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Libri di Lore "dimenticati"

Discussione in 'The Elder Scrolls V: Skyrim' iniziata da Varil, 26 Novembre 2018.

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Vorresti vedere libri che trattano in particolare quali argomenti?

  1. Vampirismo

    6 voti
    37,5%
  2. Lord Vivec

    6 voti
    37,5%
  3. La storia di Daggerfall

    10 voti
    62,5%
  4. Cosmologia, Creazione

    10 voti
    62,5%
  5. Mitologia Nordica

    10 voti
    62,5%
  6. Dei e Pantheon poco approfonditi

    11 voti
    68,8%
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  1. Varil

    Varil Galactic Guy

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    Commentari della Mitica Alba - Vol.3

    Commenti sul Mysterium Xarxes
    Libro tre

    di
    Mankar Camoran

    In daedrico: CHIM

    La torre sfiora ogni mantello del paradiso, fratello novizio, e dalla sua sommità un uomo può essere ciò che desidera. Ancora, sii come fu lui eppure mutato per chiunque altro su quel sentiero, per coloro che seguono. Questa è la terza chiave del Nu-mantia e il segreto di come i mortali divengono creatori e i creatori tornano a esser mortali. Le Ossa della Ruota necessitano della loro carne e questo è il retaggio del genere umano.

    Oh spergiuri, badate a voi, poiché i loro traditori corrono lungo i sentieri nemici, cani corridori di dei prolissi. Il Sangue di Drago ha celato l'ascesa in seimila anni di etereo labirinto, quale è l'arena, che ancora essi negano sia legata da giuramento. Per il libro, prendi questa chiave e penetra il divino guscio che racchiude i possessori dei mantelli. La pelle d'oro! SCARAB AE AURBEX!

    Sventura sia su chi infrange il giuramento. Della pelle dorata, il Mysterium Xarxes dice: "Non farti ingannare dai derelitti che hanno smarrito la retta via, poiché persero la fede a causa dell'aedra che non conosce altri mondi". E le parole di Lord Dagon ci istruiscono a distruggere tali senza fede: "Divora o prosciuga i derelitti perduti e guadagna quella minima volontà che li condurrà a percorrere il sentiero della divinità senza indugio. Scaccia o brucia chiunque li indusse ad attardarsi. Sappi che sono chiamati Mnemoli".

    Ogni nuovo membro sarà ripagato dal meno conosciuto. Vedi, fratello, e non offrire altro all'idra.

    Oh lettore, percepirai presto un coro d'ombre. La stanza in cui ti trovi ora si colmerà di occhi e voci. La luce della candela o dell'incantesimo che illuminano queste parole, diverrà un cancello per i traditori che ho menzionato. Disprezzali e non temere. Invocane i nomi, richiamali fuori dalla loro natura fondamentale. Io, il Mankar delle stelle, sono con te, e verrò a prenderti per condurti nel mio paradiso dove i traditori della torre saranno appesi a rovine di vetro finché non sorrideranno con la nuova rivoluzione.

    Quella è la tua protezione contro i Mnemoli. Correranno tristemente, con sinistro rumore, e splenderanno soltanto quando la terrà tremerà con l'eruzione dell'ammantato di nuovo. Dì loro: "Andate! GHARTOK AL MNEM! Dio è giunto! NUMI MORA! NUM DALAE MNEM!".

    Una volta che camminerai nel mondo mitico, cederà il suo potere a te. Il mito non è altro che primordiale volontà. Inesprimibile verità. Medita su ciò mentre cercherai la quarta chiave.

    Le leggi conosciute dell'arcana natura si disperderanno come calore. "Editto della prima torre: raffigura il limite del mutante dove non può più nuocere. Come dio del Mundus, similmente sarà la sua progenie, separata dalle proprie scintille divine. Noi siamo otto volte otto esarchi. Possa la casa di Padomay vederci come gli unici a uscire".

    CHIM. Che tutti sanno può rigenerare la terra. Testimone della casa del Re Rosso un tempo distesa di giungle.

    Colui che entra nel paradiso entrerà nella sua stessa madre. AE ALMA RUMA! L'Aurbis avrà fine in qualsiasi modo.

    La fine cerchiamo attraverso la nostra alba, ogni fine. Esita adesso e diverrai uno degli orfani persi nella via di cui mi alimento. Seguimi e io adorerò nel profondo. La mia prima figlia fuggì dalla via di dagonite. Il suo nome era Ruma e la divorai in un boccone senza pane, quindi ne feci un'altra, che apprese e che amai e i neri uccelli formarono la sua gemella ai confini del tempo.

    Sia la luce delle stelle il tuo mantello, fratello. Indossala per vedere e aggiungi la sua luce al paradiso.
     
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  2. Varil

    Varil Galactic Guy

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    Invocazione di Azura
    (curiosità: a quanto pare Molag Bal si è trasformato in una fanciulla, lol. Appena l'ho letto pensavo fosse un errore di traduzione della traduzione ITP di Morrowind, ma anche in originale c'è proprio scritto Princess; dopotutto i Daedra non hanno un vero sesso definito e possono mostrarsi in varie forme. Curioso).


    Invocazione di Azura
    di
    Sigillah Parate


    Per trecento anni sono stata una sacerdotessa di Azura, la Principessa daedrica dell'Ombra Lunare, Madre della Rosa e Regina del Cielo Notturno. Ogni Hogithum, che noi festeggiamo il 21 del Primo Seme, la evochiamo per richiedere la sua guida e fare offerte a Sua Maestà. È una padrona crudele ma saggia. Non la invochiamo se nell'Hogithum si scatena un temporale, perché quelle notti appartengono al Folle, Sheogorath, anche se coincidono con la festa. In casi del genere Azura comprende la nostra cautela.
    L'invocazione di Azura è molto personale. Sono stata sacerdotessa di altri tre Principi daedrici, ma Azura sa dare valore ai suoi adoratori e alla fede di chi la venera. Quando ero una giovane elfa scura di sedici anni entrai nella congrega di mia nonna, adoratori di Molag Bal, la Principessa della Cospirazione. Ricatto, estorsione e corruzione: ecco le armi delle streghe di Molag Bal, oltre alla magia nera. L'evocazione di Molag Bal avviene il 20 di Stella della Sera, tranne durante i temporali. Raramente si manca a questa cerimonia, ma spesso Molag Bal appare ai suoi seguaci in altri giorni, sotto spoglie mortali. Quando mia nonna morì nel tentativo di avvelenare l'erede Firewatch, riconsiderai la mia fede nel culto.

    Mio fratello era uno Stregone del culto di Boethiah e, stando a quello che mi aveva raccontato, il Guerriero Oscuro era più vicino alla mia indole rispetto all'infido Molag Bal. Boethiah è una principessa guerriera che agisce molto più allo scoperto di qualunque altro daedroth. Dopo anni di trappole e macchinazioni, era bello venerare una padrona e vederne le conseguenze immediate e dirette. E poi mi piaceva che Boethiah fosse un daedra degli elfi scuri. Il nostro culto la evocava nel Gauntlet, il 2 di Luce del Crepuscolo. In suo onore si tenevano sanguinose gare, che proseguivano finché nove settari non venivano uccisi da altri compagni. A Boethiah i cultisti interessavano poco, lei voleva solo il nostro sangue. Credo di averla vista sorridere quando per sbaglio uccisi mio fratello durante un allenamento. Immagino che il mio orrore sia stato un piacere per lei.

    Poco dopo me ne andai. Per me Boethiah era troppo distaccata, troppo fredda. Volevo una padrona più profonda. Per i successivi diciotto anni non venerai più nessuno, ma passai il tempo a leggere e a studiare. Finché, in un vecchio tomo profano, mi imbattei in Nocturnal: Nocturnal la Signora della Notte, Nocturnal l'Impenetrabile. Come descritto nel libro, la evocai il 3 del Focolare, il giorno a lei dedicato. Finalmente avevo trovato la padrona che cercavo da tanto tempo. Mi impegnai a capire la sua intricata filosofia, la fonte del suo misterioso dolore. Tutto ciò che la riguardava era oscuro e velato, anche il modo in cui mi parlava e ciò che mi chiedeva di fare. Mi ci vollero anni per comprendere una semplice verità: non avrei mai potuto capire Nocturnal. Il mistero era la sua essenza, come la violenza per Boethiah o il tradimento per Molag Bal. Comprendere Nocturnal significa rinnegarla, aprire le tende che avvolgono il suo regno di oscurità. La amavo tanto che compresi la futilità del mio desiderio di svelarne i misteri. Mi rivolsi invece a sua sorella, Azura.

    Azura è l'unica Principessa daedrica che abbia mai venerato che sembra interessarsi ai suoi seguaci. Molag Bal voleva la mia mente, Boethiah le mie braccia, e Nocturnal forse la mia curiosità. Azura vuole tutte queste cose e più di tutte il nostro amore Non la nostra abietta sottomissione, ma la nostra sincera e onesta affezione in tutte le sue forme. Per lei è importante che la veneriamo coinvolgendo le nostre emozioni. E il nostro amore deve essere proiettato verso di noi. Se amiamo lei e odiamo noi, lei sente il nostro dolore. Non avrò mai più, per tutta la vita, un'altra padrona.
     
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  3. alaris

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    Vero la lore dei TES è piena di sorprese...
     
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  4. Varil

    Varil Galactic Guy

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    Commentari della Mitica Alba, Vol.4

    Commenti sul Mysterium Xarxes
    Libro quattro

    di
    Mankar Camoran


    Possa il custode della quarta chiave sapere in merito al suo cuore: il Mundex Terrene fu un tempo governato soltanto da tirannici re-dreugh, ciascuno con il proprio dominio, mentre guerre di confine infuriavano tra i loro oceani schiavi. Erano consanguinei del tempo, totem dell'antico, eppure malvagi e colmi di scherno e profani poteri. Nessuno che fosse in vita era libero dalle sofferenze imposte dai dreugh.

    Donai la mia anima al Magna Ge, disse il gioioso nel paradiso, affinché creassero il Rasoio di Mehrunes in segreto, nelle viscere stesse di Lyg, il dominio del Dio Fasullo che svanirà. Sebbene venissero da differenti acque, ciascun cucciolo condivideva un unico scopo: generare un principe del bene, filando le sue sembianze in fasce casuali e impregnandolo con il bene più prezioso e raro dell'Oblivion: la speranza.

    Incessantemente io intono dal paradiso: "Mehrunes il Ladro, Mehrunes il Corpo del Dio, Mehrunes le Rosse Braccia che Ascesero! Nu-mantia! Libertà!".

    Non disperate poiché quei giorni torneranno, miei novizi! Poiché come Mehrunes scagliò giù Lyg spezzandone il volto, dichiarando liberi tutti i diciannove e nove e nove oceani, così spezzerà la corona serpente del dominio di Cyrodiil creando una federazione!

    Tutto cambierà ancora come cambiò in quei lontani giorni, poiché con la magica parola Nu-mantia una grande ribellione si scatenò e abbatté le torri di CHIM-EL GHARJYG, i templari del Dio Fasullo furono massacrati, il sangue cadde come rugiada dall'alto verso le fosse più profonde, dove gli schiavi con espressioni di furia alzarono catene e denti contro i loro carcerieri e tutte le speranze furono spazzate dal fuoco.

    La vostra alba ascolta, mio signore! Che tutto l'Aurbis possa comprendere di essere libero! Mehrunes è giunto! Non vi è altro dominio se non la libera volontà!

    I soli furono lacerati mentre le tue Legioni Rosse mossero dal Lyg nell'entroterra del gelo, una legione per ciascun cucciolo, e Kuri venne abbattuto e Djaf venne rovesciato e Horma-Gile venne spezzato con gelido sale e in eterno chiamato Hor, e così sarà di nuovo nel tempo dei cancelli.

    Sotto gli acquitrini, Malbioge venne abbattuta, quell'antica Città delle Catene, estinta dal calore di nuove ossa e liberata. Galg e Mor-Galg furono abbattute insieme in una sola notte di luce e così sarà di nuovo nel tempo dei cancelli.

    Nient'altro che sventura per NRN che è divenuto La Fossa e sette maledizioni sul suo dreugh, il Vermae NI-MOHK! Ma per questo le crociate saranno come la creazione del mio signore, cucciolo per tramite del Ge agente per tua volontà, di nessun ostacolo se non per la tua stessa coscienza! Sappi che il tuo Inferno è spezzato, popolo dell'Aurbis, e prega il Nu-mantia che è libertà!
     
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  5. Varil

    Varil Galactic Guy

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    Gli orrori del castello di Xyr
    Dramma in atto unico

    di
    Baloth-Kul


    *Personaggi del dramma*
    Clavides, capitano della guardia imperiale. Cyrodilico.
    Anara, domestica. Dunmer.
    Ullis, tenente della guardia imperiale. Argoniano.
    Zollassa, giovane maga. Argoniana.


    Tarda sera. La commedia ha inizio all'interno del grande atrio d'entrata di un castello a Scath Anud, ben arredato con raffinati mobili e arazzi pregiati. L'unica illuminazione nella sala proviene dalle torce accese. Al centro dell'atrio si trova un'imponente porta di ferro, l'entrata principale del castello. La scalinata che porta al piano superiore vi si trova accanto. Alla sinistra del palcoscenico si intravede la porta della biblioteca, per il momento ancora chiusa. Alla destra è posta un'enorme corazza completa, alta venti piedi, quasi a sfiorare il soffitto della stanza. Sebbene non sia visibile nessuno, si avverte il canto di una donna provenire dalla biblioteca.

    Il canto della donna s'interrompe quando qualcuno bussa sonoramente alla porta di ferro. La porta della biblioteca si apre e ANARA, una domestica di aspetto piuttosto comune, ne esce in fretta per andare ad aprire. CLAVIDES, un attraente uomo in divisa imperiale è fermo in piedi sulla soglia.

    ANARA: Buonasera a voi, serjo.

    CLAVIDES: Buonasera. Il vostro padrone è in casa?

    ANARA: No, serjo, sono sola qui. Il mio padrone Sedura Kena Telvanni Hordalf Xyr si trova nella sua residenza invernale. Posso fare qualcosa per voi?

    CLAVIDES: Forse. Vi dispiace se entro?

    ANARA: No anzi, serjo. Prego. Posso offrirvi un po' di flin?

    Clavides fa ingresso nell'atrio e si guarda intorno.

    CLAVIDES: No, vi ringrazio. Come vi chiamate?

    ANARA: Anara, serjo.

    CLAVIDES: Anara, da quanto tempo il vostro padrone ha lasciato Scath Anud?

    ANARA: Più di due settimane fa. Ecco perché sono rimasta sola al castello, serjo. Tutti gli altri servitori e schiavi al suo servizio viaggiano con lui. Qualcosa che non va?

    CLAVIDES: In un certo senso. Conoscete un abitante delle Terre di Cenere di nome Sul-Kharifa?

    ANARA: No, serjo. Non conosco nessuno con quel nome.

    CLAVIDES: Allora non ne avrete più occasione ormai. È morto. È stato ritrovato alcune ore fa ormai morente per assideramento nelle Terre di Cenere. Farneticava, pronunciava parole quasi incomprensibili, tuttavia in punto di morte disse "castello" e "Xyr".

    ANARA: Morto assiderato in piena estate nelle Terre di Cenere? B'vek, è davvero insolito. Suppongo sia possibile che il mio padrone conoscesse quest'uomo, ma essendo quest'ultimo delle Terre di Cenere e il mio padrone della casa Telvanni, perdonate la mia impertinenza, serjo, ma dubito che fossero amici.

    CLAVIDES: Quella è la biblioteca del vostro padrone? Vi creerebbe disturbo se le dessi un'occhiata?

    ANARA: Prego, serjo, andate ovunque desideriate. Non abbiamo nulla da nascondere. Siamo leali sudditi imperiali.

    CLAVIDES: Come tutti i Telvanni, a quanto si dice.

    Nota del commediografo: questa battuta non deve essere pronunciata con tono sarcastico. Confidate nella risata del pubblico... è immancabile, indipendentemente dalle idee politiche dei locali.

    Clavides entra nella biblioteca e osserva i libri.

    CLAVIDES: La biblioteca avrebbe bisogno di una spolverata.

    ANARA: Sì, serjo. Era proprio ciò che mi accingevo a fare quando avete bussato alla porta.

    CLAVIDES: Ne sono lieto. Se aveste finito, non avrei notato dalla mancanza di polvere che un grosso volume era stato preso di recente. Il vostro padrone è uno stregone, a quanto sembra.

    ANARA: No, serjo. Cioè, studia molto, ma non lancia incantesimi, se è questo che intendete per mago. È un kena, ha frequentato l'accademia e il resto. Vedete, ora che ci penso, credo di sapere che fine ha fatto quel libro. Uno degli altri kena dell'accademia è venuto ieri e ne ha presi in prestito un paio. È un amico del padrone, così ho pensato che non ci fosse nulla di male.

    CLAVIDES: Per caso, questo kena, si chiamava Warvim?

    ANARA: Potrebbe essere. Non ricordo.

    CLAVIDES: C'è un negromante sospetto di nome Kema Warvim all'accademia, che abbiamo arrestato la scorsa notte. Non sappiamo cosa ci facesse lì, ma si trattava di qualcosa di illegale, questo è certo. Era forse quello il kena che ha preso in prestito il libro? Un individuo di bassa statura, uno storpio con una gamba avvizzita?

    ANARA: No, serjo, non è il kena che ho visto ieri. Era un grosso individuo che camminava normalmente, come ho potuto vedere.

    CLAVIDES: Vorrei dare un'occhiata al resto della casa, se non avete nulla in contrario.

    Clavides sale le scale e prosegue il dialogo nelle stanze del piano superiore. Anara continua a riordinare al piano inferiore, spostando una panca con lo schienale alto, posta davanti alla corazza, per strofinare il pavimento.

    ANARA: Posso chiedervi cosa state cercando, serjo? Forse potrei esservi d'aiuto.

    CLAVIDES: Sono queste tutte le stanze del castello? Nessun passaggio segreto?

    ANARA (ridendo): Oh, serjo, a cosa servirebbero passaggi segreti a Sedura Kena Telvanni Hordalf Xyr?

    CLAVIDES (osservando la corazza): Il vostro padrone dev'essere un uomo enorme.

    ANARA (ridendo): Oh, serjo, non scherzate. Questa corazza gigante è solo a scopo ornamentale. Il mio padrone uccise quel gigante dieci anni fa e si compiace di conservare la corazza come ricordo.

    CLAVIDES: Giusto, ricordo di aver sentito qualcosa di simile al riguardo quando presi per la prima volta servizio da queste parti. Fu qualcuno di nome Xyr a uccidere il gigante, ma non pensavo che il suo primo nome fosse Hordalf. La mia memoria inizia a vacillare, temo. Come si chiamava il gigante?

    ANARA: Temo di non ricordare, serjo.

    CLAVIDES: Io sì. Si chiamava Torfang. "Provengo dallo Scudo di Torfang".

    ANARA: Non capisco, serjo. Lo Scudo di Torfang?

    Clavides scende le scale ed esamina la corazza.

    CLAVIDES: Sul-Kharifa disse qualcosa riguardo a uscire dallo Scudo di Torfang. Pensavo che stesse farneticando, completamente in preda al delirio.

    ANARA: Ma non possiede uno scudo, serjo.

    Clavides spinge via la panca con lo schienale alto, scoprendo un enorme scudo eretto ai piedi della corazza.

    CLAVIDES: Sì, invece, lo possiede. Lo avete nascosto con quella panca.

    ANARA: Non l'ho fatto di proposito, serjo! Stavo solo facendo le pulizie. Vedo quella corazza tutti i giorni, serjo e, b'vek, vi giuro che non l'avevo mai notato prima d'ora!

    CLAVIDES: Va bene, Anara, vi credo.

    Clavides spinge lo scudo e questo arretra rivelando un tunnel diretto verso il basso.

    CLAVIDES: A quanto pare, Sedura Kena Telvanni Hordalf Xyr aveva proprio bisogno di un passaggio segreto. Potete passarmi una torcia?

    ANARA: B'vek, non lo avevo mai visto prima!

    Anara prende una torcia dal muro e la porge a Clavides. Clavides si addentra nel tunnel.

    CLAVIDES: Aspettate qui.

    Anara osserva Clavides scomparire in fondo al tunnel. La donna è visibilmente agitata e infine inizia a correre verso la porta d'ingresso. Aprendola si trova davanti ULLIS, un tenente argoniano della guardia imperiale in piedi all'ingresso. La donna lancia un grido.

    ULLIS: Mi spiace di avervi spaventato.

    ANARA: Non adesso! Andate via!

    ULLIS: Temo che al capitano non piacerebbe, signora.

    ANARA: Siete qui... con il capitano? Santa madre.

    Clavides riemerge dal tunnel col volto impallidito. Esita alcuni istanti prima di parlare.

    ULLIS: Capitano? Cosa c'è là sotto?

    CLAVIDES (ad Anara): Sapevate che il vostro padrone era un negromante? E che la vostra cantina è piena di cadaveri?

    Anara sviene. Ullis la prende in braccio e l'adagia sulla panca.

    ULLIS: Fatemi vedere, serjo.

    CLAVIDES: Lo vedrete molto presto. Avremo bisogno di ogni nostro soldato della guarnigione per portare via tutti quei cadaveri. Ullis, ho visto molte battaglie, ma non avevo mai visto nulla di simile. Non ce n'è uno uguale all'altro. Khajiiti, sload, dunmer, cyrodilici, bretoni e nord, bruciati vivi, avvelenati, fulminati, disciolti, lacerati, rivoltati, smembrati e poi ricuciti.

    ULLIS: Credete che il nativo delle Terre di Cenere sia fuggito da qui? È questo ciò che è accaduto?

    CLAVIDES: Non saprei. Per quale ragione qualcuno farebbe una cosa simile, Ullis?

    Si sente bussare alla porta. Clavides risponde. Una giovane argoniana, ZOLLASSA, in piedi sulla soglia, ha in mano un pacco e una lettera.

    ZOLLASSA: Buongiorno, voi non siete Lord Xyr, vero?

    CLAVIDES: No. Cosa recate con voi?

    ZOLLASSA: Una lettera e un pacco che dovrei consegnare a lui, suppongo. Sarà di ritorno presto?

    CLAVIDES: Non credo. Chi è il mittente?

    ZOLLASSA: Il mio insegnante all'accademia, Kema Warvin. Ha una gamba storpiata, perciò mi ha chiesto di portare questi a sua signoria. A dire la verità, avrei dovuto consegnarli la scorsa notte, ma ho avuto molto da fare.

    ULLIS: Grazie, sorella. Consegneremo il pacco a sua signoria non appena lo vedremo.

    ZOLLASSA: Ah, salve, fratello. Avevo sentito dire che c'era un attraente argoniano a Scath Anud. Sfortunatamente, ho promesso a Kema Warvim che avrei consegnato il pacco direttamente nelle mani di sua signoria. Sono già in ritardo, non posso semplicemente...

    CLAVIDES: Siamo guardie imperiali, signora. Custodiremo noi il pacco e la lettera.

    Zollassa consegna con riluttanza la lettera e il pacco nelle mani di Clavides. Si volge e se ne va.

    ULLIS: Possiamo trovarvi all'accademia qualora avessimo bisogno di vedervi?

    ZOLLASSA: Sì. I miei saluti, fratello.

    ULLIS: Buonanotte, sorella.

    Clavides apre il pacco non appena Zollassa si allontana. È un libro con molte pagine mancanti.

    CLAVIDES: Sembra che abbiamo trovato il libro mancante. Consegnato proprio nelle nostre mani.

    Clavides inizia a leggere il libro, in silenzio fra sé e sé.

    ULLIS (fra sé e sé, compiaciuto): Un'altra argoniana a Scath Anud. E alquanto carina a dire il vero. Spero che non siamo stati troppo rozzi con lei. Sono stanco di tutte queste donne con la pelle liscia e umida, sarebbe magnifico se potessimo incontrarci quando non sono in servizio.

    Mentre Ullis parla, apre la lettera e la legge.

    ULLIS (continuò): Sembra una del sud, come me. Sapete, gli argoniani delle regioni settentrionali di Black Marsh sono...molto... meno...

    Ullis continua la lettura, pietrificato dal contenuto della lettera. Clavides passa alla fine del libro e legge le ultime frasi.

    CLAVIDES (leggendo): In inchiostro nero, "Il maschio khajiiti sorprendentemente mostrò una scarsa resistenza a un semplice incantesimo del fulmine lampo, tuttavia ho ottenuto interessanti risultati fisiologici con un incantesimo dell'acido di medio livello lanciato lentamente in più giorni". In rosso ai margini, "Sì, capisco. L'incantesimo dell'acido è stato lanciato uniformemente su tutto il corpo dell'individuo?". In nero, "La femmina nord venne esposta per sedici ore a un incantesimo del gelo che infine la cristallizzò in uno stato di animazione sospeso, nel quale infine morì. Altrettanto non si può dire per il maschio nord, né per il nativo delle Terre di Cenere, che entrarono in coma molto prima, ma successivamente si ripresero. In seguito il nativo delle Terre di Cenere tentò la fuga, ma io fermai. Il nord ebbe quindi un'interessante iperreazione a un semplice incantesimo del fuoco e morì. Si veda l'illustrazione allegata". In rosso, "Sì, capisco. Lo schema delle bolle e delle lesioni suggerisce un qualche tipo di combustione interna probabilmente causata dalla combinazione di una rapida scarica di fiamme dopo una prolungata sessione con il gelo. È un vero peccato che non possa assistere agli esperimenti di persona, ma vi faccio i miei complimenti per le vostre eccellenti annotazioni". In nero, "Vi ringrazio per il suggerimento su come avvelenare lentamente la mia domestica Anara. I dosaggi che mi avete suggerito hanno dato affascinanti risultati, corrodendo impercettibilmente la sua memoria. Intendo aumentare il dosaggio in maniera esponenziale e vedere quanto occorrerà prima che si accorga degli effetti. A tal proposito, è un peccato che non abbia a disposizione alcun soggetto argoniano, ma i mercanti di schiavi mi hanno promesso alcuni esemplari sani per l'autunno. Dovrei saggiare il loro metabolismo a confronto con quello degli elfi e degli umani. Intendo dimostrare che un incantesimo di medio livello lanciato con un'ondata costante su un argoniano non abbia effetti letali almeno per diverse ore, come mi è capitato di notare con la femmina cyrodilica e, naturalmente, con il gigante". In rosso, "Sarebbe un peccato dover aspettare fino all'autunno".

    ULLIS (leggendo dalla lettera): In rosso, "Ecco la vostra argoniana. Vi prego di comunicarmi i vostri risultati". È firmata "Kema Warvim".

    CLAVIDES: Per Kynareth, non si tratta di Necromanzia. Questa è pura Distruzione. Kema Warvim e Kena Telvanni Hordalf Xyr non stanno conducendo esperimenti sulla morte, bensì sui limiti della tortura magica.

    ULLIS: La lettera non è indirizzata a Kena Telvanni Hordalf Xyr. È indirizzata a Sedura Iachilla Xyr. Pensate sia sua moglie?

    CLAVIDES: Iachilla. Si tratta della Telvanni della famiglia Xyr di cui ho sentito parlare in relazione all'uccisione del gigante. Faremmo meglio a portar via di qui la domestica. Avrà bisogno di un guaritore.

    Clavides sveglia Anara. La donna sembra disorientata.

    ANARA: Cosa succede? Chi siete?

    CLAVIDES: Non preoccupatevi, andrà tutto per il meglio. Vi stiamo portando da un guaritore.

    ULLIS: Avete bisogno di un mantello, Iachilla?

    ANARA: Grazie, no, non ho freddo...

    Anara/Iachilla si ferma, comprendendo di esser caduta in trappola. Clavides e Ullis estraggono le loro spade.

    CLAVIDES: Avete dell'inchiostro nero sulle dita, vostra signoria.

    ULLIS: E quando mi avete visto sulla porta, avete creduto che fossi l'argoniano che il vostro amico Warvim vi aveva mandato. È per questo che avete detto, "Non adesso. Andate via".

    ANARA/IACHILLA: Siete assai più perspicace di Anara. Non capì mai cosa stava accadendo, neppure quando triplicai l'incantesimo di veleno e morì con una lunga agonia, come potei osservare.

    ULLIS: Cosa avreste usato su di me per primo, l'incantesimo del fulmine o del fuoco?


    ANANA/IACHILLA: Del fulmine. Trovo il fuoco troppo imprevedibile.

    Mentre la donna parla, le fiamme delle torce si spengono. Il palcoscenico rimane immerso nel buio.

    Si sentono rumori di lotta e clangore di spade. All'improvviso il bagliore di un fulmine e poi il silenzio. Dall'oscurità, la voce di Anara/Iachilla pronuncia una parola.

    ANARA/IACHILLA: Affascinante.


    Ci sono ancora altri fulmini mentre il sipario si chiude sulla scena.

    FINE
     
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  6. Varil

    Varil Galactic Guy

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    Feyfolken
    Libro uno



    di
    Waughin Jarth


    Il Grande Saggio era un uomo alto e trasandato, barbuto ma calvo. La sua libreria si confaceva al suo temperamento: nel corso degli anni, tutti i libri erano stati spostati negli scaffali inferiori dove giacevano ammucchiati in cataste polverose. Utilizzava molti dei libri nelle sue attuali letture, spiegando ai suoi studenti, Taksim e Vonguldak, come la Gilda dei Maghi fosse stata fondata da Vanus Galerion. I due studenti ponevano molte domande sugli esordi di Galerion nell'Ordine Psijic e sulle differenze tra il loro metodo di studio della magia e quello della Gilda dei Maghi.
    "Era ed è tuttora, un modo di vivere alquanto ordinato", spiegò il Grande Saggio. "Piuttosto elitario, in realtà. Quello era l'aspetto su cui Galerion muoveva le maggiori obiezioni. Desiderava che lo studio della magia fosse distribuito gratuitamente. Be', non proprio gratuitamente, ma almeno disponibile per tutti coloro che ne avessero avuto i mezzi. Così facendo, cambiò il corso della vita di Tamriel".

    "Codificò prassi e rituali utilizzati da tutti i moderni creatori di pozioni, di oggetti e di formule magiche, non è così, Grande Saggio?", chiese Vonguldak.

    "Ciò fu soltanto una parte dei suoi risultati. Dobbiamo a Vanus Galerion tutta la magia, così come noi la conosciamo. Ristrutturò le scuole e le dottrine per renderle comprensibili alle masse. Inventò gli strumenti dell'alchimia e degli incantesimi in modo che ognuno potesse raccogliere ciò che desiderava, in base alle proprie conoscenze e ai propri scopi, senza tema di dannose ritorsioni magiche. Bene, e infine creò tutto questo".

    "Cosa intendete dire, Grande Saggio?", chiese Taksim.

    "I primi strumenti erano assai più automatizzati di quelli che utilizziamo oggi. Qualunque profano sarebbe stato in grado di utilizzarli senza minima conoscenza degli incantesimi o dell'alchimia. Nell'Isola di Artaeum, gli studenti dovevano apprendere diligentemente le conoscenze, per molti anni, ma Galerion decise che quello era un altro esempio dell'elitarismo degli psijic. Gli strumenti che inventò erano simili ad automi con le capacità di maestri incantatori e alchimisti, in grado di creare tutto ciò che il cliente desiderava, purché potesse permetterselo".

    "Quindi qualcuno avrebbe potuto creare, per esempio, una spada in grado di dividere in due il mondo?", chiese Vonguldak.

    "Forse, in teoria, ma avrebbe probabilmente richiesto tutto l'oro del mondo", ridacchiò il Grande Saggio. "No, non potrei asserire che siamo mai stati in grande pericolo, ma ciò non significa che non ci siano stati alcuni incidenti quando un bifolco illetterato inventò qualcosa che andava ben al di là della sua comprensione. Infine, naturalmente, Galerion eliminò quei vecchi strumenti e creò quelli che utilizziamo tuttora. Può sembrare elitario, chiedere alle persone di conoscere ciò che stanno facendo prima di farlo, ma è sicuramente pratico".

    "Che cosa inventò la gente?", chiese Taksim. "Esistono alcune storie?".

    "State forse cercando di distrarmi per evitare la vostra prova", rispose il Grande Saggio. "Ma suppongo di potervi raccontare una storia, soltanto per illustrarvi un punto. Questa particolare vicenda si svolse nella città di Alinor sulla costa occidentale dell'Isola di Summerset e narra di uno scrittore di nome Thaurbad".

    "Correva la Seconda Era, non molto tempo dopo la fondazione della Gilda dei Maghi da parte di Vanus Galerion e le sale capitolari erano spuntate ovunque in Summerset, sebbene non fossero ancora molto diffuse nel continente di Tamriel".

    "Per cinque anni, quello scrittore, Thaurbad, aveva fatto arrivare tutta la sua corrispondenza al mondo esterno per mezzo del suo messaggero, Gorgos. Durante il primo anno della sua vita da eremita, i pochi amici e parenti rimasti, amici e parenti della defunta moglie a dire la verità, avevano cercato di andare a fargli visita, ma anche il più instancabile dei parenti alla fine rinunciò, vista la totale assenza di risposta. Nessuno aveva una valida ragione per mantenersi in contatto con Thaurbad Hulzik e, con il passare del tempo, sempre meno tentarono di farlo. Sua cognata gli inviò qualche lettera occasionale con le notizie di persone che lui poteva a malapena ricordare, ma anche quelle comunicazioni erano rare. La maggior parte dei messaggi da e per la sua casa riguardavano la sua attività nella stesura dei proclami settimanali dal Tempio di Auri-El. Si trattava di bollettini appesi alle porte del tempio, notizie riguardanti la comunità, sermoni e altri scritti simili".

    "Il primo messaggio che Gorgos gli consegnò quel giorno giungeva dal suo guaritore per ricordargli il suo appuntamento di Turdas. Thaurbad impiegò un certo tempo per scrivere la sua risposta triste e affermativa. Era afflitto dalla Peste Rossa e si sottoponeva a costanti e costose cure. Non dimenticate che in quei giorni la Scuola del Recupero non aveva ancora raggiunto gli attuali livelli di conoscenza. Si trattava di una terribile malattia che gli aveva lesionato irrimediabilmente la laringe. Quello era il motivo per cui comunicava esclusivamente per scritto".

    "Il messaggio successivo era da parte di Alfiers, la segretaria della chiesa, tanto concisa quanto sgradevole, come al solito. «THAURBAD, VI ALLEGO IL SERMONE DI SUNDAS, IL CALENDARIO DEGLI EVENTI DELLA PROSSIMA SETTIMANA E I NECROLOGI. CERCATE DI RAVVIVARLI UN PO'. NON HO APPREZZATO IL VOSTRO ULTIMO TENTATIVO»".

    "Thaurbad aveva iniziato il suo lavoro come scrittore dei bollettini prima dell'arrivo di Alfiers al tempio, pertanto l'immagine che si era fatto di lei era puramente teorica ed era mutata nel tempo. All'inizio aveva pensato che Alfiers fosse grassa e brutta, coperta di escrescenze; recentemente era diventata un'orchessa zitella e secca come un chiodo. Naturalmente era possibile che la sua chiaroveggenza fosse precisa e che Alfiers avesse effettivamente perso peso".

    "Qualunque fosse l'aspetto di Alfiers, il suo atteggiamento nei confronti di Thaurbad mostrava un chiaro, deciso disprezzo. Odiava il suo senso dell'umorismo, lo riprendeva costantemente per ogni minimo errore di ortografia e considerava la sua calligrafia e la costruzione dei discorsi come il peggior lavoro di un dilettante. Fortunatamente lavorare per un tempio era l'occupazione più sicura dopo il lavoro per l'amato sovrano di Alinor. Non era particolarmente remunerativa, ma almeno le spese erano minime. Invero, non aveva più bisogno di lavorare. Aveva messo da parte una discreta fortuna, ma non aveva nient'altro da fare per occupare le giornate. Inoltre, era pur vero che avendo ben poco altro per occupare il proprio tempo e i propri pensieri, il bollettino era molto importante per lui".

    "Gorgos, dopo aver consegnato tutti i messaggi, iniziò a occuparsi delle pulizie e al tempo stesso, iniziò a riferire a Thaurbad tutte le ultime novità della città. Il ragazzo lo faceva sempre e Thaurbad raramente gli prestava attenzione, tuttavia quella volta aveva un resoconto interessante. La Gilda dei Maghi era arrivata ad Alinor".

    "Dato che Thaurbad sembrava ascoltarlo con interesse, Gorgos gli disse quanto sapeva a proposito della gilda, del famoso arcimago e degli incredibili strumenti per alchimia e incantesimi. Infine, quando il ragazzo ebbe concluso, Thaurbad scribacchiò un breve messaggio e lo porse a Gorgos insieme a un calamo. Il messaggio diceva: «Chiedi loro di infondere un incantesimo su questo calamo»".

    "«Sarà molto costoso», rispose Gorgos".

    "Thaurbad dette a Gorgos una discreta quota delle migliaia di pezzi d'oro che aveva messo da parte nel corso degli anni e lo esortò ad affrettarsi. Finalmente, pensò Thaurbad, avrebbe avuto la possibilità di impressionare Alfiers e dare gloria al Tempio di Auri-El".

    "Nella versione della storia che mi è stata raccontata, Gorgos aveva pensato di prendersi l'oro e lasciare Alinor, ma in seguito finì col preoccuparsi del destino del povero Thaurbad. E ancora di più, odiava Alfiers che era costretto a vedere tutti i giorni per ricevere i messaggi per il suo maestro. Forse non era mosso dalla migliore delle motivazioni, ma Gorgos decise di recarsi alla Gilda dei Maghi per far infondere un incantesimo sul calamo".

    "A quel tempo la Gilda dei Maghi non era un'istituzione elitaria, soprattutto non in quel periodo, come ho già detto, ma quando il messo entrò chiedendo di poter utilizzare il Creatore di Oggetti, fu accolto con un certo sospetto. Tuttavia, quando mostrò la borsa piena d'oro, l'atteggiamento nei suoi confronti si addolcì e fu accompagnato in sala".

    "A dire la verità, non ho mai visto uno dei vecchi strumenti per gli incantesimi, pertanto dovrete usare la vostra immaginazione. Certamente, un grande prisma serviva a infondere magicka nell'oggetto, insieme a una varietà di gemme dell'anima e sfere cariche di energie. Oltre a questo, non posso essere sicuro di quale fosse l'aspetto o di come funzionasse. Considerando la quota in oro che aveva consegnato alla gilda, Gorgos fu in grado di infondere nel calamo lo spirito più costoso che fosse disponibile, vale a dire uno spirito di natura daedrica chiamato Feyfolken. L'iniziato della gilda, ignorante come la maggior parte dei membri della gilda all'epoca, non sapeva molto sullo spirito, tranne che era colmo di energia. Quando Gorgos lasciò la stanza, sul calamo era stato infuso un incantesimo estremamente potente, perfino superiore ai suoi limiti. Il calamo stava virtualmente fremendo di potere".

    "Naturalmente, quando Thaurbad si apprestò a utilizzarlo, risultò chiaro come fosse al di sopra delle sue forze".

    "E adesso", disse il Grande Saggio. "È arrivato il momento della vostra prova".

    "Ma cosa accadde?" Quali erano i poteri del calamo?", gridò Taksim.

    "Non potete interrompere il racconto così!", obiettò Vonguldak.

    "Continueremo il racconto dopo la prova di evocazione, a patto che otteniate dei risultati eccezionali", rispose il Grande Saggio.
     
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  7. Varil

    Varil Galactic Guy

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    Feyfolken
    Libro due



    di
    Waughin Jarth


    Al termine della prova in cui Vonguldak e Taksim avevano dimostrato le loro conoscenze sulla dottrina elementare dell'evocazione, il Grande Saggio disse loro che potevano avere il resto della giornata libero. I due ragazzi, che molto spesso si mostravano irrequieti nel corso delle lezioni pomeridiane, si rifiutarono di alzarsi dai loro posti.
    "Ci avevate promesso che dopo la prova, avreste ripreso il racconto dello scrittore e del suo calamo incantato", disse Taksim.

    "Ci avete già narrato dello scrittore, di come vivesse da solo e delle sue schermaglie con la segretaria del tempio, riguardo ai bollettini da affiggere che scriveva, e di come fosse affetto dalla Peste Rossa e non potesse parlare. Quando vi siete interrotto, il messo aveva appena fatto infondere un incantesimo sul calamo del suo padrone. Nell'oggetto era stato infuso lo spirito di un daedra di nome Feyfolken", aggiunse Vonguldak per rinfrescare la memoria del Grande Saggio.

    "Per combinazione", disse il Grande Saggio, "stavo pensando di farmi un riposino, ma poiché la storia narra in qualche modo della natura degli spiriti ed è in qualche modo collegata all'Evocazione, riprenderò il racconto".

    "Thaurbad iniziò a utilizzare il calamo per redigere i bollettini del tempio. Qualcosa nella struttura leggermente asimmetrica e quasi tridimensionale di quelle lettere lo affascinò irrimediabilmente".

    "Thaurbad terminò in nottata la stesura del Bollettino del Tempio di Auri-El. Nel preciso momento in cui ripassò sulla pagina con il calamo di Feyfolken, il manoscritto mutò in una vera opera d'arte, uno splendido documento rifinito in oro, scritto con un linguaggio semplice e comprensibile. Gli estratti del sermone erano arricchiti di un intenso stile poetico, sebbene fossero basati sulle abili esortazioni dell'arciprete riguardo alla più banale delle dottrine alessiane. I necrologi di due dei principali benefattori del tempio erano intensi e profondi e trasformarono quelle morti pietosamente ordinarie in tragedie capitali. Thaurbad lavorò sulla tavolozza magica fino a quasi svenire per la stanchezza. Alle sei del mattino, con un giorno di anticipo sulla scadenza, consegnò il bollettino a Gorgos perché lo portasse ad Alfiers, la segretaria del tempio".

    Come si aspettava, Alfiers non scrisse per complimentarsi con lui né per commentare la sua consegna anticipata. Non gli importava. Thaurbad sapeva che quello era il miglior bollettino che il tempio avesse mai affisso. Alle ore una in punto di Sundas, Gorgos gli consegnò numerosi messaggi.

    "«Il bollettino odierno era così bello che quando l'ho letto nell'atrio, mi vergogno a dirvi che ho pianto copiosamente», scrisse l'arciprete. «Penso di non aver mai visto nient'altro in grado di cogliere la gloria di Auri-El con una simile bellezza prima d'ora. Le cattedrali di Firsthold impallidiscono al confronto. Amico mio, mi inchino di fronte al più grande artista dai tempi di Gallael»".

    "L'arciprete era avvezzo ai toni altisonanti, similmente a molti degli esponenti del clero. Nondimeno, Thaurbad apprezzò notevolmente quel complimento. Seguirono altri messaggi. Tutti gli Anziani del Tempio e trentatré fra i parrocchiani di tutte le età avevano dedicato un po' del loro tempo per scoprire chi fosse l'autore di quel bollettino e come fargli recapitare un messaggio di congratulazioni. C'era una sola persona a cui avrebbero potuto rivolgersi per ottenere quell'informazione: Alfiers. Immaginare quella sorta di arpia assediata dai suoi ammiratori riempì Thaurbad di gioia".

    "Il giorno seguente era ancora di buon umore, quando si imbarcò sul traghetto per recarsi all'appuntamento con la sua guaritrice, Telemichiel. L'erborista era nuova del posto, un'attraente donna Redguard che cercò di parlare con lui anche quando le consegnò il messaggio: «Mi chiamo Thaurbad Hulzik e ho un appuntamento con Telemichiel per le ore undici. Vi prego di perdonare il mio silenzio, ma non ho più la laringe»".

    "«Ha già iniziato a piovere?», chiese la donna cordialmente. «L'indovino ha detto che potrebbe piovere»".

    "Thaurbad si accigliò e scosse la testa in segno di diniego in modo scontroso. Perché tutti pensavano che i muti amassero sentirsi parlare? I soldati che hanno perso le loro braccia in battaglia, amano forse sentirsi lanciare addosso oggetti? Senza dubbio, quello non era un comportamento intenzionalmente crudele, ma Thaurbad sospettava ugualmente che alcune persone amassero dimostrare di non essere menomate".

    "L'esame in sé era un'orribile routine. Telemichiel eseguiva la regolare tortura invasiva continuando a parlare, parlare e parlare ancora".

    "«Dovreste sforzarvi a parlare ogni tanto. È l'unico modo per vedere se state migliorando. Se non vi sentite a vostro agio in pubblico, potreste provare a fare pratica da solo», disse Telemichiel pur sapendo che il suo paziente avrebbe ignorato il suo consiglio. «Provate a cantare quando siete in bagno. Potreste scoprire di avere una voce migliore di quanto pensiate»".

    "Thaurbad uscì dall'esame promettendo di verificare i risultati entro un paio di settimane. Durante la traversata per fare ritorno a casa, iniziò a pensare al bollettino del tempio per la settimana successiva. Stava meditando di inserire una doppia cornice attorno all'annuncio sul piatto delle offerte dello scorso Sundas. Disporre il sermone su due colonne anziché sarebbe stato interessante. Gli sembrava alquanto intollerabile pensare che non avrebbe potuto iniziare finché Alfiers non gli avesse inviato le informazioni".

    "Quando si decise a inviarle, lo fece con il messaggio, «ULTIMO BOLLETTINO LEGGERMENTE MIGLIORATO. LA PROSSIMA VOLTA, EVITATE DI UTILIZZARE 'FORTUITO' AL POSTO DI 'FORTUNATO'. I DUE TERMINI NON SONO AFFATTO SINONIMI, SE VI FATE ATTENZIONE»".

    "Thaurbad fu sul punto di seguire il consiglio di Telemichiel imprecando verso Gorgos, in risposta. Invece, bevve un'intera bottiglia di vino economico, scrisse una risposta adeguata e la inviò, quindi cadde addormentato sul pavimento".

    "Il mattino successivo, dopo un lungo bagno, Thaurbad iniziò a lavorare al bollettino. La sua idea di inserire un gioco di luci e ombre nella sezione degli annunci speciali donava alla composizione uno splendido effetto. Alfiers aveva sempre odiato le decorazioni che aggiungeva ai riquadri, ma utilizzando il calamo di Feyfolken apparivano straordinariamente potenti e maestose".

    "Gorgos tornò da lui in quello stesso momento con un messaggio inviatogli da Alfiers in risposta ai suoi pensieri. Thaurbad lo aprì. Diceva semplicemente, «MI DISPIACE»".

    "Thaurbad continuò a lavorare. Dimenticò il messaggio di Alfier, sicuro che ne sarebbe ben presto seguito un altro completo «MI DISPIACE CHE NESSUNO VI ABBIA INSEGNATO A MANTENERE MARGINE DESTRO E SINISTRO DELLA STESSA LUNGHEZZA» oppure «MI DISPIACE CHE NON POSSIAMO AVERE QUALCUNO DI DIVERSO DA UN VECCHIO BIZZARRO A REDIGERE IL NOSTRO BOLLETTINO». Il motivo del suo dispiacere non era importante. Le colonne delle note del sermone si ergevano come massicci pilastri adornati di rose e coronati da intestazioni spudoratamente elaborate. I necrologi e gli annunci delle nascite erano incorniciati insieme da riquadri sferici come a sottolineare lo straziante ciclo della vita. Il bollettino appariva al tempo stesso caldo e innovativo. Era un capolavoro. Quando lo inviò ad Alfiers, nel tardo pomeriggio, sapeva che lei lo avrebbe odiato e ne era compiaciuto".

    "Thaurbad fu sorpreso di ricevere un messaggio dal Tempio di Loredas. Prima di leggerne il contenuto, capì dallo stile che non era un messaggio di Alfiers. La calligrafia non aveva il solito stile minaccioso e tagliente di Alfiers e soprattutto non era tutto capitalizzato come era invece solita fare Alfier, cosa che suonava come un grido dall'Oblivion".

    "«Thaurbad, pensavo che sapeste che Alfiers non è più al tempio. Se n'è andata ieri, all'improvviso. Mi chiamo Vanderthil e ho avuto la grande fortuna (dopo avere implorato, lo ammetto) di essere il vostro nuovo contatto al tempio. Sono stata letteralmente sopraffatta dal vostro genio. Stavo attraversando una crisi di fede finché non ho letto il bollettino della settimana scorsa. Il bollettino di questa settimana è un vero miracolo. Non riesco ad aggiungere altro. Desideravo semplicemente comunicarvi che sono onorata di poter lavorare con voi. -- Vanderthil»".

    "Le risposte ricevute per Sundas dopo il servizio riuscirono perfino a stupire Thaurbad. L'arciprete attribuì il massiccio aumento delle presenze e delle offerte raccolte esclusivamente al bollettino. Il salario di Thaurbad fu quadruplicato. Gorgos gli consegnò oltre centoventi messaggi dal suo pubblico che ormai lo adorava".

    "La settimana seguente, Thaurbad si sedette davanti allo scrittoio con accanto un bicchiere del miglior idromele, fissando la pergamena bianca. Era privo di idee. Il bollettino, suo figlio, la sua seconda vita, lo stava infine annoiando. Gli scadenti sermoni dell'arcivescovo erano un assoluto anatema, morti e nascite dei mecenati del tempio gli suonavano del tutto inutili. Bla bla, pensò e lo scribacchiò sulla pagina".

    "Sapeva di aver scritto le lettere B-L-A B-L-A. Invece le parole che apparvero sulla pergamena furono: «Una collana di perle su un bianco collo»".

    "Scarabocchiò una linea dentellata per tutta la pagina. Ciò che invece uscì da quel calamo di Feyfolken, così maledettamente bello, fu: «Gloria ad Auri-El»".

    "Thaurbad scagliò via il calamo e la poesia sgorgò da esso in un getto di inchiostro. Graffiò la pagina, tentò di macchiarla con qualunque cosa, ma quelle parole invincibili ricomparivano sempre in forme diverse e ancora più belle delle precedenti. Qualunque macchia o schizzo faceva roteare il documento come un caleidoscopio prima di trasformarsi in una magnifica asimmetria. Non c'era assolutamente niente che potesse fare per rovinare il bollettino. Feyfolken se ne era impossessato. Lui era soltanto un lettore, non l'autore".

    "Bene", chiese il Grande Saggio. "Cos'era Feyfolken in base alla vostra conoscenza della Scuola dell'Evocazione?".

    "Cosa accadde dopo?", gridò Vonguldak.

    "Prima ditemi cos'era Feyfolken e solo dopo riprenderò il racconto".

    "Avete detto che era un daedra", rispose Taksim. "E sembra avere qualcosa a che fare con l'espressività artistica. Era forse Feyfolken un servitore di Azura?".

    "Ma lo scrittore avrebbe potuto immaginarlo", disse Vonguldak. "Forse Feyfolken era un servitore di Sheogorath e il protagonista era impazzito. Oppure gli scritti prodotti del calamo causano la follia in chiunque li legga, compresa la congrega del Tempio di Auri-El".

    "Hermaeus Mora è il daedra della conoscenza... e Hircine è il daedra del disordine... mentre il daedra della vendetta è Boethiah", rifletté Taksim. Poi sorrise, "Feyfolken è un servitore di Clavicus Vile, non è così?".

    "Molto bene", rispose il Grande Saggio. "Come l'hai capito?".

    "Dal suo stile", disse Taksim. "Supponendo che non desideri più il potere del calamo adesso che l'ha ottenuto. "Cosa succede dopo?".

    "Ve lo dirò", rispose il Grande Saggio e riprese il suo racconto.
     
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  8. Varil

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    Feyfolken
    Libro tre



    di
    Waughin Jarth


    Il grande saggio disse, riprendendo il suo racconto: "Thaurbad aveva infine visto il potere del calamo. Stregato con lo spirito del daedra Feyfolken, servitore di Clavicus Vile, il calamo gli donò fama e ricchezza come scrittore del bollettino settimanale del Tempio di Auri-El. Ma presto realizzò che il calamo era il vero artista e che lui non era altro che un testimone della sua magia. La rabbia e la gelosia ebbero il sopravvento. Con un grido, spezzò il calamo in due".
    "Si mosse per finire il suo bicchiere di idromele. Ma quando si volse indietro si accorse che il calamo era intatto".

    "Non possedeva altri calami oltre a quello incantato, pertanto intinse il suo dito nell'inchiostro e scrisse un messaggio a Gorgos a grandi lettere approssimate. Quando Gorgos fu di ritorno dal tempio recando nuove congratulazioni ed elogi per il suo ultimo bollettino, consegnò il messaggio e il calamo al messo. Quel messaggio diceva: «Riporta il calamo alla Gilda dei maghi e provvedi a venderlo. Comprami un altro calamo su cui non vi sia alcun incantesimo»".

    "Gorgos non sapeva cosa fare con quel messaggio, ma fece quanto gli era stato chiesto. Poche ore dopo fu di ritorno".

    "«Non intendono restituirci alcuna somma in oro per quel calamo», disse Gorgos. «Hanno asserito che non era affatto incantato. Ho replicato che proprio qui avevano infuso un incantesimo con quella gemma dell'anima di Feyfolken, ma hanno insistito che se anche fosse ora non c'era più alcuno spirito e che forse l'avevamo neutralizzato»".

    "Gorgos fece una pausa per guardare il suo padrone. Thaurbad non poteva parlare, naturalmente, ma adesso sembrava ammutolito perfino più del solito".

    "«A ogni modo, ho gettato il calamo e ve ne ho acquistato uno nuovo, come mi avete chiesto»".

    "Thaurbad esaminò il nuovo calamo. Aveva una penna bianca mentre il suo vecchio calamo ne aveva una grigio colomba. Si adattava bene alla sua mano. Tirò un sospiro di sollievo e fece cenno al messo che poteva andare. Aveva un bollettino da scrivere e, finalmente senza alcun sortilegio se non il suo talento naturale".

    "Trascorsi un paio di giorni era riuscito a recuperare il tempo perduto. Quello scritto sembrava alquanto ordinario, ma almeno era completamente suo. Thaurbad si sentì stranamente sollevato quando scorrendo la pagina velocemente con lo sguardo notò dei piccoli errori. Da lungo tempo ormai il suo bollettino non conteneva alcun errore. In effetti, Thaurbad rifletté felice che probabilmente c'erano altri errori nel documento che al momento non riusciva a notare".

    "Stava completando uno svolazzo conclusivo di ordinaria calligrafia sui margini, quando Gorgos giunse dal tempio portando alcuni messaggi. Diede una rapida occhiata alle lettere finché una catturò la sua attenzione. Sul sigillo di ceralacca della lettere si leggeva il nome Feyfolken. In preda allo sconcerto, ruppe il sigillo".

    "Nel messaggio era scritto con una magnifica calligrafia: «Ritengo che dovreste uccidervi»".

    "Gettò la lettera sul pavimento, quando vide un improvviso movimento sul bollettino. Lo scritto di Feyfolken sembrò fuoriuscire dalla lettera con un movimento fluido riversandosi sulla pergamena e trasformando quel mediocre documento in un lavoro di sublime bellezza. Thaurbad in quel momento non si curò del bizzarro tono rauco della sua voce. Gridò a lungo, quindi bevve copiosamente".

    "Nelle prime ore della mattina di Fredas, Gorgos consegnò a Thaurbad un messaggio da parte di Vanderthil, la segretaria del Tempio, ma lo scrittore non trovò il coraggio per leggerlo se non dopo qualche ora: «Buon giorno, desidero soltanto informarmi sul bollettino. Normalmente siete pronto la sera di Turdas. Sono curiosa. State pianificando qualcosa di speciale? -- Vanderthil»".

    "Thaurbad replicò: «Mia cara Vanderthil, sono spiacente. Sono stato afflitto da una malattia. Per questo Sundas non vi sarà alcun bollettino», consegnando il messaggio a Gorgos prima di ritirarsi in bagno. Quando ricomparve un'ora più tardi, Gorgos era appena tornato dal tempio e sorrideva".

    "«Vanderthil e l'arciprete sono letteralmente impazziti», disse. «Entrambi asseriscono che quello era di gran lungo il vostro migliore lavoro»".

    "Thaurbad guardò verso Gorgos, incapace di comprendere. Poi si accorse che il bollettino era scomparso. Tremante, intinse il dito nell'inchiostro e scribacchiò le parole: «Cosa ne è stato del messaggio che ti ho consegnato?».

    "«Non ricordate?», chiese Gorgos con un sorriso. Sapeva che il suo padrone aveva bevuto parecchio ultimamente. «Non rammento le parole esatte, ma era senz'altro qualcosa di simile a, 'Vanderthil, ecco il Bollettino. Sono spiacente per il ritardo. Sono stato afflitto da alcuni gravi problemi mentali ultimamente. - Thaurbad.' Poiché voi avevate detto, 'Ecco il bollettino,' ho immaginato che avreste desiderato che lo portassi con me e così ho fatto. E come vi ho detto, sono rimasti estasiati. Scommetto che questo Sundas riceverete almeno il triplo delle lettere di congratulazione»".

    "Thaurbad annuì con la testa, sorrise e fece cenno al ragazzo che poteva andarsene. Gorgos fece ritorno al tempio, mentre il suo padrone tornò alla sua scrivania ed estrasse un nuovo foglio di pergamena".

    "Con il calamo, scrisse: «Cosa vuoi da me, Feyfolken?»".

    "Quelle parole si trasformarono in: «Salve. Odio la mia vita. Mi sono tagliato i polsi»".

    "Thaurbad tentò un approccio diverso: «Sono impazzito?»".

    "Le parole divennero: «Salve. Ho preso del veleno. Odio la mia vita»".

    "«Perché stai facendo questo a me?»".

    "«Io, Thaurbad Hulzik, non posso vivere con me stesso e la mia ingratitudine. Questo è il motivo per cui ho messo il mio collo dentro questo cappio»".

    "Thaurbad prese ancora un nuovo foglio di pergamena, intinse il suo dito nell'inchiostro e si accinse a riscrivere l'intero bollettino. Mentre il suo scritto originale, prima che Feyfolken lo alterasse, era stato ordinario e ricco di difetti, questa nuova copia era quasi illeggibile. Le 'I' minuscole erano prive del punto, le 'G' erano più simili a delle 'Y', le frasi giungevano fino ai margini e si incurvavano in ogni angolo simili a serpenti. L'inchiostro della prima pagina era filtrato sulla seconda pagina. Quando strappò le pagine dal fascicolo, un lungo strappo quasi divise in due parti la terza pagina. Qualcosa riguardo al risultato finale era evocativo o almeno così sperava. Scrisse un nuovo messaggio che diceva semplicemente: «Usate questo nuovo bollettino invece della porcheria che vi ho inviato»".

    "Quando Gorgos fu di ritorno con i nuovi messaggi, Thaurbad gli consegnò la busta. Le nuove lettere erano tutte dello stesso genere, tranne una inviata dal suo guaritore, Telemichiel: «Thaurbad, è necessario che mi raggiungiate non appena possibile. Abbiamo ricevuto alcune comunicazioni da Black Marsh riguardo a un ceppo di Peste Rossa i cui sintomi sono estremamente simili alla vostra malattia. Abbiamo bisogno di sottoporvi a un nuovo esame. Non abbiamo ancora niente di definitivo, ma dobbiamo capire che possibilità abbiamo»".

    "Thaurbad ebbe bisogno del resto della giornata e di quindici bicchieri del più forte idromele per riprendersi dalla notizia. Buona parte della mattina successiva se ne andò per riprendersi dai postumi del suo singolare sistema di recupero. Prese il calamo e si accinse a scrivere un messaggio per Vanderthil: «Cosa ne pensate del mio nuovo bollettino?». La versione modificata da Feyfolken fu: «Mi accingo a bruciarmi nelle fiamme, poiché morirò senza talento»".

    "Thaurbad riscrisse il messaggio usando il dito intinto nell'inchiostro. All'arrivo di Gorgos, glielo consegnò. Fra le lettere c'era un messaggio scritto con la calligrafia di Vanderthil".

    "Diceva: «Thaurbad, non soltanto siete ispirato dai divini, ma avete anche un grande senso dell'umorismo. Immaginate la sorpresa se avessimo utilizzato quegli scarabocchi che ci avete inviato, invece del vero bollettino. Avete fatto ridere di cuore anche l'arcivescovo. Sono impaziente di vedere cosa avete in serbo per la prossima settimana. Cordialmente, Vanderthil»".

    "Le onoranze funebri, che si tennero una settimana dopo, richiamarono molti più amici e ammiratori di quanto Thaurbad Hulzik avrebbe ritenuto possibile. La bara, naturalmente, dovette esser chiusa, ma questo non fermò gli addolorati partecipanti alle esequie dal disporsi in fila per toccare la liscia superficie di quercia, immaginandola come il corpo dello stesso artista. L'arcivescovo si dimostrò all'altezza della situazione e pronunciò un elogio funebre più ispirato del consueto. L'antica nemica di Thaurbad, la segretaria che aveva preceduto Vanderthil, Alfiers giunse da Cloudrest per l'occasione. Profondamente addolorata, disse che seguendo le esortazioni di Thaurbad chiunque avrebbe potuto modificare il corso della propria vita. Quando sentì che Thaurbad nel suo testamento le aveva lasciato il suo calamo, scoppiò in lacrime. Vanderthil fu anche più inconsolabile, finché non trovò un giovane uomo scapolo elegante e di bell'aspetto".

    "«Riesco a stento a credere che se ne sia andato, quando ancora io non lo avevo mai incontrato di persona né avevo avuto occasione di parlargli», disse. «Ho visto il suo corpo, ma anche se non fosse stato completamente bruciato, non avrei potuto dire se era veramente lui o meno»".

    "«Vorrei potervi dire che si è trattato di un errore, purtroppo c'erano parecchie prove mediche del fatto», disse Telemichiel. «Io stesso ho prestato alcune cure. Sapete, era uno dei miei pazienti»".

    "«Oh»", chiese Vanderthil, «era afflitto da qualche malattia?»".

    "«Era stato colpito dalla Peste Rossa alcuni anni or sono, la stessa malattia che lesionò la sua laringe, ma sembrava avviato verso una completa guarigione. In verità, gli avevo appena inviato un messaggio comunicandogli la notizia il giorno prima del suicidio»".

    "«Siete voi quel guaritore!», esclamò Vanderthil. «Gorgos, il messo di Thaurbad, mi disse che aveva appena prelevato quel messaggio quando gli consegnai i miei complimentandomi con lui per il nuovo superlativo stile del bollettino. Si trattava di un lavoro straordinario. Non avrei mai osato dirglielo, ma avevo iniziato a sospettare che si fosse incagliato in un stile di scrittura alquanto antiquato. Appare evidente come avesse avuto un ultimo impeto di genio prima di andarsene in una fiammata di gloria. Sia in senso figurato che letterale»".

    "Vanderthil mostrò l'ultimo bollettino al guaritore di Thaurbad e Telemichiel concordò come quel suo stile convulso, quasi illeggibile, fosse eloquente del potere e della maestà del dio Auri-El»".

    "Adesso sono del tutto confuso", disse Vonguldak.

    "Riguardo a quale parte?", chiese il Grande Saggio. "Ritengo che la storia sia alquanto lineare".

    "Feyfolken rese straordinari tutti i bollettini tranne l'ultimo, quello che Thaurbad scrisse di suo pugno", disse Taksim con aria pensosa. "Tuttavia, perché travisò gli appunti da Vanderthil al guaritore? Forse Feyfolken aveva alterato quelle parole?".

    "Forse", sorrise il Grande Saggio.

    "O forse alterò la percezione che Thaurbad aveva di quelle parole?", chiese Vonguldak. "Forse Feyfolken lo fece impazzire?".

    "Molto probabilmente", replicò il Grande Saggio.

    "Ma ciò significherebbe che Feyfolken era un servitore di Sheogorath", disse Vonguldak. "Ma voi avete detto che era un servitore di Clavicus Vile. Cos'era dunque, un agente della discordia o un agente della follia?".

    "La sua volontà fu certamente alterata da Feyfolken", disse Taksim, "E ciò è proprio il genere di cose che un servitore di Clavicus Vile farebbe per perpetuare la maledizione".

    "Come appropriata conclusione della storia dello scrittore e del suo calamo maledetto", sorrise il Grande Saggio, "vi lascerò liberi di interpretare la cosa come preferite".
     
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  9. alaris

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    E' incredibile la mole di libri presente nei TES...
     
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  10. Varil

    Varil Galactic Guy

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    Assolutamente. Io stesso mi rendo conto che ce ne sono moltissimi che ancora non ho mai letto. E quindi li posto qui in modo da averli comodamente a portata di mano. Nei giochi, specialmente quando si tratta di collane con numerosi volumi, è difficilissimo riuscire a trovarli tutti e leggerli in maniera organica.
    PS: con @pony08 stiamo migliorando nettamente la traduzione dei libri in Morrowind, prendendoli dalla traduzione ufficiale di Skyrim. Quindi in futuro la traduzione di Morrowind sarà molto più rifinita anche sotto questo aspetto, cosa a mio avviso fondamentale per far risaltare la splendida lore nella sua forma migliore.
    Eccone un altro che non avevo mai letto.



    Risposta al discorso di Bero

    di Malviser, mago guerriero

    Il 14 Ultimo Seme, un maestro nella dottrina dell'Illusione, di nome Berevar Bero, tenne una conferenza alquanto rozza presso la Cappella di Julianos nella Città Imperiale. Poiché le argomentazioni rozze e ignoranti difficilmente sono degne di menzione, non c'era alcuna ragione di replicare. Sfortunatamente, in seguito fece stampare privatamente il testo della sua conferenza con il titolo Discorso di Bero ai maghi guerrieri e ricevette una minima, immeritata attenzione nei circoli accademici. Mettiamo dunque a tacere le sue errate concezioni.

    Bero iniziò la sua conferenza con un resoconto, solo occasionalmente basato sui reali accadimenti, dei maghi guerrieri più famosi, da Zurin Arctus, mago guerriero imperiale di Tiber Septim, a Jagar Tharn, mago guerriero imperiale di Uriel Septim VII. Il suo intento era dimostrare che, laddove si rendeva determinante, i maghi guerrieri si affidavano ad altre Scuole di Magicka, e non alla Scuola della Distruzione che si supponeva essere la specialità di un mago guerriero. Permettetemi prima di contestare quei cosiddetti fatti storici.

    Zurin Arctus non creò il golem Numidium impiegando incantesimi derivati dalle Scuole del Misticismo e dell'Evocazione, come Bero asserisce. La verità e che noi non sappiamo come Numidium venne creato o se fosse un golem oppure un atronach, in uno qualsiasi dei significati tradizionali di queste parole. Hethoth, il mago guerriero imperiale di Uriel V, non era in realtà un mago guerriero imperiale. Era semplicemente uno stregone al servizio dell'Impero, dunque quale incantesimo abbia lanciato nelle varie battaglie ad Akavir, è un fatto irrilevante, non degno di menzione in questa sede. Bero definisce Welloc, il mago guerriero imperiale dell'Imperatrice Morihatha, "un esperto diplomatico" ma non "un potente studioso della Scuola della Distruzione". Mi congratulo con Bero per aver correttamente identificato un mago guerriero imperiale, tuttavia esistono numerose prove scritte dell'abilità di Welloc nella Scuola della Distruzione. Il saggio Celarus, per esempio, scrisse ampiamente di Welloc e di come avesse scagliato la Nube Vampiresca sulle armate dei ribelli di Blackrose, causando il trasferimento della loro forza e della loro destrezza ai loro avversari. Cos'altro può essere questo, se non un efficace esempio della Scuola della Distruzione?

    Alquanto penosamente, Bero include Jagar Tharn nel suo elenco di mediocri maghi guerrieri. Usare uno scellerato traditore come esempio di un comportamento razionale è una posizione insostenibile. Cosa avrebbe preferito Bero? Forse che Tharn avesse usato la Scuola della Distruzione per devastare Tamriel con mezzi più tradizionali?

    Bero impiega la sua errata interpretazione storica come base per le sue argomentazioni. Se anche avesse trovato nella storia quattro esempi eccellenti di maghi guerrieri che fecero uso di incantesimi estranei alla scuola, cosa in cui non è riuscito, ciò avrebbe comunque solo carattere aneddotico, non certo sufficiente a sostenere un'argomentazione. Potrei facilmente trovare quattro esempi di maghi esperti nella Scuola dell'Illusione che abbiano fatto uso di incantesimi di guarigione, oppure di spadaccini della notte che si siano tele-trasportati. C'è un tempo e un luogo per ogni cosa.

    L'argomentazione di Bero, basata su vacillanti fondamenta, è che la Scuola della Distruzione non sia una vera scuola. La definisce un percorso di studio "limitato e futile" ed etichetta i suoi studiosi, impazienti e inclini alla megalomania. Com'è possibile replicare? Non sa niente su come lanciare un incantesimo di Distruzione, ma osa criticare la scuola per essere troppo semplice? Riassumere l'intera Scuola della Distruzione nel mero atto di apprendere come causare "il massimo danno nel minimo tempo possibile" è chiaramente un'idea assurda. Inoltre, espone la sua ignoranza elencando tutti i complessi fattori studiati nella sua stessa Scuola dell'Illusione.

    Permettetemi di rispondere elencando i fattori studiati nella Scuola della Distruzione. I vari metodi di diffusione di un incantesimo sono importanti nella Scuola della Distruzione più che in ogni altra scuola, se viene scagliato a contatto, a distanza, o in cerchi concentrici oppure in una sola volta per innescarsi in seguito. Quali forze devono essere dominate per scagliarlo: fuoco, folgore o gelo? E quali sono i pro e i contro di ognuna? Quali sono le reazioni dei differenti obiettivi all'assalto dei diversi incantesimi di distruzione? Quali sono le possibili difese e come possono essere fronteggiate? Quali sono i fattori ambientali da tenere in considerazione? Quali sono i vantaggi di un incantesimo a effetto ritardato? Bero suggerisce che la Scuola della Distruzione non possa considerarsi sottile. Nondimeno ignora di menzionare tutti i sortilegi che rientrano nel campo d'interesse, talvolta tali da influenzare una generazione dopo l'altra in modi tanto sottili quanto sublimi.

    La Scuola dell'Alterazione è un'entità distinta e separata dalla Scuola della Distruzione e l'asserzione di Bero che dovrebbero considerarsi fuse è palesemente ridicola. Insiste, doppiamente ignorante riguardo alle Scuole dell'Alterazione e della Distruzione, che il "danno" è parte del cambiamento della realtà conseguito con l'uso d'incantesimi di Alterazione. L'implicazione di ciò è che la Levitazione, per elencare un incantesimo di Alterazione, è una stretta cugina della Saetta Scioccante, un incantesimo di Distruzione. Avrebbe altrettanto senso asserire che la Scuola dell'Alterazione, riguardando l'effettività del cambiamento, dovrebbe assorbire la Scuola dell'Illusione che s'interessa dell'apparenza del cambiamento.

    Non è certo una coincidenza che un maestro della Scuola dell'Illusione lanci un simile attacco alla Scuola della Distruzione. L'Illusione è, alla fine, nient'altro che oscuramento della verità.
     
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  11. alaris

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    Vero, ho risolto parzialmente con il museo in Skyrim, li leggo solo quando li recupero tutti e poi sfrutto questa discussione...hai avuto una bellissima idea nel crearla...molto utile
     
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  12. Varil

    Varil Galactic Guy

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    L'arte della magia bellica

    di
    Zurin Arctus

    con i commentari di altri eruditi maestri


    Capitolo 3: schieramenti

    Il maestro Arctus ha detto:

    1. Il momento adatto per preparare l'offensiva è quello in cui il nemico diventa vulnerabile all'attacco.

    Leros Chael: Conoscere le opinioni sulla magia del nemico è della massima importanza. Conoscendo le sue opinioni, se ne scoprono le debolezze.

    Sedd Mar: Prima della battaglia dei cinque ponti, il maestro Arctus consigliò a Tiber Septim di non impegnare le sue riserve finché il nemico non fosse stato vittorioso. Tiber Septim rispose, "Se il nemico ha già vinto, a che servirebbe impegnare le riserve?". A quella domanda il maestro Arctus replicò, "Solo quando è vittorioso il nemico sarà vulnerabile e potrà subire una disfatta". Tiber Septim riuscì a sconfiggere un esercito nemico composto dal doppio degli uomini.

    2. La vulnerabilità del nemico può essere il suo massimo punto di forza; la vostra debolezza può portarvi a sferrare l'attacco decisivo.

    Marandro Ur: Nelle guerre fra nord e chimer, gli sciamani nord invariabilmente utilizzavano il loro dominio sui venti per richiamare tempeste prima della battaglia in modo da disorientare e sbigottire i guerrieri chimer. Un giorno, un intelligente stregone chimer evocò un demone dei ghiacci e gli ordinò di nascondersi fra le rocce vicino alle retrovie dell'esercito chimer. Quando i nord richiamarono le tempeste come erano soliti fare, i guerrieri chimer iniziarono a indietreggiare. Ma il demone dei ghiacci si levò mentre la tempesta imperversava e i chimer tornarono sui loro passi impauriti da quello che ritenevano un demone nord e caricarono le linee nemiche, temendo meno la tempesta del demone. I nord, che si aspettavano di vedere i chimer fuggire come al solito, furono colti di sorpresa quando attaccarono nel bel mezzo della tempesta. I chimer vinsero quel giorno.

    3. Pianificando una campagna, tenete in considerazione sia il lato arcano sia quello terreno. L'esperto mago guerriero garantisce che le due componenti si bilancino; un peso sollevato con una mano è più pesante che due pesi sollevati con entrambe le mani.


    4. Quando il lato arcano e quello terreno si bilanciano, l'esercito si muove agevolmente come una porta a battente o come cardini ben lubrificati. Quando non si bilanciano, l'esercito è come un cane a tre zampe che ne trascina costantemente una nella polvere.


    5. Pertanto quando l'esercito sferra un attacco, sarà come un rombo di tuono in un cielo sereno. Le migliori vittorie sono quelle inaspettate per il nemico, ma in seguito palesi per chiunque.


    6. L'esperto mago guerriero si assicura che il nemico sia già sconfitto prima della battaglia. Una battaglia con uno scontro ravvicinato è da evitare; le sorti della guerra possono sfuggire di mano anche allo stregone più potente e il coraggio può annientare perfino i piani più elaborati. Guadagnatevi invece la vittoria in anticipo. Quando il nemico è cosciente della disfatta prima che la battaglia abbia inizio, forse non sarà necessario combattere.

    7. La vittoria in battaglia è solo l'ultimo tipo di vittoria. La vittoria senza combattere è l'apogeo della destrezza.

    8. Conservare la potenza è un'altra chiave del successo. Impiegare la forza per vincere una battaglia non è una dimostrazione di abilità. Questo è ciò che chiamiamo tattica, l'ultima forma d'arte della magia bellica.

    Thulidden dir'Tharkun: Nella "tattica" il maestro Arctus annovera tutte le comuni magie belliche. Sono solo i primi passi per capire la magia bellica. Ogni mago della barriera difensiva è in grado di ridurre in cenere i propri nemici con il fuoco. La distruzione dei nemici è l'ultimo espediente dell'esperto mago guerriero.

    9. La battaglia non è altro che una foglia sull'albero; se una foglia cade, l'albero muore? Ma quando un ramo viene potato, l'albero ne risulta indebolito; quando viene praticata un'incisione circolare nel tronco, l'albero è segnato.

    10. Pianificando bene gli schieramenti, le vittorie sembreranno facili e vincerete senza plauso. Pianificando scarsamente gli schieramenti, le vittorie sembreranno difficili e otterrete una chiara fama.

    Marandro Sul: coloro che sono comunemente ritenuti i maggiori professionisti della magia bellica sono quasi sempre quelli che hanno le minori conoscenze. I veri maestri non sono noti alla massa.
     
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  13. Varil

    Varil Galactic Guy

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    Il mistero di Talara
    Parte I



    di
    Mera Llykith

    Correva l'anno 3E 405. L'occasione era la celebrazione del millenario della fondazione del regno bretone di Camlorn. Lungo ogni ampio viale o vicolo stretto erano appesi stendardi d'oro e porpora, alcuni semplici e ordinari, altri contrassegnati dai simboli araldici della famiglia reale o dei vari principati e ducati vassalli del re. Musici suonavano nelle piazze grandi e piccole e a ogni angolo delle strade si trovava un esotico intrattenitore: incantatori di serpenti Redguard, acrobati khajiiti, maghi con poteri autentici e quelli la cui vistosa abilità era ugualmente di grande effetto, sebbene in buona parte illusoria.
    Lo spettacolo che attirava la maggior parte dei cittadini di sesso maschile di Camlorn era la Marcia della Bellezza. Un migliaio di fanciulle aggraziate, in abiti sgargianti e provocanti, danzavano percorrendo la lunga e ampia strada principale della città, dal Tempio di Sethiete al palazzo reale. Gli uomini si ammassavano l'uno sull'altro e allungavano il collo per scegliere le loro preferite. Non era certo un segreto che fossero tutte prostitute, e dopo la marcia e la Sagra dei Fiori di quella sera, sarebbero state disponibili per incontri più intimi.

    Gyna attirava buona parte degli sguardi con la sua figura slanciata e flessuosa, coperta a malapena da strisce di seta, e con i suoi riccioli biondo chiaro punteggiati di petali di fiori. Ormai prossima ai trent'anni, non era certo la più giovane fra le prostitute, ma era sicuramente una delle più desiderabili. Dal portamento era chiaro che fosse avvezza a sguardi lascivi ed era ben lungi dall'essere stanca della vista della città nel suo splendore. In confronto allo squallido quartiere di Daggerfall dove si trovava la sua casa, Camlorn al culmine delle celebrazioni sembrava così irreale. Eppure, ciò che era persino più strano era come, al tempo stesso, le apparisse tutto familiare, nonostante non fosse mai stata lì.

    La figlia del re, Lady Jyllia, uscì a cavallo dalle porte del palazzo e subito maledì la sua sfortuna. Si era completamente dimenticata della Marcia della Bellezza. Le strade erano affollate e impossibili da percorrere. Sarebbero trascorse ore prima che la marcia fosse passata e aveva promesso alla sua vecchia balia Ramke di farle visita a casa nel sud della città. Jyllia ragionò per un momento, immaginandosi mentalmente la disposizione delle strade ed escogitò una scorciatoia per evitare quella principale e la marcia.

    Per alcuni minuti si sentì molto scaltra mentre procedeva zigzagando per le strette e tortuose strade laterali, ma in breve s'imbatté in strutture provvisorie, tende e teatri allestiti in occasione della celebrazione e fu costretta a improvvisare un nuovo percorso. In un batter d'occhio, si era smarrita nella città dove aveva vissuto tutta la sua vita, salvo cinque anni.

    Sbirciando in un vicolo, vide il viale principale affollato per la Marcia della Bellezza. Sperando che fosse la coda della sfilata e desiderosa di non smarrirsi di nuovo, Lady Jyllia diresse il suo cavallo verso lo spettacolo. Non si avvide dell'incantatore di serpenti all'imboccatura del vicolo e quando il rettile sibilò allargando il suo cappuccio, la sua cavalcatura si impennò per lo spavento.

    Le donne nella sfilata indietreggiarono restando a bocca aperta a quella vista, ma Lady Jyllia calmò rapidamente il suo stallone. Sembrava imbarazzata per l'increscioso spettacolo che aveva causato.
    "Le mie scuse, signore", disse imitando un saluto militare.

    "Va tutto bene, signora", replicò una bionda in una veste di seta. "Libereremo la strada in un attimo".

    Jyllia osservò attonita la marcia che la oltrepassava. Guardare quella prostituta era stato come guardarsi in uno specchio. La stessa età, la stessa altezza, gli stessi capelli, gli stessi occhi e la stessa figura, praticamente identica. La donna si volse a guardarla come se stesse pensando la stessa cosa.

    Ed effettivamente era così anche per Gyna. Le vecchie streghe che talvolta giungevano a Daggerfall avevano parlato di sosia, spiriti che assumevano le sembianze delle loro vittime e preannunziavano una morte sicura. Eppure quell'esperienza non l'aveva spaventata: le era sembrato solo un altro aspetto familiare di quella città aliena. Prima che la marcia avesse raggiunto le porte del palazzo, aveva quasi del tutto dimenticato quell'incontro.

    Le prostitute si accalcarono nel cortile, mentre il re in persona si affacciò dal balcone per accoglierle. Al suo fianco si trovava il capo delle guardie del corpo, un mago guerriero a giudicare dal suo aspetto. Quanto al re, era un uomo di mezza età di aspetto gradevole, ma alquanto ordinario. Nondimeno Gyna rimase intimorita alla sua vista. Un sogno, forse. Sì, certo, era così: poteva vederlo come lo aveva sognato, torreggiante su di lei come lo era adesso, mentre si chinava per darle un bacio. Non un bacio passionale come aveva sperimentato in precedenza, ma un bacio affettuoso e rispettoso.

    "Care signore, avete colmato le strade della grande città di Camlorn con la vostra bellezza", gridò il re, zittendo i risolini e i mormorii della folla. Sorrise orgoglioso. I suoi occhi incontrarono quelli di Gyna e s'interruppe, turbato. Per un tempo interminabile rimasero entrambi immobili prima che sua altezza si riavesse e continuasse il suo discorso.

    Dopo questo, mentre le donne stavano facendo ritorno verso le loro tende per cambiarsi d'abito per la sera, una delle prostitute più anziane si avvicinò a Gyna: "Avete visto come vi guardava il re? Se siete scaltra, diverrete la nuova amante reale prima che la celebrazione si concluda".

    "Ho visto sguardi bramosi prima d'ora e quello non lo era", rise Gyna. "Deve avere pensato che fossi un'altra, forse quella dama che stava per travolgerci a cavallo. Probabilmente è una sua parente e ha pensato che si fosse mascherata da cortigiana e avesse preso parte alla Marcia della Bellezza. Vi immaginate che scandalo?".

    Quando raggiunsero le tende, furono accolte da un giovane ben vestito, dalla figura tarchiata, la testa calva e i modi piuttosto autoritari. Si presentò come Lord Strale, ambasciatore dell'imperatore e loro primo mecenate. Era stato Strale ad assumerle per conto dell'imperatore, come dono al re e al regno di Camlorn.

    "La Marcia della Bellezza non è altro che il preludio alla Sagra dei Fiori di questa sera", disse. A differenza del re, Strale non doveva gridare per farsi sentire. La sua voce era forte e dal tono chiaro. "Mi aspetto che ognuna di voi svolga bene il suo compito, e giustifichi le notevoli spese che ho sostenuto per condurvi fin qui. Ora sbrigatevi, dovrete essere vestite e pronte a Rocca Cavilstyr prima che il sole tramonti".

    L'ambasciatore non aveva bisogno di preoccuparsi. Erano tutte professioniste, esperte nel vestirsi come nello spogliarsi, senza tutte quelle lungaggini che invece erano necessarie alle altre donne meno promiscue. Il suo servitore Gnorbooth offrì il suo aiuto, ma capì che non c'era molto da fare. Le loro vesti erano l'essenza della semplicità: soffici e aderenti veli con un foro per la testa. Neppure una cintura era necessaria, così da lasciarle aperte sui lati per rivelare l'aspetto della loro pelle.

    Ben prima che il sole tramontasse, le prostitute trasformate in danzatrici giunsero a Rocca Cavilstyr. Era un imponente ed esteso promontorio che si affacciava sul mare e, in occasione della Sagra dei Fiori, era stato allestito con un ampio cerchio di fiaccole spente e canestri coperti. Nonostante il notevole anticipo, si era già radunata una folla di spettatori. Le donne si raccolsero al centro del cerchio e attesero il loro momento.

    Gyna osservava la folla che aumentava e non fu sorpresa quando vide la dama della marcia avvicinarsi, mano nella mano con una donna molto anziana dai capelli bianchi molto corti. La vecchia donna era distratta e osservava le isole in lontananza nel mare. La dama bionda sembrava agitata, incerta su cosa dire. Gyna era abituata a trattare con i clienti a disagio e parlò per prima.

    "È un piacere rivedervi, signora. Io sono Gyna di Daggerfall".

    "Sono felice che non mi siate ostile a causa del cavallo", la dama rise, in qualche modo sollevata. "Io sono Lady Jyllia Raze, figlia del re".

    "Ho sempre pensato che le figlie dei re venissero chiamate principesse", sorrise Gyna.

    "A Camlorn, soltanto quando sono eredi al trono. Ho un fratello più giovane, che mio padre ha avuto dalla sua nuova moglie e che predilige", spiegò Jyllia. Si sentiva disorientata. Era follia rivolgersi a una comune prostituta parlando di politica familiare così intimamente. "Riguardo a questo argomento, devo chiedervi qualcosa di molto particolare. Avete mai sentito parlare della Principessa Talara?".

    Gyna rifletté un momento: "Il nome mi suona piuttosto familiare. Perché, dovrei?".

    "Non so. Era un nome che credevo voi conosceste", sospirò Lady Jyllia. "Siete stata a Camlorn prima d'ora?".

    "Se l'ho fatto, dovevo essere ero molto giovane", rispose Gyna, e d'improvviso sentì che era giunto il suo turno di fidarsi. Qualcosa nei modi amichevoli e cordiali di Lady Jyllia la toccava nel profondo. "A essere sincera, non ricordo nulla della mia prima infanzia fino ai nove o dieci anni. Forse sono stata qui con i miei genitori, chiunque fossero, quando ero una bambina. Credo sia proprio così. Non ricordo di essere mai venuta, ma tutto quel che ho visto, la città, voi, lo stesso re, tutto mi appare... come se avessi già vissuto qui, tanto tempo fa".
    Lady Jyllia sussultò e fece un passo indietro. Afferrò la mano dell'anziana donna, che stava ancora guardando verso il mare mormorando. L'anziana creatura guardò Jyllia, sorpresa, poi si volse verso Gyna. I suoi vecchi occhi quasi ciechi si illuminarono di ricordi ed emise un suono di sorpresa simile a un grugnito. Anche Gyna trasalì. Se il re le era sembrato frutto di un sogno quasi dimenticato, quella donna era qualcuno che conosceva. Così chiara eppure indistinta come uno spirito protettore.

    "Vi chiedo scusa", balbettò Lady Jyllia. "Questa è la balia della mia infanzia, Ramke".

    "È lei", gridò l'anziana donna con gli occhi spiritati. Cercò di correre in avanti, tendendo le braccia, ma Jyllia la trattenne. Gyna si sentì insolitamente nuda, e si strinse la veste al corpo.

    "No, vi sbagliate", sussurrò Lady Jyllia a Ramke, tenendo stretta l'anziana donna. "La Principessa Talara è morta, lo sapete. Non avrei dovuto condurvi qui. Vi riporterò a casa". Si volse ancora verso Gyna con gli occhi pieni di lacrime. "L'intera famiglia reale di Camlorn fu assassinata più di venti anni fa. Mio padre era il duca di Oloine, il fratello del re, e così ereditò la corona. Mi spiace di avervi importunata. Buonanotte".

    Gyna continuò a fissare Lady Jyllia e la vecchia nutrice mentre scomparivano nella folla, ma ebbe poco tempo per considerare tutto ciò che aveva udito. Il sole stava calando ed era l'ora in cui aveva inizio la Sagra dei Fiori. Dodici giovani uomini emersero dall'oscurità, indossando soltanto perizomi e maschere, e accesero le fiaccole. Nel momento in cui le fiamme si accesero, Gyna e le altre danzatrici si precipitarono verso i canestri, estraendo manciate di boccioli di fiori e tralci.

    In principio, le donne danzarono fra loro, spargendo petali al vento. Quindi la folla si unì alla danza quando la musica crebbe. Era un caos folle e meraviglioso. Gyna saltava e andava in estasi come una ninfa della foresta selvaggia. Poi, all'improvviso, sentì delle mani ruvide che la afferravano da dietro e la spingevano.

    Stava già cadendo prima ancora di rendersene conto. Nel momento in cui comprese, era ormai più vicina alla base della scogliera che alla sua sommità alta un centinaio di piedi. Agitò le braccia tentando di aggrapparsi alla parete della scogliera. Le sue dita frugarono nella roccia fino a lacerarsi la pelle, ma infine trovò una presa e la strinse con forza. Per un attimo rimase lì, respirando affannosamente. Poi iniziò a urlare.

    La musica e i suoni della sagra avevano un volume troppo alto lassù: nessuno poteva sentirla... Perfino lei riusciva a stento a sentire la sua voce. Sotto di lei si frangevano le onde. Se fosse caduta, ogni osso del suo corpo si sarebbe spezzato. Chiuse gli occhi ed ebbe una visione. Un uomo si trovava in piedi sotto di lei, un re di grande saggezza, di grande compassione, e la guardava sorridendo. Una bimba con i capelli biondi, vivace, la sua migliore amica e cugina, era attaccata alla roccia accanto a lei.

    "Il segreto è cadere con il corpo floscio e inerte. E con un po' di fortuna, non ti farai del male", disse la bambina. Annuì, ricordando chi fosse. Otto anni di oscurità si dileguarono.

    Lasciò la sua stretta e si lasciò cadere in basso come una foglia nell'acqua.
     
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  14. Varil

    Varil Galactic Guy

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    Il mistero di Talara
    Parte II


    di
    Mera Llykith


    Non percepiva alcuna sensazione, solo l'oscurità che le avvolgeva il corpo e la mente. Avvertiva un intenso dolore alla sua gamba e una profonda sensazione di freddo che sembrava travolgerla. Aprì gli occhi e si rese conto che stava affogando.

    Non riusciva a muovere la sua gamba sinistra, ma aiutandosi con la gamba destra e le braccia riuscì a risalire verso la luce delle lune alte nel cielo. Fu una lunga lotta attraverso i vortici della corrente che le causavano dolori lancinanti. Riuscì infine a emergere in superficie e respirò a pieni polmoni l'aria fredda della notte. Era ancora vicina alla costa rocciosa della capitale del regno di Camlorn, ma la corrente l'aveva trasportata a una buona distanza dal punto dov'era caduta presso Rocca Cavilstyr.

    Non caduta in verità, pensò. Era stata spinta.

    Si trovava ancora in preda alla corrente e si lasciò trasportare alla deriva. In quel punto le ripide scogliere scendevano gradualmente fino al livello del mare. La sagoma di una grande casa sulla costa si profilò in lontananza e, mentre si avvicinava sospinta dalla corrente, riuscì a vedere il fumo uscire dal camino e il tremolante bagliore di un fuoco acceso all'interno. Il dolore alla gamba era terribile, ma la gelida temperatura dell'acqua era ben più insopportabile. Il pensiero di un caldo focolare le diede la motivazione di cui aveva bisogno per riprendere a nuotare.

    Raggiunta la riva, tentò di alzarsi, ma si rese conto che non le era possibile. Le sue lacrime si mescolarono all'acqua del mare, mentre iniziò a trascinarsi attraverso la sabbia e le rocce. Il semplice lenzuolo bianco, che era stato il suo costume alla Sagra dei Fiori, era strappato e pesava sulle sue spalle come una lastra di piombo. Ormai completamente esausta, cadde in avanti e si abbandonò immobile, iniziando a singhiozzare.

    "Per favore!", gridava. "Se qualcuno può sentirmi, per favore mi aiuti!"

    Qualche istante dopo, la porta della casa si aprì e ne uscì una donna. Era Ramke, un'anziana signora che aveva incontrato al Sagra dei Fiori. Quella donna che aveva urlato "È lei!" ancor prima di sapere lei stessa chi fosse. Al contrario, in quel momento, mentre l'anziana si avvicinava, nei suoi occhi non c'era alcun barlume di rimembranza.

    "Per Sethiete, siete ferita?", sussurrò Ramke mentre l'aiutava ad alzarsi in piedi facendole da sostegno. "Ho già visto questa veste. Eravate forse una delle danzatrici al Sagra dei Fiori questa notte? Mi trovavo lì con Lady Jyllia Raze, la figlia del re".

    "Lo so, ci ha presentate", disse con un gemito. "Ho detto di chiamarmi Gyna di Daggerfall".

    "Naturalmente, sapevo che il vostro era un volto familiare", disse con un sorriso l'anziana donna e la condusse passo dopo passo attraverso la spiaggia fino alla porta d'ingresso. "La mia memoria non è più quella di una volta. Riscaldatevi mentre darò un'occhiata alla vostra gamba".

    Ramke le tolse gli stracci inzuppati e coprì Gyna con una coperta facendola sedere davanti al focolare. Man mano che il torpore causato dall'acqua gelida se ne andava, il dolore lancinante alla gamba ebbe il sopravvento sulle altre sensazioni. Fino a quel momento non aveva osato guardarla. Quando abbassò lo sguardo sulla ferita, la vista del profondo squarcio, della carne morta biancastra, gonfia e deformata, le provocò dei conati di vomito. Un denso sangue arterioso sgorgava dalla ferita inondando il pavimento.

    "Oh, mia cara", disse la signora tornando verso il focolare. "Deve farvi molto male. Siete fortunata che ancora ricordi qualche vecchio incantesimo di guarigione".

    Ramke sedette a sua volta sul pavimento e premette le mani sui due lati della ferita. Gyna avvertì una fitta lancinante, quindi un fresco e leggero formicolio. Quando abbassò lo sguardo, vide che Ramke stava scorrendo lentamente le mani rugose l'una verso l'altra. All'avvicinarsi delle mani, la ferita iniziò a guarire davanti ai suoi occhi, la carne si richiuse e le contusioni regredirono lentamente.

    "Dolce Kynareth", disse Gyna senza fiato. "Mi avete salvato la vita".

    "Non solo. Non dovrete andare in giro con un'orribile cicatrice sulla vostra graziosa gamba", sorrise Ramke. "Dovevo usare questo incantesimo molto spesso, quando Lady Jyllia era ancora piccola. Sapete, ero la sua balia".

    "Lo so", sorrise Gyna. "Ma questo avvenne molto tempo fa e ancora ricordate quell'incantesimo".

    "Quando si è intenti a imparare qualcosa, qualsiasi cosa, perfino la Scuola del Recupero, è sempre necessaria una gran quantità di studio e molti tentativi. Ma quando si è vecchi come me, non è più necessario ricordare le cose. Si sanno e basta. Dopo tutto ho usato quest'incantesimo migliaia di volte prima d'ora. La giovane Lady Jyllia e la piccola Principessa Talara riuscivano sempre a provocarsi ferite e contusioni. Non c'è da stupirsene poiché si arrampicavano sempre in ogni angolo del palazzo".

    Gyna sospirò: "Dovevate amare molto Lady Jyllia".

    "Le voglio ancora molto bene", disse Ramke con un sorriso. "Ma ora è cresciuta, e ogni cosa è cambiata. Non lo avevo notato prima perché eravate completamente bagnata, ma voi avete una straordinaria somiglianza con Lady Jyllia. Ve lo avevo detto quando ci siamo incontrate alla sagra?".

    "Lo avete fatto", disse Gyna. "O piuttosto, immagino che voi abbiate pensato che io assomigliassi molto alla Principessa Talara".

    "Oh, sarebbe meraviglioso se foste voi la principessa, finalmente ritornata", disse la vecchia donna esterrefatta. "Sapete, quando la vecchia famiglia reale fu assassinata e tutti dissero che la principessa era stata uccisa, sebbene il corpo non sia mai stato rinvenuto, pensai che la vera vittima fosse Lady Jyllia. Il suo piccolo cuore si spezzò, e per un certo tempo, sembrò che anche la sua mente ne avesse sofferto.

    "Cosa intendete dire?", chiese Gyna. "Cosa accadde?"

    Forse non dovrei raccontare questa storia a una straniera, ma è una cosa abbastanza nota a Camlorn. Inoltre, mi sembra proprio di conoscervi". Ramke lottò qualche attimo ancora con i suoi scrupoli di coscienza, poi si decise: "Jyllia assistette a quel massacro, sapete. La trovai poco dopo, nascosta in quella orribile sala del trono inondata di sangue, sembrava una piccola bambola rotta. Non parlava e non voleva mangiare. Provai tutti gli incantesimi di guarigione che conosco, ma era ben al di là del mio potere. Quella era una ferita ben più profonda di un ginocchio sbucciato. Il padre, il duca di Oloine, la inviò in un centro di guarigione in campagna, perché si ristabilisse".

    "Povera piccola fanciulla", disse Gyna piangendo.

    "Ci vollero anni perché recuperasse la ragione", disse Ramke, scuotendo il capo. "E in verità, non si è mai ristabilita completamente. Capite ora perché suo padre, una volta divenuto re, non la nominò sua erede? Comprese che sua figlia non si era ristabilita del tutto e, sebbene lo avessi negato, in un certo senso aveva ragione. Non ricordava nulla, assolutamente nulla".

    "Pensate", disse Gyna valutando con cautela le sue parole, "che starebbe meglio se sapesse che sua cugina, la Principessa Talara, è ancora viva e in buona salute?".

    Ramke rimase un secondo a riflettere. "Penso di sì. Ma forse no. A volte è meglio non sperare troppo".

    Gyna si alzò in piedi e sentì che la gamba aveva riacquistato completamente le forze. La sua veste si era asciugata e Ramke le diede un mantello, insistendo perché si proteggesse dalla fredda aria notturna. Quando fu sulla soglia, Gyna baciò la donna, le sorrise e la ringraziò. Non solo per le cure e per il mantello, ma per tutta la gentilezza che le aveva dimostrato.

    La strada in prossimità della casa correva da nord a sud. Sulla sinistra il sentiero conduceva a Camlorn, dove riposavano i segreti di cui solo lei aveva la chiave. Verso sud si trovava Daggerfall, la sua casa da oltre vent'anni. Avrebbe potuto tornarvi molto facilmente e riprendere la sua professione sulle strade. Esaminò le sue possibilità per qualche istante, poi fece la sua scelta.

    Non aveva percorso ancora molta strada, quando una carrozza nera trainata da tre cavalli che recavano il sigillo imperiale, accompagnata da una scorta di otto cavalieri, la superò. Prima di raggiungere il passo boscoso davanti a loro, improvvisamente la carrozza si fermò. Riconobbe che uno dei soldati di scorta era Gnorbooth, il servitore di Lord Strale. La porta si aprì e Lord Strale in persona, l'ambasciatore dell'imperatore, l'uomo che l'aveva convocata insieme alle altre donne per intrattenere la corte, scese dalla carrozza.

    "Voi!", disse con un'espressione arcigna in volto. "Voi siete una delle prostitute, non è così? Siete quella che è scomparsa durante la Sagra dei Fiori? Gyna, o sbaglio?".

    "Sì, avete ragione", disse con un aspro sorriso . "Ma ho scoperto che il mio nome non è Gyna".

    "Non mi interessa quale sia il vostro vero nome", disse Lord Strale. "Cosa fate sulla strada diretta a sud? Vi ho pagata per rimanere a intrattenere la corte".

    "Se tornassi a Camlorn, molti non sarebbero affatto contenti".

    "Spiegatevi meglio", disse Lord Strale.

    Gyna lo fece e lui si mise ad ascoltare.




    Il mistero di Talara
    Parte III


    di
    Mera Llykith


    Gnorbooth stava lasciando la sua taverna preferita a Camlorn, Il Ramo Spezzato, quando sentì qualcuno chiamare il suo nome. Il suo non era certo il genere di nome che si poteva confondere con un altro. Si volse e vide Lord Eryl, il mago guerriero reale del palazzo, emergere dall'oscurità del vicolo.
    "Mio signore," disse Gnorbooth con un sorriso piacevole.

    "Sono sorpreso di vedervi fuori stasera, Gnorbooth", sogghignò Lord Eryl sfoggiando il più sgradevole dei sorrisi. "Non ho visto molto né voi né il vostro padrone fin dalla celebrazione del millennio, ma so che siete stati entrambi molto occupati. Quello che mi chiedevo è cosa vi ha impegnato tanto".

    "Curare gli interessi dell'Impero a Camlorn è un compito impegnativo, mio signore. Ma non posso pensare che siate interessato ai minimi dettagli degli appuntamenti dell'ambasciatore".

    "Ma lo sono, in verità", replicò il mago guerriero. "Specialmente considerando che ultimamente l'ambasciatore ha iniziato ad agire in modo alquanto misterioso e decisamente poco diplomatico. Ho anche inteso che si è preso in casa una delle prostitute della Sagra dei Fiori. Immagino che il suo nome sia Gyna, non è vero?".

    Gnorbooth scrollò le spalle: "Forse è innamorato, potrei supporre, mio signore. Ciò può indurre gli uomini ad agire in modo molto bizzarro, sono certo che non è una novità".

    "Non è che una prostituta molto affascinante", rise Lord Eryl. "Avete notato quanto somigli alla povera Principessa Talara?".

    "Sono a Camlorn solamente da quindici anni, mio signore. Non ho mai visto sua maestà il precedente sovrano".

    "Ora potrei capire se si fosse dedicato alle scritture poetiche, ma quale uomo innamorato passerebbe i suoi giorni nelle cucine del palazzo a parlare con vecchi servitori? A me non sembra affatto una passione ardente, anche basandomi solo sulla mia limitata esperienza". Lord Eryl roteò gli occhi. "E quali affari sta sbrigando adesso a... Oh, qual è il nome del villaggio?".

    "Umbington?", rispose Gnorbooth e immediatamente se ne pentì. Lord Eryl era un attore fin troppo cauto per rivelarlo, ma Gnorbooth comprese da un sensazione alla bocca dello stomaco, che il mago guerriero non sapeva che Lord Strale aveva lasciato la capitale. L'ambasciatore gli aveva carpito il segreto, ma c'era ancora una partita da giocare con estrema attenzione. "Non partirà alla volta del villaggio fino a domani. Ritengo sia soltanto per far mettere un timbro su alcuni documenti che richiedono il sigillo imperiale".

    "Tutto qui? Che noia per quel poveretto. Suppongo che lo vedrò quando sarà di ritorno", disse Lord Eryl con un inchino. "Vi ringrazio per le informazioni che mi avete dato. Addio".

    Non appena il mago guerriero reale ebbe svoltato l'angolo, Gnorbooth balzò a cavallo. Aveva bevuto un paio di birre di troppo, ma sapeva di dover giungere a Umbington prima degli emissari di Lord Eryl. Si allontanò al galoppo dalla capitale dirigendosi verso oriente, sperando che ci fossero indicazioni lungo la strada.

    Seduto in una taverna impregnata dell'odore di muffa e di birra acida, Lord Strale si meravigliava di come Lady Brisienna, l'agente dell'imperatore, scegliesse sempre i luoghi più esposti al pubblico per le sue conversazioni più private. Era il periodo del raccolto a Umbington e chiunque lavorasse nei campi era intento a sperperare in bevande il proprio magro salario secondo la più chiassosa delle mode. Era vestito in un modo adeguato a quell'incontro, pantaloni ruvidi e una semplice giubba da contadino e tuttavia sentiva ancora di dare nell'occhio. E in effetti così era, a confronto con le due donne che erano con lui. La donna alla sua destra era avvezza a frequentare i luoghi malfamati di Daggerfall come una normale prostituta. Lady Brisienna alla sua sinistra appariva perfino più a suo agio.

    "Con quale nome preferite che vi chiami?", chiese Lady Brisienna premurosamente.

    "Sono abituata al nome Gyna, sebbene forse dovrei cambiarlo", fu la sua risposta. "Naturalmente, o forse no. Gyna la Prostituta potrebbe essere l'epigrafe sulla mia tomba".

    "Mi assicurerò io stesso che non vi siano altri attentati alla vostra vita come quello che si è verificato al Sagra dei Fiori", disse Lord Strale aggrottando le ciglia. "Ma senza l'aiuto dell'imperatore non sarò in grado di proteggervi per sempre. L'unica soluzione definitiva consiste nel catturare coloro che volevano nuocervi e quindi insediarvi nella posizione che vi spetta di diritto".

    "Credete alla mia storia?", disse Gyna volgendosi verso Lady Brisienna.

    "Da molti anni sono a capo degli agenti dell'imperatore nella provincia di High Rock e ho sentito alcune strane storie. Se il vostro amico ambasciatore non avesse indagato e scoperto quello che sappiamo, vi avrei congedata su due piedi ritenendovi pazza". Brisienna rise forzando Gyna a ricambiare con un sorriso. "Ma adesso, sì, vi credo. Forse questo fa di me una pazza".

    "Ci aiuterete?", chiese Lord Strale semplicemente.

    "È un'attività rischiosa e delicata interferire negli affari dei regni provinciali", disse Lady Brisienna fissando pensosa il fondo del suo boccale. "A meno che non vi sia una minaccia per l'Impero stesso, crediamo sia meglio non intromettersi. Nel vostro caso, ciò che abbiamo è un lurido assassinio avvenuto venti anni or sono e le sue conseguenze. Se sua maestà imperiale si lasciasse coinvolgere in ogni singulto sanguinario per la successione al trono che si verifica in ciascuno dei suoi innumerevoli regni vassalli, non sarebbe in grado di conseguire alcun risultato per il bene comune di Tamriel".

    "Capisco", mormorò Gyna. "Quando ho ricordato ogni cosa, chi sono e cosa mi è accaduto, ero decisa a non fare niente. Infatti, stavo lasciando Camlorn per far ritorno a casa nelle terre di Daggerfall, quando incontrai di nuovo Lord Strale. È stato lui a voler iniziare le indagini per risolvere il caso, non io. E quando mi riportò indietro, desideravo soltanto vedere mia cugina per raccontarle chi ero, ma lui me lo proibì".
    "Sarebbe stato troppo pericoloso", ringhiò Strale. "Ancora non sappiamo quanto in profondità si è spinta la cospirazione. Forse non lo sapremo mai".

    "Sono spiacente, ma ogni volta mi ritrovo a dare lunghe risposte a brevi domande. Quando Lord Strale mi chiese se vi avrei aiutato, avrei dovuto iniziare dicendo sì", disse Lady Brisienna ridendo nel vedere il mutamento d'espressione di Lord Strale e di Gyna. "Vi aiuterò, naturalmente. Ma perché tutto ciò giunga a buon fine, voi dovrete portare a termine due questioni per la soddisfazione dell'imperatore. In primo luogo, dovete provare senza ombra di dubbio chi è la mente dietro al complotto che avete scoperto. Dovete convincere qualcuno a confessare".

    "In secondo luogo", disse Lord Strale annuendo. "Dobbiamo dimostrare che la questione è degna dell'attenzione di sua maestà imperiale e non semplicemente un problema di rilevanza locale".

    Lord Strale, Lady Brisienna e la donna che si faceva chiamare Gyna, discussero di come realizzare i loro obiettivi per alcune ore ancora. Quando infine giunsero a un accordo sul da farsi, Lady Brisienna si accomiatò dal resto della compagnia per andare in cerca del suo compagno Proseccus. Strale e Gyna si diressero verso occidente, in direzione di Camlorn. Non era trascorso molto tempo da quando avevano iniziato a cavalcare attraverso la foresta, quando sentirono il rumore di zoccoli al galoppo in lontananza davanti a loro. Lord Strale sguainò la spada e fece segno a Gyna di mettere il suo cavallo dietro di lui.

    In quel momento furono attaccati da ogni lato. Era un'imboscata. Otto uomini, armati d'asce, li avevano attesi, celati nel sottobosco.

    Rapidamente, Lord Strale afferrò Gyna dal suo cavallo e la tirò in sella dietro di sé con un strattone. Quindi fece un breve e rapido movimento con le mani. Un anello di fiamme si materializzò intorno a loro, spostandosi rapidamente all'esterno e investendo i loro aggressori. Gli uomini ruggirono dal dolore e caddero carponi. Lord Strale lanciò il cavallo verso il più vicino di loro e si diresse al galoppo verso occidente.

    "Pensavo che foste un ambasciatore, non un mago!", rise Gyna.

    "Ritengo ancora che vi sia tempo per la diplomazia", replicò Lord Strale.

    Lungo la via incontrarono il cavallo e il cavaliere che avevano udito poco prima. Si trattava di Gnorbooth. "Mio signore, è il mago guerriero reale! Ha scoperto che eravate a Umbington!".

    "Con discreta facilità, potrei aggiungere", tuonò la voce di Lord Eryl dal cuore della foresta. Gnorbooth, Gyna e Lord Strale scrutarono con attenzione nell'oscurità del folto degli alberi, ma non si scorgeva nulla. La voce del mago guerriero sembrava scaturire da ogni direzione.

    "Mi dispiace, mio signore", gemette Gnorbooth. "Ho provato ad avvertirvi il prima possibile".

    "Nella vostra prossima vita forse vi ricorderete di non affidare i vostri piani a un ubriacone!", rise Lord Eryl. Li ebbe a portata di mira e scagliò il suo incantesimo.

    Gnorbooth lo vide per primo per la luce della sfera di fuoco che scaturì dalla punta delle sue dita. Più tardi, Lord Eryl stava chiedendosi cosa mai quello sciocco avesse inteso di fare. Forse stava precipitandosi in avanti per allontanare Lord Strale dalla traiettoria. Forse stava soltanto cercando di sfuggire dalla traiettoria di distruzione e si era mosso a sinistra quando avrebbe dovuto spostarsi a destra. Forse, per quanto incredibile potesse sembrare, era disposto a sacrificare se stesso per salvare il suo padrone. Qualunque fosse il motivo, il risultato era sempre lo stesso.

    Si era messo sulla traiettoria.

    Vi fu un'esplosione di energia che squarciò l'oscurità della notte seguita da un boato echeggiante che fece fuggire gli uccelli dagli alberi per almeno un miglio tutt'intorno. La superficie di pochi piedi quadrati dove si trovavano Gnorbooth e il suo cavallo era ricoperta da uno strato di vetro nero. Erano stati letteralmente vaporizzati. Gyna e Lord Strale furono scagliati indietro. I loro cavalli, quando ripresero i sensi, fuggirono al galoppo quanto più velocemente poterono. Nel prolungato bagliore ardente che seguì l'esplosione dell'incantesimo, Lord Strale guardò direttamente nel folto della foresta fissando gli ampi occhi del mago guerriero.

    "Maledetto", disse Lord Eryl e iniziò a correre. L'ambasciatore balzò in piedi e lo inseguì.

    "È stato un impiego alquanto dispendioso di magicka, anche per voi", disse Lord Strale mentre correva. "Forse non sapevate che non è cauto utilizzare incantesimi a scansione a meno di non esser certi che il proprio bersaglio non possa essere ostruito".

    "Non avrei mai pensato... quell'idiota...", Lord Eryl fu colpito alle spalle e sbattuto sul suolo umido della foresta prima ancora di avere la possibilità di finire di lamentarsi.

    "Non importa quello che pensate", disse Lord Strale tranquillamente rivoltando il mago guerriero sotto sopra e bloccandogli le mani contro il terreno con le ginocchia. "Non sono un mago guerriero, ma ne so abbastanza per non sprecare la mia intera riserva di magicka nella vostra piccola imboscata. Forse è una questione di filosofia, ma, come agente del governo, mi ritengo incline al conservatorismo".

    "Cosa intendete fare?", gemette Lord Eryl.

    "Gnorbooth era un brav'uomo, uno dei migliori, quindi intendo farvi piuttosto male". A un leggero movimento, le mani dell'ambasciatore cominciarono a emettere vividi bagliori. "Questa è una certezza. Quanto male vi farò in seguito, dipenderà solo da ciò che mi direte. Voglio che mi parliate del precedente duca di Oloine".

    "Cosa volete sapere?", gridò Lord Eryl.

    "Cominciamo dal principio", replicò Lord Strale con imperturbabile pazienza.
     
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  15. Varil

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    Il mistero di Talara
    Parte IV



    di
    Mera Llykith



    Gyna non vide mai più Lady Brisienna, il funzionario dell'Imperatore, ma ella mantenne la sua promessa. Proseccus, uno spadaccino al servizio dell'Impero, giunse alla dimora di Lord Strale sotto mentite spoglie. Lei si mostrò un'allieva assai capace e, in pochi giorni, le aveva insegnato tutto ciò che doveva sapere.
    "E' un incantesimo alquanto semplice, non certo il genere di sortilegio in grado di trasformare un daedroth infuriato in un adorabile cuccioletto", disse Proseccus. "Se fate o dite qualcosa che normalmente farebbe arrabbiare od offendere la vostra vittima, l'effetto dell'incantesimo si indebolirà. Esso agirà in modo da alterare temporaneamente la percezione che la vittima ha di voi, come avviene con gli incantesimi della dottrina dell'Illusione, ma i sentimenti di rispetto ed ammirazione che egli nutrirà nei vostri confronti dovranno essere sostenuti da un fascino di natura assai meno magica".

    "Capisco", sorrise Gyna, ringraziando il suo maestro per i due incantesimi di Illusione che le aveva insegnato. Era giunta l'ora di mettere alla prova le sue nuove abilità.

    La Sala della Gilda delle Prostitute di Camlorn era un grande palazzo in un ricco quartiere della zona nord della città. Il Principe Sylon avrebbe potuto trovare la strada anche ad occhi chiusi oppure completamente ubriaco, cosa che accadeva spesso. Quella sera, tuttavia, era solo leggermente ebbro e deciso a non bere ulteriormente. Quella sera era in cerca di piacere. Il suo genere di piacere.

    "Dov'è la mia favorita, Grigia?", chiese alla Signora della Gilda non appena entrato.

    "Si sta ancora riprendendo dal vostro ultimo appuntamento della settimana scorsa", rispose sorridendo placidamente. "Anche buona parte delle altre ragazze sono impegnate con dei clienti al momento, ma vi ho riservato un trattamento speciale. Una nuova ragazza. Una che certamente voi apprezzerete".

    Il principe la seguì in un appartamento sontuosamente decorato con drappi di velluto e seta. Non appena egli entrò nella camera, Gyna comparve da dietro un paravento e lanciò con rapidità il suo incantesimo, aprendo la sua mente alla fede più totale, come le aveva insegnato Proseccus. Sul principio, fu difficile giudicare se avesse funzionato o meno. Il principe la guardò con un sorriso crudele e poi, come il sole quando irrompe tra le nuvole, tutta quella crudeltà si dileguò. Era certa di averlo in pugno. Le chiese come si chiamasse.

    "Ho più di un nome in questo momento", scherzò. "Prima d'ora non ho fatto mai l'amore con un vero principe. Non sono mai stata in un palazzo reale. Il vostro è molto... grande?"

    "Non è ancora mio, invero", rispose lui scrollando le spalle. "Ma un giorno io sarò re".

    "Sarebbe meraviglioso vivere in un posto simile", disse con tono amorevole Gyna. "Mille anni di storia. Tutto deve essere così antico e bello. I dipinti e i libri, le statue e l'arredamento. La vostra famiglia conserva tutti i suoi antichi tesori?"

    "Sì, accumulati insieme a un mucchio di vecchie cianfrusaglie negli archivi ricavati nei sotterranei. Vi prego, posso vedervi nuda adesso?"

    "Prima ancora un poco di conversazione, sebbene voi possiate spogliarvi in qualunque momento desideriate", disse Gyna. "Ho sentito che esiste un archivio, ma che è ben celato".

    "Esiste una falsa parete dietro la cripta di famiglia", disse il principe, afferrandole il polso e attirandola a sé per un bacio. Qualcosa nei suoi occhi era cambiato.

    "Vostra Altezza mi state facendo male al braccio", gridò Gyna.

    "Basta parlare, seducente sgualdrina", ringhiò lui. Frenando un acuto terrore, Gyna mantenne il suo sangue freddo e la sua percezione libera. Non appena la sua bocca furiosa le sfiorò le labbra, la giovane lanciò il suo secondo incantesimo come aveva imparato dal suo maestro incantatore.

    Il Principe avvertì la sua carne mutare in pietra. Rimase come congelato ad osservare Gyna mentre si rivestiva e lasciava la stanza. La paralisi sarebbe durata soltanto pochi minuti ancora, ma quello era tutto il tempo di cui lei aveva bisogno.

    La Signora della Gilda se ne era già andata con tutte le sue ragazze, proprio come Gyna e Lord Strale le avevano detto di fare. Le avrebbero detto quando sarebbe stato più sicuro per loro fare ritorno. Non aveva nemmeno voluto accettare una ricompensa per il ruolo giocato nella trappola. Aveva detto che le era sufficiente che le sue ragazze non fossero mai più torturate dal più perverso e crudele dei principi.

    "Che uomo terribile," pensò Gyna, alzando il cappuccio del suo mantello, mentre si allontanava correndo verso la dimora di Lord Strale. "È una buona cosa che egli non divenga mai Re".

    Il mattino successivo, il Re e la Regina di Camlorn tennero la loro udienza quotidiana con i vari nobili e diplomatici, in numero alquanto limitato. La sala del trono era in gran parte vuota. Era un modo terribilmente noioso di iniziare la giornata. Entrambi sbadigliavano regalmente tra una petizione e l'altra.

    "Che ne è stato di tutte le persone interessanti?", mormorò la regina. "Dove è il nostro prezioso figlio?"

    "Ho sentito che si stava dirigendo furiosamente verso il quartiere a nord della città alla ricerca di una certa sgualdrina che lo aveva derubato", bisbigliò il re in modo bonario. "Che bravo ragazzo".

    "E che ne è stato del mago guerriero reale?"

    "L'ho inviato ad occuparsi di una questione delicata", disse il Re aggrottando la fronte. "Ma è accaduto quasi una settimana fa e non ho ancora avuto sue notizie. La cosa è preoccupante".

    "In verità lo è, Lord Eryl non dovrebbe mancare così a lungo", disse la regina accigliandosi. "Che cosa accadrebbe se fossimo minacciati da uno stregone malintenzionato? Mio caro marito, non ridete di me! Questo è il motivo per cui tutte le case reali di High Rock si tengono ben stretti i loro maghi. Per proteggere la corte dai sortilegi, come quello che il nostro povero imperatore ha dovuto subire così recentemente".

    "Per mano del suo stesso mago guerriero", sghignazzò il re.

    "Lord Eryl non vi tradirebbe mai in quel modo e voi lo sapete bene. È stato al vostro servizio sin da quando eravate duca di Oloine. Addirittura fare il paragone tra lui e Jagar Tharn", la regina agitò le mani come per scacciare il solo pensiero. "È quel tipo di mancanza di fiducia che sta rovinando i regni in tutta Tamriel. Ora, Lord Strale mi ha riferito..."

    "Vi è un altro uomo che risulta irreperibile", rifletté il re.

    "L'ambasciatore forse?", domandò la regina scuotendo il capo. "No, lui è qui a corte. Era desideroso di visitare le cripte e rendere omaggio ai vostri nobili antenati, così ho provveduto a farlo accompagnare sul luogo. Non riesco ad immaginare il motivo del suo ritardo. Deve essere ben più devoto di quanto pensassi".

    La regina rimase sorpresa nel vedere il re alzarsi allarmato. "Perché non me lo avete detto?"

    Prima che lei avesse la possibilità di rispondere, l'argomento della loro conversazione stava varcando la soglia d'ingresso nella sala del trono. Al suo braccio aveva una bellissima donna dai capelli chiari in un sontuoso abito rosso scarlatto ed oro, degno della più elevata nobiltà. La regina seguì allarmata lo sguardo estasiato del marito, ma ne fu egualmente rapita.

    "Ho sentito che era stato ammaliato da una sgualdrina della Sagra dei Fiori, non da una signora", bisbigliò. "Somiglia così tanto a vostra figlia, Lady Jyllia".

    "Senza alcun dubbio", sussultò il re. "O a sua cugina, la Principessa Talara".

    Anche i nobili nella sala stavano bisbigliando tra loro. Sebbene ben pochi si trovassero a corte venti anni prima, quando la principessa era scomparsa, presumibilmente assassinata come il resto della famiglia reale, vi erano ancora alcuni uomini di stato più anziani che ricordavano l'episodio. Non fu soltanto fra i sovrani che la parola "Talara" aleggiò come un incantesimo.

    "Lord Strale, perché non ci presentate la vostra signora?", chiese la regina con un sorriso gentile.

    "Fra un momento, Vostra Altezza, tuttavia temo di dover prima discutere riguardo ad argomenti di estrema urgenza", rispose Lord Strale con un inchino. "Potrei chiedervi un'udienza privata?"

    Il re guardò l'ambasciatore imperiale, cercando di decifrarne l'espressioni del volto. Con un gesto della mano, egli congedò i presenti e ordinò di chiudere le porte. Nessuno rimase nella sala delle udienze a parte il re, la regina, l'ambasciatore, una dozzina di guardie reali e la donna misteriosa.

    L'ambasciatore estrasse dalla tasca un pacco di pergamene ingiallite. "Vostra Altezza, quando siete salito al trono dopo l'assassinio di vostro fratello e della sua famiglia, qualunque cosa di importanza anche apparente, atti e volontà, furono ovviamente conservati da segretari e ministri. La sua intera corrispondenza di minore importanza, secondaria e personale, fu inviata all'archivio secondo il normale protocollo. Questa lettera era parte di tale corrispondenza".

    "Di cosa state mai parlando?", esplose il re. "Che cosa dice quella lettera?"

    "Niente a proposito di voi, Vostra Maestà. In verità, quando Vostra Maestà divenne re, nessuno avrebbe mai potuto capirne l'importanza. Era una lettera indirizzata all'imperatore che il precedente sovrano, vostro fratello, stava scrivendo al momento del suo assassinio, a proposito di un ladro che un tempo era stato un mago sacerdote presso il Tempio di Sethiete qui a Camlorn. Il suo nome era Jagar Tharn".

    "Jagar Tharn?", la Regina rise nervosamente. Stavamo proprio parlando di lui".

    "Tharn aveva rubato molti libri contenenti potenti e dimenticati incantesimi e leggende che narravano di antichi manufatti. In particolare in merito al Bastone del Caos, dove questo era stato nascosto e come avrebbe potuto essere utilizzato. Le notizie viaggiano lentamente nelle estreme terre occidentali di High Rock e quando il re vostro fratello seppe che il nuovo mago guerriero dell'imperatore era un uomo di nome Jagar Tharn, erano già trascorsi molti anni. Il re stava scrivendo una lettera per avvertire l'Imperatore della perfidia del mago guerriero imperiale, ma quella lettera non fu mai completata". Lord Strale sollevò la lettera. "La data corrisponde al giorno del suo assassinio nell'anno 385. Quattro anni prima Jagar Tharn aveva tradito il suo signore ed erano iniziati i dieci anni di tirannia del Simulacro Imperiale".

    "Ciò è tutto molto interessante", sbraitò il re. "Ma questo cosa ha a che fare con la mia persona?"

    "L'assassinio del precedente re è adesso un problema che interessa l'impero. Inoltre ho anche una confessione del vostro mago guerriero reale Lord Eryl".

    Il re sbiancò in volto, "Voi, verme miserabile... nessun uomo può minacciarmi. Né voi, né quella sgualdrina, né quella lettera vedrete mai la luce di un nuovo giorno. Guardie!"

    Le guardie reali sguainarono le spade e si fecero avanti. Al loro gesto, vi fu un improvviso bagliore accecante e d'un tratto la sala fu piena di spadaccini imperiali, guidati da Proseccus. Si trovavano già nella sala da ore, celati invisibilmente nelle ombre.

    "In nome di Sua Maestà Imperiale, Uriel Septim VII, io vi dichiaro in arresto", disse Strale.

    Le porte furono aperte ed il re e la regina furono condotti fuori a capo chino. Gyna disse a Proseccus dove probabilmente avrebbe trovato il figlio dei reali, il Principe Sylon. I cortigiani ed i nobili che si trovavano nella sala delle udienze fissarono increduli la strana e solenne processione del re e della regina condotti alla prigione reale. Nessuno disse una parola.

    Quando alla fine una voce fu sentita, sorprese tutti. Lady Jyllia era giunta a corte. "Che cosa sta accadendo? Chi osa usurpare l'autorità del re e della regina?"

    Lord Strale si girò verso Proseccus: "Vorremmo parlare con Lady Jyllia da soli. Voi sapete ciò che deve esser fatto".

    Proseccus annuì e fece chiudere le porte della sala reale di nuovo. I cortigiani si accalcarono alle pareti di legno, sforzandosi di non perdere una parola della conversazione. Sebbene non potessero farne menzione, desideravano una spiegazione quasi quanto sua signoria Lady Jyllia.
     
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  16. Varil

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    Il Mistero di Talara,
    Parte V



    di Mera Llykith


    Lady Jyllia gridò: "Con quale diritto arrestate mio padre? Che cosa ha fatto?".
    "In qualità di ufficiale comandante e ambasciatore dell'Impero, procedo all'arresto del re di Camlorn, ex duca di Oloine", disse Lord Strale. "Con il diritto concessomi dalla legge dell'imperatore di Tamriel che è superiore a tutte le autorità reali della provincia".

    Gyna si avvicinò e tentò di appoggiare la mano sul braccio di Jyllia, ma fu freddamente respinta. In silenzio, si sedette ai piedi del trono nella sala delle udienze ormai vuota.

    "Questa signorina venne da me, le era tornata la memoria ma la storia che mi raccontò era incredibile. Non riuscivo a crederci", disse Lord Strale. "Ma ne era talmente sicura, dovevo saperne di più. Così parlai con tutti coloro che si trovavano a palazzo vent'anni fa per sapere se la storia avesse del vero o no. Di certo, al tempo dell'assassinio del re e della regina e della sparizione della principessa, fu svolta un'inchiesta ma questa volta avevo domande diverse da porre. Domande sulla relazione tra le due cugine: Lady Jyllia Raze e la principessa".

    "Ho detto a tutti, più e più volte, che non ricordo proprio nulla di quel periodo della mia vita", disse Jyllia, in lacrime.

    "Lo so. Sono certo però che sia stata testimone di un orribile delitto e che le vostre perdite di memoria" affermò Lord Strale, indicando Gyna "siano reali. I servitori e altre persone che si trovavano a palazzo mi hanno raccontato che le bambine erano inseparabili. Non avevano altri amici e, poiché la principessa doveva essere sempre vicina ai genitori, anche la piccola Lady Jyllia era sempre vicina alla famiglia reale. L'assassino sorprese i reali nella loro camera da letto, mentre le bambine giocavano nella sala del trono".

    "Quando mi tornò la memoria, fu come aprire uno scrigno sigillato", disse Gyna solennemente. "Tutto era così chiaro e preciso, come se fosse successo ieri e non vent'anni fa. Mi trovavo sul trono, giocavo a fare l'imperatrice, mentre tu ti nascondevi dietro il palco facendo finta che fosse la prigione nella quale ti avevo rinchiusa. Un uomo che non avevo mai visto fece irruzione dalla camera da letto dei reali; aveva una spada che grondava sangue. Venne verso di me e scappai per salvarmi. Mi ricordo che cominciai a correre verso il palco, ma poi vidi il tuo volto terrorizzato e non volevo che l'uomo si avvicinasse a te. Così corsi verso la finestra".

    "Ogni tanto, per gioco, ci arrampicavamo all'esterno del castello. E mi venne in mente questo ricordo quando mi tenevo aggrappata su quella roccia. Io e te sul muro del castello, il re mi chiamava e mi indicava come scendere. Ma quel giorno non ce la facevo più, tremavo troppo. Caddi nel fiume".

    "Non so se solo per l'orrore di ciò che avevo visto o anche per la caduta nelle acque gelide, ma improvvisamente non ricordai più nulla. Quando riuscii a raggiungere la riva, molte miglia più a valle, non ricordavo neanche chi fossi. E rimasi così", Gyna sorrise, "finora".

    "Quindi tu sei la Principessa Talara?", esclamò Jyllia.

    "Prima di sentire la risposta, lascia che ti spieghi delle altre cose poiché la risposta pura e semplice potrebbe confonderti, com'è successo a me", disse Lord Strale. "L'assassino fu acciuffato prima che riuscisse a fuggire da palazzo. In realtà sapeva già che sarebbe stato preso. Confessò immediatamente. Disse che aveva gettato la principessa dalla finestra, uccidendola. Un servitore che si trovava più in basso udì uno strillo e dalla sua finestra vide cadere qualcosa. Quindi credette alle parole dell'assassino".

    "Solo dopo parecchie ore, la governante Ramke trovò la piccola Lady Jyllia che ancora si nascondeva dietro il palco, coperta di polvere e tutta tremante. Aveva perso la parola. Ramke ti protesse molto", affermò Strale annuendo verso Jyllia. "Insisté perché ti portassero lontano da lì, nella tua stanza e fece avvisare il duca di Oloine che la famiglia reale era morta, che la figlia aveva assistito al delitto ma era viva".

    "Comincio a ricordare qualcosa", disse Jyllia attonita. "Ricordo che ero distesa sul letto e Ramke mi confortava. Ero così confusa e non riuscivo a concentrarmi. Ricordo che volevo solo poter giocare ancora, non so perché. Poi, ricordo che mi hanno vestita in fretta e portata in un sanatorio".

    "Presto ti ricorderai tutto", Gyna sorrise. "Davvero. È successo anche a me così. Un dettaglio e poi sono venuti alla luce tutti gli altri ricordi".

    "Sarà", Jyllia cominciò a singhiozzare delusa. "Ricordo solo tanta confusione. No, ricordo anche di mio padre che non guardava neppure mentre mi portavano via. E ricordo che non me ne importava assolutamente niente".

    "Erano tempi confusi per tutti, soprattutto per delle bambine. Specialmente per delle bambine che avevano passato quello che avete passato voi", disse Lord Strale con compassione. "Da quanto ho capito non appena ricevuto il messaggio di Ramke il duca lasciò il palazzo di Oloine, diede ordine di farti mandare in un sanatorio fino a quando non ti saresti ripresa e fece torturare l'assassino dalla sua guardia privata per ottenere informazioni. Quando seppi che solo il duca e la sua guardia personale avevano visto l'assassino dopo la prima confessione e che sempre e solo loro erano presenti quando l'assassino fu ucciso in un tentativo di fuga, pensai che il fatto fosse molto importante".

    "Parlai con Lord Eryl che sapevo essere uno dei presenti e finsi di avere più prove di quelle in realtà in mio possesso. La sua reazione fu quella che speravo, anche se lo stratagemma era pericoloso. Confessò la verità che io conoscevo già".

    "L'assassino", Lord Strale fece una pausa e, con riluttanza, incontrò gli occhi di Jyllia, "era stato assoldato dal duca di Oloine per uccidere la famiglia reale, inclusa la principessa in quanto erede, in modo che la corona passasse a lui e ai suoi figli".

    Jyllia fissò Lord Strale, sbigottita. "Mio padre...".

    "All'assassino era stato detto che, una volta sotto la custodia del duca, sarebbe stato pagato e gli avrebbero organizzato un'evasione. Quel criminale aveva scelto il momento sbagliato per far soldi. Il duca, infatti, decise che sarebbe stato più economico metterlo a tacere, quindi lo uccise seduta stante perché non raccontasse mai a nessuno la verità", Lord Strale scrollò le spalle. "Finché muoiono assassini non è una gran perdita. Dopo alcuni anni tornasti dal sanatorio, un po' scossa ma ristabilita, a parte una completa amnesia per quanto riguardava la tua infanzia. E a quel tempo l'ex duca di Oloine aveva preso il posto di suo fratello come re di Camlorn. Non fu una manovra semplice".

    "No", disse Jyllia con calma. "Deve aver lavorato sodo. Si risposò ed ebbe un altro figlio. Nessuno veniva a trovarmi nel sanatorio, solo Ramke".

    "Se lui ti avesse vista", disse Gyna, "le cose sarebbero andate in modo molto diverso".

    "Che intendi dire?", chiese Jyllia.

    "Questa è la parte più divertente", aggiunse Lord Strale. "Ci siamo chiesti a lungo se Gyna era la Principessa Talara. Quando le tornò la memoria e mi raccontò quello che ricordava, misi insieme numerose prove. Considerate questi fatti".

    "Voi due vi assomigliate molto anche dopo vent'anni e aver vissuto in modo molto diverso, ma quando eravate bambine e compagne di giochi eravate quasi identiche".

    "All'epoca dell'assassinio, il criminale, che non era mai stato lì prima, vide solo una bambina sul trono e credette che quello fosse il suo obiettivo".

    "La donna che trovò Lady Jyllia era la sua governante Ramke, persona dalla mente instabile e talmente devota al suo incarico che non avrebbe mai accettato che la sua bambina adorata fosse quella scomparsa. La governante era l'unica persona che conosceva sia la Principessa Talara sia Lady Jyllia e che ti faceva visita al sanatorio".

    "Infine", disse Lord Strale, "considera il fatto che quando sei tornata a corte erano passati cinque anni ed eri diventata una ragazza. Avevi un aspetto familiare ma non eri esattamente come la tua famiglia ricordava, il che è normale".

    "Non capisco", esclamò la povera ragazza, spalancando gli occhi tradendo la sua affermazione. Ora i ricordi cominciavano a fluire come una marea inarrestabile.

    "Lascia che ti spieghi", disse la cugina abbracciandola. "Ora so chi sono. Il mio vero nome è Jyllia Raze. L'uomo arrestato era mio padre, colui che aveva ucciso il re... tuo padre. Sei tu la Principessa Talara".
     
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  17. Varil

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    Respirare l'acqua

    di
    Haliel Myrm


    Camminava lungo le strade asciutte e affollate di Bal Fell, felice di essere in mezzo a così tanti stranieri. Sulle banchine di Vivec, non aveva questo anonimato. Sapevano che era un contrabbandiere ma qui poteva essere chiunque. Forse un umile venditore. O addirittura uno studente. Mentre camminava alcune persone lo spintonavano anche, come per dire: "Sappiamo che non sei di queste parti, altrimenti non ci sogneremmo di essere così rudi".
    Seryne Relas non era in alcuna taverna, ma da qualche parte doveva pur essere, forse dietro la finestra di una casa o frugando in un letamaio in cerca di ingredienti esotici per un qualche incantesimo. Sapeva poco delle usanze degli stregoni, ma a quanto pare facevano sempre qualcosa di eccentrico. A causa di questo pregiudizio, quasi sorpassò la vecchia dunmer che si abbeverava in un pozzo. Era troppo prosaico, ma dall'aspetto sapeva che era Seryne Relas, il grande stregone.

    "Ho dell'oro per te", le disse da dietro. "Se mi insegnerai il segreto di respirare l'acqua".

    Si voltò, con un grande sorriso umido sul suo viso annacquato. "Non la sto respirando, ragazzo. Sto solo bevendo".

    "Non prendermi in giro", disse ostinato. "O sei Seryne Relas e mi insegnerai l'incantesimo per respirare l'acqua, o non lo sei. Sono le uniche possibilità".

    "Per imparare a respirare l'acqua, dovrai capire che ci sono altre possibilità oltre a questa, ragazzo. La Scuola dell'Alterazione si basa sulle possibilità, sul cambiamento e sulla trasformazione delle cose come potrebbero essere. Può essere che non sia Seryne Relas, ma posso insegnarti come respirare l'acqua", si asciugò la bocca. "O forse lo sono ma non ti insegnerò nulla. O forse potrei decidere di insegnarti e tu potresti non imparare".

    "Imparerò", disse semplicemente.

    "Perché non ti compri un semplice incantesimo per respirare l'acqua o una pozione alla Gilda dei Maghi?", chiese. "Di solito si fa così".

    "Non sono abbastanza potenti", rispose lui. "Devo rimanere sott'acqua per molto tempo. Ti pagherò qualunque cifra tu mi chieda, ma non voglio domande. Mi è stato detto che avresti potuto istruirmi".

    "Come ti chiami, ragazzo?".

    "Quella è una domanda", rispose. Il suo nome era Tharien Winloth, ma a Vivec lo chiamavano il Daziere. Il suo lavoro era accumulare una percentuale sul bottino dei contrabbandieri quando entravano nel porto, da consegnare al suo capo nella Camonna Tong. Dal valore di questa percentuale, ne ricavava un'altra. Alla fine non gli rimaneva molto. Gli rimaneva a malapena dell'oro e quello che aveva, lo diede a Seryne Relas.

    Le lezioni cominciarono quello stesso giorno. Lo stregone portò il suo allievo, che chiamava semplicemente "ragazzo", a un piccolo banco di sabbia lungo il mare.

    "Ti insegnerò un potente incantesimo per respirare l'acqua", disse. "Ma devi padroneggiarlo. Come con tutti gli incantesimi e le abilità, più lo pratichi e più bravo diventerai. Eppure non è abbastanza. Per diventare un maestro, devi carpirne il meccanismo. Un affondo di lama perfetto non è abbastanza: bisogna anche sapere cosa stai facendo e perché".

    "Si tratta di buonsenso", disse Tharien

    "Proprio così", disse Seryne chiudendo gli occhi. "Ma gli incantesimi di Alterazione sono tutti basati sull'opposto. Sulle possibilità infinite: squarciare il cielo, ingoiare lo spazio, danzare con il tempo, incendiare il ghiaccio e credere che l'irreale possa diventare reale. Devi imparare le regole del cosmo per poi scomporle".

    "Sembra... piuttosto difficile", rispose Tharien tentando di mantenere un'espressione seria.

    Seryne indicò il piccolo pesce d'argento che sfrecciava sulla cresta dell'acqua. "Loro non la pensano così. Respirano l'acqua perfettamente".

    "Ma non è magia".

    "Quello che ti sto dicendo, ragazzo, è che lo è".

    Per molte settimane, Seryne pungolò il suo studente e più capiva quello che stava facendo, più si impratichiva e più a lungo poteva respirare sott'acqua. Quando capì che poteva mantenere l'incantesimo per il tempo che gli serviva, ringraziò lo stregone e le porse i suoi saluti.

    "C'è un'ultima lezione che devo insegnarti", disse. "Devi imparare che il desiderio non è abbastanza. Il mondo terminerà il tuo incantesimo indipendentemente dal tuo desiderio e dalla tua bravura".

    "Questa lezione preferirei non impararla", disse e intraprese subito il breve viaggio verso Vivec.

    Le banchine erano le stesse, con gli stessi odori, gli stessi suoni e le stesse persone. Seppe dai suoi compagni che il suo capo aveva trovato un nuovo daziere. Erano ancora alla ricerca della nave dei contrabbandieri Morodrung, ma le speranze iniziavano ad affievolirsi. Tharien sapeva che non l'avrebbero trovata. L'aveva vista affondare dalla banchina molto tempo addietro.

    In una notte senza luna, lanciò il suo incantesimo e si tuffò nelle potenti onde viola. Si concentrò sul mondo delle possibilità in cui i libri possono cantare, il verde è blu, l'acqua è aria, e ogni bracciata e calcio lo avvicinavano a un relitto affondato pieno di tesori. Sentì la magicka sgorgare tutto intorno a sé mentre si spingeva in profondità. Dinanzi a sé vide l'ombra spettrale della Morodrung, con il suo albero svettante in un vento di correnti marine di profondità. Avvertì anche che il suo incantesimo affievolirsi. Poteva piegare la realtà abbastanza a lungo per respirare fino alla superficie, ma non per raggiungere la nave.

    La notte seguente si tuffò di nuovo e questa volta l'incantesimo era più forte. Poteva vedere il vascello nei dettagli: oscurato e impolverato dai sedimenti, la ferita nella chiglia dove aveva colpito la scogliera, un bagliore dorato che proveniva dall'interno. Ma avvertì di nuovo la realtà avvicinarsi e dovette risalire.

    La terza notte arrivò alla cabina, oltre i corpi gonfi dei marinai, mordicchiati e fatti a pezzi dai pesci. Gli occhi vetrosi erano rigonfi e le bocche spalancate. Se solo avessero conosciuto l'incantesimo, pensò brevemente, ma la sua mente era concentrata sull'oro sparso sul pavimento e i bauli rotti che lo contenevano. Pensò di raccattarne il più possibile per infilarselo in tasca, ma un forziere di ferro battuto sembrava più promettente.

    Sul muro c'era una fila di chiavi. Le prese una dopo l'altra per provarle sul forziere, ma nessuna funzionò. Tuttavia, ne mancava una. Thalien si guardò intorno nella stanza. Dove poteva essere? I suoi occhi puntarono al corpo di un marinaio che galleggiava esanime poco lontano dal forziere, con le sue mani che stringevano qualcosa. Era una chiave. Quando la nave cominciò ad affondare, questo marinaio era certamente andato verso il contenitore di ferro. Qualunque fosse il contenuto, doveva essere molto prezioso.

    Thalien prese la chiave del marinaio e aprì il forziere. Era piena di cocci di vetro. Frugò finché non sentì qualcosa di solido ed estrasse due fiasche di qualche tipo di vino. Sorrise mentre considerava la follia del povero alcolizzato. Per il marinaio, la cosa più importante di tutto il tesoro della Morodrung era il vino.

    Poi, improvvisamente, Winloth percepì la realtà.

    Non aveva avvertito il tetro e instancabile progredire del mondo sull'incantesimo. La sua capacità di respirare l'acqua scemava. Non c'era tempo per risalire. Non c'era tempo per fare nulla. Mentre affogava, i polmoni si riempivano d'acqua fredda e brinosa.

    Qualche giorno dopo, i contrabbandieri che lavoravano sulla banchina trovarono il corpo affogato del daziere precedente. Trovare un cadavere nelle acque di Vivec non è una novità, ma l'argomento che più discusso tra una bottiglia di flin e l'altra era perché fosse annegato mentre impugnava due pozioni per respirare l'acqua.
     
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  18. Varil

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    La Frattura del Drago riesaminata

    di
    Fal Droon


    La tarda Terza Era fu un periodo di notevole fermento religioso e creatività. I tumulti del regno di Uriel VII furono soltanto i segni esteriori di quelle forze storiche che avrebbero infine condotto alla caduta della dinastia Septim. La cosiddetta Frattura del Drago fu proposta in questo periodo per la prima volta, da un'ampia varietà di culti e sette minori in tutto l'Impero, uniti soltanto dalla comune ossessione per gli eventi che circondarono l'ascesa al potere di Tiber Septim, il mito fondatore, se preferite, della dinastia Septim.
    Le basi della dottrina della Frattura del Drago sono ora riconosciute come un errore alquanto prosaico nella linea temporale stampata nella, altrimenti autorevole, Enciclopedia tamrielica, pubblicata nel 3E 12 per la prima volta, durante i primi anni del regno di Tiber Septim. In quel tempo, gli archivi di Alinor erano ancora inaccessibili agli studiosi di razza umana e i registri esistenti dal periodo alessiano erano veramente frammentari. Gli alessiani bruciarono sistematicamente tutte le biblioteche che riuscirono a trovare e i loro stessi registri furono in buona parte distrutti durante la Guerra della Virtù.

    L'autore dell'Enciclopedia tamrielica apparentemente aveva scarsa familiarità con l'anno alessiano, usata dal loro clero per registrare ogni data. Adesso sappiamo che ciò si riferisce alla durata delle prolungate trance visionarie intraprese dall'alta sacerdotessa, che potrebbero durare per un tempo indefinito, da alcune settimane e numerosi mesi. Sulla base dell'analisi delle pergamene sopravvissute in merito alle trance, oltre che agli affreschi murali e ai fregi dei templi alessiani, io stimerei che l'Ordine Alessiano sia durato in realtà solo circa 150 anni, piuttosto che i famosi mille e otto anni pubblicati dall'Enciclopedia tamrielica. Il mistero del plurimillenario governo degli alessiani fu accettato senza essere spiegato fino alla diffusione dei culti Lorkhan nella tarda Terza Era, quando la dottrina della Frattura del Drago trovò dimora. Poiché tale datazione (e la relativa spiegazione) fu ampiamente avvalorata a quel tempo, e quindi ripetuta dagli storici fino ai giorni nostri, essa ha acquistato la forza di una tradizione. Si deve ricordare, tuttavia, che gli storici della Terza Era erano già separati dagli alessiani da un abisso di oltre duemila anni. E la storia era ancora nella sua infanzia, affidandosi sui pochi archivi di quei giorni primordiali.

    Oggi, l'archeologia e la paleonumerologia hanno confermato ciò che la mia stessa ricerca sulla datazione alessiana aveva già suggerito: che la Frattura del Drago fu inventata nella tarda Terza Era, sulla base di un errore accademico, alimentata dall'ossessione per l'escatologia e il numidismo e perpetuata dall'inerzia accademica.
     
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  19. Varil

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    Dedicato a @MOB2 :p
    Magari può essere di ispirazione per la sua quest :)


    Le rovine di Kemel-Ze



    di
    Rolard Nordssen


    Con le acclamazioni dei Membri della Società Imperiale che ancora risuonavano nelle mie orecchie, decisi di fare immediato ritorno a Morrowind. Non fu senza rammarico che dissi addio alle comodità della città imperiale, ma sapevo che le meraviglie che avevo riportato da Raled-Makai avevano appena scalfito la superficie delle rovine dwemer a Morrowind. Ero ansioso di partire, poiché sentivo che celati in quel luogo c'erano tesori ancora più straordinari che attendevano solo di essere scoperti. Inoltre, dinanzi ai miei occhi avevo il triste esempio del povero Bannerman, che dopo venti anni narrava ancora di quella sua unica spedizione nella provincia di Black Marsh. Giurai a me stesso che non avrei lasciato che capitasse anche a me.

    Questa volta, avendo in mano la lettera dell'imperatrice, avrei avuto la completa collaborazione delle autorità imperiali. Non avrei dovuto preoccuparmi ulteriormente degli attacchi dei locali superstiziosi. Ma dove cercare ora? Le rovine di Kemel-Ze erano la scelta più ovvia. Diversamente da quanto era accaduto per Raled-Makai, raggiungere le rovine non sarebbe stato un problema. Kemel-Ze, nota anche come Città Scogliera, è situata sul versante continentale della scogliera di Vvardenfel, distesa lungo le ripide falesie costiere. I viaggiatori provenienti dalla costa orientale di Vvardenfel visitano spesso questo luogo con una barca. Tuttavia, è anche accessibile via terra dai villaggi limitrofi senza eccessive difficoltà.

    Dopo avere radunato la mia spedizione a Seyda Neen, superando le consuete noiose complicazioni tipiche delle operazioni in queste terre solo parzialmente civilizzate, ci muovemmo alla volta del villaggio di Marog vicino alle rovine, dove intendevamo assumere una squadra di scavatori. L'interprete che avevo assunto a Seyda Neen, dietro suggerimento del comandante del presidio locale, Tuen Panai, individuo insolitamente allegro per un elfo scuro, mi aveva assicurato che gli abitanti del luogo avevano molta familiarità con Kemel-Ze poiché avevano saccheggiato il posto per generazioni. Nella fattispecie Dieci Penny (nomignolo assegnatogli in breve tempo per la sua costante allegria) si dimostrò prezioso e lo raccomanderei senza esitazione a qualsiasi collega che progettasse simili spedizioni nelle aree disabitate di Morrowind.

    A Marog incontrammo il nostro primo problema. Il capo del villaggio, un uomo anziano riservato ed elegante, sembrava desideroso di collaborare, ma il sacerdote del luogo (rappresentante della loro assurda religione, che prevedeva l'adorazione di un'entità denominata Tribunale, che sostenevano avesse veramente sede in alcuni palazzi di Morrowind) era decisamente contrario agli scavi nelle rovine. Sembrava intenzionato a sobillare gli abitanti del villaggio in suo sostegno, con i suoi riferimenti ai "tabù religiosi". Allora decisi di sventolare la lettera dell'imperatrice sotto il suo naso e menzionai il mio amico comandante della guarnigione di Seyda Neen. In breve il sacerdote ammutolì. Non vi è dubbio che quella fosse una mera tattica utilizzata dagli abitanti per negoziare un aumento della loro paga. Nondimeno, non appena il sacerdote si fu allontanato mormorando fra sé e sé e lanciando maledizioni sulle teste dei demoni forestieri, un gruppetto di abitanti desiderosi di partecipare alla spedizione si mise in coda.

    Mentre il mio assistente si occupava dei dettagli di ordinaria amministrazione come i contratti, gli approvvigionamenti via dicendo, io e maestro Arum ci dirigemmo a cavallo fino alle rovine. Procedendo via terra era possibile raggiungerle solo attraverso angusti sentieri che scendono tortuosi lungo la scogliera, dove ogni passo falso può significare una brutta caduta nello spumeggiare delle onde sugli scogli aguzzi sottostanti. L'ingresso originale della città in superficie doveva trovarsi nella zona nord-orientale, vale a dire nella zona che franò in mare tempo addietro quando l'eruzione della Montagna Rossa diede luogo a questo immenso cratere. Dopo aver percorso senza incidenti l'insidioso sentiero, giungemmo in un'ampia camera che si apriva verso il cielo da un lato mentre dall'altro scompariva nelle oscure profondità. Appena muovemmo i primi passi, i nostri scarponi iniziarono a scricchiolare sullo strato di scarti di metallo che giacevano al suolo, cosa abbastanza consueta nelle rovine naniche, come accade con i cocci in altri luoghi antichi. Quello era sicuramente il posto dove i razziatori avevano trasportato i loro ritrovamenti dai livelli più profondi, staccando i preziosi rivestimenti esterni dei marchingegni nanici e abbandonando qui le parti interne, operazione assai più facile che trascinare i marchingegni intatti fin sulla sommità della scogliera. Risi tra me e me pensando ai molti guerrieri che circolavano nelle terre di Tamriel con parti di marchingegni nanici sulla schiena, ignari di cosa fossero realmente. Poiché le "armature naniche" altro non erano che gusci corazzati di antichi uomini meccanici. Recuperai la serietà pensando a quale incalcolabile valore dovesse avere un congegno ancora intatto. A giudicare dai rifiuti che ricoprivano il suolo della grande camera, questo luogo doveva essere ovviamente colmo di congegni nanici o perlomeno, ricordai a me stesso, doveva esserlo stato. I razziatori avevano lavorato in questo luogo per secoli. Il solo rivestimento venduto come armatura valeva già una fortuna. Gran parte delle armature naniche è composta da pezzi male assortiti, per cui sono considerate ingombranti e poco maneggevoli. Ma una struttura completa ricavata da un congegno intatto, vale il suo peso in oro, poiché tutti i pezzi combaceranno perfettamente e chi indosserà una tale armatura ne noterà a stento il volume. Naturalmente non avevo alcuna intenzione di distruggere i miei reperti per un'armatura, indipendentemente dal suo valore. Li avrei riportati alla società perché venissero studiati con metodo scientifico. Immaginai le grida di stupore dei miei colleghi quando ne avrei parlato alla mia prossima conferenza e mi ritrovai di nuovo a sorridere.

    Presi un ingranaggio abbandonato dall'ammasso che avevo ai miei piedi. Brillava ancora intensamente, come se fosse nuovo di zecca, poiché le leghe naniche resistono bene alla corrosione del tempo. Mi chiesi quali segreti restavano nascosti nel labirinto delle camere che avevo dinanzi a me, che avevano resistito agli assalti dei predatori, attendendo di brillare di nuovo alla luce che non vedevano da lunghe ere. Mi stavano aspettando. Non restava che trovarli! Con impazienza feci segno a maestro Arum di seguirmi e mi immersi nell'oscurità.

    Maestro Arum, Diecy Penny e io, trascorremmo alcuni giorni a esplorare le rovine mentre i miei assistenti allestivano l'accampamento sulla sommità della scogliera e trasportavano i rifornimenti e le attrezzature dal villaggio. Cercavo una zona promettente per dare inizio agli scavi, un passaggio ostruito, oppure un corridoio inviolato dai predatori che potesse condurre ad aree completamente intatte delle rovine.

    Trovammo due aree del genere quasi subito, ma scoprimmo in breve tempo che molti passaggi tortuosi consentivano di aggirare l'ostruzione e permettevano di accedere alle camere sul retro. Nondimeno, perfino questi siti più esterni, sebbene in gran parte completamente spogliati dei manufatti dall'opera di intere generazioni di razziatori, risultavano di grande interesse per un archeologo professionista. Dietro a una pesante porta di bronzo massiccio, divelta dai cardini da qualche antico terremoto, scoprimmo una grande camera colma di pregevoli sculture murarie che fecero colpo perfino sullo stanco Diecy Penny, che sosteneva di avere esplorato ogni rovina nanica di Morrowind. Parevano rappresentare un qualche genere di antico rituale in cui una lunga processione di nani anziani con la tipica barba sfilava lungo le pareti laterali. Sembravano tutti inchinarsi verso un'enorme sagoma scolpita nella parete frontale della camera che raffigurava un dio nell'atto di uscire dal cratere di un vulcano in una nuvola di fumo o vapore. Secondo l'opinione di maestro Arum, non esistono raffigurazioni note dei rituali religiosi dei nani, per cui quello era senz'altro un ritrovamento eccezionale. Preparai una squadra per rimuovere i pannelli scolpiti facendo leva, ma non riuscimmo neppure a scalfirne la superficie. A un esame più approfondito la camera risultò rivestita di una sostanza metallica, impenetrabile ai nostri utensili, che all'aspetto e al tatto sembrava pietra. Considerai la possibilità di chiedere a maestro Arum di impiegare la sua magia esplosiva sulla parete, ma concludemmo che il rischio di distruggere le sculture era troppo grande. Sebbene avrei preferito portare gli originali nella Città Imperiale, fui costretto a prepararmi per prendere alcuni calchi. Ero certo che, qualora i miei colleghi della società avessero mostrato sufficiente interesse, avremmo potuto trovare uno specialista, forse un alchimista esperto, per escogitare un modo per rimuovere i pannelli senza il rischio di rovinarli.

    Trovai un'altra camera singolare sulla sommità di una lunga scala a chiocciola, percorribile a stento a causa della caduta di macerie dal soffitto. Sulla sommità delle scale si trovava una camera con la volta a cupola, al centro della quale era posto un grande meccanismo ormai distrutto. In alcune aree della superficie della cupola erano ancora visibili raffigurazioni dipinte delle costellazioni. Maestro Arum e io concordammo che doveva trattarsi di una sorta di osservatorio, quindi l'ignoto congegno doveva essere quanto restava di un telescopio nanico. Per rimuoverlo dalle rovine, passando dall'angusta scalinata, sarebbe stato necessario smontarlo completamente (cosa che senza dubbio lo ha preservato dalle attenzioni dei predatori). Decisi quindi di lasciarlo al suo posto, almeno per il momento. Tuttavia, l'esistenza di quell'osservatorio suggeriva che un tempo la stanza doveva trovarsi in superficie. Un esame più approfondito della struttura rivelò che si trattava in verità di un edificio e non di una camera scavata nel terreno. Le uniche altre vie d'accesso alla camera erano completamente ostruite. Alcune accurate misurazioni, dalla sommità della scogliera alla camera di entrata e quindi all'osservatorio, rivelarono che ci trovavamo a oltre 250 piedi sotto il livello del suolo. Una eloquente testimonianza della furia dimenticata della Montagna Rossa.

    Quella scoperta ci indusse a concentrare le nostre attenzioni verso le profondità. Considerato che adesso avevamo una conoscenza approssimativa della posizione dell'antica superficie, potevamo escludere molti dei passaggi ostruiti più elevati. Un ampio passaggio fiancheggiato da imponenti colonne scolpite attrasse la mia attenzione. Terminava contro un enorme ammasso di rocce franate. Attraverso le macerie si intravedeva il punto in cui i razziatori avevano iniziato a scavare un cunicolo, abbandonando i lavori in seguito. Con la mia squadra di scavatori e il supporto delle arti magiche di maestro Arum, ero certo che avremmo potuto riuscire laddove i nostri predecessori avevano fallito. Quindi preparai la mia squadra di elfi scuri perché provvedesse a liberare il passaggio, finalmente sollevato all'idea di potere iniziare la vera esplorazione di Kemel-Ze. Speravo che presto i miei stivali avrebbero sollevato quella polvere rimasta inviolata fin dall'alba del tempo.

    Con una prospettiva così eccitante, sollecitai i miei scavatori forse con eccessivo zelo. Diecy Penny mi riferì che avevano cominciato a lagnarsi delle giornate di lavoro eccessivamente lunghe e che alcuni stavano parlando di abbandonare gli scavi. Sapendo per esperienza che non vi è nulla che restituisca ardore a questi elfi scuri come il sapore delle nerbate, ordinai di frustare i capibanda e confinai il resto del gruppo nelle rovine finché non avessero finito di liberare il passaggio. Devo ringraziare Stendarr per la mia avvedutezza nel richiedere alcuni legionari da Seyda Neen! All'inizio erano restii ma con la promessa di un giorno di paga aggiuntivo non appena avessero liberato la strada, si rimisero immediatamente a lavorare di buona lena. Sebbene simili misure possano sembrare eccessivamente crude ai miei lettori abituati alle comodità della civilizzazione, posso garantirvi che non vi è altro modo per indurre questa gente a portare a termine un compito.

    L'ostruzione era assai superiore a quanto avevo immaginato inizialmente e alla fine occorsero quasi due settimane per liberare il passaggio. Gli scavatori furono eccitati quanto me, quando i loro picconi riuscirono infine a fare breccia nell'ultimo diaframma uscendo nel vuoto, così brindammo insieme con un liquore locale (un intruglio nauseante, in verità) per dimostrare che tutto quanto era dimenticato. Riuscii a stento a frenare la mia impazienza quando il passaggio fu allargato a sufficienza da consentire di accedere nella camera dall'altro lato. Quel passaggio avrebbe veramente condotto ai livelli inviolati della città antica, colmi di preziosi manufatti lasciati dai nani ormai estinti? O era soltanto una via senza uscita, un passaggio laterale che non portava da nessuna parte? La mia eccitazione crebbe mentre strisciai attraverso il passaggio, rannicchiandomi per un momento nell'oscurità. Giudicando dall'echeggiare del rumore prodotto dalle pietre sotto i miei piedi dovevo trovarmi in una camera enorme. Mi alzai in piedi con cautela e tolsi il cappuccio dalla mia lanterna. Quando la luce inondò la camera, mi guardai intorno sbalordito. Vi erano meraviglie che superavano perfino i miei sogni più sfrenati!

    Quando la luce della lampada raggiunse la camera oltre la frana di rocce, mi guardai intorno senza parole. Dovunque vi era un caldo scintillio di leghe metalliche naniche. Alla fine, avevo trovato un sito archeologico ancora inviolato della città antica! Con il cuore che mi batteva forte nel petto per l'eccitazione, mi guardai attorno. La sala era enorme, la volta scompariva in alto oltre la portata della lampada, l'estremità più lontana si perdeva nell'oscurità lasciando intravedere solo un attraente scintillio che faceva immaginare fantastici tesori non ancora scoperti. Lungo ciascuna parete vi erano file di uomini meccanici, completamente intatti tranne che in un aspetto singolare: le loro teste erano state rimosse e collocate sul pavimento ai loro piedi, come in un rituale. Ciò poteva significare soltanto che avevo scoperto la tomba di un grande nobile dei nani, forse addirittura di un re! Sepolture di questo tipo erano già state scoperte in precedenza, soprattutto nella famosa spedizione di Ransom nella provincia di Hammerfel, ma nessuna tomba completamente intatta era stata ancora trovata. Finora, perlomeno!

    Ma se quello era realmente un sepolcro reale, dove si trovava la tomba? Avanzai lentamente con circospezione lungo le file di corpi senza testa, immobili in piedi, silenziosi come erano stati per interi eoni. Al mio incedere i loro occhi disincarnati sembravano fissarmi. Avevo sentito storie tremende sulla Maledizione dei Nani, ma ne avevo sempre riso come di una superstizione. Tuttavia, ora che stavo respirando la stessa aria dei misteriosi costruttori di questa antica città, rimasti indisturbati fino al cataclisma che segnò la loro distruzione, provai un fremito di paura. Sentivo che quel luogo emanava potere, qualcosa di malefico ora disturbato dalla mia presenza. Mi soffermai per un istante ad ascoltare. C'era silenzio ovunque.

    Tranne... avevo l'impressione di sentire un debolissimo sibilo, regolare come un respiro. Soffocai una subitanea ondata di panico. Ero disarmato, noncurante del pericolo nella mia ansia di esplorare il passaggio bloccato. Gocce di sudore mi imperlarono il volto mentre osservavo l'oscurità per individuare un qualsiasi movimento. D'improvviso mi resi conto che la camera era calda, molto più calda del resto del labirinto che giungeva fin là. Fui colto di nuovo dall'eccitazione. Avevo forse trovato una sezione della città collegata a una rete a vapore ancora funzionante? Le tubature correvano lungo le pareti come in tutte le sezioni della città. Mi avvicinai e allungai una mano per toccare un tubo. Era caldo, perfino troppo caldo per essere toccato! Poi mi accorsi che in alcuni punti dove l'antica tubatura si era corrosa, fuoriuscivano piccoli getti di vapore. Dunque era quello il rumore che avevo udito. Risi per la mia ingenuità.

    Avanzai quindi rapidamente verso l'estremità più profonda della camera, lanciando un ironico saluto alle file di soldati meccanici che solo pochi istanti prima mi erano parsi così minacciosi. Sorrisi trionfante quando la luce spazzò via l'oscurità dei secoli per rivelare l'enorme effige di un re dei nani, in posizione eretta su di un piedistallo sopraelevato, con lo scettro ancora stretto nella sua mano metallica. Ecco il mio trofeo! Girai attorno alla pedana lentamente, ammirando la qualità della lavorazione degli antichi nani. Il re dorato era alto quasi venti piedi, posto sotto una cupola a volta libera con la barba incolta rivolta orgogliosamente in avanti e i luccicanti occhi metallici che parevano seguirmi. Ma i miei timori superstiziosi erano ormai scomparsi e guardai con benevolenza verso il vecchio re dei nani. Il mio re, come già avevo cominciato a definirlo nei miei pensieri. Salii sul suo piedistallo per osservare l'armatura scolpita. D'improvviso la figura aprì gli occhi e alzò un pugno di maglia metallica per colpire!

    Balzai di lato quando il braccio dorato scese violentemente, colpendo i gradini su cui un attimo prima ero in piedi, proiettando un'esplosione di scintille. Con il sibilare di flussi di vapore e il rumore stridulo di ingranaggi in movimento, l'imponente figura si mosse dal suo piedistallo avanzando verso di me con terrificante rapidità. I suoi occhi seguirono i miei movimenti mentre indietreggiavo disordinatamente. Mi nascosi dietro una colonna quando il pugno sferzò di nuovo l'aria. Nella confusione avevo lasciato cadere la mia lanterna, quindi mi insinuai furtivamente nell'oscurità fuori dalla zona illuminata, sperando di riuscire a strisciare tra i congegni senza testa e tornare al passaggio sano e salvo. Dov'era andato il mostro? Penserete che un re dorato alto venti piedi sia alquanto difficile da perdere di vista, tuttavia non riuscivo a vederlo da nessuna parte. La fioca luce della lampada illuminava soltanto una piccola parte della stanza. Nell'oscurità poteva essere nascosto ovunque. Strisciai più velocemente. Senza alcun preavviso, le schiere di soldati nani nella penombra di fronte a me furono scagliate lontano mentre il mostruoso guardiano mi si parava dinanzi. Mi aveva bloccato la via d'uscita! Appena mi mossi all'indietro, iniziò a sferrare colpi su colpi con un sibilare assordante. Quella macchina implacabile mi inseguì senza sosta spingendomi nell'angolo più lontano della stanza. Infine, non avevo più alcun posto dove andare. Ero con le spalle al muro. Alzai lo sguardo verso il nemico determinato a uccidermi sull'istante. I giganteschi pugni si sollevarono per il colpo finale.

    Nella camera esplose una luce improvvisa. Fulmini di purpurea energia crepitarono attraverso la corazza metallica del mostro nanico che si fermò facendo mezzo giro su se stesso per fronteggiare questa nuova minaccia. Maestro Arum era finalmente giunto! Stavo per lanciare un'esclamazione di giubilo quando l'enorme sagoma si volse di nuovo verso di me, illesa dal dardo elettrico accecante scagliato da maestro Arum e ancora determinata a distruggere il primo intruso. "Vapore! Vapore!", gridai mentre il gigante sollevava il pugno per schiacciarmi al suolo. Vi fu un sibilo e una folata di freddo pungente, quindi guardai verso l'alto. Il mostro adesso era interamente coperto di uno strato di ghiaccio, congelato proprio nel momento in cui stava per uccidermi. Maestro Arum aveva compreso. Mi appoggiai al muro sollevato.

    Il ghiaccio ricadde su di me. Il gigantesco re d'oro mi stava dinanzi eretto, con la coltre di ghiaccio che ricadeva giù, la testa ruotò verso di me trionfante. Non vi era dunque alcun modo di fermare quella mostruosità nanica?!? Poi la luce svanì dai suoi occhi e le sue braccia caddero lungo i fianchi. Il gelo magico aveva funzionato, raffreddando la sua energia azionata dal vapore.

    Quando maestro Arum e gli scavatori si unirono a me, congratulandosi per la mia rapida fuga, fui assalito da un vortice di pensieri. Immaginai il mio ritorno nella Città Imperiale, sapevo che sarebbe stato il mio più grande trionfo. Come avrei potuto superare questo ritrovamento? Forse era tempo di andare. Recuperare il mitico Occhio di Argonia... sarebbe stato un colpo da maestro! Sorrisi a me stesso, festeggiando nella gloria del momento, mentre già programmavo la mia avventura successiva.
     
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  20. Varil

    Varil Galactic Guy

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    La Carica del Guerriero
    Un'antica poesia Redguard

    E le stelle cantarono remote leggende
    avvolte nell'argento di Yokuda splendente,
    di un guerriero, schierato in sgargianti vele
    I suoi assalti nelle spire del serpente.

    E il Signore delle Rune, così annoiato e così presto,
    lasciò la nave una sera per un'ardita impresa,
    forse per svegliare il serpente avvolto,
    per prendere la sua veste di scaglie da indossare.

    E la Signora dell'Est, che era la bestia stessa,
    addormentata o in agguato che fosse, poteva generare sgomento
    e grida con il suo sguardo, splendente nel cielo,
    un verme la cui visione un degno non può tollerare

    e il destriero in armatura, si unì all'impresa.
    Non per esser distrutto dalla sua degna condivisione,
    cavalcò nella notte, verso brillanti scaglie,
    lasciando l'esperta cura del guerriero.

    Ecco il serpente s'innalzò e sfruttò il vantaggio per concludere,
    i suoi bersagli giacevano indifesi e in vista,
    ma la spada del guerriero distrusse il serpente,
    e altri assalti non vagheranno ancora, così giurarono.
     
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