenziah non fu scortata fino al grande salone delle udienze, ma in un piccolo salotto, dove l'imperatore sedeva per una solitaria colazione. S'inchinò in segno di saluto quindi indicò con la mano la finestra. "Magnifica vista, non è vero?".

    Barenziah guardò fuori oltre le torri della grande città. In lei si fece strada la memoria che quella era la medesima stanza in cui aveva incontrato per la prima volta Tiber Septim, innumerevoli anni or sono. Secoli fa. Tiber Septim, un altro degli uomini che aveva amato. Chi altri aveva amato? Symmachus, Tiber Septim... e Straw. D'un tratto ricordò quel ragazzo robusto dai capelli biondi con intenso affetto. Non l'aveva ancora realizzato, ma un tempo aveva amato Straw. Soltanto aveva evitato che lui capisse i suoi reali sentimenti. Era ancora così giovane allora. Quelli erano stati giorni spensierati, giorni di pura serenità... prima di ogni cosa, prima di tutto questo... prima di... lui. Non Symmachus. L'Usignolo. Ne fu scossa al punto da sorprendersi. Quell'uomo aveva ancora influenza su di lei. Perfino adesso. Perfino dopo tutto quello che era accaduto. Una profonda ondata di crescenti emozioni si fece strada in lei.

    Quando infine tornò alla realtà, Uriel Septim era svanito... e l'Usignolo sedeva al suo posto.

    "Tu sapevi", disse con estrema calma esaminando il volto di lei. "Tu sapevi. Lo hai capito subito. Desideravo sorprenderti. Avresti potuto almeno simulare".

    Barenziah distese le sue braccia, lottando per soffocare il vortice che si agitava nel profondo del suo essere. "Temo che la mia abilità nel simulare non sia affatto pari alla tua, mio caro".

    Lui trasse un sospiro. "Sei adirata".

    "Solo un po', devo ammetterlo", rispose acidamente. "Non so tu, ma io ritengo il tradimento alquanto disgustoso".
    "Proprio come un'umana".

    Barenziah trasse un profondo respiro. "Cosa vuoi da me?".

    "Ora stai fingendo". Si alzò fissandola direttamente in volto. "Sai bene cosa voglio da te".

    "Desideri tormentarmi? Procedi pure. Sono in tuo potere. Ma lascia in pace i miei bambini".

    "No, no, no! Non è questo che voglio, Barenziah". Si fece più vicino, parlandole sommessamente con la stessa voce carezzevole che un tempo aveva inondato di fremiti tutto il suo corpo. La stessa voce che adesso sortiva ancora il medesimo effetto in quella stanza. "Non capisci? Era l'unico modo". Le sue mani le serrarono le braccia.

    Barenziah percepì il suo proposito svanire lentamente, il suo disgusto per lui indebolirsi. "Avresti potuto portarmi con te". Spontanee lacrime si raccolsero nei suoi occhi.

    Lui scosse la testa. "Non ne avevo il potere. Ah, ma adesso, adesso... è diverso! Adesso ho tutto questo. Tutto questo è mio, mio da condividere, mio da offrire... a te". Indicò di nuovo in direzione della finestra e della città che si stendeva là sotto. "Tutta Tamriel è mia e adesso giace ai tuoi piedi... e questo è solo l'inizio".

    "È troppo tardi. Troppo tardi. Tu mi lasciasti a lui".

    "Symmachus è morto. Il pezzente è morto. Una manciata di anni... che importanza hanno?".

    "I bambini...".

    "Potranno essere adottati da me. E ne avremo altri insieme, Barenziah. Oh, e che bambini meravigliosi che saranno! E come li educheremo! La tua bellezza e la mia magia. Posseggo poteri che neppure hai mai sognato, nemmeno nelle tua più selvaggia immaginazione! Si mosse per baciarla.

    Lei scivolò dalla sua stretta e si mosse indietro. "Non ti credo".

    "Mi credi, lo sai. Sei ancora adirata, tutto qui".Sorrise, ma il suo sguardo rimase gelido e immutato. "Dimmi ciò che desideri, Barenziah. Barenziah, mia amata. Dimmelo e sarà tuo".

    La sua vita le passò davanti agli occhi. Il passato, il presente e il futuro ancora da compiersi. Tempi differenti, vite differenti, differenti Barenziah. Qual era quella vera? Qual era la vera Barenziah? Poiché con quella scelta avrebbe determinato il corso del suo intero destino.

    E fece la sua scelta. Lei sapeva. Sapeva quale fosse la vera Barenziah e cosa volesse in realtà.

    "Una passeggiata in giardino, mio caro", disse. "Una canzone o forse due".

    L'Usignolo rise rumorosamente. "Vuoi essere corteggiata".

    "E perché no? Lo fai così bene. Inoltre, è trascorso così tanto tempo da quando ne ebbi il piacere".

    Lui sorrise. "Come desideri, mia Regina Barenziah. Ogni tuo desiderio è un ordine per me". Prese la sua mano e la baciò. "Ora e per sempre".

    [pagebreak]

    E così trascorsero i loro giorni a corte, passeggiando, conversando, cantando e ridendo insieme, mentre gli affari dell'Impero erano lasciati in mano ai subordinati.

    "Mi piacerebbe vedere il bastone", disse pigramente un giorno Barenziah. "Ebbi appena il tempo di dargli una fugace occhiata. Ricordi?".

    L'Usignolo si accigliò un po'. "Niente potrebbe darmi maggiore piacere, delizia del mio cuore. Anche se purtroppo non mi sarà possibile".

    "Non ti fidi di me", disse Barenziah imbronciata, poi ammorbidì le labbra quando si piegò su di lei per un bacio.

    "Ciò è assurdo, mia amata. Ovviamente mi fido. Ma il bastone non è qui", disse ridacchiando. "Invero, non si trova in alcun luogo". La baciò di nuovo, più appassionatamente questa volta.

    "Stai ancora parlando per enigmi. Desidero vederlo. Non puoi averlo distrutto".

    "Ah. Sei diventata molto saggia dal nostro ultimo incontro".

    "Sei stato tu a ispirare la mia sete di conoscenza". Si alzò in piedi. "Il Bastone del Caos non può essere distrutto. E neppure può essere allontanato da Tamriel, non senza causare tremende conseguenze sulla terra stessa".

    "Ahhh. Sono veramente impressionato, mia amata. Corretto. Non è stato distrutto e neppure è stato allontanato dalle terre di Tamriel. Eppure, come dicevo, non si trova in alcun luogo. Riuscirete a risolvere il rompicapo? La trasse a sé e lei si abbandonò nel suo abbraccio. "Nondimeno, ecco un enigma perfino più oscuro", sussurrò. "Come può qualcuno far uno di due? Questo io posso e voglio mostrarti". I loro corpi si fusero, le loro membra s'intrecciarono.

    Più tardi, quando si separarono ed egli giaceva assopito, Barenziah pensò lievemente assonnata, "Uno di due, due di uno, tre di due, due di tre... Ciò che non poteva essere distrutto o scacciato, poteva essere suddiviso in più parti, forse...".

    Si alzò in piedi con gli occhi scintillanti e iniziò a sorridere.

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    L'Usignolo teneva un diario. Vi ci scribacchiava sopra annotazioni ogni notte dopo i brevi resoconti dei suoi subalterni. Era chiuso a chiave in uno scrittoio, ma la serratura non era nulla di che. Dopotutto, era stata un membro della Gilda dei Ladri in una vita passata... in un'altra vita... un'altra Barenziah...

    Una mattina Barenziah riuscì a dare una fugace occhiata al diario mentre lui era intento nella sua toeletta. Scoprì che il primo pezzo del Bastone del Caos era nascosto in un'antica miniera nanesca chiamata Tana di Zanna, sebbene la sua posizione fosse descritta soltanto nel più oscuro dei modi. Il diario era zeppo di annotazioni scribacchiate in una strana stenografia difficile da decifrare.

    Tutta Tamriel, pensò, nelle sue mani e nelle mie, e forse anche di più... e nondimeno...

    Nonostante tutto il suo fascino esteriore, un'immensa gelida voragine albergava al posto del suo cuore, un vuoto di cui nemmeno lui era consapevole, pensò. Lo si poteva percepire fugacemente quando il suo sguardo si faceva vuoto e gelido. E tuttavia, sebbene ne avesse una diversa concezione, anch'egli bramava la felicità e l'appagamento. Sogni di un campagnolo, Barenziah pensò, e ancora una volta Straw comparve dinanzi ai suoi occhi, triste e perduto. E poi Therris, con il suo sorriso felino khajiiti. Tiber Septim, possente e solitario. Symmachus! Il forte, imperturbabile Symmachus, che faceva sempre ciò che andava fatto, con grande efficienza e tranquillità. L'Usignolo. L'Usignolo, un enigma e una certezza, oscurità e luce. L'Usignolo, colui che avrebbe regnato su ogni cosa e forse più... e seminato il caos ovunque in nome del suo ordine.

    Barenziah ottenne, non senza difficoltà, il permesso di allontanarsi da lui per far visita ai suoi bambini, ai quali non aveva ancora detto della morte del padre... e dell'offerta di protezione dell'imperatore. E infine lo fece! Non fu affatto facile. Morgiah si strinse a lei così a lungo da sembrare un secolo, piangendo miserevolmente, mentre Helseth corse lontano nel giardino per restare da solo. E in seguito rifiutò ogni suo tentativo di parlargli del padre o di lasciare che lei lo stringesse al suo petto.

    Eadwyre chiese della sua vita a palazzo. Lei gli descrisse ciò che aveva scoperto finora, spiegando che intendeva rimanere finché non avesse scoperto tutto il possibile.

    L'Usignolo la punzecchiò in merito al suo anziano ammiratore. Era consapevole dei sospetti di Eadwyre, eppure non pareva minimamente turbato, poiché invero nessuno avrebbe preso sul serio quel vecchio pazzo. Barenziah riuscì perfino a organizzare una sorta d'incontro di riconciliazione tra i due. Eadwyre ritrattò pubblicamente ogni suo dubbio e il suo "vecchio amico" l'imperatore lo perdonò. In seguito, fu invitato a pranzare con loro almeno una volta alla settimana.

    Ai bambini piaceva Re Eadwyre, perfino a Helseth, il quale deplorava la relazione di sua madre con l'imperatore che, di conseguenza, detestava. Si faceva sempre più scontroso ed emotivo con il passare dei giorni, e litigava spesso sia con sua madre sia con il suo amante. Neppure Eadwyre era felice di tutto ciò. E l'Usignolo provava un grande piacere nel mostrare apertamente il suo affetto per Barenziah, soltanto per irritare il vecchio re.

    Non potevano sposarsi, naturalmente, poiché Uriel Septim era già sposato. Perlomeno, non ancora. L'Usignolo aveva esiliato l'imperatrice poco dopo aver preso il posto dell'imperatore, ma non aveva ancora osato toccarla. Le era stato offerto ricovero nel santuario del Tempio dell'Unico. Si diceva che soffrisse di problemi di salute. E alcune voci diffuse dagli agenti dell'Usignolo la descrivevano in preda a turbe mentali. I figli dell'imperatore similmente erano stati trasferiti in varie prigioni, pubblicamente descritte come "scuole", sparse sul territorio di Tamriel.

    "Peggiora di giorno in giorno", disse l'Usignolo con noncuranza, riferendosi all'imperatrice, mentre guardando i seni gonfi di Barenziah s'inorgogliva di soddisfazione. "Riguardo ai loro figli... Be', la vita è ricca di pericoli, non trovi? Noi saremo presto sposati. Il tuo bambino sarà il mio vero erede".

    Voleva quel bambino. Barenziah ne era sicura. Era assai meno sicura, tuttavia, dei suoi reali sentimenti verso di lei. Adesso, litigavano di continuo, spesso violentemente. Generalmente a causa di Helseth, che lui voleva spedire lontano in una scuola nell'Isola di Summerset, la provincia più distante dalla Città Imperiale. Barenziah dal canto suo non fece nulla per evitare i loro alterchi. L'Usignolo, dopotutto, non aveva alcun interesse in una vita regolare e priva di turbamenti e, inoltre, gioiva durante il riconciliamento...

    Occasionalmente Barenziah prendeva con sé i bambini e si ritirava nei vecchi alloggi dichiarando che non desiderava avere più a che fare con lui. Ma l'Usignolo ogni volta tornava per riprendersela e lei glielo consentiva ogni volta. Fu ineffabile, come il sorgere e il tramontare delle lune gemelle di Tamriel.

    [pagebreak]

    Era ormai incinta di sei mesi quando infine riuscì a decifrare l'ubicazione dell'ultimo pezzo del bastone. Un luogo semplice invero, poiché ogni elfo scuro sapeva dove si trovasse il monte di Dagoth-Ur.

    In occasione del suo successivo litigio con l'Usignolo, Barenziah lasciò semplicemente la città al fianco di Re Eadwyre dirigendosi con rapidità verso la provincia di High Rock e verso Wayrest. L'Usignolo andò su tutte le furie, ma non c'era molto che potesse fare. I suoi assassini si erano dimostrati alquanto inetti e non osava abbandonare il suo posto di potere per occuparsene di persona. E nemmeno avrebbe potuto dichiarare pubblicamente guerra a Wayrest. Non poteva vantare alcun diritto legittimo su di lei o sul suo bambino non ancora nato. Com'era naturale aspettarsi, la nobiltà della Città Imperiale aveva disapprovato la sua relazione con Barenziah, proprio come fece innumerevoli anni or sono con Tiber Septim, e si mostrò assai felice di sapere che se ne era andata.

    Wayrest si mostrò similmente diffidente nei suoi confronti, ma Re Eadwyre era amato fanaticamente dalla sua piccola prosperosa città-stato e per le sue curiose eccentricità si facevano di buon grado delle concessioni. Barenziah e Re Eadwyre si sposarono un anno dopo la nascita del figlio che lei aveva avuto dall'Usignolo. Nonostante questa spiacevole realtà, Eadwyre si mostrò infatuato di lei e dei suoi bambini. Lei non lo amava, ma le era moto affezionata, e quello era già qualcosa. Era piacevole avere qualcuno e Wayrest era un luogo molto gradevole, ideale per fare crescere i suoi bambini, mentre essi pazientavano, attendendo il loro tempo e pregando perché il Campione riuscisse nella sua missione.

    Barenziah poteva soltanto sperare che ciò non richiedesse troppo tempo, chiunque in realtà fosse questo sconosciuto Campione. Era un elfo scuro e possedeva tutto il tempo del mondo. Tutto il tempo. Ma non le rimaneva altro amore da offrire, altro odio con cui bruciare. Non le era rimasto altro, nient'altro che dolore e ricordi... e i suoi bambini. Desiderava soltanto far crescere la sua famiglia e offrire loro una vita piacevole. E poter vivere il resto della sua vita. Sebbene non avesse alcun dubbio che sarebbe stata una lunga vita. E per tutta la durata desiderava pace, quiete e serenità per la sua anima e per il suo cuore. Sogni di un campagnolo. Ecco ciò che desiderava. Ecco quello che la vera Barenziah voleva. Ecco qual era la vera Barenziah. Sogni di un campagnolo.

    Dolce sognare.
     
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  2. f5f9

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    che rimpianto! :emoji_disappointed:
     
  3. Varil

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    Usciamo un attimo dalla Lore ufficiale, per concludere l'excursus sulla Lore di Morrowind con un tributo agli storici traduttori di TES III: Morrowind: il team ITP, che lasciò questo libro come easter egg nel mondo di Morrowind a mo' di "in game credits".
    PS: quali argomenti vorreste leggere ora che abbiamo esaurito la Lore di Morrowind? Proposte: Shivering Isles, Knights of the Nine, qualche Daedra in particolare, qualche Aedra in particolare.



    Il Libro del Sacro Idioma (Traduzione Morrowind ITP)

    Narra la leggenda che una volta Morrowind fosse molto diversa da ciò che ora è... che fosse una terra in cui il caos regnava sovrano, in cui le persone non riuscivano a capirsi e scatenavano conflitti sanguinosi... narra la leggenda che un giorno tutto questo cambiò... alcuni dicono che fu un gruppo di avventurieri a portare il cambiamento... altri che furono gli dei stessi... altri che fu qualcosa di talmente incomprensibile da essere ormai dimenticato...

    Ma io so... io so perché custodisco un documento che narra come avvenne in realtà il cambiamento. E ad opera di chi.

    E ora lasciate che lo condivida con voi, in modo che tutta Morrowind sappia e conosca ciò che io da tempo so.

    --------

    Ero nuova delle terre di Morrowind... affascinata dalle possibilità che offriva... ogni giorno aprivo gli occhi e guardavo lo splendido paesaggio attorno a me, gli alberi, alti e affusolati, il sole a volte accecante, i cespugli verdi e lussureggianti... respiravo a fondo l'aria trovandola pulita e dolce... ma nessuno mi aveva mai vista.

    Mi nascondevo alla vista di tutti... e non perché non avessi sete di conoscere persone... ma perché ne avevo paura. Una volta mi si erano avvicinate delle persone, incuriosite dal mio aspetto forestiero e avevano provato a parlarmi; eravamo stati insieme qualche minuto... ci indicavamo a vicenda, tentando di comunicare, ma non riuscivamo... indicavo me stessa, i miei vestiti, l'ambiente e parlavo... ma loro non capivano.

    Un'altra volta avevo incontrato degli uomini... ma mi avevano attaccata, invece di cercare di comprendermi.

    La notte del Cambiamento ricordo che mi ero addormentata triste... perché mi sentivo sola, straniera in una terra straniera, in cui nessuno poteva capirmi.

    Mi addormentai chiedendo che qualcosa cambiasse...

    E in sogno quella notte venne un falco splendente di luce... allargò le sue ali, avvolgendomi in esse e mi parlò. Non ne avevo paura, sebbene fosse immenso e sfavillante... da lui emanava una conoscenza e una sicurezza che non potevano fare altro che rendermi sicura a mia volta.

    Mi strinse a sé, nella sua essenza, e la sua voce, tonante e vigorosa risuonò nella mia mente.

    “Abbiamo udito la tua supplica. Il Momento del Cambiamento è giunto. Guarda.”

    Non potevo vedere con gli occhi... perché lo splendore della magnificenza di quel falco scintillante mi avvolgeva, così come le sue ali... eppure... eppure vidi.

    E ciò che vidi mi lasciò completamente rapita.

    Un vento impetuoso cominciò a soffiare per le lande di Morrowind. Lo vidi penetrare nelle case, avvolgere ogni cosa, oggetto, persona... nel vento comparvero poi delle figure... dapprima indistinte, poi sempre più chiare...

    Non erano reali, me ne accorgevo, erano incorporee e scintillanti, come fatte di minuscole stelle, come se l'intero universo fosse in essi contenuto... ma fu quello che fecero dopo che mi lasciò sbalordita.

    Vidi un orso e un lupo, eterei come l'aria, penetrare dentro i libri, le cui pagine cominciarono a sfogliarsi da sole, veloci come se una mano invisibile le girasse; vidi una civetta luminosa appoggiarsi sulla spalla di un bambino... ed il suo viso divenne visibile, illuminato dalla lucentezza della civetta; vidi una forma luminosa che non riuscii a distinguere penetrare nei letti, nei bicchieri, ovunque... e tutto ciò che toccava cominciava a risplendere.

    Poi... poi... il miracolo...

    Il Falco mi sollevò sul suo dorso ed insieme volammo alti nel cielo... riuscii con una sola occhiata a guardare, a vedere ovunque... città lontane giorni di viaggio furono unite da migliaia di fili luminosi, che, sottili ed eterei, le collegarono fra loro.

    Il Falco lanciò un grido, ma non era lo stridio che ci si aspetterebbe da un rapace... era un grido glorioso, che liberò dal vento altre figure... ed esse vennero verso di me...

    Vidi sfrecciare un leone rampante, una donnola, poi un coniglio, poi un picchio, un merlo e un gufo e altri che non riuscii a distinguere... mi volteggiarono intorno per poi fondersi in me sprigionando scintille dorate che mi avvolsero completamente... vidi uscire da me altri fili dorati che si unirono a quelli che già collegavano fra loro tutto quello che riuscivo a vedere con gli occhi del falco... oggetti, persone... tutto insieme... tutto... in armonia...

    Fu incredibile la sensazione che mi pervase. Mi sentii improvvisamente come illuminata, come se centinaia di voci rimbombassero nella mia mente, alcune parlando, alcune spiegando, altre cantando, altre leggendo...

    Altre figure sorsero dal vento generato dal falco... una gatta nera dal pelo lucente e una foca dal manto bruno e vellutato che si scissero in migliaia di stelle, migliaia di lucenti scintille che si andarono a posare dappertutto, rilucendo come minuscole particelle d'oro purissimo su tutto ciò su cui si posarono.

    Mi svegliai di soprassalto, sentendo ancora quel canto glorioso nel cuore... mi alzai dal mio giaciglio, che mai come in quel momento mi era sembrato bello, a causa del miracolo di cui era stato testimone... ed uscii dal mio nascondiglio, pronta ad affrontare ciò di cui da sempre avevo avuto paura.

    Stranamente non ebbi mai il timore che solo di un sogno si fosse trattato... quel canto riecheggia ancora dentro di me... così come tutto ciò che ho visto e sentito... così come il fiero grido del falco, quel Falco maestoso da cui tutto ha avuto inizio... e grazie al quale anche la mia avventura è cominciata.

    Morrowind ITP

    Responsabile del gruppo:

    Daniele 'Falcocadarn' Falcone

    Responsabili della traduzione:

    Daniele 'Falcocadarn' Falcone (Falco)
    Anahid 'Misty' Mazkedian (Gatto)
    Maurizio 'Dester' Focareta (Foca)

    Responsabile tecnico:

    Maurizio 'Dester' Focareta (Foca)

    Traduttori ITP:

    Daniele 'Falcocadarn' Falcone (Falco)
    Anahid 'Misty' Mazkedian (Gatto)
    Maurizio 'Dester' Focareta (Foca)
    Jacopo 'Jacoposki' Sacerdote (Leone)
    Erica 'Crysania' Masserano (Gufo)
    Elena 'Rowena' Ricci (Coniglietto)
    Paolo 'Judas' De Sandre (Orso)
    Lorenzo 'il Somax' Somaschini (Lupo)
    Leonardo 'Spaziotempo6' Picchi (Picchio)
    Paolo "Tasslehoff" Regonesi (Merlo)
    Cristian 'Skyflash' Castellari (Civetta)
    Valeria Prandoni (Donnola)
    Francesco 'Hammer' Penta
    Luca 'Darkness' Liberati
    Fabio 'Gimli81' Poli

    Un sentito grazie al nostro 'padre spirituale' Lello 'Wolverine' Sarti.
     
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  4. alaris

    alaris Supporter

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    Si, però vanno benissimo anche le altre ipotesi.
     
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  5. Varil

    Varil Galactic Guy

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    Ok, cercando un po' sul web sembrerebbe effettivamente una leggenda metropolitana. O quantomeno, Kirkbride lo smentisce.
    Su Reddit ho trovato questo:
    Screenshot - 08_04_2022 , 18_51_26.png

    Ad un tizio che diceva di aver sentito che MK avesse scritto i 36 sermoni di Vivec sono effetto di lsd e che Todd Howard lo avesse beccato a casa strafatto, ha risposto: "Lo sai che quella era un'immagine photoshoppata, vero? Andiamo. Ad ogni modo, è tutta una bugia. Ho già spiegato in passato come i 36 sermoni sono stati scritti: una settimana di bourbon, fumo e solitudine. Non mi sono mai fatto di acidi in vita mia".
    Certo, dai rari video di lui che si possono trovare in rete, dal modo di parlare sembrerebbe che abbia dei reliquati di un (quantomeno pregresso) uso di droghe pesanti, in particolare per il suo modo di parlare biascicato. Oppure potrebbe essere dovuto ad alcolismo. Voi cosa ne pensate?
    Could it be Lore? :p
     
    Ultima modifica: 8 Aprile 2022
  6. f5f9

    f5f9 si sta stirando Ex staff

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    mah!
    gossip succulento, ma mi chiedo se esistano ancora americani non strafatti :emoji_disappointed:
     
  7. Varil

    Varil Galactic Guy

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    Ho deciso di affrontare, come prossimo argomento di Lore, i contenuti dell'espansione Knights of the Nine, realizzati da... guarda caso, Micheal Kirkbride :p


    L'Adabal-a (TES IV: Oblivion)

    Nota del curatore: la tradizione considera l'Adabal-a la raccolta di memorie di Morihaus, consorte di Alessia, la Regina Schiava. Pur non essendo possibile una verifica storica di tale credenza, l'Adabal-a è indubbiamente tra i più antichi documenti scritti risalenti all'inizio della Prima Era, giunti fino a noi.

    LA MORTE DI PELINAL

    E nella sala del trono di oro bianco insanguinata, la testa mozzata di Pelinal parlò al toro alato, Morihaus, il semidio amante di Al-Esh, e disse: "I nostri nemici mi hanno ucciso e hanno nascosto il mio corpo smembrato. Prendendosi gioco degli dei, gli ayleid mi hanno tagliato in otto parti, poiché sono ossessionati da questo numero".

    E Morihaus, confuso, sbuffò attraverso l'anello e disse: "Con le tue crociate sei venuto meno alle sue raccomandazioni, Fasciobianco, ma io sono un toro e perciò la mia indole è temeraria. Se avessi lasciato in vita qualche prigioniero, andrei a fare giustizia. Il sangue ti ha dato la gloria, zio, e tornerai tra noi, sotto forma di volpe o di luce. Cyrod è ancora nostra".

    Allora Pelinal parlò di nuovo per l'ultima volta: "Sii cauto, Morihaus, sii cauto! Nella prudenza della morte so che il mio nemico è ancora vivo: amaro pensiero da portare nella tomba. Avrei preferito morire credendomi vittorioso. Anche se è stato scagliato dietro le porte della notte, lui tornerà. Sta' in guardia! Non posso più proteggere l'esercito degli uomini dalla vendetta di Umaril".


    LA GIOVINEZZA DI ALESSIA NEGLI ANNI DELLA SCHIAVITÙ

    La tribù di origine di Perrif è sconosciuta, ma si sa che crebbe a Sard, la futura Sardarvar Leed, dove gli ayleid radunavano uomini provenienti da tutto il territorio del Niben: kothri, nede, al-gemha, genti di 'kreath (anche se in seguito si seppe che questi arrivavano dal nord), keptu, genti di ge (sterminati per sempre con il sacrificio del Re dei Fiori, Nilichi, a un dio insetto chiamato [perduto]), al-hared, genti di ket e altri, ma questa era Cyrod, il cuore dell'imperatum saliache, in cui gli uomini non conoscevano la libertà e non potevano nemmeno avere una famiglia o scegliersi un nome se non in segreto, cosa che dunque non preoccupava i loro signori stranieri.

    Gli umani erano impiegati nel trasporto dei massi, nella bonifica dei campi e nella manutenzione dei templi e delle strade, oppure venivano torturati per soddisfare i piaceri più bizzarri, in modi agghiaccianti come le ruote piangenti di Vindasel e i giardini di viscere di Sercen, e sculture di carne, diffusissime tra gli schiavi degli ayleid a quei tempi, o ancora peggio, nel regno del Re del Fuoco, Hadhuul, dove le droghe create impiantando daedron all'interno di ospiti viventi consentiva a chi ne facesse uso di inalare inedite visioni di tormenti e i bambini venivano dati alle fiamme per il godimento notturno delle tigri.


    MORIHAUS SPIEGA I NOMI DI ALESSIA

    Allora Morihaus disse loro: "Nei vostri racconti la chiamate con molti nomi. Al-Esh, datole per timore reverenziale, che tradotto diventa ridondante poiché significa l'elevata alta, da cui derivano le più familiari alterazioni Aleshut, Esha, Alessia. La conoscevate con il nome di Paravant, datole quando fu incoronata, prima della sua specie, con il quale gli dei indicavano una mortale degna del potere reale di uccidere-cercare-curare, da cui derivano anche Paraval, Pevesh, Perrethu, Perrif, e per quanto riguarda me, perché è così che la chiamavo quando eravamo amanti, Paravania".

    "Anche se non è più con me, rimane tra le stelle, Prima Imperatrice, Signora del Cielo, Regina di Cyrod".

    E si ritennero soddisfatti delle risposte, e partirono.
     
    Ultima modifica: 3 Giugno 2022
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  8. f5f9

    f5f9 si sta stirando Ex staff

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    eh! alessia, alessia!
     
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  9. Varil

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    Shezarr e i Divini



    di
    Faustillus Junius
    Assistente di teologia antica e paleonumerologia
    Biblioteca imperiale


    La posizione di Shezarr nella religione cyrodilica è spesso fraintesa. Egli, insieme a un altro migliaio di divinità, è oggetto di importanti culti nella Città Imperiale. Shezarr è particolarmente venerato nella zona occidentale della Colovia, dove viene chiamato Shor, essendo i re occidentali risolutamente e religiosamente nordici.

    La vaghezza sul rapporto tra Shezarr e i Divini (spesso è definito il loro Fratello mancante) inizia con Santa Alessia, la cosiddetta Regina Schiava di Cyrodiil, fondatrice del primo impero cyrodilico. Nelle più antiche saghe cyronordiche delle terre centrali, Shezarr combatté contro gli ayleid (gli elfi alti del posto) in nome dell'umanità. Dopo questo evento esce di scena per motivi sconosciuti (presumibilmente per andare ad aiutare gli uomini altrove), e senza di lui gli ayleid riescono a sottomettere gli umani riducendoli in schiavitù.

    Gli umani restano schiavi per generazioni. Isolati, iniziano ad adorare il pantheon dei dominatori, o almeno le loro tradizioni vengono contaminate tanto dai riti religiosi degli elfi alti che non è più possibile effettuare una distinzione.

    Nel 1E 242, guidati da Alessia, dal semidio suo amante Morihaus-Respiro-di-Kyne e dal famigerato Pelinal Fasciobianco, gli umani cyrodilici si ribellano e ottengono la vittoria quando Skyrim offrì i suoi eserciti alla Regina Schiava del sud. I re ayleid vennero rovesciati rapidamente. Poco dopo, le forze di Alessia catturano la Torre di Oro Bianco e Alessia stessa si autoproclama prima imperatrice di Cyrodiil. Dal suo nuovo status discende anche il titolo di alta sacerdotessa di Akatosh.

    Akatosh era un dio aldmeri e i sudditi di Alessia non erano ancora disposti a rinnegare il loro pantheon elfico. Alessia si ritrovò in una situazione politica molto delicata. Desiderava mantenere l'alleanza con i nord, che però (al momento) erano fermamente contrari a qualsiasi adorazione delle divinità elfiche. Dall'altra parte, non poteva costringere i sudditi a venerare nuovamente gli dei nordici, per timore di un'altra rivoluzione. L'Imperatrice Alessia cercò quindi di raggiungere un compromesso e fondò una nuova religione: gli Otto Divini, una sintesi sofisticata e ben studiata del pantheon nordico e di quello degli aldmeri.

    Shezarr dunque dovette trasformarsi. Non poteva più essere l'antico signore della guerra assetato di sangue e nemico degli aldmeri, ma non poteva nemmeno sparire all'improvviso, o i nord avrebbero smesso di appoggiare Alessia. Dovette quindi diventare "lo spirito dietro tutte le imprese umane". Pur trattandosi di una versione camuffata e stemperata di Shor, i nord la accettarono di buon grado.

    Per quanto riguarda i motivi per cui Tiber Septim non abbia cercato di "rinvigorire" Shezarr nelle sue guerre contro il Regno degli aldmeri, possiamo solo supporre che in quel momento qualsiasi riferimento alle follie alessiane (la Frattura del Drago, la Guerra della Virtù, la sconfitta nelle Brughiere di Glenumbra) avrebbe nuociuto al suo obiettivo di conquistare la corona imperiale.
     
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  10. Varil

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    Sugli elfi selvaggi


    di
    Kier-jo Chorvak

    Nelle regioni più selvagge di quasi ogni provincia di Tamriel si trovano gli ayleid, comunemente chiamati gli elfi selvaggi, discendenti filosofici se non diretti dei primordiali abitanti della terra. Mentre tre razze della stirpe degli elfi, gli altmer (o elfi alti), i bosmer (o elfi dei boschi) e i dunmer (o elfi scuri), si integrarono piuttosto bene nelle nuove culture di Tamriel, gli ayleid e i loro fratelli mantennero le distanze nei confronti della nostra civiltà, preferendo praticare le antiche usanze lontano dagli sguardi del mondo.

    Gli elfi selvaggi parlano una variante dell'antica lingua cyrodilica, preferendo evitare le lingue tamrieliche e separandosi dalla tradizione convenzionale di Tamriel, perfino più dei loro cugini elfici meno civilizzati. Nel temperamento sono foschi e taciturni, sebbene questo sia il punto di vista di un osservatore esterno (o "pellani" nella loro lingua) e indubbiamente agiscono differentemente nell'ambito delle loro stesse tribù.

    In effetti, uno dei più eccellenti saggi dell'Università di Gwilym era un elfo ayleid civilizzato, Tjurhane Fyrre (1E 2790 - 2E 227), le cui opere pubblicate sugli elfi selvaggi suggeriscono una cultura energica e briosa. Fyrre è uno dei pochissimi ayleid a parlare liberamente del suo popolo e della sua religione. Egli stesso dichiara "la natura delle tribù ayleid ha molteplici sfumature, le loro personalità spesso appaiono ferocemente diverse da quelle delle tribù confinanti" (Fyrre, T., Natura della poesia ayleidica, p. 8, Stampa dell'Università di Gwilym, 2E 12).

    Come ogni cultura aliena, gli elfi selvaggi spesso temevano il semplice popolo di Tamriel. Gli ayleid continuano a rappresentare uno dei più grandi enigmi del continente di Tamriel. Compaiono spesso nelle pagine della storia scritta con vari ruoli e comunque soltanto come una singolare visione in cui il cronista si è imbattuto prima del suo svanire nel folto dei boschi. Laddove la probabile invenzione venga filtrata dalla comune leggenda, ciò che rimane è poco più che nulla. Le misteriose culture degli ayleid sono rimaste avvolte nel mistero fin dalla Prima Era e possono indubbiamente restare tali ancora per millenni a venire.
     
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  11. Varil

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    L'ultimo re degli ayleid


    di
    Herminia Cinna

    Gli ayleid, o elfi alti delle terre centrali, governarono su Cyrodiil nei lunghi anni del Mito prima dell'inizio della storia documentata. Una delle prime date registrate, in realtà, si riferisce alla caduta della Torre di Oro Bianco in data 1E 243, comunemente considerato l'anno della caduta degli ayleid.

    Sebbene la dominazione ayleid su Cyrodiil fosse terminata in data 1E 243, fu solo una delle fasi più ovvie dell'approssimarsi di un lungo declino. I primi due secoli della Prima Era videro una serie di scontri sempre più violenti tra i grandi signori ayleid di Cyrodiil. Sembra che Alessia abbia approfittato di un periodo di guerra civile per lanciare la sua rivolta. Gli storici dell'Impero hanno tradizionalmente attribuito la sua vittoria all'intervento di Skyrim, ma a quanto pare ha potuto disporre anche del significativo sostegno dei signori ayleid ribelli durante l'assalto alla Torre di Oro Bianco.

    L'immagine comune degli alyeid che li vede come brutali schiavisti si basa sulla realtà ma bisogna ricordare anche un altro fatto: un certo numero di principi alyeid continuarono a governare su alcune aree di Cyrodiil dopo il 263, come vassalli della nuova imperatrice. Ciò suggerisce che il governo degli alyeid non fosse universalmente detestato oppure cha Alessia e i suoi successori furono molto più pragmatici di quanto non si sia creduto tradizionalmente o forse entrambe le cose.

    Comunque, gli scavi eseguiti in alcuni siti degli alyeid mostrano un'occupazione continua e perfino l'espansione durante il cosiddetto Periodo Tardo-alyeid (1E 243 - 498). All'inizio, molti signori alyeid continuarono a governare come vassalli del nuovo regime umano. In alcuni casi, i sostenitori alyeid di Alessia vennero anche ricompensati con nuove terre sottratte ai nemici sconfitti. Non è chiaro fino a quando durò lo schiavismo sotto l'Impero di Cyrodiil. Gli umani continuarono ad abitare nelle zone governate dagli alyeid di Cyrodiil, ma non vi è niente che possa farci conoscere le condizioni di questa dominazione.

    Dall'inizio si trattò di una relazione difficile e destinata a non durare a lungo. Il risentimento generato dalla continua presenza dei nobili alyeid nell'Impero costituì un fattore importante per la nascita del cosiddetto Ordine Alessiano fondato da Maruhk. Le prime vittime degli alessiani furono gli alyeid di Cyrodiil. Nei primi anni del 300, le comunità alyeid sopravvissute nelle aree governate dagli umani furono sterminate una a una e i rifugiati andarono a incrementare il potere dei feudi alyeid rimanenti.

    Perciò, nel 361, gli alessiani presero il controllo dell'Impero e imposero le loro dottrine su tutto il territorio. I feudi alyeid vennero aboliti. L'applicazione di questo editto non sembra avere richiesto un eccessivo uso della forza, sembra che a questo punto, il potere e il destino così a lungo previsto fossero così manifestatamene contrari, che la maggior parte dei nobili alyeid semplicemente abbandonò Cyrodiil e alla fine, fu assorbita dalle popolazioni elfiche di Valenwood e High Rock. In effetti, la nascita dell'egemonia Direnni può essere collegata a questo esodo di alyeid da Cyrodiil (una connessione finora poco studiata dagli storici).

    Inoltre, parte di una popolazione alyeid sembra essere sopravvissuta al dominio degli alessiani, perché sappiamo di un "ultimo re degli alyeid" che si unì alla battaglia delle Terre di Glenumbria durante la quale i Direnni sconfissero definitivamente gli alessiani nel 482. Non sappiamo nulla, invece, di come sopravvissero le popolazioni di questo re nel secolo precedente. Non sappiamo nemmeno chi fossero, sebbene recenti ricerche facciano riferimento a Nenalata come possibile "tomba" di questo "ultimo re". Sfortunatamente, allo stato attuale delle cose, non ci sono più fondi per un'adeguata ricerca scientifica sulle rovine e la risposta a questa e altre domande dovrà essere lasciata alle generazioni future.
     
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  12. Varil

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    Remanada (TES IV: Oblivion)

    Capitolo 1
    Sancre Tor e
    la nascita di Reman

    E in quei giorni, l'Impero cyrodilico era crollato, vivo solo nella memoria, a causa di guerre, violente carestie e governanti scellerati. L'ovest era stato separato dall'est e la rottura di Colovia si protrasse per quasi quattrocento anni. La terra soffriva a seguito di quelle divisioni. I sovrani delle terre occidentali, di Anvil e Sarchal, di Falkreath e Delodiil, un tempo degni di onore, divennero, per superbia e abitudini, come baroni ladri e dimenticarono i patti. Nelle terre centrali, le cose non andavano meglio, con studiosi delle arti arcane e falsi principi della luce persi nello stordimento e dediti a studi ignobili, senza che nessuno sedesse sul trono per intere, grigie, generazioni. I rettili e i loro ammonimenti rimasero inascoltati e la terra si colmò di fantasmi e di profonde tane scavate in freddi rifugi. Si narra che perfino Chim-el Adabal, l'Amuleto dei Re della gloria, fosse stato smarrito e che il popolo non trovasse ragioni per cercarlo.

    E fu in quell'oscurità che Re Hrol si mosse dalle terre oltre la perduta Twil, con una sortita di diciassette cavalieri, tutti figli e figlie delle terre dell'ovest. Hrol aveva visto la venuta dei rettili nelle sue visioni e cercava di ricomporre tutte le frontiere dei suoi antenati. E a quell'esercito apparve alla fine uno spirito che assomigliava proprio a El-Estia, regina dei tempi antichi, recante nella mano sinistra il fuoco di drago degli aka-tosh e nella mano destra i gioielli del patto; sul petto aveva una ferita che versava inutilmente sui piedi lacerati. Vedendo El-Estia e Chim-el Adabal, Hrol e i suoi cavalieri gemettero, si inginocchiarono e pregarono che tutto andasse per il meglio. Lo spirito disse loro: "Sono lo spirito guaritore di tutti gli uomini e la madre dei draghi ma dato che vi siete allontanati così tante volte da me, anch'io mi allontanerò finché non avrete capito il mio dolore che rende mortali voi e la vostra terra.

    E lo spirito si allontanò e loro si sparsero fra le colline e le foreste per trovarla, rattristati per essersi trasformati in persone scellerate. Hrol e il suo thane scudiero furono gli unici a trovarla; il sovrano le parlò dicendole: "Vi amo dolce Aless, tenera sposa di Shor e di Auri-el e del Toro Sacro e vorrei restituire la vita a questa terra, non con il dolore, ma tornando ai fuochi di drago dei patti, per riunire le terre dell'est e dell'ovest e liberarci di tutte le rovine. E il thane scudiero vide lo spirito palesarsi al suo re e scolpire su una pietra lì vicina le parole "E HROL AMÒ SU UNA COLLINETTA" prima di sprofondare nei sospiri della loro unione.

    Quando gli altri quindici cavalieri raggiunsero il Re Hrol, lo trovarono morto per le fatiche appoggiato a un cumulo di fango. E si separarono, ciascuno per la sua strada; alcuni impazzirono e i due che fecero ritorno alla loro terra natia oltre Twil non dissero nulla di Hrol, vergognandosi di lui.

    Ma dopo nove mesi quel cumulo di fango divenne una montagnola e fra i pastori e i tori circolavano voci. Una piccola comunità di credenti si radunò attorno a quella collina che stava crescendo durante i primi giorni di forte agitazione e furono i primi a chiamarla la Collina d'Oro, Sancre Tor. La pastorella Sed-Yenna si avventurò a salire in cima alla collina quando udì il primo grido. Sulla sommità vi trovò il frutto dell'unione, un bambino che chiamò Reman, ovvero Luce degli Uomini.

    E sulla fronte del bambino c'era il Chim-el Adabal, vivo, con i fuochi di drago d'un tempo e la promessa divina, e nessuno osò fermare Sed-Yenna quando salì i gradini della Torre di Oro Bianco per porre il piccolo Reman sul suo trono, dove parlò come un adulto dicendo "IO VENGO DA CYRODIIL".


    Capitolo 2
    Il Cavaliere Renald
    spadaccino del maiale


    E nei giorni dell'interregno, Chim-el Adabal fu nuovamente smarrito fra le insignificanti guerre dei sovrani divenuti barbari. Le terre dell'ovest e dell'est conobbero una profonda divisione e tutti i territori esterni vedevano Cyrodiil come un covo di uomini rettile e di serpenti. E per altri quattrocento anni, il regno di Reman rimase diviso e solo la trama di un gruppo di fedeli cavalieri impedì che tutte le frontiere venissero abbattute.

    Quei fedeli cavalieri non avevano un nome all'epoca, ma erano noti per le loro spade dell'est e per gli occhi dipinti e si mormorava che fossero i discendenti della guardia del corpo del vecchio Reman. Uno di loro, chiamato il Cavaliere Renald, scoprì la prodezza di Cuhlecain e lo appoggiò per salire al trono. Solo in seguito sarebbe stato svelato che Renald aveva fatto tutto ciò per avvicinarsi a Talos, ben presto Stormcrown, il glorioso e tutt'ora Imperatore Tiber Septim. Solo in seguito si seppe che era ancora istruito da un maiale.

    Lunga gloria sarà concessa ai cavalieri del vessillo del dragone che non conoscevano altri ed erano fratelli prima di attraversare molti mari e adesso erano fratelli per la legge denominata la resa degli spadaccini di Passo del Pale. E avendo sangue di vampiro, quei cavalieri fratelli vissero a lungo durante il regno di Reman e anche oltre, quindi vegliarono sul suo pupillo, Versidue-Shaie, il Re Serpente. Il capitano rettile Vershu divenne Renald, il protettore dei territori di nord-ovest, quando un nero dardo colpì Savirien-Chorak.

    [Qui alcune pagine strappate indicano che il resto di questo antico libro è andato perduto].
     
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  13. Varil

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    Trattato sulle città ayleidiche (TES IV: Oblivion)


    Trattato sulle città ayleidiche:
    Varsa Baalim e il Nefarivigum
    La prova di Dagon

    Capitolo decimo


    Non sarò il primo studioso a indicare una combinazione di intenti benevoli e arroganza da parte degli ayleid come causa di molte disgrazie per i vecchi elfi delle terre centrali.

    Il Nefarivigum, una malvagia creazione di Mehrunes Dagon, fu costruito per vigilare sul pellegrino che sarebbe giunto lì e avrebbe superato una sconosciuta prova di valore. Si dice che questo pellegrino sarebbe stato ricompensato con il Rasoio di Mehrunes, una lama letale con cui Dagon in persona poteva reclamare le anime di coloro che ne venivano colpiti.

    Gli ayleid cercarono il Nefarivigum animati da buone intenzioni. Ma l'arroganza fece loro credere di riuscire a respingere chiunque avesse cercato di ottenere il Rasoio. Così venne costruita Varsa Baalim, una grande città circolare e labirintica quando il governo ayleid era al suo apice.

    I pellegrini giunsero a Varsa Baalim, e per anni gli elfi ne respinsero molti, finché un vampiro non riuscì a penetrare nella città senza farsi vedere. I mer vennero contagiati, e la città sprofondò in un delirio di follia e distruzione. Presto sembrò che non fosse rimasto più nessuno a impedire che il Rasoio venisse trovato.

    Poi, all'improvviso, Varsa Baalim scomparve. La storiografia non ha ancora stabilito se ciò avvenne per un qualche tipo di misura estrema, per un cataclisma naturale o per l'intervento diretto dei Divini. A ogni modo il risultato è ben noto: le montagne del Niben orientale inghiottirono Varsa Baalim, e con essa il Nefarivigum, dov'è rimasta nascosta fin dai primi giorni della Prima Era.

    Se la storia è vera allora da qualche parte nel versante orientale della Valle del Niben, dove la civiltà è a malapena giunta nel corso degli anni, il Nefarivigum giace e attende, in una città piena di abomini non-morti sepolta nelle fredde viscere della montagna.
     
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  14. Varil

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    Magia dal cielo (TES IV: Oblivion)


    di
    Irlav Jarol


    Gli antichi ayleid credevano che il Nirn fosse composto da quattro elementi di base: la terra, l'acqua, l'aria e la luce, e di questi quattro elementi, ritenevano che l'aspetto più sublime della luce fosse il chiarore delle stelle. Le stelle sono il nostro anello di congiunzione con il piano di Aetherius, la fonte di tutti i poteri magici, pertanto dalle stelle proviene il più potente ed esaltato di tutti i poteri magici.

    Di tanto in tanto, alcuni frammenti di Aetherius cadono dal cielo. Il popolo conosce tali frammenti con il nome di "stelle cadenti" e talvolta, questi frammenti eterei vengono rinvenuti nel Nirn. I tipi più comuni sono conosciuti come ferro meteoritico; tale metallo è molto apprezzato da armaioli e maestri di incantesimi per le sue proprietà ed è utilizzato per forgiare armi e armature incantate. Il ferro meteoritico è anche il principale componente dei pozzi degli ayleid, antichi manufatti incantati rinvenuti in tutta Cyrodiil.

    Un'altra forma di frammento etereo, più raro, è chiamata "cristallo meteoritico". È da questi frammenti che si ottengono altri rari manufatti incantati degli ayleid, le Pietre di Welkynd e Varla.

    I pozzi degli ayleid sono sparsi in tutta Cyrodiil. Le loro collocazioni sono un mistero. Non sono associati a nessuna delle città o degli insediamenti ayleid. Si presume che in qualche modo, attingano i loro poteri magici dal chiarore delle stelle. Si sostiene inoltre, pur senza evidenza o supporto alcuno, che siano stati collocati nei punti di incontro di antiche linee di poteri magici, ma le moderne arti arcane non hanno rilevato prove tangibili dell'esistenza di tali linee di potere.

    Coloro dotati di talento magico, possono attingere magicka dai pozzi degli ayleid per ripristinare le proprie riserve di poteri magici. Non sono necessari rituali o arcane conoscenze, il che fa pensare che tali pozzi fossero destinati a servire persone non erudite nelle arti magiche. Una volta svuotati, i pozzi si riempiono nuovamente solo alla mezzanotte magica. Una volta ricaricati, sembrano irradiare poteri magici nel cielo, il che porta alcuni a teorizzare che si tratti di oggetti con importanza religiosa o con un certo peso nei rituali magici, forse un mezzo per restituire la magia ai cieli.

    Le Pietre di Welkynd (in aldmeris "pietra del cielo"; letteralmente, "figlia del cielo") sono frammenti e cristalli meteoritici incantati che apparentemente agiscono come riserve di poteri magici. Una persona con talenti magici può ripristinare le proprie riserve di magicka grazie a queste pietre. Ahimè, il metodo per reintegrare il potere di queste pietre sarebbe andato perduto insieme agli ayleid. Attualmente, tali oggetti si riducono semplicemente in polvere dopo essere stati utilizzati.

    Le grandi Pietre di Welkynd sono frammenti eccezionalmente grandi di cristallo meteoritico incantato. Gli studiosi ritengono che al cuore di ciascuna antica città ayleid, vi fosse una grande Pietra di Welkynd, come fonte di incantesimi magici per l'insediamento. Forse, queste grandi pietre erano in qualche modo collegate a quelle più piccole per reintegrare e mantenere il proprio potere. A ogni modo, non è possibile condurre ricerche su queste grandi Pietre Welkynd, in quanto tutte le rovine ayleid conosciute sono state depredate e non si ha notizia di alcun campione rimasto.

    Un altro raro oggetto per incantesimi rinvenuto fra le rovine ayleid è chiamato la Pietra di Varla (in aldmeris "pietra delle stelle"). Le Pietre di Varla sono straordinariamente potenti e consentono a persone inesperte di ripristinare l'energia magica di qualsiasi oggetto magico. Dato il loro grande valore e utilità, tali oggetti sono veramente rari, ma visto che sono di ridotte dimensioni e facilmente occultabili, gli esploratori più attenti possono ancora rinvenirli, occasionalmente, in tutte le rovine ayleid.

    Pozzi ayleid. Pietre di Welkynd. Pietre di Varla. Prendiamo in esame queste meraviglie degli incantesimi magici. Dobbiamo forse concludere che gli ayleid erano una razza con una cultura superiore? Erano forse così superiori a noi per arti e abilità da prendersi gioco dei deboli poteri dei maghi della Terza Era?

    Giammai! Gli ayleid erano potenti, è vero, e ingegnosi ma non erano né abili, né saggi ed è per questo che furono annientati. Le loro opere sono scomparse dal Nirn, tranne quei rari e scintillanti tesori. Le loro antiche città sono oscure e vuote a eccezione dei sinistri resuscitati e degli spiriti inquieti condannati per sempre a vagare nelle sale, con la loro malinconia a guardia di ossa e polvere.
     
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  15. Varil

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    L'Amuleto dei Re (TES IV: Oblivion)


    di
    Wenengrus Monhona


    Nei primi anni della Prima Era, una potente razza di elfi chiamati ayleid, o elfi alti delle terre centrali, governava il cuore di Tamriel con pugno di ferro. Gli alti e superbi ayleid confidavano nei loro protettori, i perfidi signori daedra, per ottenere armate intere di daedra e spiriti morti. Con quegli indomabili eserciti stregati, gli ayleid depredarono senza pietà le giovani razze degli uomini, massacrandole o riducendole in schiavitù a loro piacimento.

    Intercedendo a favore delle razze umane sofferenti, Sant'Alessia, la prima nella discendenza di Cyrodiil, invocò l'aiuto di Akatosh, il Drago Dio del Tempo e sovrano dei nobili aedra. Akatosh, guardando con pietà alla condizione degli uomini, versò sangue prezioso dal suo stesso cuore e benedì Sant'Alessia con quel sangue di drago. Quindi strinse un patto che finché i futuri discendenti di Alessia si fossero dimostrati fedeli al sangue del drago, Akatosh si sarebbe impegnato a sigillare i Cancelli dell'Oblivion e a negare le armate di daedra e non-morti ai loro nemici, gli ayleid adoratori di daedra.

    In memoria di quel patto, Akatosh diede ad Alessia e ai suoi discendenti l'Amuleto dei Re e gli Eterni Fuochi di Drago della Città Imperiale. Così Alessia divenne la prima gemma nel cyrodilico Amuleto dei Re. Quella gemma è il diamante rosso al centro dell'Amuleto. È il simbolo dell'Impero e in seguito della discendenza dei Septim. È circondato da altre otto gemme, una per ciascuno dei divini.

    Finché l'Impero conserverà la fede in Akatosh e nella sua stirpe e finché gli eredi di Alessia porteranno l'Amuleto dei Re, Akatosh e la sua divina stirpe manterranno una solida barriera fra Tamriel e il regno dell'Oblivion, cosicché l'uomo mortale non debba mai temere le devastanti schiere invocate dai signori daedra.

    Ma se nell'Impero dovesse estinguersi la devozione per i Nove Divini, o se il sangue degli eredi di Alessia dovesse fermarsi, allora le barriere poste fra Tamriel e il regno daedrico cadranno e gli adoratori dei daedra potranno invocare i daedra minori e gli spiriti non-morti per affliggere le razze degli uomini.
     
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  16. Varil

    Varil Galactic Guy

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    La leggendaria Sancre Tor

    di
    Matera Chapel

    Durante le conquiste di Skyrim (1E 240-415), gli ambiziosi conti delle alture, invidiosi delle conquiste e della ricchezza dei loro cugini nordici a High Rock e Morrowind, cercarono le loro opportunità a sud, oltre i bastioni delle Montagne di Jerall. Le Montagne di Jerall si rivelarono una barriera troppo imponente e il Cyrodiil settentrionale, un premio troppo poco attraente per motivare le invasioni dei nord. Tuttavia, Alessia assoldò numerose bande di ambiziosi guerrieri nord e bretoni come mercenari, promettendo loro ricche terre e concessioni commerciali. Una volta stabiliti tra i vittoriosi abitanti di Cyrodiil alessiani, i guerrieri e i maghi guerrieri nord e bretoni si integrarono velocemente nella fiorente e prospera cultura nibeneana.

    Alessia ricevette l'ispirazione divina per la sua ribellione degli schiavi a Sancre Tor e qui fondò la sua città santa. Le miniere di Sancre Tor offrirono una certa ricchezza, ma a causa del terreno arido e del clima rigido di questo remoto luogo sulle montagne, il cibo e gli altri beni dovevano essere importati dalle terre centrali. Inoltre, le fortune di questo luogo, posizionato in uno dei pochi passi dei monti di Jerall, furono soggette all'instabilità delle relazioni con Skyrim. Quando le relazioni con Skyrim erano buone, questo posto prosperava grazie al commercio e all'alleanza. Quando peggioravano, invece, era soggetto all'assedio e all'occupazione da parte dei nord.

    Con il declino dell'Ordine Alessiano (1E 2321 circa), la sede dell'autorità religiosa di Cyrodiil venne spostata a sud nella Città Imperiale, ma Sancre Tor rimase una fortezza di montagna e un importante centro religioso fino alla fine della settima dinastia. Nell'anno 2E 852, la città stava soffrendo sotto una delle periodiche occupazioni da parte degli invasori di Skyrim e High Rock. Re Cuhlecain inviò il suo nuovo generale, Talos, a riconquistare la città e a cacciare gli invasori del nord. Durante il suo assedio, Sancre Tor fu distrutta e abbandonata. Avendo compreso la debolezza strategica del luogo, il generale Talos, che diventerà in seguito Tiber Septim, decise di abbandonare Sancre Tor e durante il suo regno non venne fatto alcuno sforzo per ricostruire la città o la fortezza.

    Gli storici alessiani affermarono che Sancre Tor era magicamente nascosta e difesa dagli dei. Documenti relativi alle ripetute sconfitte e occupazioni di Sancre Tor da parte degli invasori del nord smentiscono questa affermazione. L'entrata alla fortezza era infatti nascosta da un incantesimo e la fortezza e il suo labirintico complesso sotterraneo erano difesi da trappole e illusioni magiche. Tuttavia, durante un assedio, i loro segreti furono rivelati ai nord dagli stessi stregoni bretoni che le avevano ideate.

    Una parte sopravvissuta della leggenda di Sancre è quella relativa alle antiche tombe degli imperatori Reman. In seguito alla sconfitta degli invasori akaviri, Sancre Tor godette di un breve periodo di rinascita, caratterizzato da ricchezza e cultura, sotto il regno di Reman Cyrodiil e dei suoi discendenti, Reman II e Reman III. Facendo risalire la sua discendenza a Sant'Alessia e seguendo la tradizione secondo la quale Sant'Alessia fu sepolta nelle catacombe sotterranee di Sancre Tor [1], Reman costruì una splendida area funeraria nelle profondità dei passaggi sotterranei della vecchia fortezza. Qui l'ultimo imperatore Reman, Reman III, fu sepolto nella sua tomba con l'Amuleto dei Re.

    Durante il Saccheggio di Sancre Tor, si dice che il generale Talos si sia impossessato dell'Amuleto dei Re prelevandolo dalla tomba di Reman III. I teologi attribuiscono i lunghi secoli di disordini politici ed economici che seguirono il crollo della dinastia Reman alla perdita dell'amuleto e associano la rinascita dell'impero cyrodilico nella Terza Era al recupero dello stesso dalla tomba di Reman III da parte di Tiber Septim.

    Sancre Tor giace in rovina dall'inizio della terza era e la regione circostante è virtualmente disabitata. Ora tutte le comunicazioni con il nord avvengono tramite i passi situati presso Chorrol e Bruma e la fortezza e i passaggi sotterranei di Sancre Tor sono diventati il rifugio di diverse tribù selvagge di goblin.

    [1] Secondo un'altra leggenda, Sant'Alessia è sepolta nel luogo dove sorge il Tempio dell'Unico nella Città Imperiale. Il vero luogo di sepoltura di Sant'Alessia è sconosciuto.
     
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    Opusculus Lamae Bal


    Opusculus Lamae Bal ta Mezzamortie
    Un breve resoconto di Lamae Bal e i morti inquieti


    Mabei Aywenil, scrivano

    Traduzione a cura di
    Università di Gwylim, 3E 105

    Quando il barlume diventa luce, l'ombra diventa oscurità. Così accadde che il daedra Molag Bal osservò l'aedra Arkay e lo giudicò orgoglioso del suo dominio sulla morte dell'uomo e dei mer, ed era la verità.

    Bal, la cui sfera è l'oppressione sfrenata e l'intrappolamento delle anime mortali, cercò di ostacolare Arkay, che sapeva che né uomo né mer, né bestia di tutto il Nirn avrebbe potuto sottrarsi alla morte. L'aedra non aveva dubbi sulla sua sfera e così Molag Bal assalì il Nirn per sconfiggere la morte.

    Tamriel era ancora giovane e traboccante di pericolosa e prodigiosa magicka quando Bal fece la sua comparsa sotto forma di uomo e prese una vergine, Lamae Beolfag, dai popoli Nedic. Selvaggio e insensibile all'amore, Bal profanò il suo corpo e le sue urla diventarono i venti ululanti che tormentano ancora alcuni fiordi di Skyrim. Versando una sola goccia del sangue dalle sue sopracciglia, Bal lasciò il Nirn, dopo avere seminato la sua ira.

    Profanata e priva di sensi, Lamae fu trovata dai nomadi che si presero cura di lei. Dopo due settimane, una maga nomade avvolse la defunta Lamae in un manto. Come da usanza, i nomadi appiccarono un falò per immolare le sue spoglie. Quella notte, Lamae si alzò dal rogo funerario e attaccò la congrega di streghe, ancora in fiamme. Sgozzò le donne, divorò gli occhi dei bimbi e violentò gli uomini con la stessa brutalità che Bal aveva usato su di lei.

    E così, Lamae, (che noi conosciamo come la matrona di sangue) sfogò la pena del suo aspetto orribile sul popolo di Tamriel dando il via a una serie di terrori senza fine, da cui si generarono i vampiri: i più astuti degli orrori notturni. E così il flagello dei non-morti si scatenò su Tamriel, prendendosi gioco del ciclo di vita e morte di Arkay per tutte le epoche a venire degli et'Ada e nella sua tristezza Arkay sapeva che tutto ciò era irreversibile.
     
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    Prove di Sant'Alessia


    Akatosh fece un patto con Alessia in quei giorni ormai così remoti. Raccolse le intricate trame dell'Oblivion e le legò saldamente con i tendini sanguinanti del suo cuore, quindi le diede ad Alessia, dicendo: "Questo sarà il mio pegno per te, che finché il tuo sangue e il tuo giuramento saranno mantenuti, così il mio sangue e il mio giuramento lo saranno altrettanto. Questo pegno sarà l'Amuleto dei Re e un patto dovrà essere stretto tra noi, poiché io sono il Re degli Spiriti e tu sei la Regina dei Mortali. Come tu sarai testimone per tutti gli esseri mortali, così io sarò testimone per tutti gli spiriti immortali".

    E Akatosh trasse dal suo petto una coppa ardente del sangue del suo cuore e la versò nelle mani di Alessia dicendo: "Questo sarà un pegno per te del nostro sangue unito e della nostra promessa di fede. Finché tu e i tuoi discendenti porterete l'Amuleto dei Re, questo fuoco di drago arderà di fiamma eterna come segno per gli uomini e gli dei della nostra fedeltà. E finché gli Eterni Fuochi di Drago arderanno, giuro a te e a tutti i tuoi discendenti che il sangue del mio cuore manterrà saldi i Cancelli dell'Oblivion.

    E aggiunse: "Finché il sangue del drago scorrerà vigorosamente nei suoi sovrani, la gloria dell'Impero si estenderà senza fine negli anni. Ma se si spegneranno, o se nessun erede del nostro sangue unito porterà l'Amuleto dei Re, allora l'Impero cadrà nell'oscurità e i demoni signori del caos governeranno la terra".

    -- dalla liturgia della Nuova Accensione dei Fuochi di Drago
     
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    Il libro del Sangue di Drago (TES V: Skyrim)

    Il libro del Sangue di Drago

    di
    Priore Emelene Madrine
    Ordine di Talos
    Priorato di Weynon

    Anno 360 della Terza Era
    Ventunesimo del regno di
    sua maestà Pelagius IV

    Sono in molti ad avere udito il termine "Sangue di Drago", visto che siamo governati dagli "imperatori Sangue di Drago", ma il vero significato rimane spesso incompreso. Per quelli come noi che fanno parte dell'Ordine di Talos, si tratta di un argomento vicino e caro ai nostri cuori e in questo libro cercherò di far luce sulla storia e il significato dei Sangue di Drago comparsi nei secoli.

    La maggior parte degli studiosi concorda che il termine fu inizialmente utilizzato in occasione del Patto di Akatosh, quando la benedetta Sant'Alessia ricevette l'Amuleto dei Re e i Fuochi di Drago nel Tempio dell'Unico furono accesi per la prima volta. "Akatosh, guardando con pietà alla condizione degli uomini, versò del sangue prezioso dal suo stesso cuore e con esso benedì Sant'Alessia. Dopodiché, strinse un patto: finché i futuri discendenti di Alessia sarebbero rimasti fedeli al sangue del drago, Akatosh si sarebbe impegnato a sigillare i Cancelli per l'Oblivion, impedendo alle armate di daedra e non-morti di entrare in contatto con i loro nemici, gli ayleid adoratori di daedra". Coloro che furono benedetti da Akatosh con il "sangue del drago" divennero conosciuti più semplicemente come Sangue di Drago.

    Il collegamento con i regnanti dell'Impero era presente fin dall'inizio: solo i Sangue di Drago erano in grado di indossare l'Amuleto dei Re e appiccare i Fuochi di Drago. Tutti i regnanti legittimi dell'Impero sono stati Sangue di Drago: gli imperatori e le imperatrici del primo Impero cyrodilico fondato da Alessia, Reman Cyrodiil e i suoi eredi, e ovviamente Tiber Septim e relativi discendenti, fino ad arrivare all'imperatore corrente, sua maestà Pelagius Septim IV.

    Tuttavia, a causa di questi collegamenti con gli imperatori, l'altro significato di Sangue di Drago è stato oscurato e largamente dimenticato da tutti, salvo dagli studiosi e da quelli che come noi sono al servizio del sacro Talos, al tempo Tiber Septim. In pochi si rendono conto che essere Sangue di Drago non è una semplice questione ereditaria: essendo una benedizione dello stesso Akatosh, come e perché venga concessa esula dalla nostra comprensione. Chi diventa imperatore e accende i Fuochi di Drago è sicuramente un Sangue di Drago: le prove incontestabili sono indossare l'amuleto e appiccare i fuochi. Ma in merito agli imperatori ci si chiede: erano già dei Sangue di Drago con queste abilità o è stata la benedizione di Akatosh a discendere su di loro? Tutto quello che possiamo dire è che sono entrambe le cose, o nessuna: un mistero divino.

    Ovviamente, la discendenza dei Septim è stata tutta composta di Sangue di Drago ed è uno dei motivi per cui l'ereditarietà è data per scontata. Ma sappiamo per certo che i primi governanti cyrodilici non erano imparentati. Inoltre, non esistono prove che Reman Cyrodiil fosse un discendente di Alessia, nonostante le molte leggende a favore della tesi, la maggior parte delle quali risalgono al tempo di Reman e probabilmente tentano di legittimarne il governo. Sappiamo che le Blade, generalmente intese come le guardie del corpo dell'imperatore, ebbero origine dai crociati akaviri che invasero Tamriel alla fine della Prima Era. A quanto pare, erano alla ricerca di un Sangue di Drago (gli eventi del Passo del Pale lo confermano) e gli akaviri furono i primi a proclamare Reman Cyrodiil come tale. Infatti, furono gli akaviri a fare gli sforzi maggiori per promuovere la sua posizione di imperatore (anche se Reman stesso non assunse mai quel titolo in vita sua) e sicuramente non è noto alcun collegamento ereditario fra Tiber Septim e i precedenti Sangue di Drago di Tamriel.

    La possibile esistenza di più Sangue di Drago contemporaneamente, è un altro mistero. Gli imperatori hanno fatto del loro meglio per seppellire questo dilemma, ma ovviamente la successione imperiale giustifica la presenza di almeno due o più potenziali Sangue di Drago allo stesso momento: il regnante e l'erede. Anche la storia delle Blade accenna a questo fatto: sebbene si conosca poco della loro attività durante l'interregno fra l'Impero di Reman e l'ascesa di Tiber Septim, molti credono che durante questo periodo le Blade continuarono a cercare e proteggere coloro che ritenevano essere Sangue di Drago, potenziali o meno.

    Per concludere, giungiamo alla domanda: cosa significa veramente essere un Sangue di Drago? Il collegamento con i draghi è talmente ovvio da essere quasi dimenticato: in questi giorni in cui i draghi sono un ricordo lontano, dimentichiamo che nei tempi antichi essere Sangue di Drago significava possedere fisicamente "il sangue di drago". Alcuni studiosi credono che fosse da intendersi quasi letteralmente, anche se il vero significato ci sfugge. I nord raccontano di eroi Sangue di Drago come dei grandi ammazzadraghi, in grado di assorbire il potere delle bestie uccise. Infatti, è risaputo che, durante la loro invasione, gli akaviri diedero la caccia a molti draghi e li sterminarono e secondo alcune prove questa pratica continuò anche dopo essere diventati la Guardia del Drago di Reman Cyrodiil (un altro collegamento con i draghi): i diretti predecessori delle moderne Blade.

    Vi lascio con quella che è conosciuta come la profezia del Sangue di Drago. Si dice spesso che abbia origine da un'Antica pergamena, nonostante a volte sia anche attribuita agli antichi akaviri. In molti hanno tentato di decifrarla e in tanti hanno anche creduto che i suoi presagi si fossero avverati e che l'avvento dell'ultimo Sangue di Drago fosse prossimo. Non intendo speculare a riguardo, ma a mio avviso suggerisce che il vero significato del dono di Akatosh al genere umano debba essere ancora pienamente compreso.

    Quando il malgoverno si insedia agli otto angoli del mondo.

    Quando la Torre d'Ottone cammina e il Tempo viene rimodellato.

    Quando il tre volte benedetto fallisce e la Torre Rossa trema.

    Quando il sovrano Sangue di Drago perde il suo trono e la Torre Bianca crolla.

    Quando la Torre Innevata giace separata, senza re e sanguinante.

    Il Divoratore del Mondo si risveglierà e la Ruota poggerà sull'ultimo Sangue di Drago.


    ndt: vi faccio una breve parafrasi della profezia su descritta, perchè contiene molto più di quanto possa sembrare. Ogni frase è un riferimento alla trama principale di ogni TES.
    "Quando il malgoverno si insedia agli otto angoli del mondo". Il malgoverno è un riferimento all'Oblivion, i Principi Daedrici vengono spesso nella lore descritti come i Signori del Malgoverno (Lords of Misrule, in inglese). Gli otto angoli sono le otto province di Tamriel. Infatti in TES I: Arena succede che Jagar Tharn prende il posto dell'imperatore e apre i cancelli dell'Oblivion su Tamriel. E l'unico modo per sconfiggerlo è riforgiare il Bastone del Caos, costituito da otto frammenti sparsi in ognuna delle province.
    "Quando la Torre d'Ottone cammina e il Tempo viene rimodellato.". Chiaro riferimento a TES II: Daggerfall. Torre d'Ottone cha Cammina è il Numidium. Il tempo rimodellato è un riferimento alla Curvatura Occidentale, o Miracolo della Pace.
    "Quando il tre volte benedetto fallisce e la Torre Rossa trema." Le tre benedizioni sono l'ALMSIVI, messe in discussione dal ritorno del Nerevarine in TES III: Morrowind. La Torre Rossa è la Montagna Rossa.
    "Quando il sovrano Sangue di Drago perde il suo trono e la Torre Bianca crolla." L'assassinio dell'imperatore in TES IV: Oblivion. La Torre Bianca è la Torre Oro Bianco della Città Imperiale.
    "Quando la Torre Innevata giace separata, senza re e sanguinante.". La Torre Innevata è la Gola del Mondo. Senza re: la morte del Re dei Re per mano di Ulfric e la ribellione e guerra civile in atto a Skyrim al momento di TES V.
    "Il Divoratore del Mondo si risveglierà e la Ruota poggerà sull'ultimo Sangue di Drago.". Ovviamente il Divoratore del Mondo è Alduin. La Ruota è il kalpa, il ciclo che si ripete in eterno: nascita, crescita e infine morte dell'universo.
    Da notare come vengano citate diverse Torri. La spiegazione metafisica sul significato delle Torri viene dato, tanto per cambiare, da Kirkbride in questo prezioso testo: Intercettazioni di Nu-Mantia.
    Il significato del kalpa e del Divoratore del Mondo, Kirkbride li spiega invece in quest'altro testo: Le Sette Battaglie dell'Aldudagga: la Nascita-Divorazione di Dagon.
    Un paio di considerazioni finali: da notare quanto i testi esterni ai giochi di Kirkbride vengano tenuti in grandissima considerazione da Bethesda quando realizza lei stessa contenuti di Lore "ufficiale". Il libro di cui sopra infatti è presente in Skyrim eppure cita le Torri, le profezie, la Ruota, ecc.: tutta roba di Kirkbride esterna ai giochi!
    E infine, se il mondo doveva finire seguendo il suo corso naturale, ma invece il Sangue di Drago lo impedisce sconfiggendo Alduin, quali imprevedibili conseguenze catastrofiche potrebbero derivarne, nel futuro della serie?
    Dal libro Le Sette Battaglie dell'Aldudagga, Alduin, rivolgendosi ad un giovane Mehrunes Dagon, dice: "Stupido piccolo fott*to, sai almeno cosa succederebbe se ciò si verificasse, la mia morte e l'incapacità di divorare e il kalpa lasciato a scorrere per sempre?"
    Beh, che dire? Spettacolo.
     
    Ultima modifica: 23 Giugno 2022
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  20. alaris

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