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Libri di Lore "dimenticati"

Discussione in 'The Elder Scrolls V: Skyrim' iniziata da Varil, 26 Novembre 2018.

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  1. Vampirismo

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  2. Lord Vivec

    6 voti
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  3. La storia di Daggerfall

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  4. Cosmologia, Creazione

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  5. Mitologia Nordica

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  6. Dei e Pantheon poco approfonditi

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  1. Varil

    Varil Galactic Guy

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    È un linguaggio strano come la lingua dei draghi, non so di preciso quale lingua sia.
     
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  2. Varil

    Varil Galactic Guy

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    Dovrebbe essere la lingua Ehlnofex, la lingua degli Antichi, gli Ehlnofey, che erano delle creature semidivine che abitavano su Nirn durante l'Era dell'Alba. Sono i progenitori comuni di umani ed elfi.
     
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  3. alaris

    alaris Supporter

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    Grazie Varil per la delucidazione:)
     
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  4. Varil

    Varil Galactic Guy

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    Aedra e Daedra (TES III: Morrowind)

    I termini "dei", "demoni", "Aedra" e "Daedra", sono universalmente confusi tra i profani e vengono spesso scambiati. "Aedra" e "Daedra" non sono termini correlati. Sono entrambi elfici e e precisi. Azura è un daedra a Skyrim e a Morrowind. "Aedra" è solitamente tradotto come "antenato", il termine più vicino al nostro cyrodiilico, mentre "Daedra" significa a grandi linee “non antenato”. Questa distinzione era cruciale tra i dunmer, la cui spaccatura ideologica fondamentale è rappresentata dalla loro genealogia leggendaria.

    Gli Aedra sono associati alla stasi. I Daedra al cambiamento. Gli Aedra hanno creato il mondo mortale e sono vincolati alle ossa della terra. I Daedra, che non possono creare, hanno il potere di cambiare.

    Come parte del disegno di creazione divino, gli Aedra possono essere uccisi. Ne sono una prova Lorkhan e le lune.

    I versatili Daedra, estranei alle leggi comuni, possono essere solo banditi.
     
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  5. Varil

    Varil Galactic Guy

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    L'Eresia Arcturiana (TES III: Morrowind)


    di
    Il reggente
    Ysmir Incorona Re




    Con il suo dio morto, Wulfharth stenta a mantenere la forma. Esce dalla Montagna Rossa e barcolla fino al campo di battaglia. Il mondo è scosso e tutta Morrowind è in fiamme. Un vento tempestoso inizia a montare e soffia le sue ceneri fino a Skyrim.

    A quel punto Wulfharth e i nord si adottano reciprocamente: Ysmir il Vento Grigio, la Tempesta di Kyne, ma attraverso Lorkhan perde la sua identità nazionale. Tutto quello che desidera dai nord è che uccidano il Tribunale. Scatena una tempesta, invia il suo popolo, ma viene respinto dalle forze nemiche. I dunmer sono troppo forti ora. Wulfharth va sottoterra per attendere, ritrovare le energie e ricreare il proprio corpo. Strano a dirsi, è Almalexia a disturbare il suo riposo, evocando il reggente per combattere a fianco del Tribunale contro Ada'Soom Dir-Kamal, il demone akaviri. Wulfharth scompare dopo che Ada'Soom è sconfitto e non ritorna per trecento anni.

    È la voce tonante dei Barbagrigia che lo risveglia. Anche se l'Impero è crollato, si vocifera che un prescelto si farà avanti per ripristinarlo. Questo nuovo imperatore sconfiggerà gli elfi e regnerà su un regno di Tamriel riunito. Naturalmente, Wulfharth pensa che stiano parlando di lui e va direttamente a Hrothgar Alto per sentire le parole dei Barbagrigia. Quando si pronunciano, Ysmir viene ridotto in cenere ancora una volta. Il prescelto non è lui, ma un giovane guerriero di High Rock. Come il Vento Grigio si mette sulle tracce del ragazzo, sente l'avvertimento dei Barbagrigia: ricorda il colore del tradimento, Re Wulfharth.

    Il Reach occidentale è in guerra. Cuhlecain, il re di Falkreath nell'area occidentale di Cyrodiil, versa in cattive acque. Per avanzare una qualsiasi offerta di unificazione delle tenute coloviane, doveva rendere sicuro il suo confine settentrionale, dove i nord e gli abitanti del Reach avevano combattuto per secoli. Si allea con Skyrim nella battaglia di Hroldan Vecchia e a guidare le sue forze c'è Hjalti Prima Barba. Hjalti era del regno isolano di Alcaire, High Rock, e sarebbe diventato Tiber Septim, il primo imperatore di Tamriel.

    Hjalti è un abile tattico, e la sua piccola banda di truppe coloviane e berserker nord sfonda le linee degli uomini del Reach, spingendoli oltre i cancelli di Hroldan Vecchia. Un assedio sembra impossibile, poiché Hjalti non può aspettarsi rinforzi da Falkreath. Quella notte una tempesta fa visita all'accampamento di Hjalti e gli parla nella sua tenda. All'alba, l'uomo raggiunge i cancelli e la tempesta in cielo lo segue: le frecce non possono penetrare i venti che lo circondava. Con un grido abbatte le mura di Hroldan Vecchia e i suoi uomini si riversano all'interno. Dopo la vittoria, i nord lo definiscono Talos, o Corona Tempestosa.

    Cuhlecain, con il suo nuovo invincibile generale, unifica il Cyrodiil occidentale in meno di un anno. Nessuno può resistere davanti alle tempeste di Hjalti. Il reggente sa che se Hjalti vuole diventare imperatore di Tamriel, deve prima conquistare le terre centrali dell'est. Hjalti li usa entrambi. Ha bisogno di Cuhlecain nelle tenute coloviane, dove non si fidano degli stranieri, mentre il motivo per cui usa Ysmir è ovvio. Marciano a est, i maghi guerrieri si arrendono davanti alla loro armata, e loro conquistano la fortezza. Prima che Cuhlecain possa essere incoronato, Hjalti uccide segretamente lui e i suoi uomini migliori. Questi omicidi vengono attribuiti ai nemici di Cuhlecain, che, per ragioni politiche, sono ancora nel Reach occidentale. Zurin Arctus, il grande mago guerriero (non il reggente), incorona dunque Hjalti come Tiber Septim, nuovo imperatore di tutta Cyrodiil. Dopo la conquista del trono imperiale, Septim trova l'amministrazione iniziale del regno di Cyrodiil riunito un'opera che richiede troppo tempo. Manda il reggente a gestire l'espansione imperiale a Skyrim e High Rock. Ysmir, consapevole che Tiber Septim potrebbe sembrare in due posti contemporaneamente, lavora dietro le quinte. Questo periodo di diplomazia e governo equilibrato, questa quiete improvvisa finora sconosciuta negli eclatanti racconti della conquista di Talos, sono spiegati in seguito. Nota: la storia dell'assassinio è stata ricamata e ora si dice che è stato lo stesso Talos a essere sgozzato.

    I regni umani vengono conquistati: persino Hammerfell, la cui cattura era ritenuta un compito arduo. Il reggente vuole un'invasione totale, una possibilità di combattere personalmente gli spiriti del vento forestieri, ma Tiber Septim si rifiuta. Ha già ideato un piano migliore, uno che sembrerà legittimare il suo regno. Cyrodiil supporta la fazione perdente di una guerra civile e viene invitata a unirsi. Finalmente, l'Impero può concentrarsi sugli elfi.

    Il reggente continua a esercitare pressioni su Tiber Septim riguardo alla necessità di conquistare Morrowind. L'imperatore non è sicuro che sia un'idea saggia: ha sentito parlare del potere del Tribunale. Il reggente vuole la sua vendetta e ricorda a Tiber Septim che è destinato a conquistare gli elfi e il Tribunale. Arctus sconsiglia tale mossa, ma Septim brama l'ebano di Morrowind, come fonte di denaro per ricostruire Cyrodiil dopo quattrocento anni di guerra. Il reggente gli dice che, con il Tribunale morto, Septim potrà sottrarne il potere e usarlo contro gli elfi alti (sicuramente i vecchi nemici di Lorkhan, prima ancora del Tribunale). L'Isola di Summerset è l'ultima preoccupazione di Tiber Septim. Anche allora, stava pianificando di mandare Zurin Arctus dal re di Alinor per stipulare la pace. Alla fine, il bisogno di ebano ha la meglio. L'Impero invade Morrowind e il Tribunale si arrende. Le condizioni dell'Armistizio includevano una clausola di non interferenza con il Tribunale e, agli occhi del reggente, una convalida delle loro credenze religiose. Ysmir è furioso e abbandona l'Impero. Questo è stato il tradimento di cui parlano i Barbagrigia. O almeno così crede.

    Senza il potere del reggente, tutte le idee di conquista di Tamriel svaniscono. Sarebbe stato bello, pensa Septim, ma preoccupiamoci solo di Cyrodiil e delle nazioni umane. C'è già una ribellione a Hammerfell.

    Tuttavia, i pezzi di Numidium arrivano alla spicciolata. Tiber Septim, sempre affascinato dai nani, affida a Zurin Arctus la ricerca di questo grande manufatto. E così facendo, Arctus si imbatte in alcune storie di guerra della Montagna Rossa. Scopre la ragione per cui Numidium fu creato e parte del suo potenziale. Ma sopratutto, scopre il posto del reggente nella guerra. Ma Zurin Arctus stava lavorando su dei piani incompleti e pensa che il cuore di Lorkhan sia necessario per alimentare Numidium.

    Mentre Zurin Arctus è entusiasta della scoperta, la profezia appare finalmente chiara a Tiber Septim. Questo Numidium è quello che gli serve per conquistare il mondo. È suo destino averlo. Contatta quindi il reggente e dice che aveva ragione fin dall'inizio. Devono uccidere il Tribunale, e hanno bisogno di unirsi per stilare un piano. Mentre il reggente è assente, si rende conto della minaccia di Dagoth-Ur. Bisogna fare qualcosa, ma ha bisogno di un'armata, e il suo vecchio esercito è nuovamente disponibile. La trappola è pronta.

    Il reggente arriva ed è vittima di un'imboscata dalle guardie imperiali. Come lo catturano, Zurin Arctus usa una gemma dell'anima su di lui. Con il suo ultimo respiro, il cuore del reggente squarcia il torace del mago guerriero. Alla fine, muoiono, il reggente ritorna alla cenere e Tiber Septim si impossessa senza intoppi della gemma dell'anima. Quando il Consiglio degli anziani arriva, dice loro del secondo attentato alla sua vita, questa volta per opera del suo fidato mago guerriero, Zurin Arctus, che stava tentando un colpo di stato. Fa celebrare le guardie morte come eroi e persino colui che venne ridotto in cenere... Avverte Cyrodiil dei pericoli interni, ma sostiene di avere una soluzione: il Mantella.

    Sebbene Numidium non fosse il dio che Tiber Septim e i dwemer speravano (il reggente non era proprio Lorkhan, dopotutto), fa il suo lavoro. Dopo gli eventi sull'Isola di Summerset compare una nuova minaccia: un malvagio mago non-morto che controlla i cieli. Fa a pezzi Numidium, ma lo atterra con il suo ultimo sforzo, lasciando solo una macchia nera. Il Mantella cade nel mare, apparentemente per sempre.

    Nel frattempo, Tiber Septim si incorona primo imperatore di Tamriel. Vive fino a 108 anni e diventa l'uomo più ricco della storia. Tutti gli aspetti dei suoi regni precedenti vengono riscritti. Eppure, ci sono resoconti contrastanti riguardo a ciò che accadde realmente ed è per questo che c'è molta confusione riguardo a domande tipo: "Perché Alcaire afferma di essere il luogo di nascita di Talos, quando altre fonti dicono che proviene da Atmora? Perché Tiber Septim sembra essere un'altra persona dopo le sue eclatanti conquiste? Perché tradisce il suo mago guerriero? Il Mantella è nel cuore del mago guerriero o nel cuore di Tiber?".

    A Tiber Septim succede suo nipote, Pelagius I. Pelagius non è dello stesso spessore: in realtà, è un po' nervoso con tutte queste provincie da gestire. Fino a che si presenta un consigliere.

    "Ero amico di tuo nonno", dice il reggente, "mi ha mandato per aiutarti a gestire l'Impero".
     
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  6. Varil

    Varil Galactic Guy

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    Quella che segue è una collana di 12 libri, scritta da Ted Peterson per Morrowind. Rappresenta uno dei suoi lavori preferiti e che ha richiesto più pianificazione, a detta sua. 12 libri, uno per ogni mese dell'anno 2920, ultimo anno della Prima Era. In questa collana sono narrate le vicende più importanti avvenute durante quell'anno, non solo a Morrowind, ma in tutta Tamriel.


    2920, Stella del Mattino - Vol. 1 (TES III: Morrowind)



    Stella del Mattino
    Libro primo del 2920
    Ultimo anno della Prima Era


    di
    Carlovac Townway

    1 Stella del Mattino, 2920
    Mournhold, Morrowind

    Almalexia giaceva sognante nel suo letto ricoperto di pelliccia. Quando i caldi raggi del sole s'irradiarono attraverso la finestra, illuminando il legno chiaro e i colori accesi della sua camera di una luminescenza lattiginosa, aprì gli occhi. Tutto intorno a lei era calmo e sereno in stridente contrasto con il carattere tetro dei suoi sogni, così carichi di sangue e celebrazioni. Per qualche istante rimase a fissare semplicemente il soffitto cercando di mettere ordine nelle sue visioni.

    Nella corte esterna del suo palazzo si trovava una piscina di acque termali il cui vapore si levava come una nebbia nel gelo del mattino invernale. A un gesto della sua mano, tutto il vapore si dissolse e vide il volto e le fattezze del suo amante Vivec nello studio verso nord. Non desiderò parlare immediatamente, Vivec gli sembrava bellissimo nelle sue vesti rosso cupo mentre scriveva poesie come ogni mattina.

    "Vivec", disse infine e lui sollevò il capo con un sorriso, guardandola in volto attraverso mille miglia. "In sogno ho avuto la visione della fine della guerra".

    "Dopo ottanta anni, non penso che qualcuno ne possa immaginare la fine", disse Vivec con un sorriso. Poi facendosi serio poiché teneva in gran conto le profezie di Almalexia: "Chi vincerà? Morrowind o l'Impero cyrodilico?".

    "Senza Sotha-Sil a Morrowind, perderemo", rispose lei.

    "Il mio intuito mi suggerisce che l'Impero ci colpirà a nord all'inizio della primavera, non più tardi del Primo Seme. Potresti recarti nell'Isola di Artaeum e convincerlo a ritornare?".

    "Partirò oggi stesso", disse lei semplicemente.


    4 Stella del Mattino, 2920
    Gideon, Black Marsh

    L'imperatrice camminava su e giù nella sua stanza. L'inverno le donava un'energia infinita, mentre d'estate si sarebbe soltanto seduta alla finestra, grata per ogni alito di vento carico dei profumi della palude che la rinfrescava. Dall'altra parte della stanza, un arazzo non completato, in cui era rappresentato un ballo alla corte imperiale, sembrava prendersi gioco di lei. Lo strappò dalla cornice, lacerandolo in mille pezzi che ricaddero sul pavimento.

    Quindi rise del suo inutile gesto di disprezzo. Avrebbe avuto a disposizione tutto il tempo necessario per ripararlo e per crearne altri cento. L'imperatore l'aveva confinata a Castel Giovese sette anni prima e probabilmente ci sarebbe rimasta finché lui o lei non fossero morti.

    Con un sospiro, tirò la corda per chiamare il suo cavaliere, Zuuk. Lui apparve alla porta entro pochi minuti, con indosso la sua uniforme completa come si conviene a una guardia imperiale. Buona parte dei nativi della tribù kothringi di Black Marsh preferiva andare in giro nuda, ma Zuuk amava vestirsi alla moda. La sua pelle dai riflessi argentei si scorgeva appena e soltanto sul suo volto, sul collo e sulle mani.

    "Vostra altezza imperiale", disse con un inchino.

    "Zuuk", disse l'Imperatrice Tavia, "sono annoiata. Oggi discutiamo sul modo migliore per assassinare mio marito".


    14 Stella del Mattino, 2920
    Città imperiale, Cyrodiil

    Le campane che annunciavano l'inizio della Preghiera del Vento del Sud echeggiarono per gli ampi viali e i giardini della Città Imperiale, chiamando a raccolta la popolazione nei templi. L'Imperatore Reman III era sempre presente alla funzione nel Tempio dell'Unico, mentre suo figlio ed erede Principe Juilek trovava assai più diplomatico partecipare alla funzione in un tempio diverso per ognuna delle feste religiose. Quell'anno, si trovava nella cattedrale della Benevolenza di Mara.

    Le funzioni della benevolenza erano fortunatamente piuttosto brevi, ma l'imperatore riuscì a far ritorno al palazzo soltanto dopo mezzogiorno. Per quell'ora, i combattenti nell'arena erano in ansiosa attesa dell'inizio della cerimonia. La folla era assai meno agitata poiché il Monarca, Versidue-Shaie, aveva organizzato una dimostrazione di un gruppo di acrobati khajiiti.

    "La vostra religione è assai più conveniente della mia", disse l'imperatore al Monarca per scusarsi del ritardo. "Qual è la prima gara?".

    "Un combattimento corpo a corpo tra due abili guerrieri", disse il Monarca riflettendo la luce del sole con la pelle squamosa non appena si alzò. "Armati conformemente alle loro culture".

    "Sembra ottimo", disse l'imperatore e battè le mani. "Che la contesa abbia inizio!".

    Non appena vide i due guerrieri entrare nell'arena seguiti dal ruggito della folla, l'Imperatore Reman III si ricordò di aver acconsentito alla cosa parecchi mesi prima per poi dimenticarsene successivamente. Uno dei guerrieri era il figlio del Monarca, Savirien-Chorak, un rettile giallo-avorio sfavillante che brandiva katana e wakizashi con le sue braccia sottili dall'apparenza ingannevolmente debole. L'altro era il figlio dell'imperatore, il Principe Juilek, in corazza d'ebano con un selvaggio elmo orchesco, scudo e spada lunga al suo fianco.

    "Sarà un duello affascinante da vedere", sibilò il Monarca con un largo ghigno sul suo volto affilato. "Non ricordo di avere visto un cyrodilico combattere contro un akaviri così. Di solito è esercito contro esercito. Se non altro potremo stabilire quale filosofia sia migliore: creare armature per combattere le spade come fa il vostro popolo o creare spade per combattere le armature come fa il mio".

    Nessuno tra la folla, a parte i pochi sparsi consiglieri akaviri e il Monarca stesso desideravano che Savirien-Chorak vincesse, ma ognuno rimase senza fiato nel vedere l'eleganza dei suoi movimenti. Le sue spade sembravano essere una parte di lui, un'estensione delle sue braccia similmente alla coda. Era un sottile gioco di equilibrio a permettere al giovane uomo-rettile di avvolgersi in spire e roteare al centro dell'arena in posizione offensiva. Il principe dovette arrancare con la tecnica tradizionale assai meno impressionante.

    Non appena i due iniziarono a combattere, la folla esplose in acclamazioni. L'akaviri sembrava quasi una luna in orbita intorno al principe. Balzò alle sue spalle senza il minimo sforzo tentando di colpirlo alla schiena, ma il principe ruotò rapidamente su se stesso parando il colpo con lo scudo. Il suo contrattacco si perse nel vuoto, poiché il suo avversario si era gettato a terra scivolando tra le sue gambe per farlo cadere. Il principe rovinò fragorosamente al suolo.

    Il metallo e l'aria quasi si fusero insieme quando Savirien-Chorak sferrò una tremenda serie di fendenti contro il principe, che fu in grado di pararli uno dopo l'altro col suo scudo.

    "Gli scudi non sono propri della nostra cultura", mormorò Versidue-Shaie all'imperatore. "Sembrerà strano al mio ragazzo, immagino". Nel nostro paese, se non vuoi essere colpito, ti sposti".

    Nel momento in cui Savirien-Chorak si preparò a sferrare un'altra incessante serie di fendenti, il principe lo colpì con un calcio nella coda facendolo cadere a terra. In un istante balzò in posizione eretta, ma anche il principe era riuscito a rialzarsi. I due ruotarono uno attorno all'altro, finché l'uomo-rettile non si gettò in avanti allungando la katana. Il principe intuì il piano del suo avversario e bloccò la katana con la sua spada lunga e il wakizashi con il suo scudo. La sua corta lama affilata si conficcò nel metallo e Savirien-Chorak perse l'equilibrio.

    La spada lunga del principe squarciò il torace dell'akaviri e il dolore improvviso e lancinante gli fece perdere entrambe le armi. In un momento, era tutto finito. Savirien-Chorak era prostrato nella polvere con la lunga spada del principe alla gola.

    "Dichiaro concluso il duello!", gridò l'imperatore. La sua voce a mala pena coprì le ovazioni dell'arena.

    Il principe sogghignò, aiutò Savirien-Chorak a sollevarsi e lo accompagnò da un guaritore. L'imperatore, oramai sollevato, diede una sonora pacca sulla schiena del Monarca. Quando il duello era iniziato, non si era reso conto di quante poche possibilità di vittoria aveva attribuito a suo figlio.

    "Diventerà un buon guerriero", disse Versidue-Shaie. "E un grande imperatore".

    "Ricordate", disse ridendo l'imperatore, "voi akaviri avete un sacco di mosse appariscenti, ma se solo uno dei nostri colpi vi raggiunge, non avete più scampo".

    "Oh, me lo ricorderò", annuì il Monarca.

    Reman pensò a quel commento per il resto dei giochi ed ebbe infine un problema con cui arrovellarsi la mente. Avrebbe il Monarca potuto essere un altro suo nemico, così come si era rivelata l'imperatrice? Il problema meritava di essere valutato attentamente.


    21 Stella del Mattino, 2920
    Mournhold, Morrowind

    "Perché non indossate l'abito verde che vi ho dato?" chiese il duca di Mournhold guardando la giovane fanciulla mentre si vestiva.

    "Non mi entra", sorrise Turala. "E voi sapete che mi piace il rosso".

    "Non vi entra perché state ingrassando", rise il duca attirandola a sé sul letto e baciandole i seni e poi più giù fino allo stomaco. Lei rise per il solletico, ma si alzò avvolgendosi nella veste rossa.

    "Ho le misure giuste per una donna", disse Turala. "Vi vedrò domani?".

    "No", disse il duca. "Devo vedermi con Vivec domani e il giorno seguente è atteso il duca di Ebonheart. Sapete che non ho mai realmente apprezzato Almalexia e le sue abilità politiche finché non è partita?".

    "Lo stesso vale anche per me", sorrise Turala. "Mi apprezzerete soltanto dopo che me ne sarò andata".

    "Questo non è affatto vero", grugnì il duca. "Vi apprezzo anche adesso".

    Turala concesse al duca un ultimo bacio prima di andarsene. Continuò a pensare a ciò che lui aveva detto. L'avrebbe apprezzata di più o di meno quando avesse saputo che stava ingrassando perché era incinta di suo figlio? E l'avrebbe apprezzata abbastanza da sposarla?

    L'anno continua nella Luce dell'Alba.
     
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  7. Varil

    Varil Galactic Guy

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    Cronologia - Vol. 1

    Prima dell'era dell'uomo (TES IV: Oblivion)

    di
    Aicantar di Shimerene


    Prima che gli uomini iniziassero a regnare su Tamriel e prima che le cronache degli storici registrassero le vicende dei suoi regnanti, gli eventi del nostro mondo erano conosciuti solo tramite miti e leggende e attraverso gli insegnamenti ispirati dei Nove Divini.

    Per convenienza, gli storici dividono le remote ere della preistoria in due grandi periodi: l'Era dell'Alba e l'Era Meretica.


    * L'Era dell'Alba *

    L'Era dell'Alba è il periodo antecedente l'inizio del tempo degli uomini, quando ebbero luogo le imprese eroiche degli dei. L'Era dell'Alba termina con l'esodo degli dei e della magia dal mondo con la fondazione della Torre Adamantina.

    Il termine "Meretica" proviene dalla lingua nord e significa letteralmente "Era degli elfi". L'Era Meretica è il periodo preistorico successivo all'esodo degli dei e della magia dal mondo al momento della fondazione della Torre Adamantina e prima dell'arrivo di Ysgramor il Nord a Tamriel.

    I seguenti eventi sono i più rilevanti dell'Era dell'Alba e sono presentati cronologicamente, affinché vengano compresi da creature del tempo come noi.

    Il cosmo venne plasmato dall'Aurbis [il caos o la totalità] per opera di Anu e Padomay. Akatosh (Auriel) fu creato e il tempo ebbe inizio. Gli dei (et'Ada) furono creati. Lorkhan convinse, o persuase con l'inganno, gli dei a creare il pianeta mortale Nirn. Il pianeta mortale era a questo punto un luogo estremamente magico e pericoloso. Quando gli dei si manifestarono, la creazione fisica del pianeta mortale e anche la continuità senza tempo dell'esistenza stessa divennero instabili.

    Quando Magnus (Magia), architetto del mondo mortale, decise di terminare il progetto, gli dei si radunarono presso la Torre Adamantina [Torre Direnni, la costruzione più antica conosciuta a Tamriel] e decisero cosa fare. La maggior parte se ne andò quando la magia scomparve. Altri si sacrificarono in altre forme per restare (Ehlnofey). Lorkhan fu condannato dagli dei all'esilio nei reami mortali, il suo cuore gli fu strappato e venne gettato dalla torre. Nel luogo dove cadde, si formò un vulcano. Una volta scomparsa la magia (in senso mitico), il cosmo si stabilizzò. Finalmente lineare, iniziò la storia elfica (ME 2500).


    * L'Era Meretica *

    L'Era Meretica era rappresentata dai primi eruditi nord come una serie di anni numerati in ordine inverso partendo dall'evento che per loro indicava l'inizio del tempo, ovvero la fondazione della dinastia Camoran, registrata come anno zero della prima era. Gli eventi preistorici dell'Era Meretica vengono elencati qui con le tradizionali date meretiche nordiche. La data meretica più remota citata dagli eruditi di Re Harald era l'anno ME 2500, il primo anno del tempo calcolato dai nord. Come tale, l'Era Meretica si estende dall'anno ME 2500 nel passato remoto all'anno ME 1, l'anno precedente alla fondazione della dinastia Camoran e della fondazione della Torre di Oro Bianco come città stato indipendente.

    Secondo i bardi di Re Harald, l'anno ME 2500 corrisponde alla data di costruzione della Torre Adamantina sull'Isola di Balfiera a High Rock, la costruzione più antica conosciuta di Tamriel (questo corrisponde approssimativamente alle prime date storiche riportate da varie cronache elfiche non pubblicate).

    Durante l'antica Era Meretica, le popolazioni animalesche aborigene di Tamriel, gli avi di khajiiti, argoniani, orchi e altri, vivevano in comunità prive di lingua scritta in tutto il territorio.

    Nell'Era Meretica media, i rifugiati aldmeri (mortali di origini elfiche) lasciarono il loro continente Aldmeris, destinato all'oblio e ora perduto (conosciuto anche come "Antico Ehlnofey"), e si stabilirono nel sud ovest di Tamriel. Le prime colonie erano distribuite ad ampi intervalli sulle isole lungo l'intera costa. In seguito furono fondati degli insediamenti all'interno, principalmente nei bassopiani nell'area sud-occidentale e centrale di Tamriel. Nei luoghi in cui le popolazioni animalesche incontravano gli elfi, la sofisticata, colta e tecnologicamente avanzata cultura aldmeri costringeva la popolazione primitiva a spostarsi nelle giungle, nelle paludi e nelle terre incolte. La Torre Adamantina fu riscoperta e conquistata dai Direnni, un importante e potente clan aldmeri. La Torre di Cristallo fu costruita sull'Isola di Summerset e, in seguito, la Torre di Oro Bianco fu costruita a Cyrodiil.

    Durante l'Era Meretica media, gli esploratori aldmeri disegnarono le mappe delle coste di Vvardenfel, costruendo le torri degli stregoni degli elfi supremi della prima era ad Ald Redaynia, Bal Fell, Tel Aruhn e Tel Mora a Morrowind. Fu proprio in questo periodo che insediamenti degli ayleid [elfi selvaggi] iniziarono a prosperare nelle giungle circostanti la Torre di Oro Bianco (oggi Cyrodiil). Gli elfi selvaggi, conosciuti anche come elfi alti delle terre centrali, preservarono la magia dell'Era dell'Alba e la lingua di Ehlnofey. Le lunghe vie di comunicazione delle terre centrali, apparentemente concesse come tributo al supremo re di Alinor, fino l'Isola di Summerset isolarono effettivamente Cyrodill dai re supremi presso la Torre di Cristallo.

    La tarda Era Meretica media è il periodo della suprema cultura velothi. I chimer, avi dei moderni dunmer, o elfi scuri, erano clan di elfi dinamici, ambiziosi, longevi, devoti al culto fondamentalista degli avi. I clan chimer seguirono il profeta Veloth fuori dalla patria ancestrale degli elfi nel sud-ovest e si stabilirono nelle terre conosciute come Morrowind. Disprezzando la cultura secolare e profana dei dwemer, i chimer bramavano inoltre le terre e le risorse di questo popolo e per secoli lo provocarono con piccoli attacchi e dispute territoriali. I dwemer (nani), clan di elfi liberi pensatori, solitari, devoti ai segreti della scienza, dell'ingegneria e dell'alchimia, fondarono città e comunità sotterranee nella catena montuosa che separava le moderne regioni di Skyrim e Morrowind (in seguito Montagne Velothi).

    La tarda Era Meretica segna il veloce declino della cultura velothi. Alcuni velothi si stabilirono in villaggi nei pressi di antiche torri velothi decadenti e abbandonate. Durante questo periodo, la suprema cultura scomparve dall'Isola di Vvardenfell. Le prime colonie dwemer risalgono a questo periodo. Velothi degenerati diedero vita a culture tribali che, col tempo, si evolsero nelle grandi casate di Morrowind, o resistettero come tribù barbariche delle Terre di cenere. Le uniche tracce rimaste di questa cultura tribale sono poche torri Velothi e i nativi delle Terre di cenere sull'Isola di Vvardenfell. Anche le torri originali degli stregoni degli elfi alti della prima era lungo la costa di Tamriel furono abbandonate in questo periodo.

    Fu nella tarda Era Meretica che umani che ancora non conoscevano la scrittura, detti "Popolo Nedico", provenienti dal continente Atmora ("Altmora" o il "Bosco Antico" in aldmeris) migrarono e si stabilirono nella regione settentrionale di Tamriel. Si ritiene che Ysgramor, eroe della cultura nord e capo di una vasta flotta per la colonizzazione di Tamriel, abbia ideato un metodo di trascrizione runica della lingua dei nord basata su principi elfici e per questo motivo viene considerato il primo storico umano. La flotta di Ysgramor sbarcò a Capo Hsaarik sulla punta settentrionale estrema del Capo Frastagliato di Skyrim. I nord costruirono in questo luogo la leggendaria città di Saarthal. Gli elfi scacciarono gli uomini durante la Notte delle Lacrime, ma Ysgramor presto ritornò con i suoi Cinquecento Compagni.

    Anche durante la tarda Era Meretica, il leggendario eroe guerriero, stregone e re immortale, conosciuto come Pelinal Fasciobianco, Harrald Calzoni Pelosi, Ysmir, Hans la Volpe e così via, vagabondava per Tamriel, radunando eserciti, conquistando terre, regnando e abbandonando il suo regno per continuare il suo vagabondaggio.
     
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  8. Varil

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    2920, Luce dell'Alba - Vol. 2 (TES III: Morrowind)


    Luce dell'Alba
    Libro due del 2920
    Ultimo anno della Prima Era

    di
    Carlovac Townway


    3 Luce dell'Alba, 2920
    Isola di Artaeum, Summerset

    Sotha-Sil osservava gli iniziati librarsi uno a uno verso l'albero di oassom, cogliendo un frutto o un fiore dai suoi alti rami prima di discendere al suolo con movimenti aggraziati. Si concesse un momento per ammirare la bellezza del giorno, mentre annuiva con il capo in segno di approvazione. La bianca statua di Syrabane, della quale si diceva che il grande mago fosse stato il modello nei tempi passati, si ergeva a strapiombo sulla scogliera dominando la baia. I fiori di proscato, di un pallido lilla, ondeggiavano nella brezza leggera. Più in lontananza si stagliavano l'oceano e il confine nebbioso fra Artaeum e l'isola principale di Summerset.

    "Tutto sommato, soddisfacente", dichiarò non appena l'ultima allieva depose un frutto nella sua mano. A un cenno, i frutti e i fiori furono di nuovo sull'albero. A un altro cenno, i suoi allievi si erano disposti in semicerchio intorno al mago. Estrasse dalla sua veste bianca una piccola sfera fibrosa, di circa un piede di diametro.

    "Cos'è questa?".

    Gli allievi compresero il tipo di prova. Era chiesto loro di lanciare un incantesimo di riconoscimento sul misterioso oggetto. Ciascun iniziato chiuse gli occhi e immaginò la sfera nel regno della verità universale. La sua energia possedeva una risonanza singolare, come era per ogni sostanza materiale e spirituale, un aspetto negativo, una duplice versione, traiettorie relative, una reale essenza, una melodia nell'universo, una trama nel tessuto dello spazio, un aspetto dell'esistenza che è sempre esistito e sempre esisterà.

    "Una palla", disse un giovane nord di nome Welleg provocando risatine in alcuni degli iniziati più giovani e una smorfia dai restanti, compreso Sotha-Sil.

    "Se devi essere sciocco, almeno sii divertente", brontolò il mago, poi si rivolse a una fanciulla altmer dai capelli neri che sembrava confusa. "Lilatha, tu lo sai?".

    "È grom", rispose Lilatha con incertezza. "Ciò che i dreugh rigettano dopo aver K-K-Kr-Krevinasim".

    "Karvinasim, ma molto bene, nondimeno", disse Sotha-Sil. "Ora, dimmi, cosa significa?".

    "Non lo so", ammise Lilatha. Gli altri studenti scossero la testa.

    "Esistono vari livelli di comprensione delle cose", disse Sotha-Sil. "L'uomo comune guarda un oggetto e lo colloca in un luogo secondo il suo modo di pensare. Gli esperti nelle antiche usanze, nella via degli psijic, nel Misticismo, possono vedere un oggetto e identificarlo in base al suo specifico ruolo. Ma per raggiungere la vera comprensione è necessario rimuovere un altro strato ancora. Dovete identificare l'oggetto in base al suo ruolo e alla sua verità e interpretarne il significato. In questo caso, questa palla è in verità grom, una sostanza creata dai dreugh, una razza che vive sott'acqua nelle regioni settentrionali e occidentali del continente. Per un anno della loro vita essi subiscono il Karvinasim quando camminano sulla terra. Dopo questo periodo, ritornano all'acqua e rigettano o divorano la pelle e gli organi di cui hanno avuto bisogno per dimorare sulla terra. Quindi li vomitano in piccole palle come questa. Grom. Vomito di dreugh".

    Gli allievi guardarono la palla con un senso di disgusto. Sotha-Sil amava sempre quella lezione.



    4 Luce dell'Alba, 2920
    La Città Imperiale, Cyrodiil

    "Spie", borbottò l'imperatore seduto nel suo bagno fissando un gonfiore sul suo piede. "Tutti intorno a me, traditori e spie".

    La sua signora Rijja gli lavava la schiena con le gambe avviluppate attorno si suoi fianchi. Dopo tutti quegli anni trascorsi sapeva bene quando essere sensuale e quando erotica. Quando lui era in un simile stato d'animo, era meglio essere calmi, rassicuranti, sensuali in modo seducente. E non dire una parola, a meno che lui non le ponesse una domanda diretta.

    Cosa che fece: "Cosa penseresti quando un individuo pesta i piedi a sua maestà imperiale e dice semplicemente «Mi spiace, vostra maestà imperiale»? Non credi che «Vi prego di scusarmi, vostra maestà imperiale» sia assai più appropriato? «Mi spiace», sembrerebbe quasi che il bastardo argoniano si dispiaccia che sia sua maestà imperiale. Che speri che perdiamo la guerra con Morrowind, ecco ciò che sembra".

    "Cosa ti farebbe sentire meglio?", chiese Rijja. "Vorresti che venisse frustato? È soltanto, come tu hai detto, il capo guerriero di Soulrest. Gli insegnerebbe a stare attento quando cammina".

    "Mio padre lo avrebbe fatto frustare. Mio nonno lo avrebbe fatto perfino uccidere", brontolò l'imperatore. "Ma a me non interessa se tutti mi pestano i piedi, a patto che mi rispettino e non complottino contro di me".

    "Devi pur fidarti di qualcuno".

    "Solo di te", sorrise l'imperatore girandosi appena per dare un bacio a Rijja. "E di mio figlio Juilek, suppongo, sebbene desidererei che fosse un po' più prudente".

    "E il tuo consiglio e il monarca?", chiese Rijja.

    "Un branco di spie e un rettile", rise l'imperatore baciando di nuovo la sua consorte. Non appena cominciarono a fare l'amore, sussurrò, "Finché tu sei sincera, io posso tener testa al mondo".



    13 Luce dell'Alba, 2920
    Mournhold, Morrowind

    Turala era ferma dinanzi alle nere porte della città tempestate di gioielli. Il vento ululava attorno a lei, ma lei non avvertiva alcuna sensazione, niente.

    Il duca si era infuriato nel sapere che la sua amante favorita era incinta e l'aveva cacciata dalla sua vista. Aveva tentato ripetutamente di vederlo ancora, ma le guardie l'avevano respinta ogni volta. Infine, si era decisa a tornare dalla sua famiglia e aveva raccontato loro la verità. Se soltanto avesse mentito e detto loro che non sapeva chi fosse il padre. Un soldato, un avventuriero di passaggio, chiunque altro. Ma invece lei aveva detto loro che il padre era il duca, un membro della casa Indoril. Ed essi fecero quello che lei sapeva che avrebbero dovuto fare, in quanto fieri membri della casa Redoran.

    Sulla sua mano era stato marchiato a fuoco il segno dell'espulsione impressogli da suo padre in lacrime. Ma la crudeltà del duca l'aveva ferita molto di più. Guardò fuori dal cancello verso le vaste pianure d'inverno. Alberi contorti e assopiti, e cieli senza uccelli. Nessuno nelle terre di Morrowind l'avrebbe accolta adesso. Doveva andare molto lontano.

    Tristemente, con passo lento, iniziò il suo viaggio.




    16 Luce dell'Alba, 2920
    Senchal, Anequina (ora denominata Elsweyr)

    "Cosa ti tormenta?", chiese la Regina Hasaama notando l'umore iroso del marito. Al termine di buona parte dei Giorni degli Innamorati si era mostrato di umore eccellente e danzava nel salone con tutte le ospiti, ma quella sera si era ritirato piuttosto presto. Quando lo raggiunse, era rannicchiato nel letto con espressione accigliata.

    "La storia di quel maledetto bardo riguardo a Polydor ed Eloisa mi ha messo di pessimo umore", ringhiò. "Perché doveva essere così sconfortante?".

    "Ma quella storia non corrisponde a verità, mio caro. Non furono forse condannati a causa della crudele natura del mondo?".

    "Non importa quale sia la verità, lui ha svolto un pessimo lavoro nel raccontare una pessima storia e non ho certo intenzione di lasciarglielo fare ancora", Re Dro'Zel balzò giù dal letto. I suoi occhi erano colmi di lacrime. "Da dove hanno detto che proveniva?".

    "Credo da Gilverdale nella regione orientale di Valenwood", disse la regina, turbata. "Marito mio, cosa intendi fare?".

    Dro'Zel fu fuori della stanza in un balzo, lanciandosi su per le scale verso la sua torre. Se la Regina Hasaama avesse saputo cosa suo marito stava per fare di certo non tentò di fermarlo. Si era mostrato alquanto inquieto di recente, incline a scatti d'umore e persino a sporadiche crisi improvvise. Ma lei non aveva mai sospettato la profondità della sua follia e del suo disgusto per il bardo e per la sua storia sulla malvagità e la depravazione rinvenuta nell'uomo mortale.




    19 Luce dell'Alba, 2920
    Gilverdale, Valenwood

    "Ascoltatemi un'altra volta ancora", disse il vecchio carpentiere. "Se la cella tre contiene ottone senza valore, allora la cella due custodisce la chiave d'oro. Se la cella uno custodisce la chiave d'oro, allora la cella tre contiene ottone senza valore. Se la cella due contiene ottone senza valore, allora la cella uno custodisce la chiave d'oro".

    "Capisco", disse la signora. "Me lo avete spiegato. E così la cella uno custodisce la chiave d'oro, giusto?".

    "No", disse il carpentiere. "Lasciate che inizi da capo".

    "Mamma?", disse il ragazzino tirando la manica di sua madre.

    "Solo un momento, caro, mamma sta parlando", disse concentrandosi su quel rompicapo. "Avete detto «la cella tre custodisce la chiave d'oro se la cella due contiene ottone senza valore», giusto?".

    "No", rispose il carpentiere pazientemente. "La cella tre contiene ottone senza valore, se la cella due...".

    "Mamma!", si lamentò il ragazzino. Sua madre finalmente guardò.

    Una luminescente nebbia rossa si stava riversando come un'onda sulla città, sommergendo nella sua scia una casa dopo l'altra. In testa a quella nebbia procedeva a grandi passi un gigante dalla pelle rossa. Il daedra Molag Bal. E sorrideva...



    29 Luce dell'Alba, 2920
    Gilverdale, Valenwood

    Almalexia fermò il suo destriero nella vasta landa di fango per lasciarlo bere nel fiume. La bestia si rifiutò, sembrava addirittura provare repulsione per l'acqua. Quel singolare comportamento la colpì. Avevano cavalcato fin da Mournhold a buona velocità e il cavallo doveva sicuramente aver sete. Smontò da cavallo e raggiunse la sua scorta.

    "Dove ci troviamo ora?", chiese.

    Una delle sue dame estrasse una mappa. "Pensavo che ci stessimo avvicinando a una città chiamata Gilverdale".

    Almalexia chiuse gli occhi e li riaprì velocemente. Quella visione era troppo penosa da sopportare. Mentre il suo seguito osservava, raccolse un pezzo di mattone e un frammento d'osso e li strinse forte al suo cuore.

    "Dobbiamo proseguire per Artaeum", disse quietamente.

    L'anno continua nel mese del Primo Seme.
     
    Ultima modifica: 11 Maggio 2021
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  9. Varil

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    2920, Primo Seme - Vol. 3 (TES III: Morrowind)

    Primo Seme
    Libro terzo del 2920
    Ultimo anno
    della Prima Era


    di
    Carlovac Townway


    15 Primo Seme, 2920
    Caer Suvio, Cyrodiil

    Dalla sua posizione dominante sulla cima delle colline, l'Imperatore Reman III poteva ancora scorgere le guglie della Città Imperiale, ma era consapevole di essere lontano dalla vita familiare. Lord Glavius viveva in una villa sontuosa, ma non sufficientemente ampia da poter offrire riparo all'intero esercito fra le sue mura. Numerose tende erano allineate lungo i fianchi della collina e i soldati si affollavano per godersi le calde sorgenti del loro signore. Con stupore il gelo dell'inverno aleggiava ancora nell'aria.

    "Il Principe Juilek, vostro figlio, non gode di buona salute".

    Udendo la voce del Monarca Versidue-Shaie, l'imperatore sussultò. Come l'akaviri avesse potuto strisciare nell'erba senza causare alcun rumore era un mistero per lui.

    "Avvelenato, scommetto", borbottò Reman. "Provvedete a portargli un guaritore. Gli avevo consigliato di assoldare un assaggiatore ma il ragazzo è ostinato. Ci sono spie ovunque, lo so".

    "Probabilmente, vostra maestà imperiale", rispose Versidue-Shaie. "Viviamo in tempi infidi e dobbiamo prendere ogni precauzione se vogliamo che Morrowind non vinca questa guerra sul campo di battaglia o, peggio, con metodi ancora più insidiosi. Questo è il motivo che mi induce a consigliarvi di non condurre l'avanguardia nella furia della battaglia. So bene quanto lo desideriate, al pari dei vostri illustri predecessori Reman I, Brazollus Dor e Reman II, ma temo che sarebbe un gesto temerario. Spero che perdonerete la franchezza delle mie parole".

    "Certo", annuì Reman. "So che avete ragione. Chi dovrebbe condurre l'avanguardia quindi?".

    "Direi il Principe Juilek, se la sua salute migliorerà", rispose l'akaviri. "Altrimenti, Storig di Farrun, con la Regina Naghea di Riverhold al suo fianco sinistro e il signore della guerra Ulaqth di Lilmoth al suo fianco destro".

    "Un khajiiti al suo fianco sinistro e un'argoniana al destro", rispose accigliato l'imperatore. "Non mi sono mai fidato delle razze-bestia".

    Il Monarca non si offese. Sapeva che "razze-bestia" era l'appellativo affibbiato ai nativi di Tamriel e non si riferiva agli tsaesci di Akavir come lui stesso era. "Concordo con vostra maestà imperiale, ma come sapete odiano profondamente i dunmer. Ulaqth nutre verso di loro un particolare rancore dopo tutte le scorrerie che il duca di Mournhold ha osato condurre nelle sue terre in cerca di schiavi".

    L'imperatore ammise che ciò era vero e il Monarca si congedò. Sorprendentemente, pensò Reman, per la prima volta il Monarca sembrava degno di fiducia. Era un uomo valido da avere al proprio fianco.


    18 Primo Seme, 2920
    Ald Erfoud, Morrowind

    Vivec chiese: "Quanto dista l'esercito imperiale?".

    "Due giorni di marcia", rispose il tenente. "Marciando tutta la notte potremo raggiungere le terre più elevate di Pryai in mattinata. Stando ai servizi segreti, l'imperatore sarà alla guida delle retrovie, Storig di Farrun comanderà l'avanguardia, Naghea di Riverhold il fianco sinistro e Ulaqth di Lilmoth quello destro".

    "Ulaqth", sussurrò Vivec, mentre gli balenava un'idea. "Queste informazioni sono affidabili? Qual è la fonte?".

    "Una spia bretone nell'esercito imperiale", rispose il tenente indicando un giovane dai capelli sabbia che fece un passo avanti e si inchinò a Vivec.

    "Come vi chiamate e qual è il motivo che spinge un bretone a collaborare con noi contro le armate cyrodiliche?", chiese Vivec sorridendo.

    "Il mio nome è Cassyr Whitley di Dwynnen", rispose l'uomo" e sono ai vostri ordini poiché è un grande onore poter asserire di essere stato una spia al servizio di un dio. Inoltre, se ho ben compreso, ciò potrebbe rivelarsi assai vantaggioso per me".

    Vivec rise rumorosamente: "Infatti, se le vostre informazioni sono precise".


    19 Primo Seme, 2920
    Bodrums, Morrowind

    Il tranquillo villaggio di Bodrum sovrastava il serpeggiante fiume Pryai. Era un luogo incantevole, in parte boscoso, dove il fiume descriveva un'ansa attorno a una ripida erta verso est, con uno bellissimo prato punteggiato di fiori selvatici a ovest. La singolare flora di Morrowind si sposava con l'insolita flora di Cyrodiil, sul confine, in uno splendido connubio.

    "Potrete dormire quando avrete finito!".

    I soldati si erano sentiti ripetere quella frase per l'intera mattinata. Non era sufficiente che avessero marciato tutta la notte, adesso dovevano abbattere alberi da quell'altura per sbarrare il fiume facendone straripare le acque. Molti di loro erano ormai in condizioni tali da non aver più le forze per lamentarsi della propria stanchezza.

    "Fatemi capire bene, mio signore", disse il tenente di Vivec. "Ci attesteremo su quell'altura in modo da poter scagliare frecce e incantesimi dall'alto. Per questo dobbiamo abbattere quegli alberi. E le acque del fiume, straripando, inonderanno la pianura costringendoli ad arrancare nel fango che ne ostacolerà i movimenti".

    "Questa è solo la prima parte", rispose Vivec con approvazione. Richiamò un soldato vicino, intento ad abbattere gli alberi. "Soldato, aspetta! Voglio che tagli i rami più diritti e resistenti degli alberi e ne ricavi delle lance. Reclutando un centinaio di uomini, vi basteranno poche ore per realizzare tutto ciò di cui abbiamo bisogno".

    Il soldato, esausto, eseguì gli ordini. Uomini e donne si misero al lavoro, ricavando lance dagli alberi.

    "Se posso ardire", disse il tenente, "i soldati non hanno bisogno di altre armi. Sono troppo stanchi perfino per impugnare quelle che hanno".

    "Queste lance non dovranno essere impugnate", rispose Vivec e sussurrò: "Se li sfiniamo oggi, avranno una buona notte di sonno domani", prima di tornare al suo lavoro di supervisione.

    Era fondamentale che fossero appuntite, naturalmente, ma era egualmente importante che fossero ben bilanciate e che si assottigliassero rispettando le proporzioni. Il perfetto punto di stabilità era una piramide e non il punto conico di alcune lance o frecce. Chiese agli uomini di scagliare alcune delle lance che avevano preparato per verificarne robustezza, acutezza e bilanciamento, obbligandoli a costruirne di nuove se si spezzavano. Col tempo, sempre più esausti a ogni errore, gli uomini impararono a ricavare lance e frecce perfette dai rami. Una volta pronte, mostrò loro come e dove posizionarle.

    Quella notte nessuno si diede ai consueti bagordi che normalmente precedono ogni battaglia e non vi furono neofiti nervosi svegli in preda alla preoccupazione per lo scontro che incombeva. Non appena il sole calò dietro le colline boscose, tutti nell'accampamento si abbandonarono a un riposo ristoratore, a eccezione delle sentinelle.


    20 Primo Seme, 2920
    Bodrum, Morrowind

    Miramor era esausto. Negli ultimi sei giorni si era dato ai bagordi, sprecando il suo tempo con il gioco d'azzardo e le prostitute ogni notte, e aveva marciato ogni giorno e per tutto il giorno. Attendeva con ansia la battaglia, ma ancora di più bramava il successivo riposo. Era al comando dell'imperatore sul fianco destro, cosa per lui molto positiva poiché in quella posizione avrebbe avuto minori possibilità di essere ucciso. D'altro canto, avrebbe dovuto attraversare la distesa fangosa e travolgere le armate rimaste in scia.

    Non appena iniziarono a inoltrarsi nel campo dei fiori selvatici, Miramor e tutti i soldati intorno a lui affondarono fino alle caviglie nel gelido fango. Anche il solo muoversi rappresentava uno sforzo. Molto, molto più avanti poteva scorgere l'avanguardia dell'esercito, capitanate da Lord Storig, emergere dal prato ai piedi dell'erta radura.

    Ed ecco cosa accadde.

    Un esercito di dunmer apparve dalla sommità dell'altura, simile al levarsi di daedra, lanciando fiamme e piogge di frecce sull'avanguardia. Contemporaneamente, spuntò una compagnia di uomini che galoppava lungo le sponde, sventolando il vessillo del duca di Mournhold. Scomparve lungo la bassa sponda del fiume dove guadò per raggiungere una gola alberata verso est. Il signore della guerra Ulaqth che si trovava vicino sul fianco destro, lanciò un grido di vendetta a quella vista e si lanciò all'inseguimento. La Regina Naghea guidò i suoi uomini verso l'argine a ovest per intercettare l'esercito sull'erta.

    L'imperatore non riuscì a elaborare un piano. Le sue truppe erano troppo ostacolate dal fango per potersi muovere velocemente e raggiungere il teatro della battaglia. Ordinò loro di dirigersi a est, verso il bosco, qualora la compagnia di Mournhold avesse tentato di accerchiarli addentrandosi fra gli alberi. Non ne uscirono più, ma molti uomini dirigendosi a ovest scamparono completamente allo scontro. Miramor rivolse lo sguardo all'erta.

    Un imponente dunmer lanciò un segnale a Vivec e i maghi guerrieri scagliarono le frecce contro un qualche obiettivo verso ovest. Da quanto accadde, Miramor ne dedusse che dovesse trattarsi di una diga. Un enorme torrente d'acqua si riversò sull'esercito del fianco sinistro di Naghea e su quanto rimaneva dell'avanguardia.

    L'imperatore si fermò, come se stesse aspettando il ritorno del suo esercito sconfitto, quindi ordinò la ritirata. Miramor si nascose nel canneto finché non furono passati, quindi raggiunse a nuoto l'erta nel modo più silenzioso possibile.

    Anche l'esercito di Morrowind si ritirò verso il proprio accampamento. Poteva udirli celebrare la vittoria mentre avanzava lungo la riva. Verso est, scorse l'esercito imperiale. Il fianco sinistro di Naghea, insieme alle avanguardie di Storig e al fianco destro di Ulaqth, erano stati trascinati in una rete di lance sospesa nel fiume: i corpi di centinaia di soldati erano infilzati insieme come le perle di una collana.

    Miramor prese da quei miseri resti tutti gli oggetti di valore che poteva portare con sé e corse via lungo il fiume. Dovette percorrere molte miglia prima che il sangue lasciasse nuovamente posto alla naturale limpidezza delle acque.


    29 Primo Seme, 2920
    Hegathe, Hammerfell

    La sacerdotessa anziana disse: "Avete ricevuto una lettera dalla Città Imperiale", porgendo la pergamena a Corda. Tutte le giovani sacerdotesse sorrisero con stupore, ma a dir la verità Rijja, la sorella di Corda le scriveva assai sovente, almeno una volta al mese.

    Per leggere la lettera, Corda si recò in giardino, il suo luogo favorito, un'oasi nel mondo monocromatico color sabbia del conservatorio. La lettera in sé non aveva alcun contenuto insolito: era piena di pettegolezzi di corte, delle ultime tendenze della moda nell'uso di velluti di color vinaccia scuro e di relazioni sulle paranoie dell'imperatore in costante aumento.

    "Sei così fortunata a essere distante da tutto questo", scriveva Rijja. "L'imperatore è convinto che la sua ultima disfatta in battaglia sia stata causata dalle spie di palazzo. Mi ha persino sottoposta a un interrogatorio. Che Ruptga ti preservi dall'avere una vita così interessante come la mia".

    Corda ascoltò le voci del deserto e pregò Ruptga perché esaudisse il desiderio opposto.

    L'anno proseguirà con il mese della Pioggia.
     
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    2920, La Mano della Pioggia - Vol. 4




    Mano della Pioggia
    Libro quattro del 2920
    Ultimo anno della Prima Era

    di
    Carlovac Townway

    3 Mano della Pioggia, 2920
    Coldharbour, Oblivion

    Sotha Sil si faceva largo il più rapidamente possibile attraverso le annerite sale del palazzo, immerso per metà nelle acque salmastre. Tutt'intorno a lui, terribili creature gelatinose passavano veloci fra i canneti, lampi bianchi illuminavano gli archi superiori della sala prima di scomparire, ondate di odori lo assalivano: a tratti acri come la morte, a tratti dolci come un fiore. Numerose volte aveva visitato i principi daedra nel loro Oblivion, ma ogni volta, lo attendeva qualcosa di diverso.

    Sapeva bene quale fosse il suo obiettivo e non intendeva lasciarsi distrarre.

    Otto dei più potenti principi daedra lo stavano aspettando nella stanza a cupola, in parte disciolta. Azura, Principe del Crepuscolo e dell'Alba; Boethiah, Principe degli Inganni; Herma-Mora, Daedra della Conoscenza; Hircine, il Cacciatore; Malacath, Divinità delle Maledizioni; Mehrunes Dagon, Principe della Rovina; Molag Bal, Principe della Furia; Sheogorath, il Folle.

    Sopra di loro, il cielo, popolato di ombre tormentate, faceva da testimone all'incontro.

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    5 Mano della Pioggia, 2920
    Isola di Artaeum, Summerset

    La voce di Sotha Sil tuonò, echeggiando dalla caverna: "Spostate la pietra!".

    Immediatamente, gli iniziati obbedirono, facendo rotolare l'enorme masso che bloccava l'entrata della Caverna del Sogno. Sotha Sil apparve, il viso sporco di cenere, esausto. Aveva l'impressione di essere stato via per mesi, anni, mentre erano trascorsi solo pochi giorni. Lilatha afferrò il suo braccio per aiutarlo a camminare, ma rifiutò il suo aiuto con un gentile sorriso e un cenno della testa.

    "Ci siete ... riuscito?", chiese.

    "I principi daedra con cui ho parlato accettano le nostre condizioni", disse senza entusiasmo. "Disastri come quello accaduto a Gilderdale dovrebbero essere scongiurati. Risponderanno alla chiamata degli uomini e dei mer solo attraverso intermediari come streghe e stregoni".

    "E cosa avete promesso loro in cambio?", chiese Wellig, il ragazzo nord.

    "Gli accordi presi con i daedra", disse Sotha Sil procedendo alla volta del palazzo di Iachesis per incontrare il maestro dell'Ordine Psijic, "non dovrebbero essere rivelati agli innocenti".

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    8 Mano della Pioggia, 2920
    La Città Imperiale, Cyrodiil

    Un temporale giunse alle finestre della camera da letto del principe, portando con sé l'odore di aria umida mista a incenso ed erbe.

    "È arrivata una lettera dell'imperatrice, vostra madre", disse il messaggero. "È seriamente preoccupata per la vostra salute".

    "Che genitori ansiosi che ho!", disse ridendo il Principe Juilek dal suo letto.

    "È naturale che una madre si preoccupi", rispose Savirien-Chorak, figlio del Monarca.

    "Non vi è nulla di naturale nella mia famiglia, akaviri. Mia madre, dal suo esilio, teme che mio padre mi consideri un traditore, avido di potere, e che cerchi di avvelenarmi". Il principe affondò nuovamente nel suo cuscino, infastidito. "L'imperatore ha insistito perché avessi un assaggiatore a ogni mio pasto, proprio come lui".

    "Molte sono le trame", concordò l'akaviri. "Sono quasi tre settimane che rimanete a letto, con tutti i guaritori dell'Impero intorno, come se fossero impegnati in una lenta danza. Almeno, è visibile a tutti che state riacquistando le forze".

    "Quelle necessarie a condurre presto l'avanzata contro Morrowind, spero", disse Juilek.

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    11 Mano della Pioggia, 2920
    Isola di Artaeum, Summerset

    Gli iniziati erano silenziosamente in riga lungo la loggia alberata, rivolti verso la lunga e profonda fossa, delimitata dal marmo e avvolta dalle fiamme, che si trovava davanti a loro. L'aria intorno vibrava per le ondate di calore. Sebbene ogni studente mostrasse un viso impassibile e inespressivo, come si addice a un vero Psijic, il loro terrore era palpabile quanto il calore. Sotha Sil chiuse gli occhi e pronunciò la formula per resistere alle fiamme. Lentamente, procedette in mezzo al fuoco ardente, raggiungendo il lato opposto, illeso. Nemmeno le sue vesti bianche erano bruciate.

    "La potenza della formula si intensifica grazie all'energia che si sprigiona da voi, dalle vostre capacità, proprio come tutti gli incantesimi", disse. "La vostra immaginazione e la vostra forza di volontà sono la chiave. Non serve un incantesimo per resistere all'aria o ai fiori; allo stesso modo quando pronunciate la formula, dovete perfino dimenticarvi della necessità di fare un incantesimo per resistere al fuoco. Non fraintendetemi: resistere non significa ignorare la realtà del fuoco. Sentirete la sostanza della fiamma, la sua consistenza, la sua rabbia, e persino il suo calore, ma sarete consapevoli che non vi farà male, né vi danneggerà".

    Gli studenti approvarono uno per uno con un cenno del capo, pronunciarono la formula e attraversarono il fuoco. Alcuni si spinsero oltre, chinandosi e raccogliendo una manciata di fuoco che sotto il loro soffio si espanse come una bolla e si dissolse fra le loro dita. Sotha Sil sorrise. Stavano combattendo le loro paure in maniera ammirevole.

    Il capo, Proctor Thargallith, arrivò correndo dagli archi alberati, "Sotha Sil! Almalexia è giunta ad Artaeum. Iachesis mi ha mandato a chiamarvi".

    Sotha Sil si voltò verso Thargallith solo per un istante, ma capì immediatamente dalle grida cosa fosse successo. Il ragazzo nord Wellig non aveva pronunciato la formula correttamente e stava bruciando. L'odore dei capelli e della pelle fece piombare gli studenti nel panico mentre cercavano di uscire dal bacino, tirandolo con loro, ma l'inclinazione era troppo forte lontano dai punti d'ingresso. Con un solo gesto della mano, Sotha Sil spense il fuoco.

    Wellig e numerosi altri studenti si ustionarono, ma non gravemente. Lo stregone lanciò un incantesimo di guarigione su di loro, prima di rivolgersi a Thargallith.

    "Sarò da voi fra un momento e darò ad Almalexia il tempo di scuotere dal suo strascico la polvere della strada", Sotha Sil si rivolse di nuovo agli studenti, con voce piatta. "Non è la paura a rompere gli incantesimi, sono il dubbio e l'incompetenza i più grandi nemici degli incantatori. Maestro Wellig, preparate i bagagli. Mi assicurerò che una nave vi porti sulla terraferma domani mattina".

    Lo stregone trovò Almalexia e Iachesis nello studio, mentre sorseggiavano il tè e ridevano. Era più bella di quanto ricordasse, sebbene non l'avesse mai vista così scarmigliata, avvolta in un lenzuolo e intenta ad asciugare le lunghe trecce nere ancora umide dondolandole davanti al fuoco. All'arrivo di Sotha Sil, balzò in piedi e lo abbracciò.

    "Sei venuta a nuoto da Morrowind?", disse con fare scherzoso.

    "Piove molto da Skywatch fin giù sulla costa", spiegò, ricambiando il suo sorriso.

    "Solo mezza lega di distanza, ma qui non piove mai", disse fieramente Iachesis. "Certo, a volte mi manca l'eccitazione di Summerset, e a volte la stessa terraferma. Tuttavia, ancora mi sorprendo quando qualcuno là fuori riesce a portare a termine qualcosa. È un mondo pieno di distrazioni. A proposito di distrazioni, cos'è questa faccenda della guerra?".

    "Intendete dire quella che ha sparso sangue sul continente negli ultimi ottanta anni?", chiese Sotha Sil divertito.

    "Direi di sì", disse Iachesis stringendosi nelle spalle. "Come sta andando quella guerra?".

    "La perderemo, a meno che non riesca a convincere Sotha Sil a lasciare Artaeum", disse Almalexia smettendo di sorridere. Aveva intenzione di parlare all'amico in privato, ma il vecchio altmer le diede il coraggio di continuare. "Ho avuto delle visioni: sono certa che sia tutto vero".

    Sotha Sil rimase in silenzio per un momento, poi guardò Iachesis, "Devo tornare a Morrowind".

    "Conoscendovi bene, se dovete fare qualcosa, niente può fermarvi", sospirò il vecchio maestro. "Gli Psijic non vanno distratti dal loro obiettivo. Le guerre vengono combattute, gli imperi sorgono e scompaiono. Dovete andare, e anche noi".

    "Cosa intendete dire, Iachesis? Lascerete l'isola?".

    "No, l'isola abbandonerà il mare", disse Iachesis, mentre la sua voce assumeva un tono trasognato. "Nel giro di pochi anni, le nebbie lasceranno Artaeum e noi ce ne saremo andati. Noi siamo per natura consiglieri e ve ne sono già troppi a Tamriel. No, ce ne andremo e ritorneremo quando la terra avrà ancora bisogno di noi. Forse in un'altra era".

    L'anziano altmer si alzò a fatica e finì l'ultimo sorso della sua bevanda lasciando Sotha Sil e Almalexia soli: "Non perdete l'ultima nave".

    L'anno continua nel Secondo Seme.


    2920, Secondo Seme - Vol. 5




    Secondo Seme
    Libro quinto del 2920
    Ultimo anno della Prima Era

    di
    Carlovac Townway

    10 Secondo Seme, 2920
    La Città imperiale, Cyrodiil

    "Vostra maestà imperiale", disse il Monarca Versidue-Shaie con un sorriso, aprendo la porta dei suoi appartamenti. "Non ho avuto occasione di vedervi recentemente. Credevo che foste... indisposto con l'incantevole Rijja".

    "Si è recata alle terme di Mir Corrup", disse l'Imperatore Reman III tristemente.

    "Vi prego, entrate".

    "Sono giunto al punto in cui posso fidarmi solo di tre persone: voi, mio figlio il principe e Rijja", disse l'imperatore nervosamente. "Il mio intero consiglio non è altro che un'accozzaglia di spie".

    "Vostra maestà imperiale, cosa vi affligge?", chiese il Monarca Versidue-Shaie in tono comprensivo chiudendo le spesse tende della camera. Ogni rumore proveniente dall'esterno cessò istantaneamente, l'echeggiare dei passi sul pavimento di marmo dei saloni e il canto degli uccelli nei giardini primaverili.

    "Sono venuto a sapere che una nota avvelenatrice, una donna di nome Catchica della tribù degli Orma di Black Marsh, si era infiltrata nelle file dell'esercito quando eravamo accampati presso Caer Suvio e mio figlio è stato avvelenato, prima della Battaglia di Bodrum. Sono certo che avrebbe preferito uccidere me, ma non ne ebbe l'opportunità", affermò l'imperatore con rabbia. "Il consiglio suggerisce di ottenere le prove del suo coinvolgimento prima di perseguirla".

    "Indubbiamente", disse il Monarca pensieroso. "Specialmente se qualcuno di loro era coinvolto nel complotto. Ho un'idea, vostra maestà imperiale".

    "Veramente?", disse Reman con impazienza. "Fatemi sapere!"

    "Dite al consiglio che lascerete perdere la questione e io invierò la guardia per rintracciare questa Catchica e seguirne i movimenti. Così scopriremo quali sono i suoi alleati e forse riusciremo ad avere un'idea della portata del complotto contro la vita di vostra maestà imperiale".

    "Sì", disse Reman compiaciuto. "È un piano eccellente. Seguiremo questa pista dovunque ci conduca".

    "Senza dubbio, vostra maestà imperiale", sorrise il Monarca spalancando le tende per permettere all'imperatore di uscire. Nel corridoio all'esterno, si trovava Savirien-Chorak, figlio di Versidue-Shaie. Il ragazzo si inchinò al passaggio dell'imperatore prima di entrare nella camera del Monarca.

    "Avete problemi, padre?", chiese sottovoce il giovane akaviri. "Ho udito che l'imperatore è venuto a conoscenza di... dell'avvelenatrice".

    "La grandezza dell'arte oratoria, ragazzo mio", disse Versidue-Shaie al figlio, "sta nel dire alle persone ciò che desiderano udire per indurli a fare quello che vuoi. Devi recapitare una lettera a Catchica e farle comprendere che, se non si attiene scrupolosamente alle istruzioni, la sua vita sarà in pericolo, più delle nostre".


    13 Secondo Seme, 2920
    Mir Corrup, Cyrodiil

    Rijja si immerse piacevolmente nella sorgente calda e gorgogliante, avvertendo un gradevole formicolio sulla sua pelle come se milioni di piccole pietre la massaggiassero. La sporgenza rocciosa sopra di lei la riparava dalla finissima pioggerellina nebbiosa, ma lasciava penetrare i raggi del sole, che diffondendosi attraverso l'intreccio dei rami degli alberi formavano strati di luce e ombra. Era un momento paradisiaco di una vita idilliaca e sapeva che, una volta terminato il trattamento, avrebbe recuperato completamente la sua incantevole bellezza. La sola cosa di cui sentiva il bisogno era un sorso d'acqua. Quella sorgente, sebbene straordinariamente corroborante, sapeva di gesso.

    "Acqua!", ordinò ai suoi servitori. "Portatemi dell'acqua!"

    Una donna dall'aspetto scarno con gli occhi bendati le si avvicinò prontamente e le porse una brocca colma d'acqua. Rijja era sul punto di mettersi a ridere per l'eccessivo pudore mostrato dalla donna, poiché lei stessa non si vergognava affatto delle sue nudità. Tuttavia, attraverso una lacerazione nello straccio, notò che la donna era completamente priva degli occhi. Assomigliava a una di quelle donne appartenenti alla tribù degli Orma di cui Rijja aveva sempre sentito parlare, ma che non aveva mai incontrato finora. Individui nati senza occhi, ma che avevano sviluppato straordinariamente tutti gli altri sensi. Il signore di Mir Corrup aveva assunto servitori davvero esotici, pensò fra sé.

    Un instante dopo, la donna si era già allontanata e ben presto fu dimenticata. Rijja trovò alquanto difficile distogliere l'attenzione dallo splendore del sole e dell'acqua. Aprì il tappo di sughero, ma il liquido al suo interno aveva uno strano odore acre. All'improvviso si rese conto di non essere da sola.

    "Lady Rijja", disse il capitano delle guardie imperiali. "Vedo che avete una certa confidenza con Catchica".

    "Non so neppure chi sia", disse confusamente Rijja mostrandosi irritata. "Cosa fate voi qui? Questo corpo non è per i vostri occhi maliziosi".

    "Voi dite di non conoscerla, ma vi abbiamo vista con lei appena un minuto fa", disse il capitano mentre raccoglieva la brocca e l'annusava. "Vi ha portato dell'icore di neivous, non è vero? Da usare per avvelenare l'imperatore?".

    "Capitano", disse una delle guardie avvicinandosi velocemente. "Non riusciamo a trovare l'argoniana. Sembra che sia letteralmente svanita nella foresta".

    "Sì, sono alquanto abili in questo", disse il capitano. "Comunque non importa. Abbiamo il suo contatto a corte. Questo dovrebbe compiacere sua maestà imperiale. Prendetela".

    Le guardie tirarono fuori bruscamente dalla vasca la donna completamente nuda, mentre gridava: "Sono innocente! Non so cosa stia succedendo, io non ho fatto nulla! L'imperatore vorrà le vostre teste per questo!".

    "Sì, immagino che lo farà", sorrise il capitano. "Se deciderà di credere alle vostre parole".


    21 Secondo Seme, 2920
    Gideon, Black Marsh

    La taverna Scrofa e Avvoltoio era un luogo alquanto fuori mano, il tipo di ritrovo preferito da Zuuk per questo genere di incontri. Oltre a lui e al suo compagno, nell'oscurità del locale vi erano soltanto un paio di vecchi lupi di mare con la mente annebbiata dai fumi dell'alcol. La sporcizia sparsa sul lurido pavimento poteva essere percepita più che vista. Dense nubi di polvere sospese nell'aria immobile erano illuminate dai deboli raggi di un sole morente.

    "Avete esperienza di combattimenti pesanti?", chiese Zuuk. "La ricompensa è buona per questo incarico, ma i rischi sono altrettanto elevati".

    "Certo che ho esperienza di combattimento", rispose Miramor con arroganza. "Ho preso parte alla Battaglia di Bodrum nemmeno due mesi fa. Se voi farete la vostra parte assicurandovi che l'imperatore attraversi Passo Dorsza con una minima scorta nel giorno e nell'ora convenuti, io farò il resto. Ma fate in modo che non si metta in viaggio sotto mentite spoglie. Non ho intenzione di massacrare tutte le carrozze di passaggio nella speranza che all'interno vi sia l'Imperatore Reman".

    Zuuk sorrise e Miramor guardò verso di lui nel volto assorto del kothringi. Gli piaceva il suo modo di apparire: un professionista esperto e fidato.

    "Siamo d'accordo allora", disse Zuuk. "Dopo potrete avere il resto del vostro oro".

    Zuuk posò sul tavolo in mezzo a loro il voluminoso scrigno. Quindi si alzò in piedi.

    "Aspettate qualche minuto prima di andarvene", disse Zuuk. "Non voglio che mi seguiate. Chi vi ha assoldato desidera mantenere l'anonimato, nel caso vi catturino e vi torturino".

    "Per me va bene", disse Miramor ordinando un altro punch.

    Zuuk cavalcava attraverso il dedalo di stradine di Gideon. Sia lui che il suo cavallo furono ben lieti di superare le porte e inoltrarsi nella campagna. La strada principale verso Castel Giovese era allagata come ogni anno a primavera, ma Zuuk conosceva una scorciatoia che passava attraverso le colline. Cavalcando rapido fra gli alberi ricurvi avvolti dal muschio e le rocce insidiose ricoperte di fango, giunse alle porte del castello in appena due ore. Non perse tempo e si incamminò verso la cella di Tavia, sulla sommità della torre più alta.

    "Cosa ne pensate di lui?", chiese l'Imperatrice.

    "È uno sciocco", rispose Zuuk. "Ma è senza dubbio l'individuo ideale per questo tipo di incarico".


    30 Secondo Seme, 2920
    Fortezza di Thurzo, Cyrodiil

    Rijja gridò più e più volte. Ma nel buio della sua cella, soltanto le enormi pietre grigie, ancora solidissime seppur velate di muschio, potevano udirla. Le guardie all'esterno erano indifferenti ai suoi lamenti, così come lo erano per gli altri prigionieri. Similmente l'imperatore, lontano svariate miglia nella Città Imperiale, aveva ignorato le grida d'innocenza.

    Gridava, ben consapevole che nessun altro l'avrebbe mai più ascoltata.


    31 Secondo Seme, 2920
    Passo Kavas Rim, Cyrodiil

    Erano passati giorni e settimane dall'ultima volta che Turala aveva visto un volto umano, cyrodilico o dunmer che fosse. Mentre procedeva lungo la strada, pensò tra sé quanto fosse strano che un luogo deserto come Cyrodiil fosse divenuto la Provincia Imperiale, sede stessa dell'Impero. Persino i bosmer nella provincia di Valenwood avevano foreste più popolate di questo bosco della terra centrale.

    Ritornò con la mente al passato. Era stato un mese fa, o forse due, quando aveva attraversato il confine da Morrowind diretta a Cyrodiil? Allora faceva molto più freddo, ma a parte questo particolare, aveva perso la cognizione del tempo. Le guardie si erano mostrate piuttosto rudi, ma poiché non portava armi con sé, avevano deciso di lasciarla passare. Da allora, aveva incontrato solo poche carovane. Con qualche avventuriero che si era accampato per la notte aveva persino condiviso il cibo, ma nessuno le aveva mai offerto un passaggio in città.

    Turala si tolse lo scialle e lo trascinò dietro di sé. Per un attimo, aveva avuto la sensazione che qualcuno la stesse seguendo e si voltò. Non c'era nessuno dietro di lei. Solo un uccellino appollaiato su un ramo che emetteva un suono simile a una risata.

    Continuò a camminare, poi si fermò. Stava accadendo qualcosa. Da qualche tempo sentiva calciare il bambino dentro il suo ventre, ma questa volta era uno spasmo di tipo diverso. Emise un gemito e si trascinò barcollando sul ciglio del sentiero, cadendo in mezzo all'erba. Il suo bambino stava per nascere.

    Si mise supina e iniziò a spingere, ma aveva la vista annebbiata dalle lacrime che le scendevano per il dolore e la frustrazione. Come era potuto accadere tutto ciò? Dare alla luce suo figlio in una landa desolata, da sola, quando il padre era il duca di Mournhold? Le sua grida di rabbia e di dolore fecero fuggire gli uccelli dagli alberi.

    L'uccello, che un momento prima rideva di lei, volò in mezzo alla strada. Batté le palpebre e l'uccello scomparve. Al suo posto, c'era un elfo nudo, non scuro come un dunmer, ma nemmeno pallido come un altmer. Comprese immediatamente che quello era un ayleid, un elfo selvaggio. Turala gridò, ma l'uomo la tenne ferma. Dopo qualche minuto di sforzo, avvertì un senso di liberazione e perse i sensi.

    Quando si risvegliò, udì il pianto della sua bambina. Era stata lavata e ora giaceva accanto a lei. Turala la prese in braccio e, per la prima volta quell'anno, lacrime di gioia le solcarono il viso.

    A bassa voce sussurrò rivolta agli alberi: "Grazie". Dopodiché riprese il cammino verso ovest, con la sua bambina in braccio.


    L'anno continua nel mese di Metà Annata.


    2920, Metà Annata - Vol. 6



    Metà Annata
    Libro sesto del 2920
    Ultimo anno della Prima Era

    di
    Carlovac Townway

    2 Metà Annata, 2920
    Balmora, Morrowind

    "L'esercito imperiale si è riunito a sud", disse Cassyr. "Adesso si trova a due settimane di marcia da Ald Iuval verso Lago Coronati ed è ben armato".

    Vivec annuì. Ald Iuval e la sua città gemella Ald Marak sul lato opposto del lago erano fortezze di importanza strategica. Già da tempo si attendeva un attacco contro le due fortezze. Il capitano tolse dalla parete una mappa delle regioni sud-occidentali della provincia di Morrowind e la distese in piano, lottando contro una leggera brezza estiva che spirava dal mare attraverso la finestra aperta.

    "Avete detto che sono ben armati?", chiese il capitano.

    "Sì, signore", disse Cassyr. "Erano accampati presso Bethal Gray nelle terre centrali. Fra le loro file non ho visto altro che armature daedriche, nanesche o d'ebano, armi di prima qualità e pesanti attrezzature da assedio".

    "Cosa mi sapete dire della presenza di stregoni e di imbarcazioni?", chiese Vivec.

    "Un'intera orda di maghi guerrieri", replicò Cassyr. "Ma nessuna imbarcazione".

    "Con un simile armamento pesante gli occorreranno almeno due settimane, come avete suggerito, per spostarsi da Bethal Gray al Lago Coronati", disse Vivec studiando con attenzione la mappa. "Si ritroverebbero impantanati nelle paludi se tentassero di aggirare il lago verso Ald Marak sul lato nord. Quindi devono aver pianificato di attraversare i canali in questo punto e di prendere Ald Iuval. In seguito potrebbero aggirare il lago dal lato est e prendere Ald Marak da sud".

    "Saranno estremamente vulnerabili lungo i canali", disse il capitano. "Ammesso che sferriamo il nostro attacco quando si trovano a più di metà strada e non potranno ritirarsi di nuovo nelle terre centrali".

    "Ancora una volta la vostra sagacia si è dimostrata di grande aiuto", disse Vivec sorridendo verso Cassyr. "Ancora una volta riusciremo a respingere i nostri aggressori imperiali".

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    3 Metà Annata, 2920
    Bethal Gray, Cyrodiil

    "Passerete ancora di qua quando farete ritorno dopo la vostra vittoria?", chiese Lord Bethal.

    Il Principe Juilek a malapena ascoltò le parole dell'uomo. Tutta la sua attenzione era rivolta all'esercito intento a smantellare l'accampamento. Era una fresca mattina nella foresta, ma il cielo era limpido. Vi erano tutti i presupposti per un'estenuante marcia in un torrido pomeriggio, soprattutto con un'armatura così pesante.

    "Se saremo di ritorno in breve tempo, sarà a causa della nostra sconfitta", disse il principe. Riusciva a scorgere giù nel prato il Monarca Versidue-Shaie, intento a pagare il soprintendente di sua signoria per l'utilizzo del cibo, del vino e delle prostitute del villaggio. Mantenere un esercito era invero un onere dispendioso.

    "Mio principe", disse Lord Bethal con tono preoccupato. "Il vostro esercito si appresta a marciare verso oriente? In questo modo giungerete sulle rive del Lago Coronati. Forse dovreste muovere verso sud-est per raggiungere i canali".

    "Accertatevi soltanto che i vostri mercanti abbiano la quota a loro dovuta del vostro oro", disse il principe con un ghigno sul volto. "Lasciate che sia io a preoccuparmi della direzione presa dal mio esercito".

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    16 Metà Annata, 2920
    Lago Coronati, Morrowind

    Vivec osservava la distesa azzurra del lago, nelle cui gelide acque si riflettevano la sua immagine e quella del suo esercito. Quello che non riusciva a scorgere era il riflesso dell'esercito imperiale. Avrebbe dovuto già aver raggiunto i canali ormai, escludendo eventuali imprevisti nella foresta. Una folta macchia di alti alberi lacustri dalla chioma sottile ostruiva buona parte della sua visuale sui canali. Tuttavia un intero esercito non avrebbe mai potuto spostarsi senza essere visto o sentito, specialmente le divisioni con armature pesanti alquanto rallentate nei movimenti.

    "Fatemi vedere la mappa di nuovo", disse al capitano. "Non esiste davvero alcun'altra via dalla quale potrebbero avvicinarsi?".

    "Abbiamo vedette appostate nelle paludi a nord nel caso in cui siano abbastanza folli da passarvi in mezzo e affondare nel fango", disse il capitano. "Come minimo saremmo stati avvertiti del loro passaggio. Ma non c'è altra via per attraversare il lago se non passare per i canali".

    Vivec assorto, guardò ancora la sua immagine riflessa che sembrava distorcere le sue sembianze, quasi a farsi gioco di lui. Quindi osservò di nuovo la mappa.

    "Un momento", disse Vivec rivolto a Cassyr. "Quando avete detto che l'esercito aveva un'intera orda di maghi guerrieri, come facevate a essere sicuro che si trattasse proprio di maghi guerrieri?".

    "Indossavano tuniche grigie con un simbolo mistico decorato", spiegò Cassyr. "Ho immaginato che fossero stregoni, d'altronde cos'altro avrebbe potuto accompagnare un esercito in un così vasto numero? Non avrebbero potuto essere tutti guaritori".

    "Sciocco!", ruggì Vivec. "Sono mistici addestrati nella Scuola dell'Alterazione. Hanno lanciato un incantesimo d'acqua soffiando sull'intero esercito".

    Vivec corse verso un nuovo punto di osservazione dal quale poteva vedere verso nord. Al di là del lago, sebbene fosse soltanto una piccola ombra all'orizzonte, si potevano scorgere le fiamme dell'assalto ad Ald Marak. Vivec urlò con furia e il capitano si apprestò a riorganizzare l'esercito per aggirare il lago e tentare una difesa del castello.

    "Tornate a Dwynnen", disse Vivec seccamente, prima di salire in sella per unirsi alla battaglia. "I vostri servigi non sono più necessari e nemmeno desiderati".

    Era ormai troppo tardi, quando l'esercito di Morrowind giunse in prossimità di Ald Marak. La città era già stata conquistata dall'esercito imperiale.

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    19 Metà Annata, 2920
    La Città Imperiale, Cyrodiil

    Il Monarca giunse nella Città Imperiale nel bel mezzo dei festeggiamenti. Le strade erano affollate da uomini e donne che lo salutavano come il simbolo della presa di Ald Marak. A essere sinceri, buona parte di loro avrebbe preferito acclamare il principe, se anch'egli fosse stato di ritorno, e Versidue-Shaie ne era consapevole. Nondimeno era veramente compiaciuto della cosa. Mai prima d'ora gli abitanti di Tamriel avevano acclamato la venuta di un akaviri nella loro terra.

    L'Imperatore Reman III lo accolse con un caldo abbraccio, quindi aprì la lettera inviata dal principe che il Monarca recava con sé.

    "Non comprendo", disse infine compiaciuto ma confuso. "Siete passati sotto il lago?".

    "Ald Marak è una fortezza quasi inespugnabile", spiegò il Monarca. "Potrei aggiungere, come l'esercito di Morrowind ha certamente compreso, ora che si trova all'esterno. Per prendere la città, siamo stati costretti ad attaccare di sorpresa e con le truppe in armatura pesante. Grazie all'incantesimo che ci ha permesso di respirare sott'acqua, siamo stati in grado di muoverci più velocemente di quanto Vivec avrebbe potuto immaginare. L'ambiente acquatico ha alleggerito il peso delle armature. Inoltre, attaccando dalla sponda occidentale le difese erano assai più deboli".

    "Eccezionale!", disse l'imperatore compiaciuto. "Siete un formidabile stratega, Versidue-Shaie! Se vostro padre fosse stato abile quanto voi, Tamriel sarebbe sotto il dominio akaviri!".

    Il Monarca non aveva pensato di prendersi il merito del geniale piano del Principe Juilek, ma ripensando alla sconfitta subita dal suo popolo nell'invasione di duecentosedici anni prima, a cui aveva fatto riferimento l'imperatore, mutò le sue intenzioni. Sorrise con modestia e si beò di quegli elogi.

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    21 Metà Annata, 2920
    Ald Marak, Morrowind

    Savirien-Chorak si arrampicò strisciando sulle mura e osservò attraverso una feritoia la ritirata dell'esercito di Morrowind verso la foresta, tra le paludi e i terreni del castello. Quello sembrava il momento ideale per sferrare l'attacco. Forse avrebbero potuto bruciare la foresta e con essa l'intero esercito. Forse con Vivec nelle mani del nemico, l'esercito avrebbe permesso loro di occupare anche Ald Iuval. Decise di suggerire queste sue idee al principe.

    "Sembrerebbe che voi abbiate dimenticato", disse ridendo il Principe Juilek. "che io stesso ho dato la mia parola che l'esercito e i suoi comandanti non sarebbero stati toccati durante i negoziati per l'armistizio. Non avete imparato l'onore durante le campagne di guerra ad Akavir?".

    "Mio principe, sono nato qui nel continente di Tamriel, non sono mai stato nella terra natale del mio popolo", replicò l'uomo-rettile. "Ciò nonostante i vostri metodi mi sembrano alquanto singolari. Avete preteso un duello senza esclusione di colpi quando abbiamo combattuto nell'arena imperiale cinque mesi or sono e in tal modo io mi sono battuto".

    "Quello era un gioco", replicò il principe prima di annuire al suo attendente per far entrare il comandante dunmer.

    Juilek non aveva mai visto Vivec prima d'ora, ma aveva sentito dire che era una sorta di dio vivente. Quello che si trovò dinanzi però non era che un uomo. Un uomo corpulento, di bell'aspetto, con un volto intelligente, ma comunque un uomo. Il principe ne fu compiaciuto: un uomo con il quale si poteva parlare, non una divinità.

    "Vi porgo i miei saluti, mio valoroso avversario", disse Vivec. "Sembra che ci troviamo a un punto morto".

    "Non necessariamente", disse il principe. "Voi non volete cederci Morrowind e io non posso biasimarvi per questo. Nondimeno, io devo ottenere le vostre terre costiere per proteggere l'Impero da eventuali minacce d'invasione dal mare e alcune fortezze strategiche di confine, come questa e come Ald Umbeil, Tel Aruhn, Ald Lambasi e Tel Mothrivra".

    "E in cambio?", chiese Vivec.

    "In cambio?", rise Savirien-Chorak. "Dimenticate che siamo noi i vincitori, non voi".

    "In cambio", disse il Principe Juilek con diplomatica cautela. "Morrowind non subirà ulteriori attacchi da parte dell'esercito imperiale, se non in risposta a un vostro attacco. Voi sarete protetti dalle minacce d'invasione dalla flotta imperiale. Inoltre il vostro territorio potrà espandersi annettendo alcune regioni di Black Marsh a vostra scelta, purché non siano necessarie all'Impero".

    "Un'offerta ragionevole", disse Vivec dopo una pausa. "Dovete perdonarmi, non sono abituato ai cyrodilici che offrono qualcosa in cambio di ciò che hanno preso. Posso avere alcuni giorni per riflettere?".

    "Ci incontreremo di nuovo tra una settimana", disse il principe con un sorriso. "Nel frattempo, se non subiremo attacchi dal vostro esercito, considereremo questo un periodo di tregua".

    Vivec lasciò la camera del principe, sentendo che Almalexia aveva ragione. La guerra era giunta infine al termine. Questo principe sarebbe stato un eccellente imperatore.

    L'anno continua nella Luce del Cielo.



    2920, Luce del Cielo - Vol. 7



    Luce del Cielo
    Libro settimo del 2920
    L'ultimo anno della Prima Era

    di
    Carlovac Townway

    4 Luce del Cielo, 2920
    La Città Imperiale, Cyrodiil

    L'Imperatore Reman III e il Monarca, Versidue-Shaie, passeggiavano nei giardini imperiali. Costellati di statue e fontane, i giardini a nord si addicevano allo stato d'animo dell'imperatore, ma erano anche gli acri più freschi in città durante la calura estiva. Sobrie aiuole grigio-blu e verdi, disposte su più livelli, torreggiavano tutto intorno a loro mentre camminavano.

    "Vivec ha accettato le condizioni del principe per la pace", disse Reman. "Mio figlio tornerà fra due settimane".

    "Questa è un'eccellente notizia", osservò il Monarca prudentemente. "Spero che il dunmer rispetterà le condizioni. Avremmo potuto chiedere di più. La fortezza di Black Gate, per esempio. Ma ritengo che il principe sappia cosa sia ragionevole. Non indebolirebbe l'Impero soltanto per ottenere la pace".

    "Ultimamente ho pensato a Rijja e a cosa l'abbia indotta a tramare contro la mia stessa vita", disse l'imperatore fermandosi ad ammirare una statua della Regina Schiava, Alessia, prima di proseguire. "L'unica cosa che possa dare un senso a quell'azione è l'eccessiva ammirazione che ha verso mio figlio. Potrebbe aver amato me per il mio potere e per la mia personalità, ma lui, dopotutto, è giovane e di bell'aspetto e un giorno erediterà il mio trono. Deve aver pensato che se io fossi morto, lei avrebbe avuto un imperatore giovane e potente".

    "Il principe... sapeva di questo complotto?", chiese Versidue-Shaie. Era un gioco difficile da giocare, prevedere dove la paranoia dell'imperatore si sarebbe poi indirizzata.

    "Oh, non credo", rispose Reman sorridendo. "No, mio figlio mi ama molto".

    "Siete a conoscenza che Corda, sorella di Rijja, è un'iniziata del conservatorium di Morwha a Hegathe?", chiese il Monarca.

    "Morwha?", domandò l'imperatore. "L'ho dimenticato: che divinità è questa?".

    "La lasciva dea della fertilità degli Yokudani", rispose il Monarca. "Ma non lasciva quanto Dibella. Pudica, ma certamente incline al sesso".

    "Ho chiuso con le donne vogliose. L'imperatrice, Rijja, perfino troppo vogliosa. La brama d'amore conduce alla brama di potere", l'imperatore si strinse nelle spalle. "Ma una sacerdotessa iniziata con un sano appetito sessuale parrebbe l'ideale. Dunque, cosa stavate dicendo riguardo a Black Gate?".

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    <p align="left">6 Luce del Cielo, 2920
    Fortezza di Thurzo, Cyrodiil

    Rijja se ne stava in piedi con animo sereno e guardava il pavimento di nuda pietra mentre l'imperatore parlava. Non l'aveva mai vista prima così pallida e mesta. Avrebbe potuto esser lieta almeno perché stava per tornare nella sua patria. Poiché, se fosse partita ora, avrebbe potuto essere a Hammerfel per la Sagra del Mercante. Niente di quello che lui diceva sembrava suscitare in lei una qualche reazione. Il soggiorno di un mese e mezzo nella Fortezza di Thurzo sembrava avere annientato la sua vitalità.

    "Stavo pensando", disse infine l'imperatore, "di ospitare vostra sorella minore, Corda, qui a palazzo per un periodo. Credo che preferirebbe questo al conservatorium di Hegathe, non credete?".

    Una reazione, finalmente. Rijja guardò l'imperatore con un odio animale, scagliandosi contro di lui come una furia. Le sue unghie erano divenute lunghe durante la sua prigionia e gliele conficcò nel volto, negli occhi. Lui urlò per il dolore, mentre le guardie la spinsero indietro colpendola ripetutamente con il dorso della spada, finché non cadde priva di sensi.

    Fu chiamato immediatamente un guaritore, ma ormai l'Imperatore Reman III aveva perso il suo occhio destro.

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    <p align="left">23 Luce del Cielo, 2920
    Balmora, Morrowind

    Vivec uscì dall'acqua sentendo la calura del giorno scivolare via dalla sua pelle e prese un asciugamano da uno dei suoi servitori. Sotha Sil osservò il suo vecchio amico dal balcone.

    "Sembra che abbiate collezionato qualche altra cicatrice dall'ultima volta che vi ho visto", disse lo stregone.

    "Azura mi ha garantito che non ne avrò altre per un po'", rise Vivec. "Quando siete arrivato?".

    "Poco più di un'ora fa", rispose Sotha Sil scendendo le scale fino al bordo della vasca. "Credevo di venire a concludere una guerra, ma sembra che l'abbiate fatto senza di me".

    "Sì, otto anni sono lunghi abbastanza per una battaglia incessante", ribatté Vivec abbracciando Sotha Sil. "Abbiamo fatto alcune concessioni, ma anche loro. Quando il vecchio imperatore sarà morto forse entreremo in un'epoca d'oro. Il Principe Juliek è molto saggio per la sua età. Dov'è Almalexia?".

    "A prendere il duca di Mournhold. Dovrebbero essere qui domani pomeriggio".

    I due uomini furono distratti dalla vista di qualcosa in direzione di un angolo del palazzo. Un cavaliere stava avvicinandosi attraversando la città e dirigendosi verso la gradinata frontale. Era palese che la donna aveva galoppato senza sosta per molto tempo. La incontrarono nello studio, dove irruppe respirando affannosamente.

    "Siamo stati traditi", disse ansimando. "L'esercito imperiale si è impossessato di Black Gate".

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    <p align="left">24 Luce del Cielo, 2920
    Balmora, Morrowind

    Era la prima volta in diciassette anni che i tre membri del Tribunale di Morrowind si incontravano nello stesso posto, da quando Sotha Sil era partito per Artaeum. Tutti e tre avrebbero desiderato che le circostanze della loro riunione fossero diverse.

    "Da quel che abbiamo saputo, mentre il principe stava facendo ritorno a Cyrodiil verso sud, una seconda armata imperiale scendeva da nord", disse Vivec ai suoi compatrioti dal volto impassibile. "È ragionevole ritenere che Juliek non sapesse dell'attacco".

    "Tuttavia non sarebbe neppure insensato supporre che abbia progettato di creare un diversivo mentre l'imperatore sferrava l'attacco su Black Gate", ribatté Sotha Sil. "Questo avvenimento deve essere considerato come un'interruzione della tregua".

    "Dov'è il duca di Mournhold?", chiese Vivec. "Vorrei sapere cosa ne pensa in merito".

    "Sta incontrandosi con la Madre Notte a Tel Aruhn", disse Almalexia pacatamente. "Gli ho detto di aspettare finché non avesse parlato con voi, ma mi ha detto che la questione era già stata rimandata abbastanza a lungo".

    "Coinvolgerebbe i Morag Tong in questioni esterne?", Vivec scosse la testa e guardò Sotha Sil: "Vi prego, fate il possibile. L'assassinio non farà altro che danneggiare le cose. Questa faccenda dev'essere sistemata con la diplomazia o la battaglia".

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    <p align="left">25 Luce del Cielo, 2920
    Tel Aruhn, Morrowind

    La Madre Notte incontrò Sotha Sil nel suo salone, illuminato solo dalla luna. Era crudelmente bella, con indosso il suo semplice abito di seta e distesa sul divano. Con un cenno, congedò le sue guardie dal mantello rosso e offrì del vino allo stregone.

    "Avete mancato il vostro amico, il duca, per poco", mormorò. "Era davvero afflitto, ma penso che risolveremo il suo problema".

    "Ha offerto un compenso ai Morag Tong per assassinare l'imperatore?", chiese Sotha Sil.

    "Non avete peli sulla lingua, vero? Bene. Adoro gli uomini che parlano schiettamente: si risparmia così tanto tempo. Naturalmente, non posso riferirvi ciò di cui abbiamo parlato io e il duca", disse sorridendo. "Nuocerebbe agli affari".

    "E se vi offrissi altrettanto oro per non assassinare l'imperatore?".

    "I Morag Tong uccidono per la gloria di Mephala e per lucro", osservò parlando nel suo bicchiere di vino. "Noi non uccidiamo tanto per farlo. Sarebbe un sacrilegio. Una volta che l'oro del duca sarà arrivato nel giro di tre giorni, porteremo a termine il compito. E temo che non ci sogneremmo mai di prendere in considerazione un'offerta contraria. Sebbene siamo tanto una società quanto un ordine religioso, non ci pieghiamo alla legge della domanda e dell'offerta, Sotha Sil".


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    <p align="left">27 Luce del Cielo, 2920
    Il Mare Interno, Morrowind

    Erano due giorni ormai che Sotha Sil osservava le acque in attesa di una nave particolare e ora la vide. Una grande nave con la bandiera di Mournhold. Lo stregone respirò una boccata d'aria e la intercettò prima che raggiungesse il porto. Un velo di fiamme avvolse la sua figura, camuffando la sua voce e mutandola in quella di un daedra.

    "Abbandonate la vostra nave!", urlò con voce profonda, "se non volete affondare con essa!".

    In verità, Sotha Sil avrebbe potuto fare esplodere la nave con un'unica palla di fuoco, ma scelse di prendere tempo per dare all'equipaggio la possibilità di tuffarsi nelle calde acque. Quando fu sicuro che non vi fosse anima viva a bordo, fece convergere tutta la sua energia in un'onda distruttiva che si abbatté scuotendo l'aria e l'acqua. La nave e la ricompensa del duca per i Morag Tong affondarono nelle profondità del Mare Interno.

    "Madre Notte", disse fra sé Sotha Sil, mentre si faceva trasportare dalla corrente verso la riva per avvisare il comandante del porto che alcuni marinai dovevano essere tratti in salvo. "Tutti si piegano alla legge della domanda e dell'offerta".

    L'anno continua nell'Ultimo Seme.


    2920, Ultimo Seme - Vol. 8




    Ultimo Seme
    Libro ottavo del 2920
    Ultimo anno della Prima Era

    di
    Carlovac Townway

    1 Ultimo Seme, 2920
    Mournhold, Morrowind
    Al calar della sera si erano radunati tutti alla corte del duca per godersi l'effluvio e il calore del fuoco in cui ardevano rami secchi e foglie di verdamara. Minuscole faville fluttuavano nell'aria, ondeggiando per un attimo prima di scomparire.

    "Sono stato avventato", riconobbe il duca con tono serio. "Ma Lorkhan ha mostrato il suo compiacimento, e ogni cosa è a posto adesso. I Morag Tong non assassineranno l'imperatore ora che il pagamento che avevo garantito loro giace sul fondo del Mare Interno. Pensavo che aveste stipulato una sorta di armistizio con i principi daedra".

    "Ciò che i vostri marinai hanno riconosciuto come un daedra forse era qualcosa di diverso", disse Sotha Sil. "Forse era mago guerriero rinnegato, oppure di un dardo elettrico".

    "Il principe e l'imperatore sono in viaggio per prendere possesso di Ald Lambasi come previsto dall'armistizio. È certamente tipico dei cyrodilici considerare che le loro concessioni siano negoziabili, a differenza delle nostre", disse Vivec tirando fuori una mappa. "Possiamo incontrarli qui, presso Fervinthil, in questo villaggio situato a nord-ovest di Ald Lambasi".

    "Ma li incontreremo per discutere", chiese Almalexia, "o per dare battaglia?".

    Nessuno fu in grado di dare una risposta.

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    15 Ultimo Seme, 2920
    Fervinthil, Morrowind

    Un violento temporale di fine estate si abbatté sul piccolo villaggio oscurando completamente il cielo. Soltanto il balenare dei fulmini, che rimbalzavano di nuvola in nuvola come sinistri acrobati, squarciava l'oscurità. L'acqua fluiva rapida lungo le strette viuzze e ormai aveva raggiunto l'altezza delle caviglie. Il principe doveva gridare per essere udito dai suoi capitani, sebbene si trovassero a poca distanza da lui.

    "C'è una locanda più avanti! Aspetteremo là il cessare del temporale prima di proseguire verso Ald Lambasi!".

    La locanda era calda e asciutta, e molto affollata. I locandieri facevano spola trasportando caraffe di greef e vino in una stanza sul retro, palesemente eccitati dalla presenza di un illustre visitatore. Un personaggio molto più in vista del semplice erede dell'impero di Tamriel. Divertito, Juilek li guardava affaccendarsi finché improvvisamente udì per puro caso il nome di "Vivec".

    "Mio caro Lord Vivec", disse irrompendo nella stanza sul retro. "Dovete credermi, non sapevo nulla dell'attacco presso Black Gate, se non quando ormai si era già verificato. Naturalmente lo restituiremo alle vostre cure senza indugio. Vi avevo scritto una lettera a tal proposito, indirizzata al palazzo di Balmora, ma è evidente che non vi trovate là", si fermò a osservare i molti volti a lui sconosciuti che erano nella stanza. "Perdonatemi, lasciate che mi presenti. Mi chiamo Juilek di Cyrodiil".

    "Il mio nome è Almalexia", disse la donna più splendida che il principe avesse mai visto. "Volete unirvi a noi?".

    "Sotha Sil", disse un dunmer dall'aspetto austero avvolto in un mantello bianco, stringendo la mano del principe e invitandolo a sedersi.

    "Indoril Brindisi Dorom, duca-principe di Mournhold", disse un uomo corpulento al suo fianco mentre si sedeva.

    "Riconosco che gli eventi dell'ultimo mese possono suggerire, nel migliore dei casi, che l'esercito imperiale agisca fuori dal mio controllo", disse il principe dopo aver ordinato del vino. "E in verità, è così. L'esercito appartiene a mio padre".

    "Ho sentito dire che anche l'imperatore sarebbe giunto ad Ald Lambasi", disse Almalexia.

    "Ufficialmente, è qui", disse il principe con cautela. "Ufficiosamente, si trova ancora nella Città Imperiale. Ha subito uno spiacevole incidente".

    Vivec lanciò un'occhiata veloce verso il duca prima di rivolgersi al principe: "Un incidente?".

    "Oh, sta bene", si affrettò a dire il principe. "Sopravvivrà, ma pare che perderà un occhio. Si è trattato di un diverbio che non ha nulla a che fare con la guerra. L'unica buona notizia è che, durante la sua convalescenza, io ho l'uso del suo sigillo. Qualsiasi accordo sottoscritto fin d'ora sarà vincolante per l'Impero, sia durante il regno di mio padre che nel mio".

    "Che si dia inizio agli accordi", sorrise Almalexia.

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    16 Ultimo Seme, 2920
    Wroth Naga, Cyrodiil

    Il piccolo villaggio di Wroth Naga accolse Cassyr con le sue casette colorate abbarbicate su un promontorio che dominava la distesa dell'altopiano di Wrothgarian e più oltre High Rock. Se il suo umore fosse stato migliore, quella vista sarebbe stata davvero impressionante. Per come si sentiva, era in grado di ragionare solo in termini pratici e pensò che un piccolo villaggio come quello avrebbe offerto scarse provviste per lui e il suo cavallo.

    Cavalcò fino a raggiungere la piazza principale dove si trovava una locanda chiamata Il Richiamo dell'Aquila. Dopo aver ordinato allo stalliere di porre al riparo e rifocillare il suo cavallo, Cassyr si diresse verso la locanda e rimase sorpreso dalla sua atmosfera. Un menestrello, che un tempo aveva visto esibirsi a Gilderdale, suonava una vecchia melodia vivace dinanzi a un pubblico festoso di montanari. Una simile forzata allegria non era certo ciò che Cassyr avrebbe desiderato in quel momento. All'unico tavolo appartato dalla festa, sedeva una donna dunmer dall'aria triste. Prese il suo bicchiere e si sedette al suo tavolo senza essere invitato. Soltanto quando si avvicinò, notò che aveva in braccio un neonato.

    "Sono appena arrivato da Morrowind", disse con un certo imbarazzo, a voce bassa. "Ho combattuto per Vivec e il duca di Mournhold contro l'esercito imperiale. Probabilmente mi considererete un traditore del mio popolo".

    "Sono anch'io una traditrice del mio popolo", disse la donna mostrando la mano che recava un marchio. "Significa che non posso mai più fare ritorno alla mia terra".

    "Be', non penserete certo di restare qui?", sorrise Cassyr. "Di certo è molto pittoresco, ma con l'arrivo dell'inverno ci sarà così tanta neve da rimanere sepolti. Non è il posto adatto a una bambina. Qual è il suo nome?".

    "Bosriel. Significa bellezza della foresta. Dove siete diretto?".

    "Dwynnen, nella baia di High Rock. Siete la benvenuta se vorrete unirvi a me. La vostra compagnia mi sarà di aiuto". Le porse la mano: "Cassyr Whitley".

    "Turala ", disse la donna dopo una pausa. Sul principio stava per pronunciare per primo il suo nome di famiglia, come vorrebbe la tradizione, ma poi si rese conto che quel nome non le apparteneva più. "Mi piacerebbe molto accompagnarvi, vi ringrazio".

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    19 Ultimo Seme, 2920
    Ald Lambasi, Morrowind

    Nel silenzio della grande sala del castello si trovavano cinque uomini e due donne. Si udivano soltanto il raschiare della penna d'oca sulla ruvida pergamena e il sommesso tamburellare della pioggia contro l'enorme finestra a vetri. Nel momento in cui il principe appose il sigillo di Cyrodiil sul documento, la pace fu ufficiale. Il duca di Mournhold proruppe in un grido di felicità e ordinò che fosse portato del vino per celebrare la fine di otto anni di guerra.

    Solo Sotha Sil se ne stava in disparte. Il suo volto non lasciava trasparire alcuna emozione. Coloro che lo conoscevano meglio sapevano che non credeva né agli epiloghi né agli inizi, ma nel ciclo incessante di cui questo rappresentava soltanto una minima parte.

    "Mio principe", disse il cerimoniere di corte dispiaciuto di aver interrotto i festeggiamenti. "C'è un messaggero inviato da vostra madre, l'imperatrice. Chiede di vedere vostro padre, ma poiché non è ancora arrivato...".

    Juilek si scusò e andò a parlare con il messaggero.

    "L'imperatrice non vive nella Città Imperiale?", chiese Vivec.

    "No", rispose Almalexia scuotendo tristemente il capo. "Suo marito l'ha rinchiusa nelle segrete di Black Marsh, temendo che stesse pianificando una rivolta contro di lui. Lei è molto ricca e ha potenti alleati nelle terre coloviane occidentali, così non può né sposarsi con qualcun'altra né farla giustiziare. Sono diciassette anni, da quando Juilek era un bambino, che si trovano a questo punto morto".

    Il principe tornò dopo qualche minuto. Dal suo viso trapelava una certa inquietudine, nonostante si sforzasse di celarla.

    "Mia madre ha bisogno di me", disse semplicemente. "Sono desolato, ma devo andarmene immediatamente. Se posso avere una copia del trattato, lo porterò con me per mostrare all'imperatrice quanto di buono abbiamo fatto oggi. Poi lo porterò alla Città Imperiale per renderlo ufficiale".

    Il Principe Juilek se ne andò accompagnato dai saluti cordiali dei Tre di Morrowind. Mentre lo osservavano allontanarsi a cavallo, verso sud e Black Marsh, nella notte spazzata dalla pioggia, Vivec disse: "Tamriel vivrà tempi assai migliori quando lui salirà sul trono".

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    31 Ultimo Seme, 2920
    Passo Dorsza, Black Marsh

    La luna stava sorgendo sopra la cava abbandonata, fumante di gas di palude per l'estate particolarmente torrida, mentre il principe e le sue due guardie comparvero a cavallo sul limitare della foresta. Enormi cumuli di terra e letame erano stati ammassati nelle epoche remote da qualche tribù primitiva di Black Marsh, ormai scomparsa da tempo, nella speranza di allontanare le minacce provenienti dal nord. Evidentemente quelle minacce erano riuscite a penetrare attraverso Passo Dorsza, l'enorme frattura nel baluardo triste e solitario che si estendeva per miglia e miglia.

    I neri alberi contorti che crescevano sulla barriera di roccia proiettavano strane ombre simili a un intricato reticolo. La mente del principe era rivolta alla misteriosa lettera della madre, che alludeva alla minaccia di un'invasione. Naturalmente non poteva farne menzione ai dunmer, almeno finché non avesse avuto maggiori elementi a disposizione e ne avesse informato suo padre. Dopo tutto quella lettera era indirizzata a lui. Era stato quel tono di estrema urgenza che lo aveva indotto a recarsi di persona a Gideon.

    L'imperatrice lo aveva messo in guardia contro una banda di ex schiavi che attaccavano le carovane dirette a Passo Dorsza. Gli consigliò di assicurarsi che il suo scudo Imperiale fosse ben visibile, per mostrare che non si trattava di uno degli odiati trafficanti di schiavi dunmer. Cavalcando fra le folte erbacce che invadevano il passo come un fiume avvelenato, il principe ordinò che il suo scudo fosse bene in vista.

    "Capisco perché gli schiavi sfruttano questa posizione", disse il capitano del principe. "È il luogo ideale per un'imboscata".

    Juilek annuì con il capo, ma i suoi pensieri erano da tutt'altra parte. Quale oscura minaccia di invasione aveva scoperto l'imperatrice? Che gli akaviri avessero di nuovo preso il mare? In tal caso, come aveva potuto sua madre venirne a conoscenza dato che si trovava rinchiusa nella sua cella di Castel Giovese? Un fruscio tra le erbacce seguito da un acuto grido umano dietro di lui interruppero le sue riflessioni.

    Si guardò intorno e si rese conto di essere rimasto solo. La sua scorta era sparita.

    Il principe osservò il mare d'erba illuminato dalla luna che ondeggiava formando disegni quasi ipnotici, sospinto dal flusso e riflusso del vento notturno che penetrava attraverso il valico. Era impossibile dire se sotto quel confuso agitarsi si trovasse un soldato aggredito, oppure un cavallo morente. Il sibilare del vento soffocava ogni rumore prodotto dalle vittime dell'agguato.

    Juilek sfoderò la sua spada e pensò al da farsi. La sua mente ordinò al suo cuore di mantenere il sangue freddo. Si trovava assai più vicino all'uscita del valico che all'entrata. Qualunque cosa avesse trucidato la sua scorta doveva trovarsi dietro di lui. Se avesse cavalcato abbastanza velocemente, avrebbe potuto guadagnare terreno. Spronò il cavallo al galoppo e si diresse verso le colline dinanzi, incorniciate da enormi ammassi neri di letame.

    Quando fu disarcionato, stava superando gli ostacoli davanti a sé, ma accadde tutto così in fretta che non si rese conto di nulla. Si ritrovò a terra poco lontano da dove era caduto il suo cavallo e nell'impatto si ruppe una spalla e la schiena. Fu pervaso da un profondo torpore mentre osservava il suo povero destriero morente con il ventre squarciato da una delle tante lance che fuoriuscivano dalla superficie dell'erba.

    Il Principe Juilek non fu in grado di voltarsi e guardare negli occhi la figura che affiorava dall'erba, né tanto meno di muoversi per difendersi. La sua gola fu recisa senza tanti complimenti.

    Miramor imprecò quando la luce della luna illuminò il viso della sua vittima. Aveva visto l'imperatore durante la Battaglia di Bodrum quando combatteva sotto gli ordini di sua maestà imperiale e questo non era di certo lui. Frugandogli addosso trovò la lettera e il trattato firmato da Vivec, Almalexia, Sotha Sil e dal duca di Mournhold in rappresentanza di Morrowind e dal Principe Juilek di Cyrodiil, in rappresentanza dell'Impero di Cyrodiil.

    "Che io sia maledetto", borbottò Miramor fra sé e il fruscio dell'erba. "Ho ucciso soltanto un principe. Quale sarà la mia ricompensa?".

    Miramor distrusse la lettera come gli aveva ordinato Zuuk e mise in tasca il trattato. Come minimo, una simile curiosità avrebbe avuto un certo valore di mercato. Smontò le trappole mentre valutava le sue prossime mosse. Ritornare a Gideon e richiedere al suo padrone una ricompensa minore per aver ucciso l'erede? Proseguire verso nuove terre? Se non altro, pensò, dalla Battaglia di Bodrum aveva acquisito due abilità fondamentali. Dai dunmer aveva imparato a costruire trappole con le lance. E dopo aver lasciato l'esercito imperiale, aveva imparato a muoversi furtivamente nell'erba.

    L'anno continua nel Focolare.



    2920, Il Focolare - Vol. 9


    Focolare
    Libro nono del 2920
    Ultimo anno della Prima Era

    di
    Carlovac Townway

    2 Focolare, 2920
    Gideon, Black Marsh

    L'Imperatrice Tavia giaceva di traverso sul letto. Un caldo vento di fine estate, che lei non poteva sentire, faceva sbattere le imposte della sua cella contro le sbarre di ferro. Le sembrava che la gola le andasse a fuoco, ma ancora singhiozzava in modo incontrollabile stringendo il suo ultimo arazzo tra le mani. I suoi lamenti echeggiarono in ogni sala vuota di Castel Giovese, interrompendo le domestiche, intente nelle pulizie, e le guardie mentre conversavano. Una delle sue domestiche salì le anguste scale per far visita alla sua signora, ma il capo delle guardie Zuuk si mise in piedi sulla soglia e scosse la testa.

    "Ha appena saputo della morte del figlio", disse placidamente.

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    5 Focolare, 2920
    La Città Imperiale, Cyrodiil

    "Vostra maestà imperiale", disse il Monarca Versidue-Shaie attraverso la porta. "Potete aprire la porta. Vi garantisco che siete perfettamente al sicuro. Nessuno vuole uccidervi".

    "Per il sangue di Mara!", replicò la voce dell'Imperatore Reman III, smorzata, isterica, con sfumature di follia. "Qualcuno ha assassinato il principe mentre reggeva il mio scudo! Potrebbero aver pensato che si trattasse di me!".

    "Avete sicuramente ragione, vostra maestà imperiale", rispose il Monarca evitando qualunque tono di derisione nella sua voce, mentre i suoi neri occhi a mandorla roteavano con disprezzo. "Dobbiamo trovare e punire il malfattore responsabile della morte di vostro figlio. Ma non possiamo farlo senza di voi. Dovete mostrarvi coraggioso per il vostro Impero".

    Non vi fu risposta.

    "Almeno, uscite a firmare l'ordine di esecuzione di Lady Rijja", chiese il Monarca. "Permetteteci di eliminare l'unico traditore e assassino di cui siamo certi".

    Ci fu una breve pausa, quindi il suono di mobili trascinati sul pavimento. Reman aprì appena la porta, ma il Monarca riuscì a vedere il suo volto furioso e spaventato e l'orribile ammasso di pelle lacerata che una volta era il suo occhio destro. Malgrado i migliori guaritori dell'Impero avessero cercato di porvi rimedio, quello era ancora uno spaventoso ricordo dell'operato di Lady Rijja alla Fortezza di Thurzo.

    "Datemi l'ordine", ringhiò l'imperatore. "Lo firmerò con piacere".

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    6 Focolare, 2920
    Gideon, Cyrodiil

    La misteriosa luminescenza azzurra dei fuochi fatui, una combinazione del gas della palude e dell'energia degli spiriti, così le avevano spiegato, aveva sempre atterrito Tavia quando li osservava dalla finestra. Ora invece le sembrava stranamente confortante. Oltre la palude si trovava la città di Gideon. Era una sottile ironia, pensò, che non ne avesse mai percorso le strade sebbene l'avesse guardata ogni giorno per diciassette anni.

    "Vi viene in mente qualcosa che possa avere dimenticato?", chiese, volgendosi verso il leale kothringi Zuuk.

    "So esattamente cosa fare", disse semplicemente. Sembrò sorridere, ma l'imperatrice si rese conto che era soltanto il suo volto riflesso sulla liscia pelle argentea di lui. Stava sorridendo e non se ne era nemmeno accorta.

    "Assicuratevi di non essere seguito", suggerì lei. "Non voglio che mio marito sappia dove ho nascosto il mio oro in tutti questi anni. E prendete pure la vostra parte. Siete stato un buon amico".

    L'Imperatrice Tavia fece un passo avanti e scomparve alla vista avvolta dalla nebbia. Zuuk sostituì le sbarre della finestra della torre e gettò una coperta sopra alcuni cuscini del letto di lei. Con un po' di fortuna, avrebbero scoperto il suo corpo sul prato solamente il mattino successivo, quando sperava di trovarsi ormai a metà strada per Morrowind.

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    9 Focolare, 2920
    Phrygias, High Rock

    I bizzarri alberi visibili in ogni direzione sembravano come pali nodosi coronati da sgargianti esplosioni di rossi, gialli e arancioni, simili ad ammassi d'insetti attratti dal fuoco. I monti Wrothgarian stavano lentamente scomparendo alla vista avvolti dalle nebbie pomeridiane. Turala era come incantata a quella vista, per lei così aliena e differente dai consueti scenari di Morrowind, mentre avanzava faticosamente a cavallo verso una prateria aperta. Dietro di lei, con il capo chino sul petto, dormiva Cassyr, sorreggendo teneramente Bosriel. Per un momento, Turala studiò la possibilità di saltare la bassa recinzione verniciata che attraversava il pascolo, ma poi ci ripensò. Era meglio lasciar dormire Cassyr per alcune ore ancora prima di passargli le redini.

    Mentre il cavallo attraversava la prateria, Turala notò la piccola casetta verde sulla collina vicina, seminascosta dalla foresta. Quell'immagine era così pittoresca che la giovane scivolò lentamente in un gradevole stato di dormiveglia. Il suono improvviso di un corno la riportò alla realtà con un fremito. Cassyr aprì gli occhi.

    "Dove siamo?", sibilò.

    "Non lo so", farfugliò Turala con gli occhi spalancati. "Cos'era quel suono?".

    "Orchi", sussurrò lui. "Festa di caccia. Dirigetevi immediatamente verso il folto degli alberi".

    Turala spronò il cavallo verso un piccolo raggruppamento d'alberi. Cassyr le diede la bambina e smontò. Iniziò a togliere le loro borse dal cavallo e le gettò nei cespugli. Iniziò a sentirsi in lontananza il rumore sordo di una marcia, che cresceva di intensità facendosi sempre più vicino. Turala smontò con attenzione e aiutò Cassyr ad alleggerire il cavallo. In quel mentre Bosriel sgranò gli occhi. Turala, che talvolta si era preoccupata perché la sua bambina non piangeva mai, adesso ne era grata. Appena terminato di scaricare l'ultimo bagaglio, Cassyr spronò il cavallo da dietro, facendolo galoppare nel campo. Stringendo Turala per mano, avanzò carponi nascondendosi tra i cespugli.

    "Con un po' di fortuna", mormorò. "Penseranno che è una cavalla selvaggia o che appartiene alla fattoria e non andranno in cerca del suo cavaliere".

    Aveva appena finito di parlare che un'orda di orchi irruppe nella prateria al suono dei corni. Turala aveva già avuto modo di vedere degli orchi prima d'ora, ma mai in così grande numero e mai in atteggiamenti tanto bestiali. Ruggendo di piacere alla vista del cavallo e del suo stato di confusione, accelerarono il passo superando il bosco dove si celavano Cassyr, Turala e Bosriel. I fiori selvatici si agitarono nel vento sollevato dalla loro corsa, spargendo semi nell'aria. Turala tentò di trattenere uno starnuto e pensò di esservi riuscita. Tuttavia il sommesso rumore fu udito da uno degli orchi che decise di indagare insieme a un compagno.

    Cassyr lentamente sguainò la spada, raccogliendo tutto il suo coraggio. La sua specialità, per quanto valesse, era lo spionaggio e non il combattimento, ma aveva giurato di proteggere Turala e la sua bambina fin quando avesse potuto. Forse avrebbe potuto anche uccidere quei due orchi, pensò, ma non prima che le loro grida avessero richiamato il resto dell'orda.

    Improvvisamente, qualcosa di invisibile attraversò i cespugli simile al vento. Gli orchi volarono indietro, stramazzando senza vita al suolo con la schiena. Turala si volse e vide una vecchia donna dalla pelle avvizzita con sgargianti capelli rossi emergere da un cespuglio vicino.

    "Pensavo che li avreste condotti direttamente da me", sussurrò sorridendo. "È meglio che mi seguiate".

    I tre seguirono l'anziana donna attraverso un profondo crepaccio ricoperto di rovi che si snodava nella prateria in direzione della casa sulla collina. Quando si trovarono dall'altro lato, la donna si volse a guardare gli orchi banchettare sui resti del cavallo, un'orgia di sangue al suono di innumerevoli corni.

    "Era il vostro cavallo?", domandò. Quando Cassyr annuì, lei rise rumorosamente. "È un ricco pasto, ecco cosa. Quei mostri avranno mal di pancia e flatulenza domattina. Servirà loro di lezione".

    "Non dovremmo proseguire?", sussurrò Turala, innervosita dalla risata della donna.

    "Non verranno fin quassù", ghignò la donna, guardando Bosriel che ricambiò il sorriso. "Hanno troppa paura di noi".

    Turala si volse verso Cassyr, che scosse il capo. "Streghe. Ho ragione a credere che questa sia la Fattoria del Vecchio Barbyn, la casa della Congrega di Skeffington?".

    "Giusto, tesoro", la vecchia rise scioccamente come una ragazzina, compiaciuta di avere una così cattiva reputazione. Sono Mynista Skeffington".

    "Cosa avete fatto a quegli orchi?", chiese Turala. "Là dietro nel bosco?".

    "Uno spirito li ha colpiti nella parte destra della testa", disse Mynista continuando a salire la collina. Davanti a loro si trovavano i terreni della fattoria, un pozzo, una stia per polli, uno stagno, donne d'ogni età intente nelle proprie attività, le risate dei bambini che giocavano. La vecchia donna si volse indietro e vide che Turala non capiva. "Non vi sono streghe da dove venite, bambina mia?".

    "Non che io sappia", rispose lei.

    "Vi è ogni sorta di esperto di arti magiche nelle terre di Tamriel", spiegò. " Gli psijici studiano la magia con ossessionante meticolosità. I maghi guerrieri nell'esercito, all'altra estremità della gerarchia, lanciano sortilegi come fossero dardi. Noi streghe ci uniamo spiritualmente, evochiamo e celebriamo. Per abbattere quegli orchi ho semplicemente sussurrato agli spiriti dell'aria, Amaro, Pina, Tallatha, le dita di Kynareth e l'alito del mondo, con cui sono in confidenza, di colpire a morte quei bastardi. Vedete, l'Evocazione non ha niente a che fare con il potere, il risolvere enigmi o il tormentarsi su vecchie pergamene ammuffite. Riguarda invece il promuovere relazioni. Il mostrarsi amichevoli, direste voi".

    "Bene, certamente apprezziamo che vi dimostriate nostra amica", disse Cassyr.

    "E vi conviene", disse tossendo Mynista. "La vostra razza distrusse la patria degli orchi duemila anni fa. Prima di allora, non erano mai venuti quassù a darci fastidio. Ora dovete ripulirvi e mangiare qualcosa".

    Detto ciò, Mynista li condusse nella fattoria e Turala fece conoscenza della famiglia della Congrega di Skeffington.

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    11 Focolare, 2920
    La Città Imperiale, Cyrodiil

    Rijja non aveva neppure provato a dormire la notte precedente per cui la triste musica che accompagnava la sua esecuzione aveva per lei quasi un effetto soporifero. Era come se desiderasse non avere coscienza prima del colpo d'ascia. Era stata bendata in modo da non farle vedere il suo antico amante, l'imperatore, seduto davanti a lei, che la guardava con l'unico occhio buono. Non poteva vedere neanche il Monarca Versidue-Shaie, con la sua coda ordinatamente avvolta sotto di lui e uno sguardo di trionfo sul volto dorato. Avvertì, come intorpidita, la mano del boia toccarle la schiena per tenerla ferma. Sussultò come nel tentativo di svegliarsi da un sogno.

    Il primo colpo si abbatté sulla parte posteriore della testa facendola gridare. Il secondo attraversò il collo, uccidendola.

    L'imperatore, girandosi verso il Monarca disse stancamente: "È fatta. Avete detto che aveva una sorella graziosa chiamata Corda in Hammerfell?".

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    18 Focolare, 2920
    Dwynnen, High Rock

    Cassyr considerò che il cavallo che le streghe gli avevano venduto non era buono come il precedente. Il culto degli spiriti, il sacrificio e la sorellanza potevano andar bene per le evocazioni, ma tendeva a rovinare le bestie da soma. Eppure, non vi era molto di cui lamentarsi. Non avendo più la donna dunmer e la sua bambina da proteggere, procedeva molto più speditamente. Davanti a lui si stagliavano le mura che circondavano la sua città natale. Quasi immediatamente, fu circondato dai suoi vecchi amici e dalla sua famiglia.

    "Com'è andata la guerra?", gridò suo cugino correndogli incontro. "È vero che Vivec ha firmato un trattato di pace con il principe, ma che l'imperatore rifiuta di onorarlo?".

    "Non è andata così, giusto?", chiese un amico unendosi a loro. "Ho sentito che il dunmer fece uccidere il principe e quindi inventò una storia su quel trattato, ma non vi sono prove".

    "Non è accaduto niente d'interessante qui?", chiese Cassyr ridendo. "A dire la verità non desidero affatto parlare della guerra o di Vivec".

    "Ti sei perso la processione di Lady Corda", disse il suo amico. "Venne dalla baia con tutto il suo seguito per poi dirigersi a oriente verso la Città Imperiale".

    "Ma questa è roba da poco. Com'era Vivec?", chiese ansiosamente suo cugino. "Asserisce di essere un dio vivente".

    "Lo sarà se Sheogorath si tirerà indietro e avranno bisogno di un altro Dio della Follia", disse con superbia.

    "E le donne?", chiese il giovane che aveva visto delle femmine dunmer soltanto in rare occasioni.

    Cassyr sorrise a stento. Per un istante le venne alla mente l'immagine di Turala Skeffington ma subito svanì. Sarebbe stata felice con la congrega e la sua bambina avrebbe avuto tutte le cure di cui aveva bisogno. Ma entrambi appartenevano al passato, un posto e una guerra che lui desiderava dimenticare per sempre. Smontò da cavallo e camminò per la città fermandosi di tanto in tanto a chiacchierare del più e del meno e di quanto accadeva alla Baia di Iliac.
     
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  11. Varil

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    Le sette battaglie dell’Aldudagga, vol.1 - La Nascita-Divorazione di Dagon (libro esterno ai giochi)

    Questi erano i giorni di Hoag il Maggiore, nato in uno stivale... [Molto tempo dopo] le due campane [della Capra Creatrice di Tutto] risuonarono a gran voce, chiamando di nuovo la fine dei giorni su Sarthaal e sul mondo, e l'ombra di Alduin fu proiettata come la fiamma di un tappeto ad est, ovest, sud e nord... [egli era] il divoratore di epoche. Per quel che a vista d’uomo si poteva dire, solo Hrothgaar Alto era rimasto al di sopra delle spire ribollenti del drago.

    E Alduin disse: "Ho ha ho".

    Ma guarda! Altre sette montagne come Hrothgaar erano permaste sparse per Mereth, e il Re Diavolo Saltellante (un demone gentile saltellante, certo, ma il loro re) saltò attraverso il vortice di nilfonia. Venne da Alduin (che divora sempre per primi i Nord) e disse: "Aspetta, aspetta, aspetta! Aspetta! Non è ancora il momento di distruggere il mondo!"

    Al che Alduin ruggì e rise e disse: "Re dei saltatori, salti sempre da me in questo frangente (perché sei uno degli spiriti unici che possono perdurare fino al mio ultimo morso) e gridi: 'Aspetta!', ma io non lo farò mai e non lo farò ora. Salta in cima a Hrothgaar e aspetta ancora un po’ con un briciolo di dignità. Le due campane hanno fatto ‘Gong! Gong!’ e ciò significa che il kalpa ha ruotato.”

    Il Re Demone Saltellante sapeva che tutto ciò era vero, ma continuò a dire: "Aspetta, primo e ultimo degli spiriti, la rotazione del kalpa è stata indotta troppo presto e posso dimostrarlo! Guarda laggiù in cima alla Montagna Rossa. Vedi l’Uomo Avido che agita le braccia?”

    Alduin inghiottì altro di Mereth (questa fu la distruzione di Njorvela e della contea di Teed) e guardò oltre. In effetti l'Uomo Avido agitava le braccia come per dire al drago divoratore del tempo di fermarsi. Alduin sbuffò burbero (alcune fattorie gli fuoriuscirono dal naso ma lui le prese con la lingua e se le tirò di nuovo in bocca, perché egli divora tutto) e disse: "E l'Uomo Avido agita sempre le braccia in questo momento, come per fermarmi proprio come te. È quasi come se voi due lavoraste insieme per ritardarmi. È questo dunque? Qualche altro spirito basso nasconde parti del mondo mentre voi due fate questa cosa? È per questo che il banchetto del kalpa richiede sempre un po’ più di tempo rispetto alla volta precedente?"

    E poi Alduin guardò fisso negli occhi sia l'Uomo Avido (da lontano) che il Re Demone Saltellante (da vicino), uno per ciascuno dei suoi occhi, e seppe che era così. Questi due spiriti deglutirono abbondantemente, erano stati beccati.

    "Oh merda," disse l'Uomo Avido, "Sa del mio patto con il re dei saltatori, farei meglio a nascondermi sotto la mia montagna!" ma pensò e disse tutto questo troppo in fretta e, senza pensarci, si nascose sotto la propria montagna anche se la sua base era già stata mangiata e quindi non era affatto lì. (Questo è il modo in cui l'Uomo Avido rimase intrappolato sia dentro che fuori dai kalpa.)

    "Oh merda", disse il Re Demone Saltellante, "Ci hai scoperti, Divoratore di Mondi! Sì, subito dopo il suono delle due campane della Capra Creatrice di Tutto, l'Uomo Avido e io e i nostri servi accumuliamo pezzi di mondo, così che tu non possa mangiarlo tutto. E quando il mondo ri-inizia, noi riportiamo semplicemente indietro queste porzioni ed ecco perché è tutto sempre più grande per te da mangiare ogni volta. Ma non è stata un'idea mia! L'Uomo Avido ti odia così tanto ed è stata sua l'idea di intrappolarti finalmente in un kalpa quando tutto sarebbe stato troppo grande e così saresti esploso dal tuo ventre e saresti morto in modo che il mondo non dovesse morire mai più!”

    Alduin (il cui stomaco doleva perché si era un po' troppo dilatato, cosa che non era mai successa prima, e ora sapeva il perché) si infuriò e tuonò: “Stupido piccolo fott*to, sai almeno cosa succederebbe se ciò si verificasse, la mia morte e l'incapacità di divorare e il kalpa lasciato a scorrere per sempre? Ma perché mai te lo chiedo, te che sei solo un misero spirito basso il cui unico vero potere è saltare in giro? É l’Uomo Avido quello con cui dovrei essere davvero infuriato.”

    E il Re Demone Saltellante vedeva solo una possibile via d'uscita da questo casino, ma annuì con troppo entusiasmo, dicendo "Sì, sì, sì! Sì!" e il drago seppe che qualsiasi misericordia avesse potuto elargire a questo piccolo demone non si sarebbe tradotta in alcun vero apprendimento. Così maledisse il re dei saltatori, chiamandolo Dagon, dicendo:

    "L'Uomo Avido si è già fott*to per bene, nascondendosi dentro qualcosa che non esisteva più, ma tu: io ti maledico proprio qui e adesso! Ti tolgo la capacità di saltare e saltare e saltare e ti condanno [al vuoto] da cui non potrai mai andartene se non in giorni propizi, con lunga durata tra uno e l'altro, e perfino così solo attraverso il duro, duro lavoro. E sarà così, mio piccolo opportunista, fino a che non avrai distrutto tutto ciò che del mondo hai rubato nei kalpa precedenti, il che vale a dire che probabilmente non finirai mai del tutto!”

    Dagon (non più un Re Demone Saltellante) gridò: "Per favore no! Ti abbiamo rubato così tanto e ammucchiato tutto nei posti più folli, che mi ci vorrà un'eternità per ritrovare la mia felicità saltellante! Soprattutto se posso tornare in questo mondo solo attraverso giorni propizi con lunga durata tra uno e l'altro e che richiedono anche rituali! Ti imploro di non farlo, o Aka! Ti imploro centomila e otto volte!”

    Dagon fece come aveva detto, implorando Alduin il Divoratore del Tempo di cambiare la sua decisione, lo fece centomila e otto volte, e a metà di questo numero Dagon chiuse gli occhi per fare davvero davvero sul serio e poi a tre quarti di questo numero iniziò a urlare le suppliche. Per fare davvero, davvero, davvero sul serio, ma quando ebbe finito di supplicare, Alduin non era più vicino alla cima della montagna.

    Infatti, dopo molti sguardi a est, ovest, sud e nord e vedendo solo le spire ribollenti del drago intorno a lui, Dagon si rese conto che a un certo punto, quando stava implorando con gli occhi chiusi, Alduin lo aveva divorato, con la cima della montagna e tutto, e non aveva sentito il grosso morso perché stava implorando troppo forte. E sapeva che l'ultimo mondo era stato mangiato interamente, tranne che per le sue porzioni rubate, e che quando il nuovo kalpa avrebbe cominciato a formarsi, l'Uomo Avido (che non è mai rimasto intrappolato a lungo) avrebbe iniziato a riattaccare queste porzioni rubate nei più folli dei luoghi, e che lui stesso non avrebbe mai potuto saltare di nuovo finché tutto non fosse stato rimesso a posto.

    Sapeva anche che il nome “Dagon" non sarebbe più stato quello di un gentile demone saltellante, ma quello di uno che avrebbe distrutto e distrutto e distrutto ogni volta che avesse potuto trovare qualche piccola via di fuga [dalla sua casa nell'Oblivion]...
     
    Ultima modifica: 26 Gennaio 2023
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    dove sta?
     
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    ah!
    (visto il nome capisco tante cose)
     
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    2920, Gelata - Vol.10

    Gelata
    Libro decimo del 2920
    Ultimo anno della Prima Era

    di
    Carlovac Townway


    10 Gelata, 2920
    Phrygias, High Rock

    La creatura davanti a loro sbatté le palpebre, priva di sensi con gli occhi vitrei, chiudendo e aprendo la bocca come se stesse apprendendo di nuovo le sue funzioni. Un sottile rivolo di saliva ricolò attraverso le zanne e rimase sospeso nel vuoto. Turala non aveva mai visto niente del genere, un enorme essere dalle sembianze di un rettile che si ergeva sulle gambe come un umano. Mynistera applaudì entusiasta.

    "Bambina mia", disse esultando. "Sei arrivata a tanto in così breve tempo. A cosa stavi pensando quando hai evocato questo daedroth?".

    Turala ebbe bisogno di un momento per ricordare se effettivamente stava pensando a qualcosa. Si sentiva vagamente confusa dall'aver attraversato il tessuto stesso della realtà giungendo fino al dominio dell'Oblivion, sradicando quella ripugnante creatura, evocandola con il potere della sua mente.

    "Stavo pensando al colore rosso", disse Turala, concentrandosi. "La sua semplicità e nitidezza. E poi... ho desiderato e invocato la seduzione. E questo è il risultato".

    "Il desiderio è un'incredibile forza per una giovane strega", disse Mynistera. "Ed è stato eccellente abbinato in questa evenienza. Poiché questo daedroth non è altro che una semplice forza degli spiriti. Puoi liberare il tuo desiderio altrettanto facilmente?".

    Turala chiuse gli occhi e pronunciò l'invocazione di congedo. Il mostro svanì come un dipinto al sole, sbattendo ancora le palpebre disorientato. Mynistera abbracciò la sua allieva elfo scuro, ridendo di gusto.

    "Non lo avrei mai creduto, hai trascorso con la congrega soltanto un mese e un giorno e sei già molto più avanti della maggior parte delle altre donne qui. C'è molto potere nel tuo sangue, Turala. Sfiori gli spiriti come se stessi toccando un amante. Sarai a capo di questa congrega un giorno... l'ho visto!".

    Turala sorrise. I complimenti la facevano sentir bene. Il duca di Mournhold apprezzava il suo volto grazioso e la sua famiglia, prima che la disonorasse, elogiava i suoi modi. Cassyr non era stato altro che un compagno: i suoi complimenti non significavano niente per lei. Ma con Mynistera si sentiva a casa.

    "Sarai a capo della congrega per molti anni ancora, grande sorella", le aveva detto Turala.

    "Non desidero altro. Ma gli spiriti, compagni meravigliosi e impeccabilmente sinceri, sono spesso vaghi a proposito del come e del quando. In effetti non si può dar loro torto. Quando e come significano così poco per loro", Mynistera aprì la porta che dava sulla tettoia permettendo alla frizzante brezza autunnale di disperdere l'odore fetido e acre del daedroth. "Ora ho bisogno che sbrighi una commissione per me a Wayrest. Ti occorreranno soltanto una settimana a cavallo per giungervi e una per tornare indietro. Porta Doryatha e Celephyna con te. Pur tentando di essere autosufficienti, vi sono comunque erbe che non potremmo mai coltivare qui, inoltre, facciamo uso di una tale quantità di gemme da esaurirle in un batter d'occhio. È importante che la gente della città impari a riconoscerti come una delle sagge donne della Congrega di Skeffington. Imparerai che i benefici della notorietà superano di gran lunga i suoi inconvenienti".

    Turala fece come le era stato ordinato. Mentre lei e le sue sorelle montavano a cavallo, Mynistera portò la bambina di lei, la piccola Bosriel di cinque mesi, a salutare la madre. Le streghe adoravano la piccola dunmer, il cui padre era un duca scellerato, che era venuta alla luce con l'aiuto dei selvaggi elfi ayleid nel cuore della foresta dell'Impero. Turala sapeva che le sue nutrici avrebbero protetto la bambina a costo della loro stessa vita. Dopo numerosi baci e addii, le tre giovani streghe s'inoltrarono a cavallo attraverso le splendenti foreste ammantate di rosso, giallo e arancione.

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    12 Gelata, 2920
    Dwynnen, High Rock

    La sera di un Middas, la taverna del Meno Amato Porcospino era affollata di rozzi avventori. Un fuoco crepitante in una fossa al centro della sala diffondeva una luce sinistra sugli avventori, trasfigurando quella massa di corpi in una sorta di arazzo punitivo ispirato alle Eresie Arcturiane. Cassyr si sedette al suo solito posto con suo cugino e ordinò un boccale di birra scura.

    "Sei già stato a far visita al barone?", chiese Palyth.

    "Sì, potrebbe avere lavoro per me al palazzo di Urvaius", disse Cassyr fieramente. "Ma non posso dire di più. Capisci, segreti di stato e roba del genere. Perché è così dannatamente affollato stasera?".

    "Una nave carica di elfi scuri ha appena attraccato al porto. Vengono dalla guerra. Stavo appunto aspettando che arrivassi per presentarti come un altro veterano".

    Cassyr arrossì, ma riprese il controllo di sé a sufficienza per chiedere: "Cosa ci fanno qui? C'è stata forse una tregua?".

    "Non conosco tutta la storia", disse Palyth, "ma sembra che l'imperatore e Vivec stiano di nuovo trattando. Queste persone hanno alcuni investimenti in questa regione, di cui erano impazienti di controllare le condizioni, e hanno pensato che le cose nella baia fossero abbastanza tranquille. Ma l'unico modo che abbiamo per conoscere tutta la storia è parlare con loro".

    Detto ciò, Palyth afferrò il braccio di suo cugino e lo trascinò all'altro lato della taverna con una tale rapidità che Cassyr avrebbe dovuto lottare violentemente per opporre resistenza. I viaggiatori dunmer erano sparsi in quattro tavoli, intenti a bere e ridere sonoramente con i locali. Erano principalmente giovani dall'aspetto curato, mercanti ben vestiti e dai modi raffinati, la cui vistosa gestualità era resa ancor più singolare dal liquore.

    "Perdonatemi", disse Palyth intromettendosi nella conversazione. "Anche il mio timido cugino Cassyr era in guerra e ha combattuto per il dio vivente, Vivec".

    "L'unico Cassyr di cui abbia mai sentito parlare", disse uno dei dunmer annebbiato dai fumi dell'alcol, sfoggiando un sorriso ampio e amichevole mentre stringeva la mano libera di Cassyr, "era un certo Cassyr Whitley, definito dallo stesso Vivec la peggiore spia di tutti i tempi. Abbiamo perso Ald Marak a causa del suo scriteriato lavoro di spionaggio. Per il vostro bene, amico mio, spero che non siate mai confuso con l'altro".

    Cassyr sorrise e ascoltò pazientemente il racconto del suo fallimento che quello zoticone narrò con abbondanza di esagerazioni, causando sonore risate negli altri avventori seduti al tavolo. Molti sguardi erano puntati nella sua direzione, ma nessuno dei locali tentò di capire se lo sciocco del racconto fosse lo stesso che ora se me stava in piedi, sotto l'attenzione di tutti. Lo sguardo che lo feriva di più era quello di suo cugino, il giovane che aveva salutato il suo ritorno a Dwynnen come un grande eroe. A un certo punto, sicuramente il barone sarebbe venuto a conoscenza di quella storia, della sua idiozia che si moltiplicava ogni qualvolta veniva narrata di nuovo.

    Con ogni fibra del suo spirito, Cassyr maledì il dio vivente Vivec.

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    21 Gelata, 2920
    La Città Imperiale, Cyrodiil

    Corda, avvolta in una veste di un candore accecante, uniforme delle sacerdotesse del conservatorio di Hegathe Morwha, giunse in città al termine della prima tempesta invernale. La luce del sole irruppe attraverso lo strato di nubi, mentre la bella fanciulla Redguard faceva la sua comparsa nel largo viale, seguita dalla sua scorta, cavalcando verso il palazzo. Mentre sua sorella era alta, esile, con i lineamenti acuti e il portamento altezzoso, Corda era una ragazza minuta, con un volto dai lineamenti morbidi su cui s'incastonavano grandi occhi nocciola. I locali erano alquanto lesti nel fare paragoni.

    "Neanche un mese dopo l'esecuzione di Lady Rijja", mormorò una domestica scrutando dalla finestra e ammiccando alla sua vicina.

    "E neanche un mese dopo il suo ingresso in convento", aggiunse l'altra donna compiacendosi nell'enfatizzare lo scandalo. "Questa si aspetta una passeggiata. Sua sorella non era certo ingenua e sappiamo com'è finita".

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    24 Gelata, 2920
    Dwynnen, High Rock

    Cassyr era fermo in piedi nel porto e osservava il primo nevischio cadere sull'acqua. Era un peccato, pensò, che fosse incline al mal di mare. Ormai non c'era più posto per lui nelle terre di Tamriel, né a oriente, né a occidente. Il racconto di Vivec a proposito del suo sciagurato lavoro di spionaggio si era diffuso ovunque di locanda in locanda. Il barone di Dwynnen lo aveva sollevato dai suoi servizi. Senza dubbio stavano ridendo di lui anche a Daggerfall e Dawnstar, Lilmoth, Rimmen, Greenheart, probabilmente ad Akavir e, perché no, a Yokuda. Forse sarebbe stato meglio gettarsi fra le onde e annegare. Ma fu solo un pensiero passeggero: non era disperazione ciò che lo tormentava, ma collera. Furia impotente che non riusciva a placare.

    "Perdonatemi, signore", disse una voce dietro di lui facendolo sussultare. "Sono spiacente di disturbarvi, ma mi domandavo se potreste suggerirmi una locanda poco costosa dove passare la notte".

    Era un giovane, un nord con un sacco in spalla. Ovviamente, era appena sbarcato da uno dei vascelli. Per la prima volta dopo intere settimane, qualcuno non guardava Cassyr come un famoso, colossale idiota. Non poteva essergli d'aiuto, tanto era nero il suo umore, ma almeno poteva tentare di essere amichevole.

    "Siete appena giunto da Skyrim?", chiese Cassyr.

    "No, signore, là è dove sono diretto", disse il giovane. "Sto tentando di tornare a casa. Provengo da Sentinel e, prima ancora, da Stros M'kai e, prima ancora, da Woodhearth nel Valenwood e, prima ancora, da Artaeum nelle Isole di Summerset. Il mio nome è Welleg".

    Cassyr si presentò stringendo la mano a Welleg. "Avete detto di provenire da Artaeum? Siete per caso uno psijic?".

    "No, signore, non più", disse il giovane scrollando le spalle. "Sono stato espulso".

    "Sapete qualche cosa a proposito dell'evocazione dei daedra? Vedete, vorrei scagliare un anatema contro una persona molto potente, si potrebbe dire un dio vivente, e finora non ho avuto alcuna fortuna. Il barone non mi ammetterà al suo cospetto, ma la baronessa ha simpatia per me e una volta mi concesse l'uso delle loro sale delle evocazioni". Cassyr sputò. "Ho seguito tutti i rituali, fatto sacrifici, ma non ho ottenuto niente".

    "Potrebbe essere a causa di Sotha Sil, il mio vecchio maestro", rispose Welleg con una certa amarezza. "I principi daedra concordarono di non lasciarsi evocare dai dilettanti, almeno fino al termine della guerra. Soltanto gli psijic possono chiedere consiglio ai daedra e alcuni stregoni e streghe nomadi".

    "Streghe, avete detto?".

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    29 Gelata, 2920
    Phrygias, High Rock

    Una pallida luce solare tremolava attraverso la nebbia che bagnava la foresta, mentre Turala, Doryatha e Celephyna procedevano a cavallo. Il terreno era bagnato e coperto da un sottile strato di brina e, gravate dal peso delle merci, quello era un percorso alquanto scivoloso sui pendii non selciati. Turala riusciva a stento a trattenere l'eccitazione al pensiero di far ritorno alla congrega. Wayrest era stata una piacevole avventura e lei era rimasta lusingata dagli sguardi di paura e di rispetto che la gente di città le aveva rivolto. Ma negli ultimi giorni era riuscita a pensare solamente al momento in cui avrebbe rivisto le sorelle e la sua bambina.

    Un vento pungente le agitava i capelli in avanti impedendole di vedere altro a parte il sentiero che aveva dinnanzi. Non sentì il cavaliere accostarsi al suo fianco. Si accorse di lui solamente quando le fu quasi addosso. Quando si volse e vide Cassyr, gridò tanto per la sorpresa quanto per il piacere di incontrare un vecchio amico. Il suo volto era pallido e tirato, ma lei immaginò che ciò fosse dovuto al viaggio.

    "Cosa vi porta di nuovo a Phrygias?", disse sorridendo. "Non eravate trattato bene a Dwynnen?".

    "Abbastanza bene", disse Cassyr. "Ho bisogno della Congrega di Skeffington".

    "Venite con noi", disse Turala. "Vi condurrò da Mynistera".

    I quattro continuarono il loro viaggio, mentre le streghe deliziavano Cassyr con le loro leggende su Wayrest. Era evidente che per Doryatha e Celephyna era un evento alquanto raro lasciare la Fattoria del Vecchio Barbyn. Erano nate là, figlie e nipoti delle streghe di Skeffington. L'ordinaria vita cittadina a High Rock appariva alquanto esotica sia a loro che a Turala. Cassyr parlò poco, ma sorrise e annuì, cosa che fu alquanto incoraggiante. Grazie al cielo, nessuna delle storie che avevano sentito parlava della sua stupidità. O almeno, gliel'avevano risparmiata.

    Doryatha stava raccontando una storia sentita in una taverna a proposito di un ladro che era stato rinchiuso durante la notte in un banco dei pegni quando attraversarono una collina dall'aspetto familiare. Improvvisamente, interruppe il racconto. Si sarebbe dovuto vedere il granaio ma non fu così. Gli altri tre seguirono il suo sguardo fisso nella nebbia e, in un momento, iniziarono a cavalcare il più velocemente possibile verso quella che una volta era la Congrega di Skeffington.

    Il fuoco si era oramai spento da lungo tempo. Non era rimasto nient'altro che ceneri, scheletri e resti di armi frantumate. Cassyr riconobbe immediatamente i segni di un'incursione di orchi.

    Le streghe si lasciarono cadere dai cavalli, cercando forsennatamente tra i resti, piangendo. Celephyna trovò un pezzo di tessuto stracciato e sanguinante che riconobbe essere del mantello di Mynistera. Lo strinse sul suo volto sporco di cenere, singhiozzando. Turala urlava chiamando Bosriel, ma l'unica risposta era il sibilo del vento tra le ceneri.

    "Chi ha fatto questo?", gridò mentre le lacrime le inondavano il volto. "Giuro che evocherò le fiamme stesse dell'Oblivion! Che ne hanno fatto della mia bambina?".

    "So chi è stato", disse Cassyr tranquillamente smontando da cavallo e camminando verso di lei. "Ho già visto queste armi. Temo di avere incontrato gli stessi demoni responsabili di tutto ciò a Dwynnen, ma non avrei mai pensato che vi avrebbero trovata. Questo è il lavoro degli assassini assoldati dal duca di Mournhold".

    Tacque per un momento. Gli era stato facile mentire. Scelta e improvvisazione. Cos'altro avrebbe potuto dire sul momento per farsi credere da lei? Il suo vecchio rancore per la crudeltà del duca si era oramai acquietato, ma non era scomparso. Uno sguardo ai suoi occhi di fuoco gli confermò che la donna avrebbe evocato i daedra e abbattuto la vendetta di entrambi su Morrowind. E, cosa più importante, sapeva che l'avrebbero ascoltata.

    E così fu. Perché la collera è un potere più grande del desiderio. Persino quella mal riposta.
     
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    2920, Luce del Crepuscolo - Vol. 11


    Luce del Crepuscolo
    Libro undicesimo del 2920

    Ultimo anno
    della Prima Era

    di
    Carlovac Townway


    2 Luce del Crepuscolo, 2920
    Tel Aruhn, Morrowind

    La guardia disse: "Un uomo in visita per voi, Madre Notte. Un membro della tribù dei kothringi che si presenta come Lord Zuuk di Black Marsh, appartenente alla guarnigione imperiale di Gideon".

    "Che cosa vi induce a credere che abbia il minimo interesse a riceverlo?", chiese Madre Notte con un tono di maligna dolcezza nella voce.

    "Reca con sé una lettera da parte dell'ultima imperatrice dell'Impero cyrodilico".

    "Avremo una giornata impegnativa", sorrise battendo le mani con piacere. "Fatelo entrare".

    Zuuk entrò nella sala. La sua pelle metallica, sebbene visibile solo sul volto e sulle mani, catturò il riverbero del caminetto e la luce di quella notte tempestosa che si insinuava dalla finestra. Madre Notte notò inoltre che poteva vedersi come lui la vedeva: serena, bellissima, con un aspetto che incuteva timore. Le consegnò la lettera dell'imperatrice senza proferire parola. Madre Notte lesse la lettera sorseggiando una coppa di vino.

    "Il duca di Morrowind, alcuni mesi or sono, mi aveva offerto una notevole somma per far uccidere l'imperatore", affermò ripiegando la lettera, "ma il suo denaro scomparve e non fu mai consegnato. Fu una considerevole seccatura, soprattutto perché mi ero già presa la briga di infiltrare uno dei miei agenti a palazzo. Perché dovrei credere che mi sarà consegnata una tale somma, più che generosa, da una donna defunta?".

    "L'ho portata con me", rispose semplicemente Zuuk. "È nella carrozza".

    "Bene, portatela qui e il nostro affare sarà concluso", affermò Madre Notte con un sorriso. "L'imperatore sarà morto entro la fine dell'anno. Potete lasciare l'oro ad Apaladith. Desiderate forse del vino?".

    Zuuk declinò l'offerta e prese congedo. Mentre Zuuk lasciava la stanza, Miramor si infilò al suo interno senza alcun rumore, uscendo da dietro la scura tappezzeria. Madre Notte gli offrì un calice di vino e lui accettò.

    "Conosco quel tale, Zuuk", affermò Miramor con prudenza. "Tuttavia non ero al corrente che fosse al servizio dell'anziana imperatrice".

    "Ma parliamo ancora un po' di voi, se non vi dispiace", disse Madre Notte ben sapendo che a lui non dispiaceva affatto.

    "Permettetemi di dimostrarvi il mio valore", disse Miramor. "Lasciate che sia io a occuparmi dell'imperatore. Ho già ucciso suo figlio e vi ho dato prova della mia maestria nel nascondermi. Ditemi che avete notato una sola increspatura nella tappezzeria".

    Madre Notte sorrise. Ogni cosa stava andando per il verso giusto e ne era piuttosto soddisfatta.

    "Se sapete come usare un pugnale, lo troverete a Bodrum", affermò e gli spiegò il da farsi.

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    3 Luce del Crepuscolo, 2920
    Mournhold, Morrowind

    Il duca stava fissando qualcosa, fuori dalla finestra. Era mattina presto e per il quarto giorno consecutivo una bruma rossa avvolgeva la città, accompagnata da accecanti bagliori. Un insolito vento percorreva le strade strappando i vessilli dai bastioni del castello e raggelando gli uomini. Qualcosa di terribile stava per accadere nella loro terra. Non era un uomo molto colto ma sapeva interpretare i segni. E così fecero anche i suoi sudditi.

    "Fra quanto tempo i miei messaggeri raggiungeranno i Tre?", brontolò rivolgendosi al suo castellano.

    "Vivec è lontano, verso nord, e sta negoziando il trattato con l'imperatore", rispose l'uomo con volto e voce tremanti di paura. "Almalexia e Sotha Sil sono a Necrom. Forse è possibile raggiungerli in pochi giorni".

    Il duca annuì. Sapeva che i suoi messaggeri erano veloci ma la mano dell'Oblivion lo era fin troppo.

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    6 Luce del Crepuscolo, 2920
    Bodrum, Morrowind

    La luce delle torce intrappolata nella neve brumosa dava a quel luogo un aspetto ancestrale. I soldati di entrambi gli accampamenti si ritrovarono ammassati intorno al più imponente dei falò: l'inverno aveva ravvicinato i nemici di una moltitudine di fazioni belligeranti. Mentre solo poche guardie dei dunmer erano in grado di parlare la lingua cyrodilica, trovarono un terreno comune nel battersi per un poco di calore. Quando una bellissima fanciulla Redguard passò in mezzo a loro per riscaldarsi prima di rientrare nella tenda del trattato, molti uomini di entrambi gli eserciti sollevarono lo sguardo in segno di approvazione.

    L'Imperatore Reman III era impaziente di abbandonare i negoziati ancor prima che avessero inizio. Un mese prima, aveva pensato che sarebbe stato un segno di buona volontà incontrare l'esercito di Vivec nel teatro della loro disfatta, ma quel luogo fece riaffiorare i tragici ricordi, molto più di quanto avesse mai immaginato. Malgrado il Monarca Versidue-Shaie continuasse ad affermare che le rocce del fiume erano rosse di natura, avrebbe giurato che vi poteva ancora scorgere le gocce di sangue dei suoi soldati.

    "Abbiamo tutti i dettagli del trattato", affermò accettando un bicchiere di yuelle caldo da Corda, la sua signora. "Ma questo non è né il luogo né il momento per sottoscriverlo. Dovremmo procedere alla firma nel palazzo imperiale, con quella pompa magna e quegli splendori che si addicono alle occasioni storiche. Dovreste portare con voi anche Almalexia... e quel mago...".

    "Sotha Sil", sussurrò il Monarca.

    "Quando?", chiese Vivec mostrando infinita pazienza.

    "Esattamente tra un mese", rispose l'imperatore, sorridendo con munificenza e alzandosi in piedi con difficoltà. "Organizzeremo un gran ballo per celebrare l'evento. Adesso devo sgranchirmi. Le mie gambe sono indolenzite a causa del tempo. Corda, mia diletta, vuoi accompagnarmi in questa passeggiata?".

    "Naturalmente, vostra maestà imperiale", ripose Corda, aiutandolo a raggiungere l'entrata della tenda.

    "Desiderate che mi unisca a voi, vostra maestà imperiale?", chiese Versidue-Shaie.

    "Oppure io?", chiese il re Dro'Zel di Senchal, un consigliere di recente nomina a corte.

    "Non sarà necessario, sarò di ritorno fra un momento", rispose Reman.

    Miramor si rannicchiò in quello stesso canneto dove si era nascosto circa otto mesi prima. Adesso il terreno era compatto e completamente innevato e le canne rilucevano per il ghiaccio. A ogni suo minimo movimento il terreno innevato scricchiolava sotto i suoi passi. Se non fosse stato per le rauche canzoni che si alzavano dall'esercito imperiale ammassato a quello di Morrowind intorno al falò, non avrebbe osato avvicinarsi così tanto all'imperatore e alla sua concubina. Erano immobili nell'ansa del ruscello gelato, sotto l'altura, circondati dagli alberi rilucenti di ghiaccio.

    Miramor estrasse con cautela il pugnale dal fodero. Aveva esagerato un po' descrivendo la sua destrezza nel manipolare la spada corta con Madre Notte. Sì, è vero, ne aveva usata una per tagliare la gola al Principe Juilek, ma il povero giovane non era in grado di difendersi in alcun modo all'epoca. Tuttavia, quali difficoltà avrebbe potuto incontrare nel pugnalare un vecchio con un solo occhio? Quanta destrezza nell'uso delle lame avrebbe mai potuto richiedere un così facile assassinio?

    Il momento perfetto si presentò ai suoi occhi. La donna scorse qualcosa di più profondo nel bosco, un ghiacciolo di forma insolita pensò e corse in tutta fretta ad afferrarlo. L'imperatore rimase indietro, ridendo. Rivolse lo sguardo verso l'altura per osservare i suoi soldati che intonavano i ritornelli delle canzoni, dando le spalle al suo assassino. Miramor capì che quello era il momento giusto. Facendo attenzione al suono dei suoi passi sul terreno ghiacciato, balzò in avanti e sferrò il colpo. Molto vicino.

    Quasi contemporaneamente realizzò che un robusto braccio stava ricacciando indietro la sua mano armata, mentre un altro gli trafiggeva la gola. Non ebbe il tempo di gridare. L'imperatore, ancora intento a osservare i soldati, non si accorse di Miramor ricacciato indietro in mezzo agli arbusti né di quella mano ancora più esperta che lo aveva bloccato nel suo intento assassinio.

    Riverso in una pozza di sangue che si stava già cristallizzando sul terreno gelato, Miramor osservò morente l'imperatore e la cortigiana tornare all'accampamento sull'altura.

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    12 Luce del Crepuscolo, 2920
    Mournhold, Morrowind

    Un balenar di fiamme ancora accese, rivolte verso il cielo fra le nubi tempestose, era tutto ciò che rimaneva della corte centrale del Castello di Mournhold. Un fumo denso e fuligginoso si espandeva per le strade incendiando tutto il legno e la carta che incontrava sul suo cammino. Creature alate, simili a pipistrelli spingevano la popolazione a uscire dai nascondigli e a riversarsi all'aperto dove si imbattevano nell'esercito reale. L'unica cosa che impedì al fuoco di radere al suolo Mournhold fu il sangue della sua popolazione.

    Mehrunes Dagon sorrise per essere sopravvissuto al crollo del castello.

    "E pensare che non volevo venire", disse con voce forte che risuonò sul caos. "Mi sarei perso questo spettacolo".

    La sua attenzione fu catturata da un sottile raggio di luce che penetrava fra le ombre oscure e rossastre del cielo. Lo seguì con lo sguardo fino alla sua origine e vide due figure, un uomo e una donna immobili in cima alla collina che sovrastava la città. Riconobbe immediatamente l'uomo che indossava una veste bianca: era Sotha Sil, il mago che aveva negoziato con tutti i principi dell'Oblivion quell'inutile tregua.

    "Se venite per il duca di Mournhold, non lo troverete", disse ridendo Mehrunes Dagon. "Ma potrete vedere tracce del suo corpo portate dalle prossime piogge".

    "Daedra, non siamo in grado di uccidervi", disse Almalexia con un'espressione impassibile e risoluta dipinta sul volto, "ma presto lo rimpiangerete".

    Detto ciò, due divinità viventi e un principe dell'Oblivion ingaggiarono battaglia sulle rovine di Mournhold.

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    17 Luce del Crepuscolo, 2920
    Tel Aruhn, Morrowind

    La guardia disse: "Madre Notte, corrispondenza dal vostro agente al palazzo imperiale".

    Madre Notte lesse la missiva con attenzione. La prova aveva avuto successo: Miramor era stato scoperto e assassinato. L'imperatore si trovava in mani ben poco sicure. Madre Notte rispose immediatamente.

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    18 Luce del Crepuscolo, 2920
    Balmora, Morrowind

    Sotha Sil, con un'espressione solenne e impenetrabile dipinta sul volto, accolse Vivec nell'ampia piazza di fronte a palazzo. Vivec aveva cavalcato giorno e notte dopo aver appreso della battaglia mentre si trovava nella sua tenda a Bodrum, percorrendo miglia e miglia, attraversando le pericolose terre di Dagoth-Ur a folle velocità. Verso sud, durante l'intera durata del viaggio, poteva scorgere le turbolenti nubi infuocate e sapeva che la battaglia era ancora in corso, giorno dopo giorno. A Gnisis, incontrò un messaggero di Sotha Sil che gli chiedeva di incontrarlo a Balmora.

    "Dove si trova Almalexia?".

    "All'interno", rispose stancamente Sotha Sil. Un lungo e profondo taglio gli sfigurava la guancia. "È stata gravemente ferita, ma Mehrunes Dagon non farà ritorno dall'Oblivion per molte lune".

    Almalexia giaceva su un letto di seta e gli stessi guaritori di Vivec si prendevano cura di lei. Il suo volto e persino le sue labbra erano di un pallore grigiastro simile alla pietra e macchie di sangue affioravano dalle garze dei bendaggi. Vivec le prese la mano gelida. Le labbra di Almalexia si mossero senza proferire parola. Stava sognando.

    Stava combattendo contro Mehrunes Dagon nel bel mezzo di una tempesta di fuoco. Tutt'intorno, dai resti anneriti del castello crollato si alzavano scintille verso il cielo notturno. Gli artigli di daedra nel suo ventre iniettavano veleno nelle sue vene mentre Almalexia lo soffocava. Quando crollò al suolo accanto al nemico sconfitto, vide che il castello arso dal fuoco non era il castello di Mournhold, ma il palazzo imperiale.

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    24 Luce del Crepuscolo, 2920
    La Città Imperiale, Cyrodiil

    Un temporale invernale si abbatté sulla città sporcando di fango le finestre e le vetrate delle cupole nel palazzo imperiale. Raggi di luce tremolante illuminavano le figure all'interno creando immagini surreali.

    L'imperatore impartiva bruscamente ordini alla servitù per i preparativi del banchetto e del ballo. Quello era il momento che amava maggiormente, più della battaglia. Il re Dro'Zel supervisionava l'evento, con le sue risolute opinioni in merito. L'imperatore stesso si stava occupando in dettaglio della cena. Il menu prevedeva Nebfish arrosto, zucca, gustose creme, helerac imburrato, codscrumb e lingua in aspic. Il Monarca Versidue-Shaie aveva dato pochi suggerimenti dal canto suo, ma i gusti degli akaviri erano molto particolari.

    Lady Corda accompagnò l'imperatore nelle sue stanze al calar della notte.

    L'anno si concluse con la Stella della Sera.
     
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    2920, Stella della Sera - Vol. 12




    Stella della Sera
    Dodicesimo libro del 2920
    Ultimo anno della Prima Era

    di
    Carlovac Townway


    1 Luce del Crepuscolo, 2920
    Balmora, Morrowind

    Il sole di quel mattino invernale scintillò sui ricami che la brina aveva disegnato sulle finestre e Almalexia aprì gli occhi. Un anziano guaritore passò un panno inumidito sulla sua fronte sorridendo con sollievo. Vivec si era assopito sulla sedia accanto al letto. Il guaritore si affrettò verso un mobiletto di lato e tornò con una brocca d'acqua.

    "Come vi sentite, mia dea?", si informò il guaritore.

    "Come se avessi dormito per molto, molto tempo", rispose Almalexia.

    "E infatti è così. Per quindici lunghi giorni", rispose il guaritore toccando il braccio di Vivec. "Signore, svegliatevi. Sta parlando".

    Vivec si alzò di scatto e, alla vista di Almalexia viva e sveglia, un sorriso si dipinse sul suo volto. La baciò sulla fronte e le prese la mano. Finalmente, il calore si era nuovamente diffuso nel suo corpo.

    Il tranquillo riposo di Almalexia si interruppe bruscamente: "Sotha Sil...", esclamò.

    "È vivo e in buona salute", rispose Vivec. "È nuovamente al lavoro su una delle sue macchine da qualche parte. Voleva rimanere anche lui al vostro capezzale, ma ha pensato che vi sarebbe stato di maggiore aiuto con qualche singolare sortilegio dei suoi.

    Il castellano apparve sulla porta. "Perdonate la mia interruzione, signore, ma desideravo informarvi che il vostro messaggero più veloce ha lasciato la Città Imperiale molto tardi la scorsa notte".

    "Un messaggero?", chiese Almalexia. "Vivec, cos'è accaduto?".

    "Dovevo andare a firmare una tregua con l'imperatore nel sesto, pertanto gli ho inviato una missiva per chiedergli di posporre il nostro incontro".

    "Non puoi essermi di aiuto rimanendo qui", rispose Almalexia sollevandosi con uno sforzo, "ma se non firmi quella tregua Morrowind ricadrà nella guerra, forse per altri ottanta anni. Se partite oggi con una scorta e vi affrettate, forse riuscirete a raggiungere la Città Imperiale con solo uno o due giorni di ritardo".

    "Siete certa che non avrete bisogno di me?", chiese Vivec.

    "So che Morrowind ha più bisogno di voi".


    6 Luce del Crepuscolo, 2920
    La Città imperiale, Cyrodiil

    L'Imperatore Reman III sedeva sul suo trono, contemplando la sala delle udienze. Era una vista spettacolare: drappi argentei appesi alle volte del soffitto e calderoni con dolci erbe accesi in ogni angolo mentre i pyandoneani coda di rondine si libravano nell'aria intonando le loro canzoni. Quando le torce furono accese e i servitori iniziarono a fare vento, la sala si trasformò in un mondo scintillante e fantastico. Poteva già sentire gli stupendi profumi della cena, spezie e arrosti.

    Il Monarca Versidue-Shaie e suo figlio Savirien-Chorak entrarono nella sala, ornati entrambi con il copricapo e i gioielli degli tsaesci. Sui loro volti dorati non si scorgeva neppure il cenno di un sorriso, ma raramente essi si abbandonavano a simili espressioni. Tuttavia, l'imperatore accolse con entusiasmo il suo fido consigliere.

    "Questo dovrebbe impressionare quei selvaggi elfi scuri", esclamò ridendo. "Per quando sono attesi?".

    "È appena giunto un messaggero di Vivec", rispose il Monarca con voce stentorea. "Credo che vostra maestà imperiale dovrebbe riceverlo in privato".

    Il sorriso dell'imperatore si raggelò ma fece cenno alla servitù di ritirarsi. La porta si aprì e Lady Corda entro nella sala recando una pergamena fra le mani. Chiuse la porta dietro di sé senza alzare lo sguardo verso il volto dell'imperatore.

    "Il messaggero ha consegnato la sua missiva alla mia signora?", chiese Reman, incredulo, alzandosi per prendere la pergamena. "Un metodo piuttosto singolare per consegnare un messaggio".

    "Ma il messaggio in sé è molto ortodosso", rispose Corda guardandolo dritto nel suo unico occhio. Con un singolo movimento, portò la lettera sotto il mento dell'imperatore. Sgranò gli occhi mentre il sangue scorreva sulla pergamena bianca, a eccezione di un piccolo marchio nero, il simbolo di Morag Tong. La pergamena cadde a terra rivelando il piccolo pugnale che celava. Corda lo girò nella gola dell'imperatore, ferendolo a morte. L'imperatore si accasciò al suolo, rantolando.

    "Di quanto tempo avete bisogno?", chiese Savirien-Chorak.

    "Cinque minuti", rispose Corda, togliendosi il sangue dalle mani. "Ma se vorrete concedermene dieci, vi sarò doppiamente grata".

    "Molto bene", rispose il Monarca mentre Corda si precipitava fuori dalla sala delle udienze. "Avrebbe dovuto essere una akaviri, il modo in cui brandisce il pugnale è veramente notevole".

    "Devo andare per creare il nostro alibi", disse Savirien-Chorak scomparendo dietro uno dei passaggi segreti, noti solo ai più fidati servitori dell'imperatore.

    "Ricordate, quasi un anno fa, vostra maestà imperiale", sorrise il Monarca, guardando l'uomo morente. "Quando mi avete detto di ricordare?". Avete detto qualcosa come: "Voi akaviri avete moltissime mosse appariscenti, ma se solo uno dei nostri colpi andasse a segno sarebbe tutto finito per voi". E aggiunse: "Lo ricordo, sapete".

    L'imperatore sputò il sangue e rantolando riuscì a pronunciare disse: "Serpente".

    "È vero, vostra maestà imperiale, sono un serpente dentro e fuori, ma non un mentitore. Il messaggero di Vivec era veramente arrivato. Sembra che Vivec arriverà leggermente in ritardo", il Monarca alzò le spalle prima di scomparire dietro il passaggio segreto. "Non preoccupatevi. Sono sicuro che il cibo non andrà sprecato".

    L'imperatore di Tamriel spirò immerso nel suo stesso sangue, in una sala delle udienze vuota sebbene addobbata per il grande ballo. Il cadavere fu scoperto dalla sua guardia del corpo quindici minuti più tardi. Corda era svanita nel nulla.


    8 Luce del Crepuscolo, 2920
    Caer Suvio, Cyrodiil

    Lord Glavius, profondendosi in scuse per le pessime condizioni della strada nella foresta, fu il primo emissario ad accogliere Vivec e la sua scorta al loro arrivo. Una ghirlanda di sfere illuminate adornava gli alberi spogli intorno alla villa, oscillando nella lieve ma gelida brezza notturna. All'interno, Vivec poteva percepire i profumi del semplice banchetto e una triste melodia. Era un canto tradizionale akaviri del periodo invernale.

    Versidue-Shaie accolse Vivec all'ingresso principale.

    "Sono lieto che abbiate ricevuto il messaggio prima di percorrere l'intera strada verso la città", disse il Monarca, introducendo il suo ospite nell'ampio e accogliente salotto. Siamo in un difficile periodo di transizione e per il momento dovremo evitare di condurre affari nella capitale.

    "Non aveva eredi?", chiese Vivec.

    "Nessuno in via ufficiale, sebbene vi siano alcuni lontani cugini in lotta per il trono. Mentre cerchiamo di risolvere la questione, almeno temporaneamente i nobili hanno deciso che possa agire in nome del mio ultimo signore". Versidue-Shaie fece cenno ai servitori di portare due sedie confortevoli davanti al camino. "Vi sentireste più a vostro agio se firmassimo il trattato ufficialmente subito o preferite mangiare qualcosa prima?".

    "Intendete onorare il trattato dell'imperatore?".

    "Intendo fare qualunque cosa come l'imperatore", rispose il Monarca.

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    14 Luce del Crepuscolo, 2920
    Tel Aruhn, Morrowind

    Corda, ancora coperta dalla polvere della strada, si gettò fra le braccia di Madre Notte. Rimasero così, abbracciate, per qualche istante mentre Madre Notte accarezzava i capelli della figlia baciandola sulla fronte. Poi, si frugò nella manica e consegnò una lettera a Corda.

    "Di cosa si tratta?", chiese Corda.

    "Una lettera dal Monarca che esprime tutto il suo compiacimento per la tua abilità", rispose Madre Notte. "Ha promesso di inviarci una ricompensa, ma gli ho già inviato una risposta. L'ultima imperatrice ci ha già ricompensato lautamente per la morte del marito. Mephala non accetterebbe certo che la nostra avidità si spingesse oltre il necessario. Non dovrete essere pagati due volte per lo stesso omicidio, così è scritto".

    "Ha ucciso Rijja, mia sorella", disse Corda con voce sommessa.

    "E per questo sferrasti quel colpo".

    "Dove andrò adesso?".

    "Quando uno dei nostri adepti diviene troppo famigerato per poter continuare la crociata, lo mandiamo su un'isola chiamata Vounoura. Si trova a più di un mese di viaggio per nave e ho preso accordi per una splendida tenuta per il tuo santuario", disse Madre Notte baciando la ragazza sulle guance imperlate di lacrime. "Troverai molti amici laggiù e sono sicura che finalmente vi troverai pace e felicità, bambina mia".

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    19 Luce del Crepuscolo, 2920
    Mournhold, Morrowind

    Almalexia osservava la ricostruzione della città. Lo spirito dei cittadini era veramente ispiratore, pensò passeggiando fra le intelaiature che si ergevano dai resti anneriti e distrutti dei precedenti fabbricati. Anche la vita vegetale mostrava una notevole capacità di ripresa. I cespugli di comberry e roobrush che un tempo bordavano il viale principale, ridotti a miseri resti dopo l'esplosione, tornavano a germogliare. Poteva avvertirne le vibrazioni. Con la primavera alle porte, il nero avrebbe lasciato il posto al verde della nuova vita.

    L'erede del duca, un ragazzo di grande intelligenza e con il forte coraggio dei dunmer, stava tornando dalle terre del nord per prendere il posto del padre. La terra avrebbe fatto molto di più che sopravvivere: avrebbe conosciuto nuovo vigore e si sarebbe ampliata. Percepiva il futuro con molta più forza di quanto non vedesse il presente.

    Fra tutte le sue certezza, era sicuro che Mournhold sarebbe stata per sempre la dimora di almeno una dea.

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    22 Luce del Crepuscolo, 2920
    La Città imperiale, Cyrodiil

    Il Monarca annunciò alla folla radunatasi sotto al balcone degli oratori nel palazzo imperiale: "La discendenza di Cyrodiil è finita, ma l'Impero vive ancora. I lontani parenti del nostro amatissimo imperatore sono stati giudicati indegni di salire al trono dalla fidata nobiltà che ha sempre consigliato sua maestà imperiale durante il suo lungo e glorioso regno. È stato deciso che come imparziale e fedele amico di Reman III, io avrò la responsabilità di continuare la sua opera".

    L'akaviri fece una pausa, mentre l'eco delle sue parole giungeva agli orecchi del popolo che lo fissava in silenzio. La pioggia aveva battuto le strade della città, ma il sole fece la sua comparsa per breve tempo, a concedere una tregua dalle tempeste invernali.

    "Desidero chiarire che non assumerò il titolo di imperatore", riprese. "Sono stato e continuerò a essere il Monarca Versidue-Shaie, uno straniero gentilmente accolto nelle vostre terre. Sarà mio compito proteggere questa patria adottiva e mi impegno a lavorare instancabilmente a questo compito finché qualcuno più degno non mi solleverà da questo onere. Come mia prima opera, dichiaro che per celebrare questo storico momento, a partire dal primo giorno della Stella del Mattino, entreremo nell'anno primo della Seconda Era. Piangiamo la perdita della nostra famiglia imperiale e guardiamo al futuro".

    Solo un uomo applaudì a queste parole. Il Re Dro'Zel di Senchal era sinceramente convinto che questo fosse quanto di meglio potesse accadere nella storia di Tamriel. Naturalmente, si trattava di un folle.

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    31 Luce del Crepuscolo, 2920
    Ebonheart, Morrowind

    Nelle fumose catacombe sotto la città dove Sotha Sil forgiava il futuro con il suo arcano apparato del tempo, accadde qualcosa di imprevisto. Una bolla d'olio colò da un ingranaggio rimasto a lungo affidabile e cadde. Immediatamente, l'attenzione del mago fu attirata su di essa e sulla catena, azionata da piccoli movimenti. Un tubo si sollevò di mezzo pollice verso sinistra. Un passo saltò. Una bobina si riavvolse e iniziò a ruotare in direzione opposta. Un pistone che era stato spinto per millenni da sinistra a destra, da sinistra a destra... improvvisamente iniziò a muoversi da destra a sinistra. Niente si ruppe, eppure tutto cambiò.

    "Adesso non sarà possibile aggiustarlo", disse il mago con voce sommessa.

    Rivolse lo sguardo verso l'alto e da una crepa nel soffitto poté osservare il cielo notturno. Era mezzanotte. La Seconda Era, quella del caos, era iniziata.
     
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  19. Varil

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    La Curvatura Occidentale (TES IV: Oblivion)




    La Curvatura Occidentale



    Un rapporto compilato da Ulvius Tero, Archivista degli Spadaccini

    * Segreto: solo per i vostri occhi *

    Desidero esprimere le mie congratulazioni a Vostra Signoria per la recente nomina come ambasciatore presso la Corte di Wayrest.

    Vostra Signoria mi aveva richiesto un esame della documentazione degli Spadaccini a partire dal 3E 417 in merito alla 'Curvatura occidentale' e un resoconto dell'attuale stato degli eventi in quelle terre.

    Poiché Vostra Signoria a quel tempo si trovava nella Palude Nera come ufficiale agli ordini dell'Ammiraglio Sosorius, probabilmente avrà udito di tali accadimenti soltanto attraverso i proclami Imperiali e le narrazioni nella Cappella, in cui si descrive questo periodo come il "Miracolo della Pace". Nel corso del 'Miracolo della Pace', secondo i resoconti ufficiali, la regione della Baia di Iliac un tempo devastata dalla guerra, in una sola notte, da un miscuglio di ducati e piccoli regni in perenne lotta, fu trasformata nelle attuali pacifiche contee di Hammerfell, Sentinella, Wayrest e Orsinium. Il 'Miracolo della Pace', noto anche come la 'Curvatura occidentale', viene celebrato come il risultato del miracoloso intervento di Stendarr, Mara e Akatosh per trasformare quella tumultuosa regione in contee Imperiali pacifiche e ben governate. La catastrofica devastazione del territorio e delle proprietà e l'ingente perdita di vite che fecero seguito a questo miracolo, vengono descritte come 'tragiche e ben oltre la comprensione dei mortali'.

    Poiché conferma e convalida gli attuali confini di queste contee, indicando i sovrani ed i confini di tali contee come 'decretati dai Nove Divini', questo documento si dimostra utile agli scopi Imperiali orientati a consolidare pacificamente gli antichi regni e regnanti minori in giurisdizioni Imperiali ben amministrate. Tutti gli altri accadimenti legati a tale evento, come sparizioni di massa, eserciti misteriosamente trasportati a centinaia di miglia e completamente annientati, titaniche tempeste e fenomeni celesti, apparenti discontinuità del tempo locale, si adattano idealmente al concetto che tali eventi siano parte di un vasto e misterioso intervento divino.

    Tuttavia, questo rappresenta soltanto il resoconto pubblico di tali eventi e, come Vostra Signoria sospetterà, risulta in conflitto con molte altre annotazioni. In breve, mentre tale spiegazione si confà alla politica Imperiale, essa ha una validità storica assai limitata.

    Vostra Signoria dovrebbe sapere che gli Spadaccini sono giunti alla conclusione che non vi sia alcun resoconto storico plausibile riguardo a tali accadimenti, e ritengono alquanto improbabile che un resoconto storico attendibile possa essere mai prodotto. Gli Spadaccini hanno concluso che un qualche 'miracolo' sia invero accaduto, poiché altrimenti tali eventi risulterebbero inesplicabili, ma essi dubitano fortemente che tale miracolo sia di origine divina.

    Vi sono buone ragioni per credere che le famiglie regnanti delle quattro attuali contee nella Baia di Iliac siano state avvertite dell'approssimarsi dell'evento. Alcune prove inoltre indicano che talune di quelle famiglie regnanti possono aver avuto una qualche responsabilità diretta o indiretta per quell'accadimento. Non conosciamo l'esatta sequenza delle azioni che scatenarono quell'evento, sebbene siamo concordi nel pensare che il manufatto 'totem' ne fosse coinvolto e che un agente degli Spadaccini fosse stato incaricato di attivarlo. Disgraziatamente abbiamo perso ogni contatto con quell'agente immediatamente dopo quell'evento. Il suo rapporto avrebbe potuto offrire indicazioni utili a risolvere i contraddittori e paradossali contrasti tra i vari resoconti sull'accadimento.

    Gli Spadaccini sono in possesso di alcuni rapporti di agenti datati nel periodo della "Curvatura occidentale". Gran parte di quegli agenti furono dispersi durante le devastazioni iniziali di quell'evento ed altri negli sconvolgimenti che ne seguirono. Riporto alcuni di tali resoconti per offrire a Vostra Signoria un'idea generale delle loro limitazioni, includendo anche il resoconto del diplomatico vostro predecessore, Lord Strale. Ella avrà senza dubbio avuto accesso ad altri famosi resoconti privati riguardo al periodo. Credo che Vostra Signoria converrà con me che tali documenti sollevano più interrogativi di quelli a cui rispondono.

    Rapporto dell'agente 'Ucceldirovo' di Hammerfell

    "Ero stato assegnato nel Deserto di Alik'r, alcune miglia a sud di Bergama nel 9° giorno del mese della Gelata. Mi ero accampato ed erano ancora le prime luci del mattino, quando sentii la terra scuotersi tanto violentemente da scagliarmi al suolo. Sbalordito, avvertii il tonante ruggito di una tempesta di sabbia. Ne fui allarmato, poiché, trovandomi sulla sommità di un'alta duna, avevo buona visibilità e non avevo mai visto niente di simile all'orizzonte. Fu su di me prima ancora che io riuscissi a mettermi in ginocchio e seppellì ogni cosa nel mio accampamento.

    Quando riuscii a venir fuori da quell'inferno di sabbia, realizzai che dovevo affrettarmi a far ritorno a Bergama prima possibile, poiché tutte le mie scorte di cibo e d'acqua erano state spazzate via. Il sole stava appena sorgendo quando m'incamminai, come ho già detto. Quando raggiunsi Bergama era già l'imbrunire. La città era in preda al caos, piena di soldati giunti dalle terre di Sentinella. La fortezza del Sovrano di Bergama era in rovina.

    Vi era stato un attacco, ma nessuno lo aveva visto. Soltanto l'invasione che ne seguì fu evidente. I soldati della Regina Akorithi di Sentinella rifiutarono di fornire indicazioni riguardo a come avessero potuto compiere un simile fulmineo attacco, ma venni a sapere che l'intera zona settentrionale di Hammerfell adesso era in loro dominio. Cosa perfino più singolare, scoprii che il mio cammino dall'alba al tramonto non aveva richiesto un solo giorno, ma due. Quello era l'11° giorno del mese e non il 10°. Dovevo aver perso un giorno in qualche modo e similmente era accaduto lo stesso a chiunque altro... escludendo i soldati della Regina Akorithi, i quali comunque parevano consapevoli della data corretta.

    Pertanto io conclusi che essi dovessero aver ricevuto un avvertimento in anticipo e quindi fossero meglio preparati ad affrontare la strana alterazione del tempo e del calendario che fu associata alla Curvatura."

    Rapporto dell'agente 'Ladygrigia' di Rupe Alta.

    "Al tempo della Curvatura, mi trovavo sotto copertura come strega della Congrega di Skeffington nelle terre di Frigias, nella regione centrale di Rupe Alta. Per poter fornire il mio rapporto, mi ero offerta volontaria in una spedizione per la raccolta di scorte che mi avrebbe lasciato la libertà sufficiente a raggiungere il mio contatto a Camlorn. Stavo viaggiando verso nord-est lungo le colline ai margini dei Monti Wrothgarian nel 9° giorno del mese della Gelata, quando avvertii un grande calore simile ad un fuoco alle mie spalle. Mi volsi indietro, ma, con rammarico devo riferire di non poter descrivere ciò che io vidi. I guaritori mi dissero che i miei occhi furono arsi completamente nelle orbite.

    Io immagino che a quel punto entrai in una condizione di semi-incoscienza, poiché io ricordo distintamente di essere caduta come se la terra sprofondasse sotto i miei piedi. Poi vi fu una serie di esplosioni in lontananza, verso sud, ed udii intensi sibili che a poco a poco si fecero ancora più intensi, sempre più vicini. Avevo il mio scudo con me e, per fortuna, anticipai quella raffica di bolidi che piovevano dal cielo. Sebbene non potessi vederli, fui in grado di udirli arrivare da grande distanza e di utilizzare il mio scudo per impedire che mi colpissero.

    Poi quella pioggia s'interruppe d'un tratto e potei avvertire un intenso odore di fumo. In seguito appresi che gran parte delle foreste di Ykalon e Frigias erano in preda alle fiamme, in un inferno che ebbe inizio più a sud verso Daenia e le Colline di Ilessan. Fortunatamente, riuscii ad orientarmi e a dirigermi verso nord, raggiungendo infine un tempio nelle terre selvagge dove le mie ferite furono guarite, almeno per quanto fu possibile.

    Fu in quel luogo che appresi che vi era stato un triplice conflitto tra Daggerfall, Wayrest e Orsinium, non troppo distante da dove mi trovavo quel giorno, e che le terre di mezzo tra quei regni erano state completamente devastate."

    Resoconto dell'ambasciatore Lord Naigon Strale

    "Sua Maestà Imperiale mi aveva affidato un delicato incarico, i dettagli del quale mi è impossibile riassumere in questo incerto resoconto, tuttavia la mia carica ufficiale era di Ambasciatore Imperiale presso la corte di Wayrest. Da quel luogo, io mi diressi ad incontrare una vecchia amica, Lady Brisienna, che si trovava già in quelle vicinanze. Rinunciando ad ogni tentativo di conservare la mia segretezza, il mattino del 9° giorno del mese della Gelata mi trovavo su di una Lancia Imperiale in navigazione verso ovest sul fiume Bjoulsae. Ricordo che quel giorno l'aria era leggermente pungente, ma il cielo era di un intenso azzurro.

    Avevamo da poco superato il delizioso villaggio fluviale di Candlemass quando il capitano suonò l'allarme. Dinnanzi a noi si parava un poderoso muro d'acqua, alto trenta piedi almeno. Prima ancora che chiunque di noi avesse il tempo di reagire la nostra lancia fu ridotta in frantumi. In seguito ripresi i sensi sulla spiaggia. Miracolosamente ero stato salvato da uno dei miei servitori che non aveva perso conoscenza. Gli unici sopravvissuti di quella tragedia eravamo io, il mio servitore ed un altro uomo.

    In un primo momento pensai che un tale evento avesse una sospetta similitudine con quanto era accaduto ad un altro nostro agente presso Rupe Alta, soltanto poco tempo prima, il quale naufragò nella Baia di Iliac presso la Tana dei Corsari a causa di un anomalo fortunale. Furioso e determinato a scoprire se tali forze fossero ancora coinvolte, iniziai una rapida marcia verso Wayrest.

    Quella marcia, tuttavia, non fu affatto così rapida come pensavo. Tutti i villaggi lungo il fiume Bjoulsae erano in fiamme e furiose battaglie si combattevano tra gli Orchi di Orsinium ed i soldati di Re Eadwyre, nel vecchio principato indipendente di Gauvadon, a poca distanza da Wayrest verso oriente. Io sono un esperto mago e sono molto abile nel difendermi, tuttavia impiegai quasi un'intera settimana per percorrere quelle poche miglia verso Wayrest.<br>
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    Re Eadwyre e la sua Regina Barenziah stavano celebrando le loro grandi vittorie quando giunsi in città. In quel tempo, fui in grado di raccogliere appena qualche sparuto accenno sull'accaduto, da cui compresi che si erano combattute simultaneamente sette grandi battaglie nella Baia di Iliac, delle quali nessuno era in grado di dare descrizione, ma solo delle sanguinose devastazioni che ne fecero seguito.

    Per riassumere: nel 9° giorno del mese della Gelata, attorno alla Baia di Iliac vi erano quarantaquattro stati indipendenti fra regni, contee, baronie e ducati, includendo anche i territori liberi dei Monti Wrothgarian, dei Monti Coda di Drago, delle Coste di Rupe Alta, dell'Isola di Balfiera e del Deserto di Alik'r. Nel 9° giorno del mese della Gelata, ne erano rimasti soltanto quattro, Daggerfall, Sentinella, Wayrest e Orsinium, e tutte le terre dove tali regni si congiungevano erano completamente in rovina, poiché gli eserciti continuavano a combattersi.

    Ero determinato a scoprire la verità dal Re in persona, anche se ciò avesse significato comportarsi come il meno diplomatico fra i diplomatici.

    Re Eadwyre, sebbene generalmente fosse di carattere gioviale, si irritò bruscamente asserendo che non era certo sua intenzione diffondere pubblicamente segreti militari. La Regina, sempre imperturbabile con quei suoi indecifrabili occhi rossi, mi disse 'Noi non lo sappiamo'.

    Io ritengo plausibile assumere che Barenziah non mi avesse detto tutta la verità, ma i fatti narrati nel suo racconto, che in seguito verificai di persona con precise indagini in Daggerfall, Sentinella e Orsinium, indicavano che essi avevano appreso che una particolare arma, molto antica e ricca di potere, stava per essere attivata. Non fornirò il nome di quell'arma in questo resoconto. Nel timore che tale arma potesse essere utilizzata contro il regno di Wayrest, il Re tentò di comprarla dal giovane avventuriero che aveva scoperto la sua ubicazione. Re Eadwyre riteneva, poiché essa era risultata alquanto efficace, che altri poteri operarono nella Baia nel tentativo di acquisire il possesso di tale arma.

    Cosa accadde allora, come disse Barenziah, 'Noi non lo sappiamo'.

    Il mattino del 9° giorno ed il mattino dell'11° giorno si fusero insieme per qualche singolare motivo, attraverso una sorta di Curvatura Occidentale, e Wayrest si risvegliò in guerra. Le loro terre si erano espanse di tre volte almeno, ma ora stavano subendo gli attacchi di Daggerfall ad occidente, di Orsinium ad oriente e di Sentinella a sud. Non vi era stato il tempo per comprendere ciò che era accaduto, disse il Re. Essi avevano semplicemente reagito, inviando gli eserciti a difendere le loro terre contro quei nemici, i cui regni a loro volta avevano acquisito notevoli vantaggi territoriali.

    Le battaglie proseguono tuttora, mesi dopo, mentre io faccio ritorno alla Città Imperiale per fare il mio rapporto sull'accaduto. Cos'altro dire? Sono conflitti sanguinosi e d'inaudita violenza, come sempre accade nelle guerre moderne. E tuttavia mi sono recato nelle terre annerite, desolate e senza vita, poste in mezzo ai quattro regni rimasti. Nessun esercito mortale può aver causato quelle devastazioni.


    Posso asserire che le forze che devastarono la Baia di Iliac nel 10° giorno del mese della Gelata 3E 417, furono infinitamente più grandi delle forze che adesso quei potenti regni posseggono.

    Altri strani accadimenti occorsero quel giorno, che impedirono a questi regni di liberarsi dal dominio dell'Impero e che, probabilmente, permisero il compiersi di altro ancora.

    E posso asserire anche che niente di tutto ciò è rimasto nella Baia, né quel potere, né quella misteriosa arma. La Curvatura che si creò ne inghiottì ogni traccia.

    Attuali condizioni politiche nella Baia di Iliac

    Quasi venti anni sono trascorsi da allora e la regione, sebbene completamente trasformata, si è stabilizzata. Non vi sono più conflitti territoriali ed i regni di Daggerfall, Wayrest, Sentinella e Orsinium mantengono i loro confini relativamente in pace.

    Wayrest si estende attraverso la costa orientale della Baia, dalla regione precedentemente chiamata Anticlere fino a metà di Gauvadon. Re Eadwyre si è congiunto con i suoi antenati, lasciando il regno nella mani di sua figlia Elysana, madre di due bambini avuti dal suo regale consorte, la quale appare intenzionata a conservare le terre di suo padre. Vostra Signoria può anche scegliere di comunicare direttamente con Re Helseth e la Regina Barenziah di Mournhold. I loro principali interessi riguardano, com'è ovvio, le condizioni di Morrowind, ma essi sono ancora in grado di fornire utili indicazioni sulle famiglie regnanti e sulla situazione politica di Wayrest, per agevolare la comprensione delle condizioni presso la corte della Regina Elysana.

    Re Gortwog di Orsinium controlla gran parte dei Monti Wrothgarian oltre alle sponde più proficue del fiume Bjoulsae. Egli persiste nella sua richiesta di riconoscere Orsinium come una provincia imperiale separata da Rupe Alta. Il Consiglio degli Anziani considera Gortwog come un sovrano riconosciuto e raccoglie le tasse direttamente da Orsinium. Tuttavia ufficialmente Orsinium rimane una contea della provincia di Rupe Alta, sebbene tecnicamente si estenda a cavallo tra le province di Rupe Alta e di Hammerfell.

    Il regno di Sentinella ha acquisito gran parte del territorio e si estende attraverso l'intera Baia di Iliac meridionale, da Abidon-Gora, oltre i Monti Coda di Drago, fino al confine di Mournoth, nel territorio di Orsinium. La Regina Akorithi, alla sua morte, lasciò il vasto regno al suo unico figlio ancora vivente, Lhotun, che adesso è certamente uno dei sovrani più potenti di tutta Tamriel.

    Daggerfall è ancora governata dal Re Bretone Gothryd e dalla Regina Guardiarossa Aubk-I. Le loro terre adesso abbracciano tutta la regione occidentale di Rupe Alta, dal confine in comune con Wayrest presso Anticlere ad est, fino ad Ykalon a nord. Essi hanno quattro figli adesso e sono molto amati dal loro popolo.

    Se vi sono altre conseguenze prodotte dalla misteriosa Curvatura Occidentale, esse non sono ancora giunte alla nostra attenzione nel corso di questi venti anni di osservazione.
     
    Ultima modifica: 15 Agosto 2022
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  20. Varil

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    Le porte dell'Oblivion (TES IV: Oblivion)


    Le porte dell'Oblivion


    di
    Seif-ij Hidja


    "Quando entri nell'Oblivion, l'Oblivion entra in te".
    Nai Tyrol-Llar

    Il mio maestro Morian Zenas è stato il più grande mago di tutti i tempi. Avrai sentito parlare di lui come autore del libro Sull'Oblivion, un classico per tutto ciò che riguarda le questioni daedriche. Nonostante le molte richieste giuntegli negli anni passati, si è sempre rifiutato di aggiungere le nuove scoperte e le nuove teorie in quanto convinto che più si approfondiscono questi temi, meno certezze si hanno. Non voleva congetture ma fatti.

    Per decenni prima e dopo la pubblicazione di Sull'Oblivion, Zenas si creò una vasta biblioteca personale sulla patria di daedra. Dedicò il suo tempo parte alla ricerca e parte al miglioramento delle sue capacità magiche, nella convinzione che sarebbe riuscito a trovare la strada che conduce al pericoloso mondo che si trova oltre il nostro e che aveva bisogno di maggiori poteri per percorrere quelle vie oscure.

    Dodici anni prima di questo viaggio preparato così a lungo, Zenas mi nominò suo assistente. Possedevo le tre caratteristiche fondamentali per ricoprire tale ruolo: ero giovane e desideroso di aiutare senza porre domande; ero in grado di memorizzare un libro leggendolo solo una volta; e, nonostante l'età, ero già un maestro di Evocazione.

    Anche Zenas era un maestro di Evocazione, anzi un maestro di tutte le scuole note e ignote, ma non voleva dover contare solo sulle sue forze nei momenti più pericolosi della ricerca. In una cripta evocò alcuni daedra per interrogarli sulla loro terra natia e aveva bisogno di un altro evocatore per essere sicuro di evocarli, trattenerli e farli tornare da dove erano venuti senza incidenti.

    Non dimenticherò mai quella cripta, non tanto per il suo aspetto semplice e spoglio ma per ciò che non si riusciva a vedere. Anche dopo che le creature se ne furono andate, aleggiavano degli odori particolari: fiori e zolfo, passione e decadenza, potere e follia. Queste sensazioni mi tormentano ancora oggi.

    L'Evocazione, per il profano, mette in comunicazione la mente dell'evocatore con quella dell'evocato. Si tratta di una comunicazione tenue, fatta solo per attrarre, trattenere e rilasciare; tuttavia, nelle mani di un maestro, il legame può diventare molto più forte. Gli psijic e i dwemer possono (per quanto riguarda i dwemer, potevano) entrare in contatto con le menti di altri e conversare a miglia di distanza, questa particolare capacità viene talvolta chiamata telepatia.

    Nel corso del mio servizio, anche Zenas e io abbiamo sviluppato questo tipo di comunicazione. Avveniva per caso, il risultato di due evocatori in stretta collaborazione, e capimmo che questa scoperta sarebbe stata preziosa se utilizzata per l'Oblivion. Poiché gli abitanti di quelle terre potevano essere raggiunti anche da un evocatore con poca esperienza, potevo rimanere in contatto con il mio maestro mentre lui si trovava negli altri mondi e potevo annotare le sue scoperte.

    Le "porte dell'Oblivion", per utilizzare la terminologia di Zenas, non sono facili da individuare e abbiamo dovuto fare numerosi tentativi prima di trovare quella giusta.

    Esiste un posto, che gli psijic di Artaeum chiamano la Caverna dei Sogni, dove dicono sia possibile entrare e tornare dalle terre daedriche. Iachesis, Sotha Sil, Nematigh sono stati visti utilizzare questo mezzo ma, nonostante le molte richieste all'ordine, a noi ne è stato proibito l'uso. Celarus, il capo dell'ordine, ci disse che era stato transennato per la sicurezza di tutti.

    Speravamo, allora, di poter accedere all'Oblivion attraverso le rovine di Battlespire. La Chiusa è ancora in piedi, nonostante i vecchi campi di prova dei maghi guerrieri imperiali siano stati distrutti alcuni anni fa, al tempo di Jagar Tharn. Purtroppo, però, dopo aver cercato a lungo tra i detriti, dovemmo riconoscere che in seguito alla distruzione erano stati demoliti tutti gli accessi agli altri mondi, il Tumulo dell'Anima, l'Ombra Pericolosa e il Pozzo Havoc. Probabilmente avvenne tutto a fin di bene ma per noi fu una delusione.

    Il lettore avrà forse sentito parlare delle altre porte e può essere certo che le abbiamo cercate proprio tutte.

    Alcune sono solo frutto di fantasia o almeno non sono rintracciabili in base alle informazioni giunte fino a noi. Nei racconti popolari, invece, si fa riferimento all'Abisso di Marukh, lo Specchio di Corryngton, la Croce Mantellana, il Crocicchio, la Bocca, l'enigma di una formula alchemica chiamata Giacinto e Sole Nascente, nonché a un gran numero di altri posti e oggetti che si dice siano porte ma che non siamo riusciti a trovare.

    Alcuni esistono realmente ma il loro utilizzo è molto rischioso. Il gorgo dell'Abeceano chiamato Maelstrom di Bal, per esempio, può inghiottire navi e rappresentare una porta per l'Oblivion ma il trauma che l'azione infausta delle sue acque esercita sul malcapitato lo conduce sicuramente alla morte. Allo stesso modo, non prendiamo neanche in considerazione l'idea di buttarci dalla Colonna di Thras, con la sua struttura a spirale di corallo alta mille piedi, pur essendo testimoni dei sacrifici sload compiuti qui. Alcune vittime morivano per la caduta mentre altre sembravano svanire prima di essere scaraventate sulle rocce sottostanti. Poiché gli sload non sapevano dare una risposta sul perché alcuni erano fatti sparire e altri morivano, preferimmo non scoprire l'arcano sulla nostra pelle.

    Il modo più semplice, e allo stesso tempo più maledettamente complesso, per accedere all'Oblivion era quello di non essere più qui ma cominciare a essere lì. La storia ci offre vari esempi di maghi che sembravano viaggiare negli altri mondi a loro piacimento. Molti di loro sono morti da molto tempo, se mai sono esistiti, ma fummo in grado di trovarne uno ancora in vita. Infatti, in una torre al largo della Baia di Zafirbel, nell'Isola di Vvardenfell nella provincia di Morrowind, vive in solitudine un mago vecchissimo di nome Divayth Fyr.

    Non fu facile raggiungerlo. Inoltre, era piuttosto restio a rivelare a Morian Zenas il segreto della porta dell'Oblivion. Fortunatamente, la conoscenza che il mio maestro aveva dei racconti popolari colpì Fyr e fu così che gli indicò il cammino. Non manterrei la promessa fatta a Zenas e Fyr se spiegassi qui la procedura, ma, anche se potessi, non divulgherei questo segreto. Si tratta infatti di informazioni pericolose. Posso solo dire che lo schema di Fyr era basato su una serie di porte che davano su mondi diversi create dal mago Telvanni ormai scomparso da tempo e presunto morto. Visto lo scarso numero di porte, valutammo l'affidabilità e la sicurezza del passaggio e ci considerammo fortunati nell'aver conosciuto questo informatore.

    Morian Zenas lasciò quindi questo mondo per dare inizio all'esplorazione. Io rimasi nella biblioteca a trascrivere queste informazioni e per aiutarlo nelle ricerche.

    "Polvere", mi sussurrò il primo giorno di viaggio. Al di là di questa semplice parola, potevo sentire tutta la sua emozione, la sua voce mi echeggiava nella mente. "Vedo da un capo all'altro del mondo in milioni di sfumature di grigio. Non esiste cielo, terra o aria, solo particelle che fluttuano, cadono, mi avvolgono. Devo levitare e respirare utilizzando i poteri magici...".

    Zenas esplorò quella terra nebulosa per un certo tempo incontrando creature di vapore e luoghi di fumo. Non incontrò mai il principe ma concluse che si dovesse trovare ad Ashpit, la patria di Malacath dove angoscia, tradimento e promesse infrante saturavano l'aria pungente come fossero cenere.

    "Il cielo è in fiamme", lo udii dire quando passò nel regno successivo. "Il suolo è melma ma vi si può camminare. Sono circondato da rovine annerite, come se qui si fosse combattuto in tempi ormai remoti. L'aria è gelida. Sprigiono getti di calore intorno a me ma sento ancora il freddo colpirmi da tutte le direzioni, come fossero stilettate".

    Questo era Coldharbour e il principe del luogo era Molag Bal. A Zenas sembrava un Nirn futuro, governato dal Re dello Stupro, arido e desolato, pieno di sofferenza. Potevo sentire Morian Zenas piangere di fronte a certe scene e tremare alla vista del palazzo imperiale cosparso di sangue ed escrementi.

    "Troppa bellezza", mormorò Zenas nel regno successivo. "Vedo male. Vedo fiori e cascate, alberi maestosi, una città d'argento ma è tutto sfuocato. I colori scorrono come se fossero liquidi. Ora piove e il vento è come un profumo. Questo è sicuramente Moonshadow, dove abita Azura".

    Zenas non si sbagliava e fu persino ricevuto dalla Dea dell'Alba e del Crepuscolo nel palazzo rosa. Lei ascoltò la sua storia sorridendo e gli parlò della venuta del Nerevarine. Il mio maestro trovò Moonshadow talmente bello da volersi stabilire lì, quasi cieco per sempre, ma sapeva che doveva proseguire e completare la sua scoperta.

    "Sono nel mezzo di una bufera", mi disse entrando nel regno successivo. Descrisse un paesaggio formato da alberi scuri e contorti, spiriti ululanti e banchi di nebbia, pensai quindi che fosse entrato nelle Deadland di Mehrunes Dagon. Ma subito dopo aggiunse: "No, non mi trovo più in una foresta. C'è stato un lampo e ora sono in una nave. L'albero è a brandelli. La ciurma è stata massacrata. Si sta avvicinando qualcosa tra le onde... oh, cielo... Un attimo, ora mi trovo in una prigione umida, in una cella...".

    Non si trovava, allora, nelle Deadland, bensì a Quagmire, il regno dell'incubo di Vaernima. A ogni minuto scoppiava un lampo e la realtà cambiava in qualcosa di sempre più orribile e terrificante. Prima un castello oscuro, poi un covo di bestie feroci, una palude illuminata dalla luna, fino a una bara in cui veniva rinchiuso vivo. A questo punto la paura si impossessò del mio maestro ma passò subito nel regno successivo.

    Lo udii ridere: "Adesso mi sento a casa".

    Morian Zenas mi descrisse una libreria infinita, con scaffali che si estendevano in tutte le direzioni, in verticale come in orizzontale. Pagine su pagine che fluttuavano nell'aria trasportate da una corrente magica che il mio maestro non riusciva a percepire. I libri avevano una copertina nera ma nessun titolo. Non vedeva nessuno ma avvertiva la presenza di fantasmi che si muovevano tra gli scaffali, impegnati a frugare tra i libri alla perpetua ricerca di qualcosa.

    Era ad Apocrypha. La patria di Hermaeus-Mora, dove si trovano tutte le conoscenze proibite. Sentii un brivido ma non posso dire se fosse mio o del mio maestro.

    Che io sappia, Morian Zenas non intraprese altri viaggi verso mondi a me ignoti.

    Per i primi quattro regni, il maestro mi parlava regolarmente. Una volta entrato ad Apocrypha, invece, tacque perché attratto dal regno della ricerca e degli studi, le passioni che avevano dominato il suo cuore a Nirn. Desideravo chiamarlo ma aveva chiuso la mente alle mie sollecitazioni.

    Poi sussurrò: "Non può essere...".

    "Chi potrebbe mai immaginarlo...".

    "Devo saperne di più...".

    "Vedo il mondo, il riflesso di un'ultima illusione, sta crollando intorno a noi...".

    Avrei voluto richiamarlo, implorarlo di dirmi cosa stava succedendo, cosa vedeva, cosa stava imparando. Provai persino con un'evocazione, come se fosse un daedra anche lui, ma si rifiutò di tornare indietro. Morian Zenas se ne era andato.

    Ricevetti un suo sussurro sei mesi fa. Dopo cinque anni di silenzio, preceduti a loro volta da altri tre. I suoi pensieri non sono più comprensibili, non appartengono ad alcuna lingua. Forse si trova ancora ad Apocrypha, perduto ma felice, in una trappola dalla quale si rifiuta di fuggire.

    Forse ha raggiunto la folle dimora di Sheogorath, insinuandosi tra gli scaffali e perdendo, così, la ragione per sempre.

    Se potessi lo salverei.

    Se potessi metterei a tacere i suoi sussurri.
     
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